Albanese a Maestri alla Reggia: "Racconto l'Italia operaia che non ha mai abbastanza voce"

Antonio Albanese a Maestri alla Reggia, accolto e intervistato dalla giornalista Titta Fiore. Tema centrale dell'incontro della rassegna dell'Ateneo Vanvitelli, il successo al botteghino del film che ha diretto e interpretato: ‘Cento Domeniche’, a suo dire ‘il film che amo di più'. Ha spiegato in primis cosa si celi dietro questo titolo, ovvero la soddisfazione del protagonista di aver costruito la propria casa grazie alle domeniche libere dal lavoro. Estendendo l’interpretazione del titolo, prende subito forma per gli spettatori il carattere di Antonio Riva, onesto lavoratore che suo malgrado diventa una vittima di uno dei più spaventosi crack finanziari in Veneto, in seguito al quale perde tutti i propri risparmi.

Il film segna indiscutibilmente una ripresa del successo dei film in sala, gli spettatori tornano finalmente a popolare i cinema scegliendo pellicole italiane, tornando ai ritmi pre-pandemia. “Tutte le storie nascono da un desiderio potente: da spettatore cerco la sorpresa, sia da un attore che da un registra mi aspetto di essere sorpreso”, ha detto Albanese che ha poi raccontato di aver lavorato a questo film per ben due anni, mentre per la lavorazione delle scene ha impiegato solo sette settimane e mezzo.

Durante l’evento , l’attore e registra non ha risparmiato agli spettatori i tanti aneddoti comici che si celano dietro la lavorazione del film, che in parte è stato girato in Veneto: una realtà che Albanese conosce bene, visto che dai 15 ai 21 anni ha lavorato come operaio al tornio, che poi ha lasciato per inseguire il suo sogno di attore. 

La trama del film è nota: Antonio Riva è ex operaio di un cantiere nautico in prepensionamento  che si trova di fronte alle esigenze di finanziare il matrimonio di sua figlia (interpretata dall’attrice di origini casertane Liliana Bottone), evento che rappresenta il sogno di un padre che vuole accompagnare la propria figlia all’altera. Il sogno di un uomo garbato, onesto che ha lavorato per una vita in ogni condizione climatica, intenzionato a regalare alla propria figlia le nozze che merita utilizzando i suoi risparmi. Si reca in banca e, insieme a migliaia di ignari correntisti, scopre che i suoi risparmi sono andati in fumo a causa di un crack finanziario. inizia un calvario che si riflette sulla sua vita: il tradimento della banca – che non nomina mai direttamente – lo mette di fronte ad una vera disgregazione dei propri valori.  Si prende le colpe anche di questo tradimento e non riesce a reagire in altro modo. Il film ha un lato oscuro, ma il pubblico sorride e si dispiace insieme al suo protagonista. ‘Cento domeniche’ rappresenta  pienamente il cinema civile, che riesce ad intrattenere il pubblico e lo fa riflettere al contempo.

"Essere riuscito a trattare un argomento fino in fondo, a dispetto della realtà quotidiana che ci rende affetti da 'labirintite' - ha detto Albanese - mi ha dato grande soddisfazione. Un dato argomento viene trattato in tv quasi sempre sommariamente, senza il giusto approfondimento a causa del 'poco tempo a disposizione’ e così nelle più popolari trasmissioni giornalistiche si passa subito ad altro, dopo la tragedia raccontata concisamente, nello stesso salottino si balla e si ride passando a tutt’altro argomento. In Veneto ho incontrato tante “anime ferite”, le 1.500 vittime del crack bancario, che mi hanno accolto con benevolenza e mi hanno considerato un loro alleato, regalando a me e alla troupe cinematografica una reazione incredibile, “impetuosa”. Ho voluto girare alcune scene proprio nella fabbrica dove ha lavorato in giovane età, attraversando territorio e luoghi che ha vissuto, all'interno di questa comunità di onesti lavoratori che conosco bene".

Intervistato sulla sua esperienza in questo film nei panni sia di attore che di registra, Albanese ha lanciato un messaggio chiaro alla platea: “che siate ingegneri o filosofi bisogna lavorare, puoi aver tutto il talento del mondo, ma serve lavorare”.  Deve essere questa la chiave del successo di ‘Cento Domeniche’, film che ripetiamo è il frutto di ben due anni di lavoro, di studio e di tante prove con gli attori. Un lungometraggio in cui il 'buona la prima' è valso per tantissime scene e che ha ricevuto la dovuta attenzione e apprezzamento dai critici giornalisti.

Dalla critica benevola ha preso spunto Titta Fiore, che ha passato in rassegna la lunga carriera di Antonio Albanese e dei suoi personaggi, le maschere che ha regalato al pubblico nei lunghi anni di carriera e che rappresentano un ventaglio di espressività utile ad effettuare un’analisi della realtà.
Alla Reggia partono clip che ripercorrono i successi dell’attore, partendo dall’arcinoto Cettolaqualunque, con il quale Albanese sembra avere un duplice rapporto, da una parte si vergogna umanamente ed è un personaggio molto distante da sé: il politico calabrese ha un rapporto con le donne disgustoso e manifesta un’omofobia al punto che per Albanese è un vero sacrificio calarsi nei suoi panni. Tuttavia è orgoglioso di questa maschera che, visti i tempi, sembra addirittura troppo ‘moderato'; l’attore palesa la volontà di dar vita ad un soldato in un prossimo futuro.

Fiero anche de 'I topi', serie tv per RaiPlay, Albanese ha amabilmente passato fatto un excursus di tutti i suoi personaggi che l'hanno reso celebre e il pubblico presente ha riso e ha applaudito rivedendo la famosa scena dell’attore nei panni di Antonio in 'Uomo d'acqua dolce', in cui balla in un negozio di dischi; la pellicola del 1997 è tra i suoi primi film diretti e ne approfitta per omaggiare lo sceneggiatore scomparso Vincenzo Cerami. ‘Uomo d’acqua dolce’ è una favola strana, folle che lo ha tanto divertito insieme ai suoi collaboratori.

Il personaggio a cui confessa di essere molto legato è il primo: Epifanio. Nasce durante uno spettacolo diretto da Danio Manfredini e ambientato in un manicomio, per poi evolversi in maschera comica traendo spunto dalle poesie di Toti Scialoja. Il bisogno di cambiamento lo ha poi portato a concepire Alex Drastico, agli antipodi di Epifanio, con ritmo diverso. Ancora Perego, l'industriale del Nord Italia che prende spunto da una notizia data al tg: “in Veneto una partita IVA ogni due abitanti”. Perego vive e cresce in un territorio abbandonato dove fino a poco tempo prima si moriva di fame, di pellagra. E' un uomo 'straziante' che lavora notte e giorno, tralasciando la sua famiglia. L’attore e registra sottolinea di aver anticipato le condizioni economiche attuali, era il 1997 eppure già raccontava di compagnie cinesi intenzionate ad acquistare qualsiasi fabbrica del Nord Italia.

Alla Reggia vengono trasmesse alcune scene del film 'Contromano', sul tema del migrante stabilitosi in provincia di Milano che fa da competitor sulla vendita di calze in filo di Scozia proprio di fronte al negozio gestito dal personaggio interpretato da Albanese. L’attore non manca un’autocritica: “Qui dovevo essere più feroce, alcuni argomenti vanno trattati diversamente, non con i guanti di velluto. Non ho avuto il coraggio”.

Infine, alcuni cenni al film 'Vesna va veloce' del 1996 diretto da Carlo Mazzacurati, che all’epoca attirò critiche sul tema trattato, ovvero la prostituzione giovanile ma che resta per lui: “Una bella storia, un bel ricordo. Tereza Zajickova, la protagonista, veniva da Brno, non aveva mai visto il mare e si commosse per due giorni dopo averlo visto dall’aereo”. 

Si è chiusa la rassegna con clip proiettate in sala e simpatici racconti de ‘I gatti’, con cui si definiscono i due film ‘Come un gatto in tangenziale’ del 2017 e ‘Come un gatto in tangenziale - Ritorno a Coccia di Morto’ del 2021 diretti da Riccardo Milani. La mini saga ha segnato il sodalizio con la sua amica e attrice Paola Cortellesi, regista e attrice del film attualmente in sala 'C'è ancora domani'.