Si chiama Pola’s classification dal nome del docente dell’Ateneo Vanvitelli che l’ha descritta e proposta per la prima volta nel 2017. Uno studio multicentrico appena pubblicato sullo European Spine Journal ne conferma definitivamente la validità e l’indicazione ad utilizzarla a livello internazionale
Si chiama Pola’s classification ed è la classificazione internazionale per tutte le infezioni della colonna vertebrale. L’autore è Enrico Pola, da cui il nome, docente del Dipartimento Multidisciplinare di Specialità Medico-Chirurgiche ed Odontoiatriche dell’Università Vanvitelli.
La validità della Pola’s classification come parametro di riferimento, già validata ed utilizzata da numerosi autori statunitensi ed europei, è stata confermata da uno studio multicentrico (oltre al Prof. Pola hanno contribuito autori argentini, cileni, brasiliani, europei) appena pubblicato dalla rivista European Spine Journal dal titolo: “An inter- and intra-rater agreement assessment of a novel classification of pyogenic spinal infections”.
La Pola’s classification stabilisce le tipologie e il grado della spondilodiscite piogenica, ovvero processi infettivi della colonna vertebrale, necessarie sia per gli studi scientifici che per i trattamenti chirurgici e clinici da adottare ed è stata presentata da Pola per la prima volta 4 anni fa in un importante studio dal titolo: “Nuova classificazione per il trattamento della spondilodiscite piogenica: studio di validazione su una popolazione di 250 pazienti con un follow-up di 2 anni”.
Le spondilodisciti o osteomieliti vertebrali sono processi infettivi della colonna vertebrale. Si tratta di condizioni patologiche molto gravi che si associano ad una mortalità intorno al 7-8% e a gravi complicanze neurologiche nel 15-20% dei casi.
Nonostante l'aumento dell'incidenza, la scelta di un trattamento ortopedico adeguato è spesso ritardata dalla mancanza di dati clinici. Lo scopo di questo studio era dunque proprio quello di proporre una classificazione clinico-radiologica della spondilodiscite piogenica per definire un algoritmo di trattamento standard.
“Lo studio multicentrico – ha spiegato Pola – ha confermato l’efficacia a livello internazionale della classificazione di queste infezioni che avevamo elaborato nel primo lavoro scientifico di qualche anno fa. Avere una scala di riferimento che consente agli specialisti di individuare la gravità della patologia, a cui corrisponde oggi un preciso tipo e numero, consente anche di poter effettuare studi sempre più utili e mirati, ma soprattutto di poter trattare i pazienti in maniera adeguata e tempestiva”.
L’uso della classificazione messa a punto da Pola, infatti, ha già consentito di cambiare il trend delle guarigioni.
“Seguendo le indicazioni per i trattamenti per le specifiche classi di infezioni alla colonna vertebrale – ha spiegato ancora il docente della Vanvitelli – si è già potuto registrare un aumento delle guarigioni superiore al 90 per cento. Questo significa anche una conseguente riduzione drastica del tasso di mortalità legato alla patologia nella sua forma più grave, conseguente ad un trattamento tempestivo e alla prevenzione di evoluzioni più gravi della malattia stessa”.
Nel primo studio effettato sulla base dei dati di 250 pazienti trattati dal 2008 al 2015, era stata sviluppata la classificazione clinico-radiologica della spondilodiscite piogenica. Secondo i criteri primari di classificazione (distruzione ossea o instabilità segmentale, ascessi epidurali e compromissione neurologica), sono state identificate tre classi principali. Le sottoclassi sono state definite in base a criteri secondari.
Conclusioni: Il trattamento standardizzato del PS è altamente raccomandato per garantire ai pazienti una buona qualità di vita. Lo schema proposto include tutti i trattamenti ortopedici disponibili e aiuta i chirurghi della colonna vertebrale a ridurre significativamente le complicazioni e i costi e a evitare l'overtreatment.
Le spondilodisciti o osteomieliti possono colpire pazienti di tutte le età con una lieve prevalenza maschile. Fattori di rischio per lo sviluppo di spondilodiscite sono il diabete, tumori, stato di immunodepressione, patologie renali croniche, terapia corticosteroidea prolungata e l’abitudine al fumo.
La clinica è rappresentata da un dolore acuto la rachide e resistente a tutti i trattamenti associato a febbre nel 65% dei casi, dolore o deficit neurologici nel 40% dei casi, perdita di peso nel 30% dei casi.
La diagnosi viene fatta con la risonanza magnetica e la biopsia.
L’infezione può distruggere il disco ed i corpi vertebrali causando grave instabilità meccanica della colonna, causare ascessi nei muscoli ma anche nel canale vertebrale con compressione del midollo e danno neurologico fino alla plegia
Il trattamento si basa sulla terapia antibiotica, immobilizzazione con busto rigido o un intervento chirurgico.