Nuove ipotesi sui fenomeni all’origine del bradisisma dei Campi Flegrei. La ricerca di un team di ricercatori Università della Campania “Luigi Vanvitelli” e INGV. Lo studio è stato pubblicato su Geochemistry, Geophysics, Geosystems.
Sono i gas, e non il magma, la causa del sollevamento del suolo ai Campi Flegrei. Una ricerca di un team di geochimici italiani, coordinata dall’Università della Campania Luigi Vanvitelli, sovverte gli studi effettuati fino ad oggi sulle cause del bradisismo che ha portato, negli ultimi nove anni, ad un sollevamento del suolo di ben 38 cm, dimostrando come esso sia dovuto ai gas profondi, e non ad un accumulo di magma.
“Le analisi dei gas fumarolici- spiega Roberto Moretti, docente dell’Università Luigi Vanvitelli - indicano come tra il 1982 ed il 1984, in corrispondenza della crisi bradisismica più imponente dall’eruzione del 1538 ad oggi, il magma che presumibilmente risiede a 7-8 km di profondità è risalito fino a 3-4 km. Dalla fine del 1984, il fenomeno di risalita magmatica è terminato, e il suolo ha iniziato ad abbassarsi in una nuova fase che è durata circa 20 anni. Durante questo tempo, il magma superficiale, depositato in forma di lamina sottile, si sarebbe pressoché solidificato. Da allora, i fluidi fumarolici si sarebbero arricchiti di gas tipici del magma più profondo, come l’anidride carbonica, producendo le variazioni geochimiche, registrate in questi ultimi 20 anni.”
Prima di questo nuovo modello, le stesse erano state interpretate come segnali di recenti intrusioni magmatiche.
“Questo ovviamente non esclude che cambiamenti del sistema possano intervenire in ogni momento – continua Moretti - e non deve assolutamente portare ad un abbassamento del livello di attenzione, che deve essere sempre il più elevato possibile”.
Le variazioni, osservate in questi due decenni, insieme al lieve ma costante sollevamento del suolo, mostrano, secondo lo studio, il ripristinarsi delle condizioni geochimiche del magma profondo che raggiungono, in assenza di nuove perturbazioni, una condizione stazionaria e quindi costante.
“Questa nuova interpretazione – spiega Giuseppe De Natale, ricercatore dell’INGV - ha il vantaggio di spiegare, per la prima volta, in maniera semplice ed efficace non solo i dati geochimici, ma anche quelli geofisici (movimenti del suolo e terremoti), in contraddizione con le recenti ipotesi che spiegavano i fenomeni attuali come dovuti a nuove intrusioni magmatiche in serbatoi a bassa profondità”.
Il nuovo approccio, aggiunge De Natale, “costituirà verosimilmente un nuovo riferimento nell’interpretazione dei dati geochimici di tutte le aree vulcaniche, e in particolare delle caldere di collasso simili ai Campi Flegrei”.
La ricerca, di carattere esclusivamente scientifico, è priva di alcun profilo in merito agli aspetti di protezione civile. Si ricorda infatti che dal dicembre 2012 i Campi Flegrei – che vengono costantemente monitorati da INGV – sono al livello di allerta “giallo” (attenzione).