Dalle aule universitarie alla città. L'Università della Campania Luigi Vanvitelli partecipa a Futuro Remoto 2017 e porta in piazza i 29 progetti di ricerca dal 25 al 28 maggio 2017. 

Futuro Remoto, una festa di scienza, tecnologia, innovazione, arte e cultura!

LE ISOLE TEMATICHE
La XXXI edizione di Futuro Remoto è dedicata al “creare connessioni”, al “mettere in comune”, secondo quella visione dello sharing che si vuole proporre come prospettiva per uno sviluppo sostenibile e condiviso.

Dodici i temi scelti per le isole tematiche allestite nel cuore della piazza: AEROSPAZIO, SCIENZE DELLA VITA, ENERGIA, CHIMICA VERDE, PATRIMONIO CULTURALE, AGRIFOOD, FABBRICA INTELLIGENTE, MEZZI E SISTEMI PER LA MOBILITÀ, SMART COMMUNITIES, AMBIENTI DI VITA, UN MARE DI RISORSE.

LE ATTIVITÀ DI FUTURO REMOTO
Tutte le attività del Villaggio della Scienza sono hands-on, basate sull’interattività e sulla possibilità peri visitatori ditoccare “con mano” i fenomeni scientifici e di scoprire le frontiere della ricerca scientifica, filosofia alla basedel successo di Città della Scienza e dei science centre di tutto il mondo.
>GRANDI CONFERENZE
>LABORATORI SCIENTIFICI
>NUOVE IDEE E COMPETIZIONI
>INCONTRI, CAFÉ SCIENTIFIQUE E LEZIONI IN PIAZZA
>FAB/LABORATORI DI ARTI E MESTIERI, CREATIVITÀ E MAKING
>SCIENCE SHOW E SPETTACOLI

Futuro Remoto edizione 2016, guarda i progetti, lezioni speciali, laboratori e le tante idee innovative dell'Università Vanvitelli!


Via alla presentazione di progetti di ricerca su nuovi farmaci per la Glaxo. Negli ultimi anni sono avvenuti significativi cambiamenti nei modelli di ricerca e sviluppo dei nuovi farmaci. Tali cambiamenti hanno portato ad un diverso bilanciamento, da parte delle imprese farmaceutiche, nei processi di scoperta dei nuovi farmaci, dell’utilizzo di know how interno integrato con l’accesso alle competenze ed alle conoscenze proprie della accademia: si tratta di un processo sempre più dipendente da una nuova collaborazione tra accademia ed impresa.

DPAc - Discovery Partnerships with Academia è un nuovo approccio per la fase precoce di scoperta del farmaco avviato da GlaxoSmithKline (GSK) dal 2012. 

L'iniziativa di ricerca collaborativa promossa da Glaxo Italia, presentata in Ateneo già nei mesi scorsi, ha visto coinvolti molti ricercatori interessati a questo nuovo approccio di cooperazione scientifica tra pubblico e privato.

In tale occasione si è ribadito che il concetto di base di DPAc è mettere insieme l'intuizione e la creatività del mondo accademico con l'esperienza di Glaxo nella scoperta di nuovi farmaci, con il fine di realizzare una partnership realmente integrata, in grado di tradurre la ricerca innovativa dell’accademia in farmaci a beneficio dei pazienti.
DPAc si basa sul lavoro di un team di ricercatori che, in autonomia rispetto all’organizzazione R&D Glaxo, opera con lo scopo di identificare i ricercatori che abbiano progetti di ricerca relativi a target e/o composti che possano potenzialmente divenire farmaci innovativi da candidare allo sviluppo clinico. L’identificazione dei progetti di ricerca avviene attraverso incontri individuali degli esperti di Discovery Partnership with Academia con i ricercatori delle Università.
Dopo l’incontro dell’8 luglio per la presentazione, da parte della Direzione Medica e scientifica di Glaxo, del progetto DPAc ai Docenti e Ricercatori della Seconda Università di Napoli, è arrivato il momento in cui i Ricercatori interessati potranno proporre, mediante la compilazione di un format standard di una pagina a carattere non-confidenziale (Allegato 1 – Modello template DPAc), l’ipotesi di un meccanismo di patologia, di un razionale di terapia, di un target biologico identificabile come bersaglio di un possibile trattamento mediante composti (chimici o biologici) che, una volta identificati e opportunamente testati, possano diventare dei farmaci.
I docenti e ricercatori SUN che verranno selezionati in questa fase preliminare di valutazione delle singole proposte, accederanno ad una seconda fase nella quale incontreranno, nell’ultima settimana di ottobre, gli esperti del team europeo di DPAc per approfondire i contenuti delle proposte selezionate e valutare assieme i possibili ulteriori sviluppi, per poter eventualmente testare il prima possibile le loro ipotesi, aprendo l’accesso alla ricchissima raccolta di principi chimici delle library Glaxo.
Maggiori dettagli sul processo di sottomissione e di selezione delle Vostre proposte potranno da Voi essere acquisiti attraverso lettura dell’Allegato 2 – Istruzioni compilazione template DPAc e/o mediante la visione del sito.

Il termine ultimo per la presentazione delle proposte - utilizzando l’apposito template (Allegato1) - è il giorno 10 ottobre 2016.

Le proposte, con accluso un sintetico curriculum professionale e scientifico del Ricercatore, dovranno essere indirizzate al seguente recapito mail: rQuesto indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Il team di DPAc Glaxo sarà a Napoli presso il nostro Ateneo il giorno mercoledì 25 ottobre 2016 (orario da definire) per incontrare gli Autori delle proposte selezionate e discutere con loro per approfondire i contenuti dei progetti prescelti dagli esperti DPAc di Glaxo.

Troverete in allegato anche un articolo descrittivo dell’intero processo (Allegato 3 – Salute e Territorio) e, di seguito, il link con il sito ufficiale DPAc GSK: www.dpac.gsk.com

Per eventuali quesiti di carattere pratico potete fare riferimento ai seguenti recapiti mail:

• SUN: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

• GSK Italia – Direzione Medica e Scientifica: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.


Allegato 1

Allegato2

Allegato 3

di Simona Castaldi, docente al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali Biologiche e Farmaceutiche, Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli.

Il 2015 ha visto, durante la conferenza sul clima di Parigi (COP21) il «primo accordo universale e giuridicamente vincolante sul clima», un accordo storico, ottenuto dopo due settimane di trattative serrate, nel corso del quale i migliaia di delegati delle 196 “parti” (195 Paesi e l'Unione europea) hanno riconosciuto, il ruolo negativo dell’azione antropica sui cambiamenti climatici, e la necessità di un piano d’azione globale, inteso ad evitare cambiamenti climatici pericolosi limitando il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2ºC. L'Accordo di Parigi è l'esito finale di una lunga road map di negoziati iniziati specificamente con questo obiettivo alla COP17 di Durban nel 2011 (fase 2 del protocollo di Kyoto). L’accordo di Parigi è entrato in vigore il 4 novembre 2016. Tra i paesi che hanno ratificato l’accordo per la prima volta Stati Uniti e Cina, i due più grandi inquinatori mondiali  che rappresentano rispettivamente circa il 18% e il 20% delle emissioni globali. 

Cosa propone l’accordo di Parigi? Tutte le parti hanno concordato nella necessità di avere un obiettivo di mitigazione di lungo periodo che contenga l'aumento della temperatura terrestre entro fine secolo ben al di sotto dei 2°C rispetto all'era preindustriale e poi vada oltre per mantenersi entro 1,5°C. Sebbene nessuna specifica indicazione venga data sui target di riduzione delle emissioni da raggiungere, sono previste due velocità diverse di azione che favoriscano i paesi in via di sviluppo, i quali, quindi avranno più tempo per adattarsi tecnologicamente. Sono previsti dei meccanismi di controlli e verifica che ogni paese ratificante adotterà e nel 2023 ci sarà la prima valutazione di quanto raggiunto da ogni Paese. Le verifiche saranno quinquennali, permettendo quindi di correggere in corso d’opera le politiche nazionali sul clima e di sviluppo. I Paesi più poveri saranno esentati da queste verifiche. Gli sforzi rimarranno comunque su base volontaria per venire incontro a molti paesi tra cui gli Stati Uniti. Tuttavia, vi sarà una differenziazione degli impegni, con il maggior contributo che dovrà venire dai paesi sviluppati, che nei passati decenni hanno contribuito maggiormente all’incremento di gas ad effetto serra (GHGs) in atmosfera, mentre si lascerà maggior autonomia di gestione nelle politiche di mitigazione ai paesi in via di sviluppo per non creare impedimenti alla loro crescita. L’accordo inoltre prevede che i paesi sviluppati destinino investimenti e supportino tecnologicamente i paesi in via di sviluppo per far si che la loro crescita possa avvenire su basi non solo economicamente ma anche ambientalmente sostenibili. Ad oggi le emissioni di GHG di 186 paesi dei 196 che hanno dato indicazioni di politiche di mitigazione, ammonterebbero già ad un emissione globale di CO2 (equivalenti) entro il 2030 di 55 miliardi di tonnellate laddove per ottenere il target di contenimento della temperatura globale sotto i 2°C, le emissioni globali non dovrebbero superare i 42 miliardi di tonnellate di CO2 (equivalenti). Un ulteriore sforzo è quindi richiesto su scala planetaria.

L’accordo di Parigi ha dato tuttavia, per la prima volta, un chiara sensazione di trovarsi in un momento di irreversibilità delle scelte, un momento in cui la comprensione dell’importanza dell’azione negativa dell’uomo sul pianeta ha portato una convergenza di intenti e opinioni di governi, scienza e anche obiettivi economici (green economy). L’entusiasmo e la portata di tale evento, hanno spinto, nel successivo incontro della COP22 di Marrakech, ben 43 Paesi ad impegnarsi nell’ammirevole obiettivo di raggiungere il 100% di energia da fonti rinnovabili. L'Italia ha ratificato l’accordo di Parigi il 4 novembre 2016 (LEGGE 4 novembre 2016, n. 204).

La nuova ventata di ottimismo portata dall’accordo di Parigi sembra però aver subito un duro colpo di arresto, trainata dalla posizione negazionista che la nuova amministrazione americana ha preso su chiara indicazione del presidente Trump. Non solo il presidente degli Stati Uniti ritiene che «il riscaldamento globale è una bufala inventata dai cinesi per colpire le nostre aziende» (citazione dal Sole 24ore, Sviluppo Sostenibile a Rischio, M. Bartoloni, 31 gennaio 2017) ma ha dato chiare indicazioni di non voler onorare l’accordo di Parigi firmato dal precedente presidente, ed ha posto tre negazionisti del clima a capo di tre dipartimenti chiave per lo sviluppo sostenibile, il Dipartimento dell’Energia, il Dipartimento dell’Agricoltura e l’agenzia di protezione nazionale dell’ambiente (EPA). La preoccupazione è quindi non solo che gli Stati uniti, uno dei primi paesi per emissioni antropiche di GHG, non rispettino gli impegni di mitigazione, ma che sull’esempio degli USA molti altri paesi si possano ricollocare, per convenienza economica, su posizioni negazioniste o quanto meno non collaborative.

Tuttavia qual è il vero punto dirimente nelle nostre scelte “se essere a favore o meno delle politiche di mitigazione del clima”? E’ veramente la nostra scelta unicamente condizionata dalla dimostrazione oltre ogni ragionevole dubbio che gli attuali cambiamenti climatici in atto sono realmente indotti dall’azione dell’uomo attraverso l’immissione massiccia di GHG in atmosfera legate alla produzione di energia ed alle attività produttive?

E se invece cambiassimo il punto di vista? Se la “vision” di un mondo “decarbonizzato” in realtà portasse con se molto di più del solo immenso vantaggio di evitare disastri ambientali presenti e futuri?

In questa simpatica e veritiera vignetta ambientata durante un Summit sui Cambiamenti Climatici, una persona dal pubblico, che qui rappresenta la voce di coloro che non credono nelle evidenze scientifiche del cambiamento climatico di forte impronta antropica, dice: “E che succede se invece tutta questa storia è solo una grande bufala e noi creiamo un mondo migliore per nulla?”

climate summit

Come mostra infatti lo speaker nella sua presentazione al pubblico, in realtà le azioni che oggi vengono proposte dai paesi che hanno scelto di investire su uno sviluppo basato su scelte “low carbon” sono decisamente azioni che hanno un valore sociale, economico ed ambientale ben più ampio delle riduzioni di emissioni o mitigazione che propongono.

Le politiche di mitigazione infatti porterebbero comunque numerosi altri vantaggi (co-effects): il miglioramento della qualità dell’aria ed una riduzione dell’inquinamento atmosferico e dei sui impatti sulla salute umana e sugli ecosistemi, una maggiore sicurezza energetica che potrebbe anche arrivare nella visione più ottimistica all’indipendenza energetica (energy diversity), investimento sull’innovazione tecnologica e ricerca, una riduzione dei costi energetici, nuove opportunità lavorative ed un ulteriore sviluppo economico ed industriale, un netto miglioramento della salute umana associata a città meno inquinate ma anche a catene di produzione alimentare più sostenibili, valorizzazione del capitale naturale e protezione delle foreste, delle zone naturali e degli agroecosistemi, un futuro molto probabilmente migliore da consegnare nelle mani delle future generazioni (IPCC Fourth Assessment Report: Climate Change 2007, cap. 4.)

Siamo quindi sicuri che la vera domanda per decidere se seguire le politiche di sviluppo sostenibile diverse da quelle attuali sia: “cambiamento climatico si o cambiamento climatico no”? E’ veramente solo questo quello a cui siamo interessati a rispondere? E’ la risposta a questa domanda quello che farà la differenza nelle nostre scelte come cittadini e come paese?

Oggi, sabato 25 marzo alle 20.30 il WWF organizza la Earth Hour, un contributo alla lotta sui cambiamenti climatici, che ognuno può dare spegnendo la luce per un’ora. In fondo questo gesto, anche per il più convinto negazionista potrebbe anche significare indipendentemente dalle mie convinzioni sulle evidenze dei cambiamenti climatici io scelgo di prendere posizione, scelgo di credere che un futuro migliore è possibile, sicuramente migliore di quanto abbiamo oggi.

La hanno chiamata “Piccola Era Glaciale”, un periodo, che copre i secoli XV-XIX, caratterizzato da temperature particolarmente basse (Nell'immagine i Thames Frost Fair in un dipinto di Thomas Wyke). Un pool di scienziati australiani ed inglesi, coordinati da un ricercatore del Dipartimento di Matematica e Fisica della Seconda Università di Napoli, Mauro Rubino, ha recentemente ottenuto risultati innovativi nello studio dei cambiamenti climatici passati, risultati che sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista internazionale "Nature Geoscience". Gli scienziati hanno scoperto che il riscaldamento globale sta causando una diminuzione della capacità di piante e suoli di assorbire anidride carbonica.

La “Piccola Era Glaciale” risulta essere un periodo molto importante dal punto di vista climatico proprio perché, accanto alla riduzione della temperatura globale, ha registrato anche un significativo abbassamento della concentrazione atmosferica del principale dei gas ad effetto serra: l'anidride carbonica (CO2). I risultati hanno dimostrato che la diminuizione di temperatura causò un abbassamento dell'emissione di CO2 dai suoli e, di conseguenza, una riduzione della concentrazione di CO2 atmosferica. Questo processo è simile, ma opposto in segno, a quello che sta succedendo al giorno d'oggi: la terra si riscalda perché la concentrazione di CO2 aumenta.

Nel loro studio, i ricercatori hanno campionato dei campioni di ghiaccio in Antartide ed hanno estratto l'aria rimasta intrappolata nelle bolle del ghiaccio. La composizione chimica delle bolle d'aria rappresenta fedelmente quella dell'atmosfera delle epoche storiche del passato. Quanto più profonda è la campionatura tanto più indietro nel tempo è possibile andare.
La scoperta ha permesso di quantificare la relazione che intercorre tra variazioni di temperatura e variazioni di concentrazione di CO2 atmosferica durante la Piccola Era Glaciale. I risultati, pubblicati sulla rivista internazionale "Nature Geoscience", verranno utilizzati per calibrare i modelli matematici che effettuano previsioni dell'aumento di temperatura futura ed avranno un'influenza notevole sugli studi nel settore della relazione tra cambiamenti climatici e ciclo del carbonio.
“I nostri risultati hanno implicazioni importanti anche sulla capacità di prevedere il futuro aumento di temperatura – spiega Mauro Rubino – Infatti, la Piccola Era Glaciale può essere studiata per fare previsioni più accurate sul futuro”.

L’ultima conferenza degli Stati sui cambiamenti climatici, la cosiddetta COP21, tenutasi recentemente a Parigi, ha stabilito come obiettivo-limite che la temperatura non aumenti più di 2 °C entro il 2100. Per raggiungere questo obiettivo, gli stati dovranno ridurre le proprie emissioni di CO2. Il miglioramento dei modelli matematici in grado di effettuare previsioni sull'aumento futuro della temperatura e della concentrazione di CO2 consentirà un'accurata ripartizione delle quote di emissione di CO2 da parte dei singoli stati.

 

Professionisti che sappiano gestire le tecnologie di realtà virtuale e aumentata. Nasce all’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli il master interdisciplinare di I livello in “Applicazioni di Realtà Virtuale – Corpo, mente e ambienti in simulazioni human-centered”, promosso dai Dipartimenti di Psicologia, Architettura e Disegno Industriale, Ingegneria Industriale e dell’Informazione, Lettere e Beni Culturali, che formerà esperti con competenze specifiche di sviluppo multidisciplinari in grado di intervenire in vari contesti.

Sono i gas, e non il magma, la causa del sollevamento del suolo ai Campi Flegrei. Una ricerca di un team di geochimici italiani, coordinato dalla Seconda Università degli Studi di Napoli, sovverte gli studi effettuati fino ad oggi sulle cause del bradisismo che ha portato, negli ultimi nove anni, ad un sollevamento del suolo di ben 38 cm, dimostrando come esso sia dovuto ai gas profondi, e non ad un accumulo di magma. Questo lavoro è stato recentemente presentato alla conferenza mondiale “Goldschmidt” a Yokohama (Giappone), il 30 giugno 2016”.
I Campi Flegrei, siti dall’altro lato della Baia di Napoli e dal celebre Vesuvio, sono uno dei più pericolosi vulcani della Terra. In passato sono stati capaci di generare un’eruzione con indice di esplosività (VEI) pari a 7, quindi maggiore della famosa eruzione del Krakatoa del 1883. Tuttavia, questo fu 40.000 anni orsono. L’ultima eruzione, VEI 2, si ebbe nel 1538 DC.
“Tutti accettano l’evidenza geochimica che l’attività corrente ha cause diverse da quelle del 1982-84 – ha commentato il coordinatore della ricerca, Roberto Moretti della Seconda Università degli Studi di Napoli -  Molti geochimici stanno recentemente mostrando che il sollevamento del 1982-84 fu causato da attività idrotermale e che la attività corrente è causata dal magma, ma noi pensiamo che sia esattamente l’opposto. Abbiamo controllato i dati geochimici presi da più di 30 anni e la nostra interpretazione – basta sui gas rilasciati e altri segnali fisici- sembra essere consistente con una attività attuale di tipo idrotermale, benché supportata da gas magmatici profondi, piuttosto che dovuta alla migrazione di magma o suo accumulo con crescita di una relativamente poco profonda (a 3-4 km) camera magmatica. Crediamo invece che quest’ultima dinamica magmatica abbia caratterizzato l’episodio del 1982-84”.

A causa della instabilità geologica dell’area, il suolo in alcuni siti di questo campo vulcanico può salire e scendere anche di parecchi metri nell’arco di pochi anni. Questo fenomeno è noto come Bradisismo. Negli ultimi anni, il suolo ha cominciato a risollevarsi, fino a raggiungere, dal 2005 ad oggi, 38 cm di sollevamento. Molti sono preoccupati che questo nuovo fenomeno possa presagire una nuova eruzione.
 “Queste potrebbero essere buone notizie solo apparentemente, almeno per ora – spiega ancora Moretti - Un’attività in cui il magma si muove verso l’alto tende ad essere associata infatti con un aumento della probabilità di eruzione. Tuttavia,il passaggio da attività idrotermale ad attività magmatica può avere luogo in qualsiasi momento, perciò non stiamo assolutamente dicendo che tutto “va bene” sotto i Campi Flegrei. I campi Flegrei sono pur sempre un sistema molto “volubile”. Ciò dimostra la difficoltà nell’interpretare i dati, pure se provenienti da una delle aree vulcaniche meglio studiate al mondo. Riconciliare tutti i dati è un obiettivo principale, malgrado i nostri sforzi. Il pervenire ad unica e coerente interpretazione richiederebbe probabilmente l’accesso “diretto” alle informazioni geochimiche, geofisiche e geologiche del sottosuolo delle aree di interesse. Tuttavia, si dibatte molto dell’opportunità di eseguire perforazioni profonde in un area così “volubile” per ovvie ragioni di sicurezza”.
L’ultimo serio episodio di cosiddetto “unrest” nell’area si ebbe nel 1982-84, periodo nel quale il suolo registrò un sollevamento di 1,8 m. Molti scienziati pensano che il movimento in tale periodo fosse causato da un’attività mista magmatico-idrotermale. D’altro canto, attualmente, vi è un consenso che l’attività recente sia causata da magma in movimento, che si accumula sotto i Campi Flegrei, cosa che condurrebbe ad un alto rischio eruttivo. Ora, un gruppo di geochimici della Seconda Università di Napoli e dell’Osservatorio Vesuviano, pensano che il consenso si sia consolidato esattamente nella maniera opposta a quanto dovrebbe essere.
 “Interpretare le cause del sollevamento del suolo di vulcani non quiescenti è ancora un annoso problema per i vulcanologi –conclude Jon Blundy, dell’Università di Bristol -  Sia gas caldi (vapore) che magma sono cause possibili, ma con implicazioni piuttosto diverse per la futura attività eruttiva. Moretti e co-autori mostrano ragioni convincenti per il ruolo dei gas, piuttosto del magma, come causa dell’ultimo episodio di sollevamento ai Campi Flegrei. Il loro metodo potrebbe anche essere adottato ad altri vulcani dove si ha evidenza di sollevamento del suolo.
Fonte: eurekalert.org

Un'app della Sun anche per i docenti e una nuova versione con maggiori funzionalità per gli studenti. L'Ateneo arriva anche sugli smartphone dei prof, fornendo loro uno strumento per colloquiare più rapidamente con gli studenti.

In particolare i docenti, scaricando la App SUN, potranno:
- inviare messaggi testuali sulla “bacheca” dell’App studenti, con notifica;
- utilizzare i gruppi automaticamente creati dal sistema (ad esempio, il gruppo di tutti gli studenti prenotati ad un appello o il gruppo di tutti gli studenti che hanno in piano un'attività didattica del docente);
- creare nuovi gruppi mediante l'inserimento multiplo di matricole.
Un sistema innovativo che punta ad avvicinare sempre più i professori ai loro studenti, consentendo un rapporto diretto che vada anche "oltre" la cattedra.


Per i ragazzi, invece, arriva la nuova versione della app SUNMobile, con una veste grafica rinnovata. Direttamente sullo smartphone gli studenti della Sun avranno accesso alle seguenti nuove funzioni:
- ESAMI DA SOSTENERE (così come risultano nel proprio piano di studi su ESSE3);
- EMAIL (collegata direttamente al nuovo sistema di posta elettronica in cloud Microsoft);
- LUOGHI (con navigazione sia verso le sedi istituzionali dell'Ateneo che verso le location di eventi);
- MESSAGGI (lo studente riceve, con notifica, i messaggi dei docenti, potendo rispondere immediatamente a mezzo mail qualora il docente lo consenta).

Entrambe le app, sviluppate dall'Ufficio Sistemi e Servizi Informatizzati, sono accessibili anche da PC e MAC. Gli studenti non dovranno effettuare alcun aggiornamento di SUNMobile, in quanto all'apertura dell'app si attiverà automaticamente la nuova versione.

Per gli studenti: scarica l'app cliccando sui link Google Play Store (Android) e Apple App Store (iOS)

Per i docenti: scarica l'app cliccando sui link Google Play Store (Android) e Apple App Store (iOS)

 

Napoli, al via una nuova alleanza tra Seconda  Università di Napoli e GSK per la ricerca del futuro

-    L’iniziativa Discovery Partnerships with Academia (DPAc) di GSK diventa un nuovo motore per lo sviluppo della ricerca medica nel capoluogo campano.
-    Dalle intuizioni dei ricercatori napoletani la traccia per lo sviluppo dei farmaci del futuro, che potranno essere sviluppati in costante rapporto con gli scienziati dell’azienda farmaceutica, prima in Italia per presenza industriale.
-    Dopo il primo incontro pubblico di oggi, a novembre la “chiamata” per i ricercatori più innovativi.

L’innovazione nasce dalle idee. Potrebbe essere questo il motto dell’accordo che vede “alleate” per la ricerca la Seconda Università di Napoli e GSK, il principale gruppo farmaceutico in Italia per presenza industriale e numero di occupati. L’iniziativa, presentata l'8 luglio, rappresenta il calcio d’inizio di una collaborazione che si annuncia fruttuosa e che potrebbe portare allo sviluppo di nuovi farmaci sulla base dell’intuizione dei ricercatori partenopei e si inserisce nell’ambito del percorso di condivisione che GSK porta avanti con le università, i centri ospedalieri e le charities di tutto il mondo per lo sviluppo di una ricerca collaborativa che si pone come modello ottimale per lo sviluppo rapido di nuovi principi attivi e per lo studio di meccanismi d’azione originali.

“La parternship tra Università e ricerca in campo farmacologico – dice Giuseppe Paolisso, Rettore della Seconda Università - rappresenta un’utile opportunità per i nostri ricercatori e per consentire lo sviluppo di nuovi farmaci, che al li da di quelli che possono i naturali interessi di una grande azienda come GSK, possono rappresentare la soluzione di importanti problemi di salute per tanti pazienti . L’alleanza tra Università e Azienda  rappresenta il futuro delle università ed il presente delle Aziende nell’ambito dl progresso del Sistema Italia”.
 
GSK oggi in Italia fattura 1,6 miliardi di euro: è presente nel nostro Paese a Siena del 1904 e a Verona dal 1932 ed ha tre siti produttivi oltre ad un centro ricerche per i vaccini a Siena che dà lavoro a quasi 600 scienziati.

GSK è inoltre impegnata in numerose attività di ricerca collaborativa con il mondo universitario e i principali centri di ricerca pubblici e privati.
Il Discovery Partnership with Academia (DPAc) (http://www.dpac.gsk.com) rientra in questa tipologia di ricerca collaborativa ed è un programma internazionale di GSK per la scoperta precoce di farmaci lanciato nel 2010 con l’obiettivo di integrare in maniera ottimale la creatività, la profonda conoscenza delle basi biologiche delle malattie e la capacità scientifica dell’università con le risorse e l’esperienza dell’industria farmaceutica nello sviluppo dei medicinali, in modo da ottimizzare il passaggio dalla ricerca alla disponibilità dei nuovi farmaci per i pazienti.

“Abbiamo scelto di puntare sulla “Open Innovation”: le grandi sfide possono essere vinte condividendo informazioni e competenze con l’accademia, gli ospedali più avanzati, le charities e per questo oggi GSK sostiene in Italia circa 25 studi condotti in 400 centri pubblici universitari e non, oltre a 180 studi clinici che ci vedono collaborare direttamente con più di 1600 centri nel nostro Paese  – afferma Massimilano Di Domenico, Direttore Affari Istituzionali e Comunicazione di GSK. La dimostrazione pratica di questo approccio viene dalla messa a punto della prima terapia genica al mondo per l’Ada-Scid (una rara malattia infantile che rende i bambini estremamente sensibili anche alle infezioni più banali, tanto da costringerli a vivere in una bolla) che nei giorni scorsi è stata autorizzata in Europa e in Italia e che nasce dalla collaborazione tra Fondazione Telethon, Ospedale San Raffaele di Milano e GSK”.
La sfida per la ricerca è lanciata: chissà che proprio dall’Università di Napoli non nascano i semi di una nuova speranza per vincere altre malattie e aiutare tante persone in cerca di una cura per la loro patologia.

Arriva l’auto del futuro. Compatta, smart ed eco-compatibile è il primo prodotto automobilistico Sun in ambito di transportation design, la nuova microcar.
La microcar è il risultato della ricerca svolta nell’ambito del Programma Regionale per lo sviluppo delle filiere manifatturiere strategiche in Campania e condotta, per la parte di sviluppo del concept della vettura dal Dipartimento di Ingegneria Civile, Design, Edilizia, Ambiente (DICDEA) con il coordinamento scientifico di Patrizia Ranzo e Rosanna Veneziano, ed è stata presentata ufficialmente presso il padiglione Quarta Rivoluzione industriale, nell’ambito della XXX edizione di Futuro Remoto.
La smart microcar è un veicolo elettrico connotato da innovativi concetti ed applicazioni sperimentate all’interno del gruppo di lavoro costituito dalla sinergica collaborazione tra Dipartimenti ed Aziende di settore.

La microcar è un prodotto eco-sostenibile ed è un progetto interessante perchè è una macchina elettrica estremamente sicura, totalmente riciclabile – afferma Patrizia Ranzo, docente di Disegno Industriale alla Sun -  e può essere tranquillamente utilizzata per gli spostamenti in quanto mantiene in maniera continuativa una certa velocità. Le minicar sono pensate ed immesse sul mercato soprattutto per i giovani che desiderano muoversi in città in maniera agevole e rapida. Partendo dal fatto che sulle minivetture del genere avvengono molti incidenti ed il grado di sicurezza è molto basso, abbiamo ideato un prodotto che possa offrire, al contrario, un grado di sicurezza elevato. La nuova smart microcar ha lo stesso grado di sicurezza di un'autovettura normale pur essendo omologata come quadriciclo per la Comunità Europea".

Il Dipartimento DICDEA, attraverso l’unità di ricerca di design, ha nel tempo maturato importanti esperienze di ricerca e sperimentazione nel settore della mobilità sostenibile, creando una vera e propria filiera di ricerca nel settore del car design, con l’organizzazione di diversi Workshop specialistici e con l’attivazione di uno specifico corso di Automotive Design.

“Il progetto nasce dall’intento sinergico di coniugare il design e lo stile con aspetti ingegneristici di grandissimo livello per un quadriciclo – afferma Francesco Fittipaldi, docente Sun al Corso (Workshop) di Automotive Design –  e lo sforzo che è stato fatto ha dato vita a un progetto di insieme modulare, polifunzionale e versatile”.
Il veicolo è stato realizzato con la collaborazione di un’importante società di progettazione internazionale, la BLUE Engineering, che si è occupata della progettazione, verifica, produzione e testing del veicolo. Nella sede campana di BLUE di Pomigliano d’Arco sono state realizzate tutte le più innovative attività di progettazione e sperimentazione nell’ambito della ingegneria dell’autoveicolo. “L'esperienza di BLUE si è tramutata in concetti di grande sicurezza applicati alla vettura per dare un prodotto totalmente innovativo – afferma Filippo Defina, Application Engineer CAE Department Blue Engineering -.  Normalmente le microcar sono concepite come vetture molto fragili per loro stessa costruzione e struttura, invece questa microcar ha un sistema di sicurezza che garantisce maggiore sicurezza all'impatto. L’idea è che la microcar non dev'essere più un gioco, ma un prodotto sicuro alla portata delle famiglie. Attualmente non esiste sul mercato un prodotto con queste stesse caratteristiche in tutto il mondo”.
Il progetto si è ulteriormente rafforzato attraverso la collaborazione di altri importanti partner di progetto come il Dipartimento di Ingegneria chimica, dei Materiali e della Produzione industriale, della Federico II di Napoli, l’unità di ricerca CNR – IPCB composta da G. Gentile, G. Cesaro, M.E. Errico, M. Cocca, M. Avella. Da sottolineare la partecipazione al progetto del designer, in ambito automotive, Francesco Fittipaldi, Phd, che ha al suo attivo numerosi progetti, italiani ed internazionali con prestigiose aziende del settore.

Hanno collaborato al progetto Gabriella Del Core, Adele Impinto, Fabio Mauro, Rossella Ragosta, Martina Venturelli, studenti del corso di Automotive design nell’ambito del CdL magistrale in Design per l’Innovazione, insieme con Stefano Borrelli in qualità di collaboratore del corso e Luigi Indaco, entrambi dottori presso la Sun.
“Durante il corso di Automotive design svolto con il professore Fittipaldi ci siamo occupati di sviluppare il restyling della plancia della minicar – affermano gli studenti designer –.  Siamo partiti dall'analisi del cruscotto analizzando le esigenze e le caratteristiche principali funzionali dello stesso per inserirlo adeguatamente nel contesto macchina. Nel progettare un cruscotto di design ci siamo ispirati ad una serie di parole chiavi quali praticità, innovazione, digitalizzazione, funzionalità, ergonomia.

L’obiettivo del progetto Microcar si inserisce nell’ambito della Ricerca Industriale e Sviluppo Sperimentale e si è concretizzato nella realizzazione di un prototipo funzionante in scala reale di un autoveicolo per il trasporto passeggeri in ambito urbano ad elevata efficienza e basso impatto ambientale. I principali risultati raggiunti sono da riferirsi all’implementazione e sperimentazione di contenuti innovativi e tecnologie abilitanti  e nello specifico: design innovativo, soluzioni funzionali inedite, impiego di nuovi materiali e processi, impiego di nuove fonti energetiche, trazione elettrica.

 

Il veicolo di progetto è stato sviluppato nel Progetto di Ricerca “MICROCAR ECOCOMPATIBILE” CAMPANIA FESR 2007 – 2013 Azione A: Sviluppo innovativo della filiera automotive campana, per un valore complessivo di circa 2M€.
Unità di ricerca DICDEA: S. Cozzolino, F. Fittipaldi, F. La Rocca, C. Langella, R. Liberti, L. Mollo, D. Piscitelli, P.Ranzo, M.A.Sbordone, R. Valente, R. Veneziano, C. Scarpitti, S. Borrelli.
Blue engineering srl: A. Amodei, F. Defina, P. Mozzillo, V. D’Oriano
Dipartimento di Ingegneria chimica, dei Materiali e della Produzione industriale, Università degli studi di Napoli Federico II , unità di ricerca:  prof.ri M. Migliaccio , M. Cardone.
CNR – IPCB, unità di ricerca:  G. Gentile, G. Cesaro, M.E. Errico, M. Cocca, M. Avella

Ottimizzare l’uso dell’energia con un semplice smartphone o con un tablet, aumentando l’autoconsumo, attraverso la collaborazione tra vicini di casa.

Da Costanza (Germania) alla provincia di Caserta per un progetto pilota alternative sulla Smart Energy. La Seconda Università degli Studi di Napoli partecipa al Progetto CoSSMic finanziato dalla Commissione Europea nell'ambito della Call SMART-CITIES del Settimo Programma Quadro per l'Information and Communication Technology.

Il progetto intende sviluppare un sistema ICT innovativo ed autonomico per coordinare ed ottimizzare l’utilizzo, l’immagazzinamento e lo scambio di energia solare nei vicinati.

Sono Pasquale Cavaliere, Veronica Andreozzi e Roberto Baldascino della Seconda Università degli Studi di Napoli i vincitori della più importante competizione tra studenti universitari in Italia, il Premio Marketing per l'Università, con il progetto WeAreFOX. Record di progetti presentati per la XXVIII edizione del premio patrocinata da Fox Networks Group Italy in collaborazione con Sky Italia.
Con 585 elaborati, questa XXVIII edizione ha registrato il record di sempre in termini di progetti presentati. Sono inoltre 1500 gli studenti di 29 università pubbliche e private italiane che hanno partecipato all’edizione 2016, mettendosi alla prova per la prima volta su un caso di studio legato al mondo televisivo.

La sfida è stata lavorare all’ideazione e al lancio, su più piattaforme distributive, di un nuovo brand televisivo Fox, con un’offerta di contenuti diversificata e attrattiva, non solo per i pubblici attuali ma anche per nuovi futuri target.

I progetti sono stati valutati dalla giuria composta da, Carlo Alberto Pratesi, Presidente del Premio Marketing e docente dell’Università Roma Tre, Gennaro Iasevoli, Università LUMSA di Roma, Enrico Bonetti, Seconda Università di Napoli, Alessandro Militi, Fox Networks Group Italy, Pietro Maranzana, Chief Commercial Officer di Sky.

Nato nel 1988, il Premio ha l’obiettivo di valorizzare i giovani talenti, stimolare i processi di apprendimento attraverso lo studio di casi aziendali, il confronto con problematiche di mercato attuali e lo sviluppo in gruppo di strategie e progetti concreti. Nel corso di questi 28 anni il Premio Marketing ha coinvolto oltre 300mila studenti di 50 Università pubbliche e private di tutta Italia contribuendo alla formazione e alla crescita di molti giovani manager.

“Sin dal suo arrivo in Italia nel 2003, con i suoi canali tv in esclusiva su Sky, il gruppo Fox si è distinto per un business model innovativo per il sistema televisivo italiano, che pone il marketing sullo stesso piano della programmazione e focalizza la strategia competitiva sui brand.” dichiara Alessandro Militi, Vice President Marketing and Sales di Fox Networks Group Italy, “Per questo motivo ci è apparso naturale sostenere il Premio Marketing e diventarne sponsor. Iniziative come questa rappresentano un punto di incontro fondamentale tra il mondo universitario e quello delle aziende. Un incontro in cui gli studenti possono cogliere opportunità formative e professionali e le aziende riescono ad avere una visione del mondo e del mercato più dinamica e proiettata verso il futuro. Un’occasione di reciproco stimolo creativo. E’ importante per il futuro del mercato del lavoro italiano, tutte le aziende dovrebbero aprirsi a esperienze del genere per restituire in formazione quello che il mercato gli dà”.

"Mai come oggi le aziende hanno bisogno di laureati che oltre alle competenze accademiche di base, abbiano già avuto modo di dimostrare capacità di lavoro in team e buone attitudini nel trasferire la teoria manageriale in pratica” afferma Carlo Alberto Pratesi, Presidente del Premio. “In questa ottica, il Premio Marketing per l'Università da quasi trent'anni è all'avanguardia".

FOX NETWORKS GROUP ITALY
Parte di 21st Century Fox, Fox Networks Group Italy ha come principale missione lo sviluppo di canali televisivi tematici nel cui palinsesto trovano spazio i migliori prodotti televisivi internazionali cosi come produzioni originali. Il gruppo propone al pubblico italiano 10 canali televisivi satellitari distribuiti in esclusiva da Sky Italia: Fox Sports, FOX, FoxLife, FoxCrime, Fox Comedy, Fox Animation, National Geographic Channel, Nat Geo People, Nat Geo Wild, Baby Tv.

LA SOCIETA’ ITALIANA MARKETING
La Società Italiana Marketing (SIM) vuole svolgere una funzione d’innovazione e consolidamento culturale nel marketing, connettendo il mondo accademico con quello delle imprese. Presieduta dal professor Alberto Mattiacci, la SIM opera sul mondo universitario di riferimento accrescendo costantemente la qualità della produzione scientifica e culturale italiana di marketing e, tramite la sua diffusione, mira ad aumentare il potenziale di mercato delle imprese. Ciò si realizza creando luoghi, strumenti e occasioni d’incontro, riflessione ed elaborazione per far progredire il patrimonio delle conoscenze, elaborare linguaggi e modi di pensare comuni, e quindi giungere a una costruzione teorica del marketing più vicina al pensiero italiano e anche al modo di fare marketing nelle imprese nostrane.

SKY ITALIA
Sky Italia è la prima media company in Italia. Fa parte del gruppo Sky plc, leader dell’intrattenimento in Europa con 21 milioni di abbonati in 5 paesi: Italia, Germania, Austria, Regno Unito e Irlanda. Nata nel 2003, Sky Italia opera su diverse piattaforme trasmissive con modelli di business differenti e ha una base abbonati di 4.7 milioni di famiglie al 31 dicembre 2015. L’offerta pay, core business dell’azienda, è disponibile via satellite e sulle reti broadband e ultrabroadband di Telecom Italia e propone in abbonamento la migliore esperienza di visione – grazie a My Sky HD, a Sky On Demand e a Sky Go - e i contenuti più esclusivi: dalle produzioni originali Sky, al meglio di cinema, sport, news, intrattenimento, serie tv e programmi per bambini. Ben 150 canali tematici e pay per view, di cui oltre 60 in HD e uno interamente in 3D. Il servizio Sky Online offre invece in streaming, su Sky Online Tv Box e sui principali device connessi a Internet, una selezione di contenuti di cinema, intrattenimento e sport della piattaforma. Sky è anche presente sul digitale terrestre free con tre canali: TV8, Cielo, Sky TG24. Amministratore Delegato di Sky Italia è Andrea Zappia.

 

Energia pulita con il calcolo scientifico. Questo l'obiettivo del progetto europeo Energy oriented Centre of Excellence – EoCoE, con il quale si studiano i risvolti pratici delle potenzialità offerte dai supercomputer per promuovere e accelerare l'utilizzo affidabile di energia a bassa emissione di inquinanti in Europa. Al progetto partecipa il Dipartimento di Matematica e Fisica della Sun. nell'ambito delle attività di Matematica Applicata e Calcolo Scientifico ad Alte Prestazioni per le applicazioni del settore energetico.