Lo scorso 12 Aprile nel sito archeologico di Pompei è stata inaugurata la mostra “Pompei e i Greci” che rimarrà in esposizione fino al mese di novembre. A raccontarla, con il suo fare come sempre coinvolgente ed appassionante, è il professore Carlo Rescigno, docente dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” nonchè curatore della mostra, insieme a Massimo Osanna, direttore generale della soprintendenza di Pompei
Pompei è da sempre considerata la città dall’eterno fascino, non a caso è uno dei siti archeologici più visitati al mondo. Un sito archeologico unico nel suo genere, che riesce ancora a trasmettere quella vitalità tipica delle città di mare a circa 2000 anni dalla terribile eruzione che strappò alla vita persone come noi, nel bel mezzo della loro quotidianità. Di quel terribile evento abbiamo labili testimonianze nei calchi di gesso di uomini e donne immortalati come in un flash nelle pose più disparate e istintive, lasciando a noi “moderni” la facoltà di immaginare le storie più fantasiose sugli ultimi atti delle loro vite.
Ma andando a ritroso nel tempo, scavando nella storia della città, ecco che si scopre una Pompei che va oltre la città romana e che affonda le sue radici in un passato che vede come protagonista il Mar Mediterraneo, che favorì sin dai tempi più antichi il contatto tra le varie popolazioni che occupavano la Campania, Greci, Etruschi, Italici. Questo è il senso della mostra “Pompei e i Greci”, raccontata a noi studenti dal docente Carlo Rescigno.
La Guida
Siamo appena arrivati a Pompei che alle 09:30 abbiamo appuntamento con il prof. e ci sentiamo dei privilegiati perchè ad aspettarci non è una guida qualsiasi, ma Carlo Rescigno. Mica poco oh. Io, come al solito, ritardatario cronico, arrivo con qualche minuto di ritardo, ma mi è andata bene: il mio gruppo, una trentina di persone, non è entrato ancora. Entriamo nella prima sala, e il prof. con la sua grande capacità di raccontare comincia a parlare e io immagino di salire a bordo di un lontro (antica imbarcazione in legno) e navigare in un mare di storia.
La nostra “guida” comincia a remare e a guidarci tra le varie sale allestite, mostrandoci pezzi che ogni archeologo venderebbe mille trowel d’oro per portarsela a casa con tutta la vetrina, ma non si può, e io ritorno a immaginare di essere nel mio lontro. Una volta dentro affrontiamo un percorso che comincia con il VII sec. e che ha portato a un processo multiculturale di contatti tra le genti del Mediterraneo fino ad arrivare al I a.C.
“L’elemento sempre presente è l’acqua e il mare che diventa comunicazione, autostrada e che favorisce l’incontro tra culture che una volta a contatto vengono risemantizzate, cambiano di significato” – afferma Rescigno, che continua – “ e ad osservare bene quegli oggetti, (che possono sembrare) tanto simili tra loro per fattura e stile quanto lontani come produzione geografica, ben si percepisce la mobilità e la vivacità di quegli uomini antichi e degli scambi che in questa città dovevano esserci quotidianamente tra le diverse genti dell’Italia antica“. Trascorsi sei secoli di storia circa, dopo aver attraversato un’istallazione multimediale, dove ho avuto la sensazione di trovarmi in una vera e propria villa romana, arriviamo alla fine della mostra. Sento qualche romantico che dice: “datemi una sedia che voglio rimanere qui tutta la giornata“, io lo rincuoro dicendogli che non si può, abbandono il mio caro lontro e un po’ più arricchito torno a casa come chi sa di aver vissuto una bella esperienza.
La Mostra
Curata dal Direttore generale di Pompei, Massimo Osanna e da Carlo Rescigno, docentedell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, è promossa dalla Soprintendenza Pompei con l’organizzazione di Electa.”Pompei e i Greci” sarà visitabile fino al 27 novembre ed espone oggetti, provenienti dai principali musei nazionali e europei, divisi in 13 sezioni tematiche, che rileggono con le loro ‘biografie luoghi e monumenti della città vesuviana da sempre sotto gli occhi di tutti.
Ai visitatori è stato proposto un percorso storico allestito nella Palestra Grande da Bernard Tschumi, l’architetto che ha disegnato l’allestimento del Museo di Atene. Esposti 600 reperti che raccontano l’intreccio di linguaggi, culture, commerci che hanno mescolato le identità dei popoli del Mediterraneo (ceramiche, ornamenti, armi, elementi architettonici, sculture) provenienti da Pompei, Stabiae, Sorrento, Cuma, Capua, Poseidonia, Metaponto, Torre di Satriano. Presenti inoltre tre installazioni multimediali, con proiezioni alle pareti, tra cui la Battaglia di Cuma, curate dallo studio canadese GeM (Graphic eMotion) che ha già animato la mostra pompeiana in Canada.
Considerazioni
Una volta entrati, l’impressione è quella di trovarsi immersi in un tempo antico, e si resta stupiti difronte a quei reperti che hanno il sapore di Mar Mediterraneo, culla dei popoli, cuore degli scambi commerciali e culturali, portatore di novità e di vita, al contrario di quanto succede oggi quando accendendo la tv, politici di ogni colore e lingua si affannano in discorsi (assurdi!) sulla costruzione di barriere, mura che impediscono al “nuovo” di entrare, di integrarsi.
Il merito della mostra che, non lo dimentichiamo, nasce da ricerche archeologiche pubblicate o in corso, è anche nella selezione dei reperti provenienti praticamente da tutto il mondo che creano una perfetta armonia con spazi dell’allestimento.
Il tutto è accompagnato da istallazioni multimediali, che regalano al fruitore un’esperienza sensoriale, e didascalie semplici e non noiose che non rubano spazio agli oggetti, confermando una grande capacità comunicativa che rende fruibile la mostra al visitatore più attento e quello più distratto. Osservando la mostra “Pompei e i Greci” in un certo senso emerge quello che può e deve essere il valore del’Archeologia, che andando alla riscoperta affannosa di tempi passati, si fa portatrice di valori sociali ormai perduti che faremmo bene a recuperare, noi “moderni”.
A cura degli studenti Rocco Cipriano e Valentina Sannino