Il prof. Antonio Viviani, del Dipartimento di Ingegneria, già rappresentante per l’Italia nello International Council of the Aeronautical Sciences (ICAS), su nomina della Associazione Italiana di Aeronautica e Astronautica (AIDAA), ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti dalla International Academy of Astronautics (IAA), dalla quale è stato insignito con lo “IAA Award 2023 for the Basic Sciences” e nominato vice-chair dello Scientific Activities Committee (IAA-SAC). Il prof Viviani, nel 2023, è stato eletto nel Board of Trustees dell’Accademia e confermato come co-Editor di Acta Astronautica.

Al via i lavori di potenziamento del laboratorio CAPACITY (Campania AstroPArtiCle InfrastrucTure facilitY) di San Nicola La Strada.
Nato dalla collaborazione tra l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare – Sezione di Napoli - e il Dipartimento di Matematica e Fisica dell’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli, CAPACITY sarà il più grande laboratorio europeo per l’integrazione, calibrazione e test dei moduli di rivelazione dell’esperimento KM3NeT, ubicato in un’area di oltre duemila metri quadrati.

L’opera, finanziata dal PIANO NAZIONALE RIPRESA E RESILIENZA (PNRR) MISSIONE 4 - COMPONENTE 2 INVESTIMENTO 3.1 “Fondo per la realizzazione di un sistema integrato di infrastrutture di ricerca e innovazione”, è destinata a proiettare ulteriormente CAPACITY nell’élite di settore, rafforzando il proprio ruolo chiave nel progetto KM3NeT e creando un ambiente ideale per lo sviluppo di progetti multidisciplinari.

I punti chiave saranno la realizzazione di un laboratorio specializzato in costruzione e test di strumentazione sottomarina, il potenziamento dell’infrastruttura per studio e caratterizzazione di fotosensori e lo sviluppo dei laboratori per studi sui materiali.

 

Progetto TENORE, parte la campagna oceanografica della 39^ spedizione in Antartide finanziata dal MUR nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide. Tra i partecipanti alla spedizione, composta dai ricercatori dell'Università di Napoli Parthenope - responsabile Prof.ssa Giannetta Fusco -, in collaborazione con CNR, del CIRA e dell'Università Politecnica delle Marche insieme per questa importante iniziativa scientifica, c'è anche Davide Iazzetta, studente della Vanvitelli al Dipartimento di Matematica e Fisica. Il gruppo di ricerca della Vanvitelli che collabora alle misure per il progetto TENORE presso il Dipartimento di Matematica e Fisica è attualmente formato da Mauro Rubino docente di Fisica applicata alla Vanvitelli, dal Dott. Davide Iazzetta, anche da Fabio Marzaioli, docente alla Vanvitelli e dalla dottoressa Luisa Stellato. "Questa importante iniziativa scientifica dà lustro al nostro Ateneo - afferma Rubino, - e credo sia importante divulgarla, affinchè possa attirare studenti verso i Dipartimenti di discipline scientifiche".
 
 Davide, al ritorno dalla sua esperienza scientifica, racconterà agli studenti della Vanvitelli la sua esperienza per divulgare i risultati ottenuti. Eccone una anticipazione
 
"La spedizione alla quale ho partecipato è la 39esima spedizione italiana in Antartide ed è avvenuta sulla nave Laura Bassi - afferma Davide -. Sulla nave coesistono più progetti scientifici, Io ho collaborato al progetto TENORE (TErra NOva bay polynya high Resolution Experiment), coordinato dalla Prof.ssa Giannetta Fusco. Il progetto ha come scopo quello di caratterizzare accuratamente la baia Terranova (mare di Ross), attraverso una serie di misurazioni che copre diversi settori delle scienze Naturali. Baia Terranova è di particolare interesse in quanto rappresentativa di un fenomeno caratteristico di alcune coste antartiche: i forti venti, che si generano per moti discensionali sui crinali montani, durante l'estate liberano la costa dal ghiaccio, permettendo la formazione di nuovo ghiaccio marino. Durante il processo di congelamento, il sale presente nell'acqua che si trasforma in ghiaccio viene rilasciato per consentirne il passaggio alla fase solida, ne consegue che viene così prodotta una grande massa di acqua a grande salinità, e quindi anche a maggiore densità, acqua che poi andrà a contribuire sensibilmente alle dinamiche oceaniche su scala globale. Il lavoro mio e del gruppo di ricerca di cui faccio parte al CIRCE-Lab è quello di analizzare acqua raccolta in vari punti della baia ed a varie profondità per individuare le differenti masse d'acqua che sommandosi contribuiscono al fenomeno di cui sopra. Infatti, analizzando i rapporti isotopici delle molecole d'acqua, ovvero la concentrazione di molecole d'acqua caratterizzate da isotopi pesanti (Ossiegno 18, Deuterio) rispetto a quella da isotopi leggeri, è possibile individuare l'origine di tale massa d'acqua che potrebbe ad esempio non essere acqua generata durante il processo di solidificazione in mare, ma provenire dal continente a causa di altri fenomeni, ad esempio lo scioglimento di ghiacciai".
 
 

“In volo oltre le nuvole e fino alle stelle. Dialoghi sullo Spazio e l'Aeronautica”. Questo il titolo dell’evento, previsto nell’aula magna del Dipartimento di Ingegneria dell’Università Vanvitelli il prossimo mercoledì 24 maggio alle ore 10, a conclusione dei corsi di studio in Ingegneria Aerospaziale di questo semestre, un'occasione per confrontarsi sulle prospettive future del settore nonché ricordare il Centenario dell'Aeronautica Militare Italiana.

Alla mattinata di studi, organizzata dal Dipartimento di Ingegneria, dalla rivista “Guitmondo” e dalla Consulta della Pastorale Universitaria della Diocesi di Aversa, interverranno personalità di rilievo fra enti ed industrie del settore aeronautico e spaziale, un settore altamente strategico per il Paese e per la nostra Regione. Sono infatti previsti gli interventi di Mariano De Bartolo (Stato Maggiore Aeronautica - Ufficio Generale per lo Spazio), Francesco Sassara (Comandante Scuola Specialisti Aeronautica Militare), Luigi Carrino (Presidente Distretto Aerospaziale della Campania), Maurizio Rosini (SVP Operations Divisione Aerostrutture Leonardo Spa), Amedeo Fogliano (Direttore finanziario Tecnam), Stefania Cantoni (Direttore Infrastrutture Centro Italiano Ricerche Aerospaziali), Gabriele Gionti SJ (Vicedirettore Specola Vaticana). A coordinare i lavori sarà invece il divulgatore scientifico e giornalista aerospaziale Giorgio Di Bernardo Nicolai, autore del recente saggio “Nella nebbia, in attesa del sole”.

Un incontro, quello del 24 maggio, che vede l’Università Vanvitelli dialogare con enti, istituti di ricerca e organizzazioni del territorio – a cominciare dalla rivista “Guitmondo” e dalla Consulta della Pastorale Universitaria – partendo dalla data celebrativa dell’Aeronautica Militare Italiana 1923-2023. Corpo militare che storicamente ha dato, e continua a dare, fondamentali contributi allo sviluppo e all'affermazione delle scienze Aeronautiche e Spaziali Italiane, e che ultimamente ha anche stipulato con il nostro Ateneo Vanvitelli una convenzione con un accordo di didattica per gli allievi della Scuola Specialisti.

 

Locandina

Il caso del “collezionista di ossa”, uno scheletro trovato a seguito di un incendio in un incolto presso il quartiere Magliana di Roma, è al centro del nuovo appuntamento con “Detectives. Casi risolti e irrisolti”, il programma true crime condotto da Pino Rinaldi e realizzato in collaborazione con la Polizia di Stato, in onda sabato 20 Maggio alle 22.30 su Rai 2.

La vicenda del collezionista di ossa rappresenta ad oggi uno tra i “cold case” più intriganti nel campo dei casi irrisolti nel panorama italiano. Lo scheletro ritrovato casualmente dai vigili del fuoco impegnati nello spegnimento dell’incendio era in posizione anatomica e fu inizialmente attribuito ad una persona anziana scomparsa nel quartiere qualche mese addietro. Le analisi genetiche, tuttavia non confermarono l’attribuzione al disperso evidenziando la presenza di almeno 4 individui a comporre lo scheletro, un particolare macabro. La puntata ripercorrerà la sequenza di analisi svolte sulle ossa che hanno visto la collaborazione di differenti figure tecnico/scientifiche coadiuvate dalla Polizia Scientifica.

Il racconto delle attività analitiche volte alla determinazione della data di morte ed età degli individui condotte presso l’acceleratore di particelle del polo dei laboratori di ricerca (PoLaR) del Dipartimento di Matematica e Fisica (DMF), sarà raccontato dal Professore Fabio Marzaioli, Professore Associato in servizio presso il DMF dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”.

La Vanvitelli a Futuro Remoto.

Tanti i temi toccati dal nostro Ateneo quest’anno, con focus su intelligenza artificiale (applicata al diritto e alla moda), sul cambiamento climatico, ecologia, ma anche laboratori sulla comprensione di sé, speed date scientifici, e tante attività in ambito medico-scientifico.

Con la sua XXXVII Edizione Futuro Remoto esplora, riflette e racconta i tanti EQUILIBRI E DISEQUILIBRI della nostra storia, della nostra vita, del nostro Pianeta. Ricerca e punti di equilibrio sono una costante stimolante per leggere, interpretare la realtà e tracciare gli obiettivi prioritari da perseguire. È la ricerca di un equilibrio stabile che pertanto deve oggi guidare scelte e azioni, sia che parliamo di equilibrio sociale, geopolitico, sia se guardiamo alla nostra Terra, alla Natura con i suoi ecosistemi.

"You", nei lab della Vanvitelli un gioco che ti aiuta a comprenderti

Genitorialità, una ricerca per studiare le attitudini dei futuri genitori

"Rimani", il progetto di design della Vanvitelli presentato a Futuro Remoto

Binge eating, a Futuro Remoto un progetto di Design per aiutare il disturbo da alimentazione incontrollata

Intelligenza artificiale e moda, a Futuro Remoto si discute sul diritto d'autore

Dati satellitari in supportoalle assicurazioni, presentato un progetto a Futuro Remoto

Astro, in mostra a Futuro Remoto il "razzo spaziale" che cura i denti dei bambini

Intelligenza Artificiale (AI), Cloud Computing, Big Data, Internet of Things (IoT), Routing/Switching, Sicurezza e Storage. Queste sono solo alcune delle materie che saranno presto accessibili agli studenti della Vanvitelli (e non solo!) grazie al progetto di partnership tra la Huawei ICT Academy e la Vanvitelli, un progetto senza scopo di lucro tra Huawei e le Università di tutto il mondo che ad oggi ha coinvolto oltre 10.000 studenti. La Huawei ICT Academy è un programma lanciato da Huawei, che, attraverso una piattaforma di apprendimento online basata sul web, mira a fornire agli studenti competenze e certificazioni avanzate in materia di tecnologia dell'informazione e delle comunicazioni (ICT), ma anche per consentire ai docenti di integrare gli attuali percorsi formativi universitari. La formazione si svilupperà attraverso corsi di formazione ICT, laboratori pratici, progetti di ricerca e materiali didattici. Il programma mira a fornire agli studenti un'esperienza di apprendimento coinvolgente e pratica, che li prepari per affrontare le sfide della vita professionale nel settore ICT.  

Gli studenti che completano con successo i corsi del programma Huawei ICT Academy acquisiscono una vasta gamma di competenze, tra cui la progettazione e lo sviluppo di reti di computer, la gestione dei sistemi informatici e la sicurezza delle informazioni. Inoltre, possono ottenere certificazioni riconosciute a livello globale, come ad esempio la certificazione Huawei Certified Network Associate (HCNA) o la certificazione Huawei Certified Network Professional (HCNP)

 

Corsi disponibili: https://e.huawei.com/en/talent/ict-academy/#/ict-courses-list

Link per iscrizione:https://e.huawei.com/en/talent/ict-academy/#/become-ict-student

  1. Crea un account Huawei
    Se non hai un account Huawei, clicca qui per creare un account.
    Se hai già un account, clicca qui per accedere.
  2. Associarsi a una ICT Academy
    Se hai effettuato l'accesso, clicca qui per presentare una domanda di associazione.
    La domanda verrà inviata all'amministratore di ICT Academy per l'approvazione.
  3. Visualizza lo stato di avanzamento dell'approvazione
    Dopo l'invio, puoi fare clic qui per visualizzare l'avanzamento dell'approvazione e ricordare all'amministratore di approvare la domanda. Dopo l'approvazione dell'associazione, puoi fare clic sull'immagine del tuo profilo e andare a My classes, quindi inserisci il codice di invito* che hai ricevuto per unirti alla classe.
    * Il codice di invito alla lezione è una stringa di cifre e lettere generata dal sistema quando il tuo istruttore inizia la lezione. Viene utilizzato per la verifica quando ti unisci alla classe.

 

Guide
Le guide sono tutte sul portale Huawei ICT Academy, accessibili direttamente dalla home page, e suddivise tra guide per Amministratori, per istruttori e per studenti.
Link per le guide https://e.huawei.com/en/talent/news/#/details?consultationId=1079

 

 

A cura di Dario Tedesco, docente di Vulcanologia alla Vanvitelli

I Campi Flegrei, come il Vesuvio sono l’area vulcanica più giovane del centro-sud Italia. In effetti sono proprio queste due aree vulcaniche che hanno modellato l’attuale morfologia della nostra zona, molto ampia, che ammanta e addolcisce colline e montagne di tutta la Campania.

I Campi Flegrei, con le sue due eruzioni principali, l’Ignimbrite Campana o Tufo Grigio Campano e il Tufo Giallo Napoletano ha dato luogo alle due più grandi eruzioni italiane conosciute. Sono avvenute rispettivamente tra i 39000 ed i 42000 e 15000 anni fa. Le altre, parliamo di oltre cinquanta eventi eruttivi, in alcuni casi con crateri perfettamente conservati, sono disseminate in quella che oggi chiamiamo “super” caldera flegrea. Questi crateri si sono formati generalmente in seguito ad un solo evento eruttivo e per questo definiti “monogenici” – formatisi in una sola eruzione--. Ma i Campi Flegrei prima delle due eruzioni principali erano stati particolarmente attivi proprio nella città di Napoli con almeno una decina di eventi esplosivi di forte energia riconosciuti solo di recente. 

L’ultimo evento eruttivo, quello del Monte Nuovo è avvenuto nel 1538 nell’area dell’allora abitato di Tripergole alle spalle di Arco Felice. Insieme alla descrizione di Plinio il Giovane dell’infausta eruzione del Vesuvio del 79 DC è probabilmente uno degli eventi meglio conosciuti della storia antica, grazie ai resoconti dettagliati delle cronache locali e politiche del tempo. È proprio grazie a queste descrizioni che oggi riconosciamo i segni di un evento geologico di lunga durata che si protrae nel tempo e che porta il suolo a “gonfiarsi”, bradisismo positivo, e ad abbassarsi “bradisismo negativo”. L’etimologia della parola bradisismo indirizza chiunque voglia conoscere la storia di questo fenomeno verso la chiara sensazione che la terra nei Campi Flegrei non abbia mai un attimo di pace. Infatti, il movimento lento del suolo, che sia ascendente o discendente, spiega tutto quello che sta accadendo e che è accaduto durante i secoli, certamente dal 1400 ad oggi (documenti storici) ma certamente anche in epoca romana, se immaginiamo che le città di Puteoli (Pozzuoli) e Baiae erano il fiore all’occhiello dell’impero ed all’improvviso sono scomparse dalle cronache, ben prima della caduta dell’impero stesso. È possibile immaginare che un forte e lungo nel tempo, evento bradisismico abbia costretto abitanti, legioni e flotta romana ad andare altrove.

In epoca recente, tra il 1968 ed il 1970 si ricomincia a parlare del bradisismo quando all’improvviso ci si rende conto che a Pozzuoli il fondale marino si sta alzando ed è sempre meno profondo, le barche dei pescatori ed i traghetti hanno sempre più difficoltà ad entrare nella darsena ed ormeggiare. Di quella crisi ci si ricorda soprattutto l’evacuazione rapidissima del Rione Terra, l’area greco-romana più antica e caratteristica di Pozzuoli. Il fenomeno, a differenza delle due fasi che lo seguiranno, 1982-1984 e quella attuale, non ebbe una forte componente sismica. I cittadini della parte centrale di Pozzuoli furono evacuati in un nuovo quartiere costruito poco lontano, Rione Toiano. La seconda fase che ho vissuto in toto per la mia tesi di dottorato fu più brutale. Circa 180 centimetri di deformazione verticale accompagnata da 15000 scosse in due anni, centinaia delle quali avvertite dalla popolazione. Le scosse, la maggioranza nella parte centrale della caldera, erano localizzate tra la superfice ed i 4 Km di profondità con una magnitudo massima di 4,0/4,2. Il 10 Ottobre 1983 per la seconda volta in pochi anni tutta i 30000 abitanti di Pozzuoli ebbero l’ordine di evacuare; prima in campi creati per l’occasione ed in seguito nell’area di Monterusciello, il nuovo quartiere, una vera e propria piccola città, costruita in fretta e furia per dare un tetto ad un’intera città.

È necessario fare un breve passo indietro. L’evacuazione non avvenne per il pericolo imminente di una nuova possibile eruzione, ma per la continua sismicità e per la fondata preoccupazione che molte strutture pubbliche ed edifici privati non avessero le caratteristiche statiche per reggere a terremoti di elevata energia e soprattutto molto vicini alla superficie. Di fatti, dopo l’evacuazione, con il proseguire delle scosse alcuni, pochi a dire il vero, edifici crollarono. È altrettanto vero che questi stessi edifici erano stati evacuati già prima del 10 Ottobre proprio per le loro precarie condizioni e per la non agibilità degli stessi.

Le prime due “crisi bradisismiche” hanno caratteristiche simili, almeno da un punto di vista temporale. Stessa durata e stessa variazione verticale, circa due metri. La prima avrà una discesa lenta di poche decine centimetri la seconda una più veloce di circa un metro. La poca sismicità della prima crisi contro una forte sismicità della seconda. Nell’ambito degli studi che sono stati effettuati durante la crisi tra il 1982 ed il 1984, quelli geochimici sono forse quelli che rivelano segnali premonitori con più largo anticipo. Infatti dal Gennaio 1984, con mesi di anticipo sulle componenti geofisiche, sismicità e deformazione continueranno ancora per alcuni mesi, tutti i parametri chimici relativi alla composizione dei gas cominceranno a scendere. Ci sono numerosi articoli scientifici su prestigiose riviste internazionali che ne parlano. Cosa vuol dire ? Una semplice spiegazione può essere quella che i fluidi (gas) si propagano in un mezzo altamente fratturato e permeabile come quello dei Flegrei molto più velocemente dei parametri geofisici ed arrivano molto rapidamente in superficie dove possono essere campionati e rivelarci eventuali variazioni di quanto avviene a profondità elevate. Un altro fattore importante è relativo al comportamento delle rocce dell’area e spiega anche come mai il primo segnale a disposizione sia quello dei gas. La prima variazione, probabilmente dovuta all’arrivo di fluidi caldi (non magma) è quello della vaporizzazione delle acque contenute negli strati attraversati da questi stessi fluidi durante la loro migrazione verso la superficie. Il passaggio da liquido a vapore crea un immediato squilibrio e soprattutto un aumento di pressione, lento ma continuo. Il vapore che prende il posto dell’acqua, mentre da una parte essendo molto più leggero tende a spostarsi e migrare verso l’alto creando un aumento di pressione ed un immediato rigonfiamento degli strati più prossimi che poi si propaga verso l’alto (deformazione verticale). All’inizio questa deformazione, proprio perché lenta, non produce sismicità ma viene assorbita dai diversi strati di rocce sotto forma di rigonfiamento. Le rocce che subiscono questo processo hanno un comportamento elastico all’inizio, fino a quando la deformazione non raggiunge un punto di rottura, e il sistema comincia a generare sismicità. Proprio la profondità dei sismi, tra i 4 Km e la superficie, ci dice che tutti gli strati sono interessati a questa deformazione e tutti gli strati, in maniera casuale, rilasciano energia nel momento in cui cominciano a fratturarsi.

Ed oggi? Oggi siamo di nuovo alle prese con lo stesso fenomeno, che però si è presentato sotto forma diversa, più lento (e purtroppo più lungo) nella sua evoluzione, circa 20 anni (dal 2002 ad oggi). Si manifesta con variazioni estremamente significative della composizione dei gas, con l’apparizione di nuove aree di degassamento, come l’area Agnano-Pisciarelli, ben visibile dalla tangenziale quando si arriva al casello. Una deformazione molto lenta del suolo, circa 120 centimetri che comincia 4/5 anni dopo le variazioni geochimiche ed una sismicità, ancora una volta che è l’ultima “a scendere in campo” che riprende, forse con un numero maggiore di terremoti a più alta magnitudo, la stessa sequenza delle due fasi precedenti.

Le domande più frequenti che ci poniamo sono due; (i) cosa genera queste crisi bradisimiche e (ii) quale sarà l’evoluzione di quella che stiamo attualmente vivendo ?

Credo che ogni ricercatore che abbia lavorato sui Campi Flegrei e su almeno una di queste crisi abbia una sua idea. La mia è piuttosto semplice, pubblicata diversi anni fa e credo accettata da diversi ricercatori. Siamo di fronte ad un fenomeno che una volta partito non si ferma. Ovvero, che la svolta finale sia senza alcun dubbio l’eruzione. Ma, e c’è una ma molto grande, per avere l’eruzione bisogna che tutti i parametri funzionino nella stessa maniera, che tutto il sistema sia in perfetto “disequilibrio” e soprattutto che il magma sia a disposizione e, cosa più importante, si muova verso l’alto. In tutti gli scenari delle tre fasi bradisismiche manca la componente più importante, il magma. Ad essere sinceri sono sorpreso che ad oggi, qualunque modello, qualunque scenario, parli del magma come un’entità astratta. In verità ad oggi sappiamo solo che il magma non si muove, che il magma, per quanto i sismologici ci dicono, non è responsabile della sismicità o della deformazione e certamente ancor meno delle variazioni geochimiche. Se vogliamo essere più spietati, ad oggi non ci sono indicazioni di dove sia realmente il magma. In pratica non ci sono stati segnali precisi per cui il magma sia stato chiaramente individuato. Alcuni ricercatori parlano oggi di 8 km, durante la precedente crisi si parlava al di sotto dei 4 km. Questa è la principale incertezza che regola tutti i modelli e tutti gli scenari. È anche possibile, come scritto in alcuni articoli che le variazioni deformative siano proprio dovute a piccole iniezioni di magma. Per essere precisi, ogni metro di deformazione corrisponderebbe ad un metro (su una vasta area) di magma che si è mosso verso l’alto. Se così fosse, per la crisi 1982-1984 ci sarebbe stata un’intrusione di magna di circa due metri e probabilmente l’attuale crisi avrebbe generato un ulteriore iniezione di circa un metro. Prima di capire se sia molto o poco, ci sono altri studi che ci dicono che questi volumi di magma nel giro di poche settimane e/o mesi non avrebbero più le caratteristiche fisiche per potersi muovere, in pratica non sarebbero più capaci di spostarsi verso l’alto. In poche parole, se questi modelli sono corretti, stiamo parlando di prove di eruzione. Le quantità di magma sono piccole e non dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) potersi muovere e creare ulteriori problemi e condurre all’eruzione. Inoltre una delle domande da porci è senza dubbio come sia possibile che non si sappia dove sia il magma e forse se non fosse possibile che il magma si muova poco o forse non si muova per niente perché non ce la fa a muoversi. Ovvero le sue caratteristiche reologiche non gli permettono più di muoversi verso l’alto. E qui torniamo alla prima domanda, ma allora perché stiamo vivendo in 55 anni questa terza fase di bradisismo ? 

L’unica possibile risposta ci viene dall’esperienza di Monte Nuovo nel 1538. I documenti dell’epoca ci dicono che la regina Giovanna (d’Angiò) cominciò ad elargire terre emerse a partire dal 1400, almeno 100 anni e più prima dell’evento eruttivo. Certamente questo processo deve essere cominciato diverso tempo prima e quindi sarà durato circa un secolo e mezzo.

Questo vuol dire che abbiamo ancora tempo? Io credo fermamente nella scienza e nei progressi che questa può fare in un ambito, delicatissimo viste le implicazioni, come la vulcanologia. Oggi non sappiamo tutto, ma certamente sappiamo molto più di 40 anni e 60 anni fa. La risposta principale che va data ai cittadini, i soli che hanno realmente bisogno di certezze, è se ci sono evidenze di una possibile eruzione oppure se si devono solo temere gli eventi sismici, che sono certamente un pericolo da un punto fisico ma soprattutto sotto il profilo psicologico.

I vulcanologi hanno un solo dovere, il primo è quello di dire che la vulcanologia non è una scienza esatta e quali sono ad oggi i propri limiti, il secondo è quali siano le conoscenze attuali e quali le possibili conclusioni. L’onestà e la chiarezza in questo campo sono fondamentali perché si abbia un rapporto corretto con i cittadini, soprattutto quelli esposti ai disastri naturali. La comunicazione diventa lo strumento principe affinché tutti sappiamo quale sia il grado conoscenza, di pericolo o più semplicemente cosa stanno facendo e come, in particolare i ricercatori impegnati ogni giorno in un lavoro spesso sfibrante e molto spesso non riconosciuto. D’altra parte la cacofonia di informazioni da parte di ricercatori che non hanno alcun titolo istituzionale per diffondere messaggi molto spesso in contraddizione con quanto diffuso dagli organi competenti, crea ancora più confusione e difficoltà nei cittadini. 

La giornata sui Campi Flegrei che vede tutti gli attori presenti è un momento che l’Ateneo ha deciso di dedicare, con molto coraggio vista la delicatezza del tema trattato, al territorio ed ai suoi cittadini. Un momento di confronto su una realtà probabilmente scomoda e pericolosa ma di cui si deve avere piena conoscenza per poter, tutti noi, capire prima e prendere poi le giuste decisioni, previsto per giovedì 19 ottobre 2023 - ore 9.00 al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali Biologiche e Farmaceutiche, Aula Carfagna, Viale Lincoln 5 a Caserta, in una giornata dal titolo "Campi Flegrei: storia del bradisismo, attività recente, scenari".

 

Grande successo a Procida per l’evento finale dell’edizione 2022 della Start Cup Campania, il premio per l’innovazione promosso dalle sette Università campane.

Ospitati nella sede del Comune, accolti dall’assessore Antonio Carrannante e da Pierluigi Rippa, direttore di questa direzione del Premio, dieci gruppi si sono sfidati a suon di pitch, contendendosi i numerosi premi in palio sotto lo sguardo attento di un’ampia giuria di esperti d’eccezione.

A trionfare è stato il progetto DIAPRE-BB, promosso dall’Università degli Studi di Napoli Federico II. Secondo  posto per CIRCE, progetto dell’Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli" e dell’Università degli Studi di Napoli "Parthenope"; Terzo e quarto posto per IRIDEA e 0-Tatoo, entrambi della Federico II; quinto posto, infine, per BREATHE dell’ Università degli Studi di Salerno. Tutti proseguiranno il loro cammino verso il premio nazionale per l’innovazione, in cui affronteranno progetti sviluppati e premiati in altre regioni.

Lo Spin-Off Accademico CIRCE S.r.l. si prefigge di operare come anello di congiunzione tra i risultati della ricerca nei settori farmaceutico e biotecnologico e la fase di sviluppo traslazionale, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo della filiera del farmaco e di promuovere innovazione diagnostica e terapeutica in medicina. Il principale obiettivo del progetto di impresa è quello di sviluppare profarmaci innovativi in grado di bloccare la progressione del cancro al colon retto mediante una nuova terapia specifica. In particolare, il progetto si basa sull’identificazione e lo sviluppo di nuove molecole, da realizzare attraverso lo studio degli effetti in modelli cellulari, ex vivo ed in vivo dell’interferenza farmacologica dei farmaci citotossici/epigenetici orientati contro la Catepsina B (CTSB), un enzima chiave iper[1]espresso in molte forme tumorali. Il cancro del colon-retto (CRC) rappresenta il 10% di tutti i tumori diagnosticati ogni anno e dei decessi correlati al cancro in tutto il mondo1 . CIRCE intende sviluppare, progettare e portare fino alle ultime fasi di sperimentazione clinica pro-drug citotossiche (ovvero molecole biologicamente inattive che però, una volta introdotte nell'organismo, subiscono delle trasformazioni chimiche, in genere per opera di enzimi, che le attivano) ad elevato impatto anticancro, che possano essere rilasciate ed assorbite specificamente nel sito tumorale a seguito di taglio proteolitico mediato dalla presenza di CTSB.

Stem day nella sede Avio Aero di Pomigliano d'Arco. L'evento si svolgerà il 3 ottobre dalle ore 12.30, e coinvolgerà le studentesse del Dipartimento di Ingegneria dell'Ateneo Vanvitelli.

Si tratta di un pomeriggio in Azienda (a Pomigliano D'Arco) per esplorare le possibilità professionali e di formazione (tirocini, tesi) del business AVIO.
Il pomeriggio prevede il pranzo presso la loro mensa, uno shop tour, un incontro con diverse role model e la presenza di stand con desk dove saranno presenti diverse funzioni aziendali tra cui quelle HR e talent acquisition.

Per iscriversi e partecipare clicca qui

 

locandina

Si chiama Artigiani digitali ed è un evento incentrato sul lancio delle nuove tecnologie e l'industria 4.0. Evento  che si terrà sabato 18 giugno dalle ore 9.30 alle 14.00 presso il Dipartimento di ingegneria ad Aversa, presentato dall'architetto e giornalista Ester Pizzo,cui prenderanno parte Giuseppe Lamanna e Francesco Caputo, docenti di Progettazione meccanica e costruzione di macchine, Maurizio Palmieri , SEO dell’azienda Lab Mec, insieme ai soci Ulderico Zara e Davide De Pascale, i quali mostreranno il percorso di trasformazione da piccoli artigiani ad Artigiani Digitali che stanno avviando le piccole e medie imprese. 

Durante l'evento Simone Puziello mostrerà come utilizzare le tecnologie alla base delle cnc, adoperando per la prima volta un sistema di intelligenza artificiale per il riconoscimento visivo delle forme e dei crocini. Gli esperti spiegheranno inoltre come, grazie al piano di investimenti in parte finanziato dalla legge di bilancio 4.0 e attraverso i software di industria 4.0, le aziende passeranno da un’attività per lo più artigianale - in cui non esiste una reale ripetibilità degli oggetti e una previsione reale sui tempi di realizzazione - ad un'attività digitale con un miglioramento tangibile e concreto. Tutto ciò sarà possibile attraverso analisi statistiche e report sulle diverse fasi di lavorazione ed una simulazione dei cicli, che renderà le aziende più flessibili, migliorandone inevitabilmente la produttività. 

Per l'occasione sarà presente anche il team di Ettore Scarpa con i Totem Digitali, che illustrerà i software creati ad hoc per gestire al meglio la produzione e le macchine in chiave industria 4.0., mentre Finiello della phi Air mostrerà invece, gli ultimi ritrovati in termini di vuoto e pneumatica e i sistemi di mantenimento pezzi su COBOL, bracci antropomorfi e macchine cnc. 

I designer Pietro Petrillo ed Ilaria Spagnuolo presenteranno "Keep Life", un materiale composito a natura lignea, plasmabile e auto-indurente, nato dal riutilizzo dei gusci della frutta secca con l’aggiunta di un legante privo di sostanze nocive.

Ad arricchire l'evento due Special guest star: Enrico Bono di "Wood working engineering" apprezzatissimo youtuber, che racconterà il suo percorso personale di Artigiano digitale; e "Stefano il Falegname", noto influencer che rivelerà come dalla falegnameria tradizionale è riuscito, attraverso la dettagliata recensione degli utensili più utilizzati, a diventare una voce affidabile ed autorevole. 

Infine, il "lancio del nano" in stile "The Wolf of Wall Street" ad opera dell'azienda Lab Mec, supportata da Matò creative solution, che presenterà progetti innovativi e all'avanguardia in fase di brevetto.

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