Speciale Cinema, a lezione con Titta Fiore

Oscar AntiTrump e La La Land, al lab di Giornalismo si parla di cinema con Titta Fiore, capo della cultura a Il Mattino. Leggi gli approfondimenti degli studenti del Master in Giornalismo e Ufficio Stampa.

La La Land: tra sogno e amara realtà

di Chiara Pagliafora

la la land poster

E’ solo il suo terzo film, e il regista Damien Chazelle sembrerebbe danzare verso l'immortalità cinematografica con La La Land.
Subito ci immergiamo in un mondo di assolata nostalgia, un turbine di canto e danza, un ritorno contemporaneo ai tempi musicali d'oro di Liza Minelli, Fred Astaire e Ginger Rogers. Il regista sembra essere la definizione di un prodigio che sta scatenando nuova vita in un vecchio genere, e con esso, una magica visione di Los Angeles.
La città è un posto, scuro, magico, una terra mitica di sogni dove tutto è possibile, e i sogni possono avverarsi. Ma il più delle volte non succede e una perdita di innocenza è sempre terreno fertile per una buona storia. Naturalmente, Chazelle lo sa, portandoci in un mondo di cuori appesantiti dai propri sogni.
Sebastian (Ryan Gosling), è un pianista jazz con pure ambizioni. Ciò che il suo cuore desiderava, era aprire un club di musica jazz, una celebrazione del jazz, non business. E Mia (Emma Stone) d'altra parte è una ragazza di città con il sogno di diventare un'attrice. Ma, nonostante la fatica, non ha mai avuto successo nelle audizioni. Tuttavia, una serie di incontri fortuiti portano lei e Sebastian a stare insieme. Ma devono scendere a compromessi per esaudire i loro sogni. Emma Stone passeggia sul filo del rasoio con facilità, offrendoci una performance che bilancia magistralmente il dramma e la commedia. Questo è completato dal blues malinconico di Gosling.
Visivamente Chazelle adotta un romanticismo travolgente ed affascinante; dipinge le vicende con grandi colori primari, aggiungendo la storia blocco per blocco, formando un tutto incomprensibilmente più grande della somma delle sue parti.
Musicalmente La La Land è una miniera d'oro senza fine. Le canzoni non presentano molto distacco dall’inizio al centro del film. La canzone malinconica 'City of Stars' invita il pubblico Mia e Sebastian a far parte della speranza e tristezza di Mia e Sebastian.
Chazelle ha sentito molto la pressione del vasto patrimonio cinematografico di Hollywood, in fatto di musical, ma fa prevalere le sue influenze, onorando i suoi eroi con entusiasmo.
Uno dei maggiori punti di forza di Chazelle come un regista è che lui tiene sempre La La Land a terra, in una realtà emotiva verosimile, in modo che anche nei suoi punti narrativi più alti, sembra essere sempre reale.
In conclusione, questo è un film che ha a che fare con la nostalgia per i vecchi sogni, i vecchi amori, le vecchie città e in modo chiaro, per Chazelle, vecchi musical. La La Land rinnova il senso di magia e speranza nel mondo, l'antidoto perfetto per tutto il caos del presente.


oscar

Gli oscar anti Trump

14 nominations per “La La Land”, “Fuocoammare” come miglior documentario ma è la politica a prendere il sopravvento sul cinema

di Sofia Guasco

È il caso di dirlo: gli Acadamy Awards 2017 che si terranno il 26 Febbraio al Teatro Dolby di Los Angeles si prospettano molto caldi.
La scintilla, iniziata lo scorso 9 Gennaio ai Golden Globes, l’aveva accesa la pluripremiata Maryl Streep, con il suo discorso anti-Trump "Se i potenti usano il loro potere per bullizzare gli altri perdiamo tutti", aveva tuonato la regina di Hollywood rivolgendosi al Presidente senza mai nominarlo. Poi è arrivato il Muslim Ban, l’ordine esecutivo per bloccare gli ingressi negli Stati Uniti di persone provenienti da sette paesi a maggioranza islamica. Un divieto che ha scatenato un’ondata di proteste e indignazione anche nel mondo del cinema.

Il boicottaggio annunciato da parte del regista iraniano Asghar Farhadi, autore di “Il cliente”, candidato come miglior film straniero, è stato proseguito dall’attrice protagonista del film, Tanareh Alidoosti, che ha dichiarato “Ho deciso di non andare anche se potessi, perché mi ferisce profondamente vedere la gente comune del mio Paese respinta“.
La vera bomba è esplosa però ai Screen Actors Guild Awards (SAG), in cui il galà di premiazione, è stato trasformato in una vera e propria crociata anti-Trump: da Emma Stone a Ashton Kutcher, da Simon Helberg a Dev Patel, senza dimenticare il commovente discorso di David Harbour "Siamo uniti per il solo fatto di essere esseri umani e siamo tutti insieme in questo terribile, doloroso, gioioso e misterioso viaggio che è la vita […] daremo riparo ai deboli e a quelli fuori dalle righe, quelli che non hanno speranza. Andremo oltre le menzogne, cacceremo via i mostri”.


Il mondo di Hollywood non ha perso quindi l’occasione di far sentire la propria voce contro il decreto anti-rifugiati e la nuova politica dell’era Trump, anche la scelta di candidare 6 attori di colore (Viola Davies, Denzel Washington, Maherstala Ali, Naomi Homis e Octavia Spencer), dopo un vuoto di circa due anni, può essere interpretato come una manovra oppositiva all’attuale presidenza.
In questo scenario incandescente, a passare in secondo piano sono proprio i film. Non è bastato il record di 14 nominations per il musical “La La Land” (prima di lui soltanto “Titanic” e “Eva contro Eva”) ne la candidatura dell’italiano “Fuocammare” di Gianfranco Rosi in lizza tra i migliori documentari. Le polemiche continuano e questa volta toccherà aspettare le decisioni dell’Academy, per capire se l’onda verrà cavalcata o ci si avvierà verso un clima di distensione. Se a vincere sarà quindi uno tra i ribelli “Arrival”, “Barriere”, “Il diritto di contare” e “Moonlight”, oppure se verrà premiato il musical di Damien Chazelle, un film che parla d’amore e cinema, privo di evidenti implicazioni politiche.
Mai come quest’anno le scelte degli Oscar saranno politiche più che cinematografiche.