L’impatto del terrorismo sul turismo

di Aldo Amirante Docente di Diritto internazionale presso il Dipartimento di Scienze politiche “Jean Monnet” della Seconda Università degli studi di Napoli

 

Negli ultimi 20 anni, dall’attentato a Luxor nel 1997 fino al recentissimo evento di Dacca,  una serie di attentati di matrice islamista ha colpito luoghi spesso turistici, ma anche luoghi di ordinario svolgimento di attività umane, come per le Torri Gemelle, Parigi nel 2016, lo stesso attentato di Dacca. Alcuni luoghi hanno un simbolismo immanente, come le Torri Gemelle, appunto, o lo stadio di Parigi, altri sono veri e propri luoghi turistici per eccellenza, come il museo del Bardo a Tunisi, ma rappresentano anche aspetti strettamente significativi, e quindi simbolici, per i paesi colpiti.

Emerge che l’obiettivo terroristico è rivolto al turismo come a qualsiasi altra attività umana, purché questa si svolga in un centro di aggregazione o di affluenza, allo scopo, evidentemente, di massimizzare l’effetto nocivo su un numero indistinto ma ampio di individui, con preferenza verso luoghi simbolo, ma senza escludere altri centri di affollamento, come aeroporti, stazioni etc.  
E’ innegabile che il terrorismo islamista presenti effetti sul turismo, in particolare sulla scelta delle mete, e sta ridisegnando la mappa del turismo. Un esempio di riferimento che ci riguarda direttamente è l’area mediterranea, che da solo conta 345.2 milioni di presenze straniere, cui vanno aggiunte le presenze domestiche: in quest’area l’Egitto si trova di nuovo ad affrontare una gravissima perdita di visitatori (dopo che aveva recuperato l’impatto dell’attentato del 1997), crollano le prenotazioni per la Tunisia e, più recentemente, per la Turchia. Ne traggono vantaggio i paesi settentrionali del Mediterraneo, come Spagna, Italia, Croazia e anche Cipro, anche se con incrementi molto differenti, basti pensare al +32% di Cipro e il +3% dell’Italia (dati riferiti al periodo gennaio marzo 2016).
 
La perdita di numeri turistici a seguito di eventi terroristici, tuttavia, non è drammaticamente irreversibile. Secondo gli studi del World Tourism Trade Council (WTTC) nei paesi occidentali l’impatto degli attentati ha una durata sensibilmente minore rispetto agli altri, con riduzioni di presenze che possono durare una settimana, come è accaduto a Londra dopo l’attentato del 2005, fino a qualche anno, con un tempo medio di recupero delle presenze di 13 mesi, molto più veloce rispetto alle epidemie (21 mesi), ai disastri ambientali (24 mesi) e all’instabilità politica (27 mesi). Uno dei casi più lenti è stato il recupero del turismo negli USA dopo l’11 settembre, i cui valori sono tornati al periodo precedente solo nel 2007.  
Con ogni probabilità è la percezione di sicurezza ciò che consente indirizza la scelta verso una meta piuttosto che un’altra, fattore dal quale non sono del tutto estranei gli operatori turistici, che potrebbero scegliere mete più sicure perché meno sensibili a variazioni di costi degli investimenti e a incrementi di costi per incidenti.
Per ovviare agli attacchi terroristici l’Organizzazione Mondiale del Turismo ha avanzato, sin dagli attacchi alle Torri Gemelle, delle proposte per favorire il recupero dei flussi turistici, come rafforzare la fiducia nel desiderio di viaggiare, incrementare la conoscenza e la corretta valutazione dei rischi associati ai viaggi; un’attenzione particolare sulla sicurezza di tutta la filiera del turismo, non solo al trasporto aereo e agli aeroporti; politiche d'informazione trasparenti in tempi di crisi.
Uno delle attività per contrastare questo effetto, e soprattutto le perdite di turisti nel breve periodo nella penisola e in Europa, è quella di far arrivare ai potenziali visitatori, soprattutto le famiglie, il concetto che il prevalere la paura è esattamente  il principale obiettivo del terrorismo, e che questo non punta solo ai luoghi turistici, ma colpisce aspetti quotidiani, purché centri di aggregazione o affluenza. Ciò significa che non è lo spostamento nel mirino, bensì la folla, e che evitare di muoversi non limiterà in nulla i pericoli del terrorismo. Altro aspetto importante è rimarcare che non esistono aree immuni dal terrorismo, perché colpisce ovunque, America, Europa, Asia e Africa.
I governi svolgono un ruolo primario, perché devono garantire il più possibile la sicurezza, adottando tutte le misure di prevenzione e di repressione. E’ importante che queste misure siano comunicate e percepite quale fattore di sicurezza comune. In tal senso possono essere di aiuto gli accordi internazionali, e le normative anche di carattere regionale, volti a garantire controlli più efficaci sugli spostamenti, sui soggiorni di breve e lunga durata, sulle armi. Un esempio è la direttiva PNR, approvata nell’aprile scorso, che prevede l’istituzione di un registro dei passeggeri dei voli aerei, allo scopo di avere in tempo reali notizie di spostamenti in ingresso ed uscita dall’Europa.  
Occorre tuttavia molta attenzione, affinché un eccesso di politiche di sicurezza non alteri gli equilibri fra diritti fondamentali, istanze democratiche e controlli di polizia. Altri strumenti, anche più efficaci, sono quelli dell’informazione preventiva, di cui è eccellente esempio l’Unità di crisi del Ministero degli Affari Esteri italiano, che coniuga, al sito www.viaggiaresicuri.it, l’informazione sulle aree a rischio (per qualunque tipo di pericolo, non solo terroristico) alla possibilità di comunicare la propria posizione per tutti gli italiani che siano all’estero per qualunque motivo, onde consentire alla Farnesina di intervenire in caso di emergenze.   
Le società civili devono dimostrare di sapere reagire, di non cambiare i propri modelli di vita, che equivale ad una resa al terrorismo, e che, lungi dall’allontanare il pericolo, potrebbe incitare i terroristi verso obiettivi più rilevanti.

Bibliografia
 
Costa Nicolò, Turismo e terrorismo jihadista, Rubbettino Editore, 2016.
García Lodeiro, Julio César. Incidencia Del Terrorismo Sobre El Turismo. Ministerio de Defensa: Centro Superior de Estudios de la Defensa Nacional, 2004.
www.consilium.europa.eu/it/policies/fight-against-terrorism/passenger-name-record/
www.corriere.it/esteri/16_giugno_29/attentato-istanbul-turismo-turchia-effetti-terrorismo-a2c3dac0-3dec-11e6-8cc3-6dcc57c07069.shtml
www.ontit.it
www.puretourism.it/curiosita-e-riflessioni/gli-effetti-del-terrorismo-sul-turismo/
www.touringclub.it/notizie-di-viaggio
www.viaggiaresicuri.it
www.wttc.org