Raccontare l'immigrazione attraverso il design, in mostra gli oggetti "contaminati"

L'approfondimento di Carla Langella - Dipartimento di Ingegneria Civile, Design Edilizia e Ambiente della Seconda Università degli Studi di Napoli

 

La mostra internazionale Hybrid-ism and Multi-Ethnicity propone i risultati della seconda edizione di un workshop svolto nell’ambito di un international exchange program tra il California College of Arts di San Francisco, USA e la Seconda Università degli Studi di Napoli coordinato da Patrizia Ranzo e Carla Langella per la SUN e da Mariella Poli per il CCA. I progetti proposti dalla SUN sono stati sviluppati nel corso di Design Thinking nel Corso di Laurea in Design per l'Innovazione, con la collaborazione dei designer e ricercatori Francesco Dell’Aglio e Chiara Scarpitti che hanno seguito l’evoluzione culturale e realizzativa dei progetti, e delle phd student Enza Migliore e Veronica Di Salvo che hanno proposto agli allievi riferimenti ed ispirazioni culturali sui temi dell’ibridazione. Il corso muove dall'obiettivo di consentire agli studenti delle due università di confrontarsi sui temi dell'integrazione culturale e della multietnicità nelle città di Napoli e San Francisco.

La prima fase del progetto degli allievi della SUN è stata orientata alla conoscenza approfondita dei dati sull'immigrazione a Napoli, delle sue dimensioni, caratteristiche e specificità, nonché delle condizioni di vita e di lavoro degli immigrati. Il nostro lavoro ha tratto riferimento, in particolare, dalla ricerca svolta dal Servizio Regionale di Mediazione Culturale della Regione Campania, i cui risultati sono stati pubblicati nel report Caratteristiche e condizioni di vita degli immigrati a Napoli (a cura di Ammirato F., de Filippo E., Strozza S.). I dati proposti dal report sono stati integrati con le indagini sul campo svolte dagli allievi presso le diverse comunità di immigrati, volte ad approfondire le loro conoscenze sulle tematiche specifiche affrontate nei diversi progetti. Questa fase di analisi diretta ed indiretta ha consentito di costruire una solida base di conoscenza su cui poter innestare soluzioni di design aderenti ad una realtà molto complessa e ai bisogni delle persone.

Nel capoluogo partenopeo sono presenti 68 mila immigrati, prevalentemente provenienti da paesi dell'Asia (45%), dell'Europa orientale (37%), dell'Africa (11%) e dell'America Latina (7%). Un immigrato su quattro a Napoli è srilankese, quasi uno su cinque è ucraino e uno su dieci è cinese. Da questi tre paesi provengono la metà degli stranieri che vivono a Napoli. Gli allievi della SUN hanno scelto di focalizzare i loro progetti proprio sulle comunità provenienti dai territori di maggiore affluenza. La presenza degli stranieri non è distribuita in modo omogeneo nei diversi quartieri. La maggior parte degli immigrati risiede nel centro storico. Gli stranieri ufficialmente residenti rappresentano il 4,8% della popolazione residente a Napoli, e molti di loro sono arrivati nell'ultimo decennio. Dal 2004 i residenti stranieri sono quadruplicati. Dunque molti tra gli immigrati attualmente presenti a Napoli sono di recente arrivo e ciò implica che, per quanto la città abbia una antica origine multiculturale dovuta al susseguirsi delle incursioni e dominazioni saracenea, normanna, sveva, angioina, aragonese, austriaca, spagnola, i napoletani non hanno consuetudine con i temi dell’integrazione sociale e culturale in un'ottica contemporanea. L'esperienza di international exchange ha avuto il valore di indurli a indagare su temi inconsueti ma urgenti e ad innescare un processo di acquisizione di nuovi strumenti critici e di nuove consapevolezze attraverso un percorso fatto di domande, scoperte, rotture, aperture e ricostruzioni.

Dalla fase di indagine, definita Listening, in cui gli allievi hanno ascoltato le persone, la loro cultura e i significati che affiorano nel loro modo di vivere e di vedere la città sono emersi i temi progettuali prioritari del corso come: la presenza di automatismi del pensiero, di luoghi comuni e chiusure culturali propensi alla diffidenza ed all'intolleranza che i napoletani mostrano spesso rispetto ai migranti. Successivamente è stata affrontata la fase di Envisioning in cui le esigenze e le dinamiche individuate nell'ascolto sono state restituite attraverso una rilettura degli oggetti comuni della vita quotidiana mediante nuovi significati e nuove visioni cangianti. Si è scelto di elaborare un concept corale che costituisse un filo conduttore per tutti i progetti in grado di riflettere un pensiero progettuale condiviso ma anche di restituire la complessità dei molteplici punti di vista, diversi ma in grado di dialogare tra loro. Il principio fondativo unificante di questo percorso è stata l'idea che l'oggetto venga interpretato come dispositivo culturale. Il concetto di dispositivo oltrepassa l’accezione convenzionale di congegno informatico o elettronico e riguadagna il suo significato originario derivato dal del latino disposĭtus, participio passato di disponĕre «disporre».

In questo senso la metodologia Design Thinking ha assunto una declinazione “mediterranea” in cui l'oggetto e l’utente diventano depositari di un pensiero dialogico. L’utente non è guardato come un target ma diviene un complice del progetto che con la sua cultura lo influenza. I progetti esposti in questa mostra cercano occasioni, nel design, di aprire nell'opacità della frenetica vita quotidiana napoletana varchi di contaminazione e integrazione culturale e sociale, attraverso la sensibilizzazione reciproca di napoletani e stranieri, volti a costruire opportunità di imparare dalle culture degli altri e di apprezzare il valore dell'ascolto e dell'incontro di sguardi, per una coesione socio-culturale coerente e armoniosa. Nello sviluppo dei loro progetti gli allievi hanno scelto di proporre oggetti dotati di identità culturali ibride che conferiscono sensi sfumati e compositi alle dimensioni in cui si calano. Sono interlocutori piuttosto che entità passive. Dispositivi culturali, portatori di culture e di pensiero che rispondono ai problemi della multi-culturalità e dell'incontro tra etnie rompendo gli schemi convenzionali, in modo da spingere gli utenti ad interrogarsi e a riflettere sui temi dell'ibridazione.

Sono oggetti che si propongono come occasioni per indurre domande, perchè diversi da quello che sembrano o che dovrebbero essere. Sorprendono e destabilizzano consentendo di soffermarsi a scorgere il pensiero progettuale che sottendono per rompere le molte consuetudini sterili del pensiero che costituiscono i primi ostacoli all'integrazione. Vengono messi in crisi gli automatismi scontati per aprire ventagli di nuove occasioni e nuove possibilità di interpretare dialogicamente le cose e le diversità.

Oggetti portatori di significati affioranti nell'attuale panorama prevalentemente omologato dal mercato dominante, in cui i prodotti della vita quotidiana e in particolare gli oggetti tecnologici sembrano privati di identità, tutti simili, piatti e incolori. Oggetti che si rendono portatori della preziosità di alcune culture, che possono insegnare ai napoletani a conoscere modi differenti di vedere le cose, soluzioni alternative, culture antiche e saperi stratificati che meritano ammirazione e rispetto.

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