Una nuova terapia per combattere la sindrome Fanconi Bickel. La speranza arriva dallo studio appena pubblicato sulla prestigiosa rivista Science Translational Medicine, realizzato dal gruppo di ricerca del Laboratorio di Nefrologia Traslazionale di Biogem e Università Vanvitelli guidato da Francesco Trepiccione, e riguarda una malattia ultra-rara, nota anche come Glicogenosi 11.

La nuova terapia, basata sulla somministrazione di un farmaco già in uso per il diabete mellito, è il frutto di un lavoro di sperimentazione realizzato nei laboratori di Biogem e offre nuove prospettive per i pazienti che sono esposti, nelle prime fasi della vita, a una disfunzione renale e ad un alto rischio di ipoglicemia severa e poi a problemi di accrescimento osseo e complicanze elettrolitiche, quali acidosi metabolica e ipopotassiemia.

‘’Un modello di questa malattia – spiega il professore Trepiccione - è stato generato nei topolini dello stabulario di Biogem e si è notato che in alcune cellule del rene, chiamate del tubulo prossimale, il glucosio, normalmente riassorbito, viene intrappolato e convertito in glicogeno, che, accumulandosi, mima l’effetto di una grossa spugna all’interno della cellula, rigonfiandola e alterandone severamente molte funzioni’’.

‘’Dopo aver capito, anche grazie a sofisticate apparecchiature in dotazione a Biogem (come la microscopia multifotoni), perché il rene si ammala – rivela Trepiccione - abbiamo avuto l’intuizione di preservare queste cellule, somministrando un farmaco, già in uso per il diabete mellito, che riduce la loro capacità di riassorbire ulteriore glucosio e quindi di intossicarsi (gluco-tossicità). I risultati ottenuti sono stati così promettenti che abbiamo traslato la nostra ricerca applicandola ad un paziente affetto dalla sindrome di Fanconi-Bickel e seguito nell’ambulatorio di tubulopatie rare del Policlinico Vanvitelli’’.

‘’Dopo tre mesi di trattamento – conclude il ricercatore della Vanvitelli - abbiamo osservato il miglioramento di alcuni indici e soprattutto l’assenza di eventi avversi che ne sconsigliassero l’utilizzo. Migliorava in particolar modo la fosforemia, fino a livelli difficilmente raggiunti con la terapia elettrolitica suppletiva del paziente. Ancora una volta le attività di ricerca frutto della collaborazione Biogem-Vanvitelli, si pongono al fianco di pazienti certamente ‘rari’, ma da oggi, probabilmente, un po' meno soli’’.

 

È stato presentato il 20 aprile presso l’Università di Milano-Bicocca l’Hub delle Tecnologie avanzate per la Medicina. 

La collaborazione che coinvolge 23 enti, tra cui l'Ateneo Vanvitelli, e di cui è ente promotore l’Università Milano - Bicocca, porta il nome di ANTHEM (AdvaNced Technologies for HumancentrEd Medicine) e permetterà di realizzare dispositivi e strumenti digitali per la raccolta dati a supporto di soluzioni di medicina di prossimità, sviluppare strumenti di monitoraggio e valutazione dei fattori ambientali, di stile di vita e patologici nelle popolazioni fragili e croniche e implementare metodologie di terapia oncologica per quei tumori che non possono essere trattati con approcci convenzionali,.

Colmare, con l’ausilio di tecnologie e percorsi multidisciplinari e innovativi, il divario esistente nell’assistenza sanitaria dei pazienti fragili e cronici all’interno di specifici territori caratterizzati da patologie orfane di terapie specifiche. È questo l’obiettivo principale che il progetto si prefigge di raggiungere nei prossimi quattro anni grazie alla partnership con 9 università, enti di ricerca e di assistenza sanitaria pubblici e privati e a un investimento complessivo di oltre 123 milioni di euro, finanziato dal Piano complementare al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)

L’investimento andrà a finanziare attività di ricerca e di trasferimento tecnologico e di conoscenze, in ambito sanitario e assistenziale. In tutto verranno coinvolti, intorno a 28 progetti, oltre 200 ricercatori appartenenti a 10 tra Università ed Enti di ricerca, 8 tra Strutture sanitarie, sociosanitarie e di ricerca medica e 5 tra Imprese ed Enti privati. È previsto un reclutamento di 80 tra ricercatori e tecnologi e di 65 dottori di ricerca.

Le attività progettuali saranno coordinate, gestite e monitorate dalla Fondazione Anthem, con sede a Milano. ANTHEM opererà in profonda sinergia con l’ecosistema economico e industriale, le amministrazioni locali e la società civile in ambito di innovazione sanitaria e assistenziale sia a livello locale sia a livello nazionale. Gli ambiti di intervento del progetto sono quattro, ognuno coordinato da un ateneo: tecnologie e gestione di dati per la diagnostica e la cura (Università di Bergamo); ambienti smart e sensori innovativi per la medicina di prossimità (Università di Milano-Bicocca); ricerca di fattori di rischio e strumenti per il monitoraggio dei pazienti cronici (Politecnico di Milano); soluzioni terapeutiche innovative per patologie orfane (Università di Catania).

Il progetto agirà su contesti territoriali e sistemi sanitari specifici e rappresentativi della diversità del Paese in termini di organizzazione, tecnologia, densità di popolazione, presenza di ospedali e di strutture di prossimità, facilità di accesso, efficienza diagnostica e terapeutica, uso delle tecnologie digitali. Saranno coinvolte cinque regioni (Lombardia, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia), le comunità montane, come la Val Seriana e la Val Brembana in provincia di Bergamo, e le comunità metropolitane e distrettuali (Milano, Monza e Brianza, Napoli, Taranto, Bari, Lecce).

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Parkinson e arteterapia, alla Vanvitelli la Giornata nazionale Parkinson si trascorre al Museo Gallerie d’Italia – Napoli Fondazione IntesaSan Paolo e Civita Mostre e Musei, per un incontro divulgativo per pazienti e familiari, dove verranno analizzati e rivisti i risultati di laboratori di arteterapia che si sono svolti a cadenza mensile nel corso dell’anno presso il Museo in collaborazione con l’associazione con Parkinson Parthenope.

Questo perché “La letteratura scientifica sul tema negli ultimi anni dimostra che, accanto al protocollo tradizionale farmacologico e riabilitativo – spiega Alessandro Tessitore, docente in Neurologia alla Vanvitelli – esistono una serie di attività complementari ludico terapeutiche molto utili, come l’arteterapia effettuata dai nostri pazienti durante quest’anno,  che si rivelano particolarmente efficaci nel contrastare l’evoluzione dei sintomi della malattia e lo stigma che deriva dal ricevere la diagnosi di una patologia neurodegenerativa come quella del Parkinson, sicuramente invalidante”.

Mettere in connessione arte e pazienti è un ottimo modo per favorire il dialogo, migliorare la propria condizione psichica e la qualità della vita, anche se da ammalato.

Si potrà accedere ai laboratori presso Gallerie d’Italia, in via Toledo 177, Napoli sabato 25 novembre dalle 9.15

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IMG 2083Marco Romano, Primario della UOC di Epatogastroenterologia e Professore Ordinario di Malattie dell’Apparato Digerente dell'Ateneo Vanvitelli, è stato designato dalla Società Italiana di Gastroenterologia (SIGE) come coordinatore per la stesura delle linee guida sul trattamento dell’infezione da Helicobacter (H.) pylori in Italia.

Queste linee guida sono state stilate con il metodo GRADE dalla SIGE in collaborazione la Società Italiana di Endoscopia Digestiva (SIED) e sono state pubblicate sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità ed autorizzate all’uso in tutto il territorio italiano (Sistema Nazionale Linee Guida). L'infezione da H. pylori è particolarmente diffusa nella popolazione generale con una prevalenza variabile tra il 30 e il 50% .

L’ H. pylori è il principale agente eziologico di diverse patologie gastroduodenali, come la gastrite, la dispepsia, l'ulcera peptica, il linfoma gastrico MALT e l'adenocarcinoma dello stomaco ed inoltre è coinvolto nella patogenesi di diverse malattie extra-gastriche. È opportuno sottolineare come l’International Agency for Research on Cancer (IARC) abbia inserito l’H. pylori nel gruppo degli agenti carcinogeni di tipo 1 per il cancro dello stomaco e, pertanto, l’eradicazione dell’ H. pylori svolge un ruolo importante nella prevenzione primaria del cancro gastrico.

Vi è unanime consenso internazionale nel considerare la gastrite da H. pylori come una malattia infettiva, anche quando i pazienti non hanno sintomi ed indipendentemente dalla presenza di complicanze, come l’ulcera peptica ed il cancro gastrico. Pertanto, tutti i soggetti con infezione da H. pylori dovrebbero ricevere una terapia di eradicazione, a meno che non ci siano particolari controindicazioni. L'eradicazione dell'infezione è cruciale e sta diventando sempre più difficile da raggiungere a causa della aumentata resistenza dell’ H. pylori agli antibiotici comunemente utilizzati nella pratica clinica. Peraltro, una terapia guidata dall’ antibiogramma è scarsamente fattibile in Italia, così come nel resto del mondo, poiché i test di suscettibilità agli antibiotici condotti mediante coltura o test genetici su campioni bioptici di mucosa gastrica sono ancora scarsamente disponibili, onerosi, difficili da eseguire e necessitano dell’esecuzione della gastroscopia.

Pertanto, il trattamento dell’infezione da H. pylori nella pratica clinica è basato necessariamente su terapie prescritte empiricamente. E’ quindi molto importante adattare le raccomandazioni terapeutiche ai diversi tassi di resistenza locali agli antibiotici più comunemente utilizzati nell’eradicazione del batterio, in particolare claritromicina, metronidazolo e levofloxacina. La gestione terapeutica dei pazienti con infezione da H. pylori è in evoluzione per quanto concerne gli schemi terapeutici e la loro durata, proprio in funzione delle diverse prevalenze nazionali di ceppi batterici farmaco-resistenti. Da qui la necessità di linee guida italiane sul trattamento dell’ infezione da H. pylori.

Ad oggi non esistevano linee guida ministeriali sull’argomento e questa pubblicata con il coordinamento di Marco Romano è la prima in merito. La stesura del lavoro ha visto impegnati come membri della SIGE e della Vanvitelli Antonietta Gerarda Gravina, Ricercatore in Malattie dell’Apparato Digerente e Raffaele Pellegrino e Giovanna Palladino, medici in formazione specialistica in Malattie dell’Apparato Digerente.
Per la SIED hanno invece preso parte Rocco Maurizio Zagari, Professore Ordinario di Malattie dell’Apparato Digerente dell’ Università degli Studi di Bologna, Leonardo Henry Umberto Eusebi, Professore Associato di Malattie dell’Apparato Digerente, Università degli Studi di Bologna, Leonardo Frazzoni, Dirigente Medico, IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, Università degli Studi di Bologna e Elton Dajti, medico in formazione specialistica in Malattie dell’Apparato Digerente, Università degli Studi di Bologna.

Per maggiori informazioni: https://snlg.iss.it/wp-content/uploads/2023/01/LG-435-SIGE-Terapia-H-pylori.pdf

A cura del professor Giovambattista Capasso

Ordinario di nefrologia presso la Università Vanvitelli e Direttore Scientifico di Biogem, centro di ricerca in Biologia Molecolare e Genetica di Ariano Irpino.

Rene e cervello, quali connessioni? E' questo il tema della prima conferenza internazionale dal titolo Brain and kidney interaction, sul rapporto Rene - Cervello che si terrà a Napoli il 23 e 24 novembre.  Al convegno parteciperanno una folta schiera di eminenti studiosi appartenenti a diverse discipline mediche così come si addice quando si affronta un tema di punta del sapere medico.

I dati epidemiologici indicano un significativo aumento del numero di pazienti affetti da malattie renali croniche (MRC). Questa tendenza è evidente in tutte le fasce d'età, ma è particolarmente pronunciata tra gli anziani. La MRC è una condizione complessa e potenzialmente pericolosa per la vita che colpisce tutti gli organi, portando a alterazioni nei parametri fisiologici fondamentali, come il volume plasmatico, gli elettroliti, l'equilibrio acido-base, gli ormoni e il metabolismo proteico. Date le comorbilità associate, l'approccio terapeutico preferito prevede una strategia multidisciplinare che includa l'uso appropriato di farmaci e interventi adattati alle specifiche esigenze nutrizionali”.

Nel 30-60% dei casi di MRC avanzata, i pazienti presentano disturbi cognitivi. Queste persone spesso soffrono di vari sintomi che colpiscono sia il sistema nervoso centrale che quello periferico. Il deficit più osservato è la lieve compromissione cognitiva (MCI), caratterizzata da lesioni neurologiche e disfunzione cognitiva. È importante notare che l'MCI è già diffuso nelle fasi iniziali dell'insufficienza renale ed è significativamente più comune tra i pazienti affetti da MRC rispetto agli individui della stessa fascia d'età nella popolazione generale.

Nel campo attuale delle neuroscienze, ci sono numerose innovazioni che hanno notevolmente ampliato le nostre conoscenze, tra cui nuove tecnologie di imaging applicabili sia a modelli animali che umani. Inoltre, sono disponibili test cognitivi innovativi e gli approcci omici sono ampiamente utilizzati nella ricerca neuroscientifica.

Purtroppo, la collaborazione interdisciplinare mirata a comprendere la natura e l'origine dell'MCI-MRC è stata piuttosto limitata. Molte domande fondamentali su questa condizione sono rimaste senza risposta o, peggio ancora, sono state trascurate e non affrontate. La conseguenza grave di ciò è l'assenza di qualsiasi terapia patogenetica finora.

Pertanto, l'obiettivo primario di questa conferenza è riunire rinomati relatori internazionali provenienti da diversi campi per collaborare nel comprendere i meccanismi ed esplorare future opzioni terapeutiche per questa emergente entità clinica. Inoltre, c'è la speranza che una miglior comprensione dell'interazione tra il cervello e i reni possa migliorare la nostra comprensione di altre malattie neurologiche.

Programma

Vincono il titolo di miglior team italiano gli specializzandi di Pediatria dell’Ateneo Vanvitelli. La competizione si è tenuta a Padova nei giorni scorsi e ha visto la partecipazione di ben 35 scuole di pediatria provenienti da tutta Italia. Al termine di una serie di prove di simulazioni di rianimazione su manichini/neonati, hanno conquistato il primo posto i dottori della scuola di specializzazione dell’Università Vanvitelli, guidata da Silverio Perrotta.

La gara, la prima al mondo nel suo genere, era stata organizzata dal Dipartimento di Salute della Donna e del Bambino dell’Azienda Ospedaliera di Padova.
Il team Vanvitelli era formato dai dottori Francesco Fasolino, Alberto Maria Colasante, Antonio Paride Passaro e dalla team leader Simona Puzone del reparto di Pediatria diretto da Emanuele Miraglia del Giudice.
Le 35 squadre erano state divise in sette giorni. Le migliori otto sono passate alla seconda fase che si è svolta ad eliminazione diretta, fino ad arrivare alla finale vinta dalla squadra Vanvitelli.

La gara si basava sui principali scenari di rianimazione neonatale, dall’asfissia alla cardiopatia, passando per le insufficienze respiratorie, fino alle sindromi da inalazione. Ogni team ha avuto a disposizione 10 minuti di tempo. Le simulazioni di salvataggio sono state effettuate su manichini, tecnologicamente avanzati, simili a bambini, tali da diventare cianotici ed emettere versi, così da far capire se le manovre che si facevano erano corrette o meno.

Le squadre sono state valutate da una giuria composta da 10 membri del Gruppo di Studio di Rianimazione Neonatale della Società Italiana di Neonatologia tra cui il professor Gary M. Weiner, neonatologo di Ann Arbor in Michigan, USA, membro della International Committee on Resuscitation's Neonatal Life support Task Force e autore dell'ultima edizione del Manuale di Rianimazione neonatale dell'American Academy of Pediatrics/American Heart Association usata in tutto il mondo.

miraglia del giudiceIl Prof. Michele Miraglia del Giudice è il nuovo presidente della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (SIAIP). È stato eletto durante il XXIV Congresso Nazionale a NAPOLI.  

Professore di pediatria presso l’Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli” e membro del Senato Accademico, ha contribuito attivamente negli ultimi anni alla crescita della SIAIP. La SIAIP è società affiliata alla Società Italiana di Pediatria, ha circa 1500 iscritti e ha lo scopo di diffondere la cultura allergologica e immunologica attraverso attività di formazione permanente e aggiornamento dei Medici e degli Operatori Sanitari che operano nell’ambito della salute dell’infanzia. 

www.siaip.it 

Presentazione dell’innovativa strumentazione alle ore 10 nella sede del Rettorato di Caserta

Una radioterapia, la BNCT – Boron Neutron Capture Therapy –, in grado di colpire solo le cellule malate risparmiando quelle sane, riducendo così le complicanze legate a questo tipo di terapia.  La BNCT sarà presentata il prossimo 14 settembre, nella sede del Rettorato di Caserta in viale Ellittico 31, dalle ore 10,  nell’ambito del progetto di ricerca Anthem  a valere sui Fondi complementari al PNRR e che ha come capofila l’Università di Milano Bicocca con la collaborazione dell’Università Vanvitelli e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN). Interverranno il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, e il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca.

Un progetto che si struttura su 4 assi/obiettivi:

- Nuove tecnologie per migliorare l’assistenza sanitaria;

- Incremento della Telemedicina;

- Ricerca finalizzata al miglioramento delle terapie;

- Aggiornamento del parco tecnologico per la ricerca di base in campo oncologico.

E’ proprio su questo ultimo obiettivo che sarà realizzato entro un massimo di 4 anni il nuovo e rivoluzionario sistema di radioterapia BNCT che utilizza il Boro come sorgente di neutroni che permette di colpire solo le cellule neoplastiche risparmiando le cellule sane, rendendo molto più efficace, ma soprattutto più sicura, la radioterapia nel paziente oncologico e in particolare nel paziente oncologico anziano e fragile.

Sarà il primo macchinario del genere in tutto il Centro Sud Italia, il secondo in tutta Italia.

Nel Progetto, in particolare, l’INFN ha come obiettivo quello della costruzione della BNCT, mentre l’Ateneo Vanvitelli è impegnato per l’allestimento degli  spazi necessari per l’installazione: circa 2000 mq nei quali sono previste aree dedicate alla ricerca e ad attività cliniche per i ricercatori della Vanvitelli, idonei al contenimento e al funzionamento di tale strumento terapeutico di avanguardia mondiale. Strumento che farà della Regione Campania un centro di riferimento Europeo per la terapia oncologica.

“La realizzazione di questo progetto – ha commentato il Rettore dell’Università Vanvitelli, Gianfranco Nicoletti – farà della Regione Campania, e dunque del nostro Ateneo, un centro di riferimento Europeo per la terapia oncologica. Grazie ai fondi complementari al PNRR e alla sinergia con l’Università Bicocca e l’INFN, tanti ricercatori potranno lavorare con queste rivoluzionarie strumentazioni e sia la ricerca che le terapie cliniche beneficeranno di un parco tecnologico di così elevato livello. Sarà una punta di diamante in un’Università che già vanta diversi primati in campo oncologico e più in generale in quello della ricerca scientifica internazionale”.

“Il progetto Anthem, che nasce anche per abbattere le differenze tra i sistemi sanitari regionali – ha sottolineato la Rettrice dell’Università di Milano-Bicocca, Giovanna Iannantuoni –, intende promuovere un'innovazione non solo scientifica ma anche politica e sociale, nella logica della migliore valorizzazione possibile dei fondi del Piano Complementare. Riunendo eccellenze italiane sia pubbliche sia private su tutto il territorio nazionale, il consorzio Anthem si pone l’obiettivo di migliorare la salute e la qualità della vita delle persone e dei pazienti fragili, grazie a soluzioni di tecnologia avanzata, protocolli di monitoraggio a distanza e trattamenti di medicina personalizzata”. 

Un acceleratore per la radioterapia BNCT – Boron Neutron Capture Therapy – in grado di colpire solo le cellule malate. Il progetto di ricerca Anthem a valere sui Fondi PNRR, che ha come capofila l’Università di Bicocca e che vede la collaborazione dell’Università Vanvitelli e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, è stato selezionato nei 4 progetti nazionali che sono ammessi alla fase 2 che prevede la sola negoziazione economica.

Sarà così possibile realizzare entro un massimo di 2 anni il nuovo e rivoluzionario acceleratore lineare BNCT che utilizza il Boro come sorgente di neutroni che permette di colpire solo le cellule neoplastiche risparmiando le cellule sane, rendendo molto più efficace, ma soprattutto più sicura, la radioterapia nel paziente oncologico e in particolare nel paziente oncologico anziano e fragile.

Questo importante macchinario consentirà alla Regione Campania un riconoscimento quale Centro di Eccellenza e di Ricerca internazionale per la Radioterapia delle malattie oncologiche. Sarebbe il primo macchinario del genere in tutto il Centro Sud Italia, il secondo in tutta Italia.
La Vanvitelli ha già pronti gli spazi per l’installazione e la costruzione di un bunker di circa 450 mq, Idoneo al contenimento e al funzionamento di tale strumento terapeutico di avanguardia.
“Grazie al convinto e solido appoggio anche della Regione Campania e del Presidente De Luca – ha detto il Rettore dell’Università Vanvitelli, Gianfranco Nicoletti – che fin dall’inizio ha creduto e supportato la nostra partecipazione il nostro Ateneo si conferma quale riferimento di eccellenza per questo tipo di terapie oncologiche”.

 

 Premio AIRCMO 2023 alla ricerca “Safety and Efficacy og Gene Transfer for Leber’s Congenital Amaurosis“ pubblicata su The New England Journal of Medicine e diretta da Francesca Simonelli, professore ordinario di Malattie dell'apparato Visivo dell'Ateneo Vanvitelli e responsabile dell'UOC di Oculistica. 

Il premio AIRCMO è assegnato a un'equipe di ricercatori che si sia particolarmente distinta nell'ambito specifico di studio applicativo. Nell’ambito delle iniziative volte a favorire la ricerca scientifica e medica, l’Associazione istituisce un premio biennale, da assegnare a un’equipe di ricercatori che si sia particolarmente distinta nell’ambito specifico di studio applicativo; finanzia inoltre centri di ricerca e favorisce la costituzione di comitati scientifici ad hoc. 

La valutazione scientifica e l’impatto “sociale/operativo” sono i cardini su cui ruota e vive la scelta delle ricerche destinate ad essere selezionate per il Premio AIRCMO.
Una giuria composta da affermati professionisti in ambito medico-scientifico, in forma completamente anonima, opera la scelta della ricerca migliore basandosi su una precedente selezione effettuata da consulenti scientifici. Solo dopo questa delicata e approfondita selezione viene individuata la ricerca da premiare

La proteina SGLT2 è presente nelle cellule cardiache e aumenta nei pazienti diabetici. Responsabile dell’inefficienza energetica del cuore, questa proteina facilita lo sviluppo dello scompenso cardiaco. Questo il risultato di una ricerca congiunta condotta da Raffaele Marfella dell’Università Vanvitelli e da Ciro Maiello dell’Azienda Ospedaliera Monaldi, appena pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Pharmacological Research.
Una ricerca effettuata sia su biopsie cardiache di 67 pazienti sottoposti a trapianto di cuore, che in culture cellulari di cardiomiociti umanizzati, ha dimostrato la presenza di SGLT2 aprendo quindi nuovi scenari per l’efficacia delle terapie.

“Recentemente – spiega Raffaele Marfella docente dell’Ateneo Vanvitelli - numerosi trials farmacologici avevano dimostrato che gli inibitori di questa proteina (glifozine), oltre a migliore il compenso metabolico nei diabetici, erano in grado di migliorare le performance cardiache riducendo il rischio di scompenso cardiaco nei pazienti con e senza diabete, ma non era chiaro come questi farmaci agissero a livello cardiaco. Oggi invece abbiamo un quadro più chiaro”.

Lo studio, infatti, dimostra non solo la presenza della proteina SGLT2 nelle cellule del cuore, la cui concentrazione è peraltro accentuata dall’iperglicemia, ma anche che la capacità di aumentare l’utilizzo del glucosio ma non quello dei lipidi nelle cellule cardiache è da considerarsi un meccanismo che riduce l’efficienza energetica e quindi la capacità di contrazione di tali cellule.

“L’importanza di questa ricerca - conclude Giuseppe Paolisso, docente della Vanvitelli e coordinatore dello studio - permette di capire come le glifozine siano efficaci nella terapia dello scompenso cardiaco nei pazienti non diabetici e diabetici, ma soprattutto di individuare per la prima volta nell’uomo un meccanismo farmacologico specifico cardiaco oltre a quelli extra-cardiaci fina ad ora conosciuti”.

 

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