Una tecnica innovativa di cura per bambini ipovedenti dalla nascita. Un intervento eseguito su due piccoli pazienti nella Clinica Oculistica dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli restituisce la speranza ai piccoli affetti da cecità congenita.
La tecnica e i risultati ottenuti, unici in Italia, saranno presentati da Francesca Simonelli, Direttrice della Clinica Oculistica dell’Ateneo Vanvitelli, il prossimo 16 dicembre, alle ore 11.30, nell’aula Giacinto Auricchio dell’Edificio 15, V piano, Policlinico di via Cappella Cangiani, Napoli.

Parteciperanno alla conferenza, moderati dal giornalista e conduttore Rai Daniel Della Seta:
• Giuseppe Paolisso - Rettore dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli
• Antonio Giordano- Direttore Generale AOU Luigi Vanvitelli
• Francesca Simonelli – Direttrice della Clinica Oculistica dell'Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli
• Maria Vittoria Montemurro - Direttore Sanitario AOU Luigi Vanvitelli
• Giuseppe Limongelli - Direttore Centro Coordinamento Malattie Rare Regione Campania
• Alberto Auricchio - Istituto Telethon di genetica e medicina (Tigem)
• Michele Della Corte – Responsabile Chirurgia vitreoretinica AOU Luigi Vanvitelli
• Rosa Annibale - Responsabile Farmacia AOU Luigi Vanvitelli
• Assia Andrau – Presidente Retina Italia Onlus Associazione pazienti con distrofie retiniche
• Fulvio Luccini - Patient Access Head Novartis

 

Terapie efficaci e nuove opportunità di diagnosi precoce per la sclerosi Sistemica. Due lavori scientifici firmati da Gabriele Valentini, docente dell’Ateneo Vanvitelli, sono stati appena pubblicati su due prestigiose riviste scientifiche e aprono importanti scenari per la cura e la prevenzione di questa malattia. La Sclerosi Sistemica è una malattia autoimmune sistemica reumatica (connettivite) caratterizzata da manifestazioni vascolari e da fibrosi della cute e degli organi interni, associata ad aumento della mortalità dovuta, nel 20 per cento dei casi, a complicanze cardiache.

Dal primo studio, pubblicato sugli Annals of Rheumatic Disease e finanziato dalla Comunità Europea, i ricercatori hanno scoperto che l’uso di farmaci vasodilatatori e dell’aspirina a basse dosi determina una riduzione dell’incidenza di aritmie ventricolari e una riduzione dell’incidenza di blocchi cardiaci e di necessità di impianto di pacemaker. In parole povere, si prospetta l’uso di questi farmaci semplici, privi di sostanziali effetti collaterali, in tutti i pazienti affetti da Sclerosi Sistemica, per ridurre l’incidenza delle suddette manifestazioni cardiache e, conseguentemente, la mortalità associata a questa patologia.

“Siamo partiti dal presupposto che nei pazienti affetti da cardiopatia sclerodermica – spiega Valentini – il miocardio presenta alterazioni delle piccole arterie coronariche, che si ritiene svolgano un ruolo nello sviluppo di una fibrosi a chiazze a carico di entrambi i ventricoli: entrambi questi processi causano blocchi cardiaci, aritmie ventricolari, alterazioni del riempimento diastolico , riduzione della frazione di eiezione ventricolare e scompenso cardiaco congestizio. Da qui abbiamo programmato lo studio che ha dimostrato un effetto favorevole di farmaci vasodilatatori sulla vascolarizzazione e sulla funzione cardiaca”.
Si tratta di uno studio osservazionale su 611 pazienti, i cui risultati sono in attesa di conferma mediante un trial randomizzato controllato.

La seconda ricerca, pubblicata su AutoimmunityReviews, riguarda invece la diagnosi precoce di questa malattia. Partendo dal dato che il fenomeno di Raynaud, molto diffuso nella popolazione generale (5% circa delle giovani donne nei paesi in cui sono disponibili indagini epidemiologiche) è una manifestazione di molte malattie autoimmuni sistemiche reumatiche e costituisce la manifestazione di esordio della Sclerosi Sistemica, sono stati identificati i fattori predittivi dello sviluppo di questa stessa patologia.

“A ognuno di questi fattori – spiega ancora Gabriele Valentini – Anticorpi Antinucleari a titolo medio-alto, Anticorpi anti-Scleroderma 70, Anticorpi anti-centromero, aree avascolari alla capillaroscopia è stato assegnato un peso relativo, permettendo così al clinico di predire alla prima visita, l’evoluzione della malattia. La diagnosi precoce effettuata in questo modo consente di introdurre, con l’obiettivo di ritardare o bloccare l’evoluzione, farmaci la cui efficacia è dimostrata nella Sclerosi Sistemica conclamata i.e. immunodepressori, e, a breve, antifibrotici, da associare a quelli già attualmente prescritti nei pazienti con fenomeno di Raynaud”.

Questo secondo studio osservazionale prospettico si è basato su 102 pazienti seguiti per 1-12 anni. Esso costituisce la base per studi di intervento tesi a verificare l'ipotesi che i pazienti identificati con lo score, immessi in terapia immunosoppressiva, non vadano incontro o vadano più tardi incontro allo sviluppo di Sclerosi Sistemica definita.

 

Big data in sanità, alla Vanvitelli una banca dati gigantesca potrà prevenire i tumori. Si chiama Synergy-net ed è un archivio informatico di grandissime proporzioni che consentirà di analizzare dati relativi ai più disparati casi di malattie oncologiche e confrontarle tra loro, grazie alla sinergia tra intelligenza umana ed intelligenza artificiale.
Il progetto sarà presentato Giovedì 12 dicembre 2019 ore 10.00 all’Università Vanvitelli, nella Sala degli Affreschi il Complesso di S. Andrea delle Dame Via Luigi De Crecchio.
“L’informatizzazione dei dati dei malati affetti dalle principali patologie tumorali può consentire l’utilizzo guidato di un notevole bagaglio di informazioni, i cosiddetti Big data” afferma il Prof. Docimo “Si tratta di giganteschi serbatoi dai quali attingere informazioni e soprattutto con i quali analizzare denominatori comuni, sospetti e poi eventualmente confermati, in un contesto apparentemente eterogeneo (immagini diagnostico-terapeutiche e dati puri)”.
Scienza e statistica insieme, dunque, per sperimentare diversi percorsi finalizzati ad “anticipare” le malattie oncologiche. “L’estrazione dei dati” prosegue il Prof. Docimo “può migliorare anche in campo oncologico le strategie diagnostiche e decisionali; ma per raggiungere tale obiettivo occorre la più alta competenza nell’individuare e analizzare le informazioni potenzialmente utili da acquisire, senza trascurare le basi delle conoscenze mediche e la guida dell’indispensabile intuito clinico. Attraverso questo articolato percorso si potrà arrivare alla tanto attesa sanità preventiva, predittiva e pro-attiva”. In campo oncologico la prevenzione primaria evita l’insorgere della malattia, la prevenzione interrompe l’evoluzione verso forme più importanti, mentre la prevenzione terziaria previene la comparsa di recidive.
“Pensiamo sia possibile” conclude il prof. Docimo “sperimentare l’utilizzo di questi percorsi anche per poter anticipare le malattie oncologiche, attraverso la costruzione di una rete sinergica per i tumori più diffusi in Campania, i cosiddetti top killer di cute, polmoni, mammella, tiroide, prostata, colon-retto e stomaco, aprendo la strada a sistemi esperti in grado di riprodurre artificialmente e rapidamente le deduzioni che uno specialista di un determinato settore otterrebbe in un tempo notevolmente maggiore.
La particolarità del nostro studio si basa anche sull’originale opportunità di studiare le variabili durante il percorso di diagnosi e cura, in modo da validare oltre all’andamento clinico anche singoli accertamenti e specifiche caratteristiche degli strumenti utilizzati”. L’auspicio è che sarà presto possibile interpretare aspetti determinanti delle principali malattie tumorali che affliggono la nostra regione, individuando profiling clinici e genetici dei soggetti a rischio oncologico, che oggi preoccupano maggiormente la popolazione e chi ha il compito di governarne, validarne e monitorarne efficaci indirizzi dei percorsi diagnostico-terapeutici.

All’evento parteciperà Vincenzo De Luca, Presidente Regione Campania.

Locandina

Olandesi, Russi, Greci. Arrivano da tutto il mondo gli studenti  che hanno partecipato all’ESMO-ESO course on medical oncology for medical students, il workshop in oncologia medica organizzato dall'Esmo e l'Università Vanvitelli.
Cinque giorni di approfondimenti sul tema in un ambiente internazionale dinamico e stimolante, che ha permesso agli studenti di vivere un’esperienza altamente formativa con esperti internazionali ed attraverso l’analisi di numerosi casi clinici ed esperienze pratiche.
“Questo corso è stato un utile momento di formazione soprattutto per gli studenti stranieri che nel proprio curriculum di studi, diversamente da quanto accade in Italia, non hanno un insegnamento totalmente dedicato all’oncologia medica, ma è allo stesso tempo un’occasione importante per far conoscere anche all’estero la realtà della nostra Università, molto apprezzata nella precedente edizione – spiega Fortunato Ciardiello, docente di Oncologia medica alla Vanvitelli e Past President dell’European society (ESMO). Fare l’oncologo è una bella professione, è questo il messaggio che vogliamo dare ai nostri medici del futuro, e grazie a questo corso vogliamo farli avvicinare alla professione”.
Miglior studente del corso è Dimo, studente bulgaro, che ha vinto un posto in prima fila al prossimo Congresso ESMO il 27 settembre, completamente spesato dall'ESMO. "Questo corso, è stato davvero interessante - spiega -, e sono felicissimo di partecipare all'ESMO COngress 2019, anzi ringrazio Esmo e l'Università Vanvitelli per questa opportunità".

Ho avuto un’esperienza straordinaria a Napoli durante la Medical Oncology Summer School – ha commentato Claudia Gardnier, studentessa inglese partecipante alla prima edizione del corso - È stata una grande opportunità, non solo per imparare dai principali specialisti del settore provenienti da tutto il mondo, ma anche per incontrare molti colleghi studenti di medicina che condividono le mie stesse passioni. Il corso mi ha dato l'opportunità di esplorare le mie opzioni di carriera, fare rete e permettermi di approfondire la mia conoscenza di vari aspetti dell'oncologia. Ora sono determinata a diventare un oncologo medico”!

Grazie alla partnership con ESMO il corso ed il soggiorno erano gratuiti, ed inoltre gli studenti hanno ricevuto un contributo per le spese di viaggio.

 

XI Giornata Nazionale Parkinson. Sabato 30 novembre ci sarà l'apertura gratuita di oltre 90 centri medici specializzati nella Malattia di Parkinson su tutto il territorio nazionale il cui elenco è disponibile su www.fondazionelimpe.it.

Oggi nel nostro paese si contano circa 250mila malati di Parkinson. Se immaginiamo, inoltre, che ad ogni paziente è associato almeno un caregiver è facilmente intuibile che si tratta di un fenomeno che riguarda circa mezzo milione di persone. Sulla base di queste considerazioni, i cui numeri sono destinati a crescere con l’aumento delle aspettative di vita, parte l’idea della Fondazione LIMPE per il Parkinson Onlus coadiuvata dall’ Accademia LIMPE-DISMOV (la principale associazione scientifica di riferimento in Italia per la Malattia di Parkinson) di indire una giornata di sensibilizzazione e di sostegno proprio a queste famiglie. Nasce così la GIORNATA NAZIONALE PARKINSON, arrivata oramai alla sua undicesima edizione e che quest’anno ha ottenuto anche il patrocinio della RAI.

Per Napoli la giornata è coordinata dal Centro Parkinson dell'Ateneo Vanvitelli, coordinato da Alessandro Tessitore, docente della Scuola di Medicina, in collaborazione con l'Associazione pazienti Parkinson Parthenope e si terrà nel Complesso Vincenziano, nella Sala dell’Assunta Via dei Vergini, 51 - dalle ore  9.00 alle 13.30. 

Alla fine dell'incontro si terrà uno spettacolo  di Amedeo Colella con l’accompagnamento musicale di Dario Carandente dal titolo “A meglia mmericina ….na’ bella risata”.

 

Programma

In vacanza all’aria aperta, luoghi insoliti e un’alimentazione diversa, e aumentano i rischi di allergie. Un vademecum per chi è allergico e per chi vuole essere tranquillo con i figli in vacanza. Una guida per sapere cosa evitare, come prevenire e come intervenire in caso di reazioni allergiche, che siano da insetti, da alimenti o di stagione. Carlo Capristo, ricercatore all’Università Vanvitelli, e esperto di allergie nei bambini, spiega come difendersi.

Allergie da punture di insetti
Per allergia al veleno di insetti si intende una reazione esagerata alla loro puntura. È dovuta a una sensibilizzazione allergica verso alcune componenti del veleno iniettato dall'insetto. Quasi 2 persone su 100 vanno incontro a reazioni allergiche locali quando vengono punte. Fortunatamente, tra i bambini è molto più bassa che negli adulti. Purtroppo ogni anno muoiono in Italia, per reazioni allergiche al veleno degli imenotteri, da 5 a 20 persone (adulti e bambini), in genere a causa di edema della glottide e dello shock anafilattico.
1) Quali sono le punture più pericolose?
In Italia, gli insetti che provocano più frequentemente allergie sono gli imenotteri: le api, le vespe e i calabroni.
Diversi insetti con pungiglione, pungendo la pelle, iniettano sostanze nocive che provocano bruciore, rossore, dolore e prurito. Questa reazione è assolutamente normale se localizzata nella sede della puntura e se è limitata nell'estensione, nella gravità e nella durata. Si parla di allergia al veleno degli imenotteri quando la reazione locale è eccessiva: troppo estesa, grave e duratura.
2) Come accorgersi subito di una reazione allergica?
Le principali reazioni allergiche alla puntura degli imenotteri sono: reazioni in zone di pelle molto distanti dalla zona della puntura; orticaria (eruzione cutanea con prurito) angioedema (gonfiore sottocutaneo, spesso sul volto e sulle labbra); reazioni dell'apparato cardiocircolatorio (grave calo della pressione) edema della glottide (rigonfiamento della laringe all'altezza delle corde vocali, che può impedire anche del tutto il passaggio dell'aria).
L'ostruzione grave e potenzialmente fatale delle vie aeree si manifesta generalmente con: − raucedine; − difficoltà a parlare;− tosse insistente;− soffocamento;− gola serrata; − asma (restringimento improvviso, anomalo e persistente dei bronchi dovuto a spasmo della parete bronchiale e abbondante secrezione dì muco); − shock anafilattico (grave calo di pressione marcato e persistente).
3) Come intervenire?
− rimuovere immediatamente (entro 20 secondi) il pungiglione, se è visibile, con un movimento secco e rapido (usando le unghie o le pinzette). Trascorsi i primi 20 secondi l'operazione risulterà meno utile perché tutto il veleno sarà stato ormai liberato;
− applicare nella zona colpita qualcosa di freddo (ghiaccio, impacchi freddi);
− identificare, se possibile, l'insetto responsabile;
− rivolgersi al medico oppure al pronto soccorso;
− pianificare una visita specialistica dall'allergologo se la reazione è stata molto importante.
I bambini allergici ad altre sostanze (ai pollini, acari, gatto, latte, uovo...) non hanno un rischio maggiore dei bambini non allergici di sviluppare, se punti, un'allergia al veleno degli imenotteri.
In caso di una reazione locale a una singola puntura - ape, vespa o calabrone - oltre al ghiaccio e a eventuale analgesico, si può somministrare un antistaminico per bocca e l'applicazione locale di una pomata cortisonica. Il medico, se necessario, prescriverà una terapia antinfiammatoria a base di cortisone per bocca per 3-7 giorni.
In caso di reazione allergica grave – anafilattica - è essenziale somministrare il prima possibile e in maniera corretta una dose di adrenalina per via intramuscolare nella coscia (meglio della via sottocutanea perché agisce più rapidamente) da ripetere anche dopo 10 minuti circa, se necessario.
L'allergologo consiglierà il tipo di adrenalina a pronto impiego che va somministrata al bambino, specie in condizioni di maggiore rischio, e istruirà i genitori o il bambino su come utilizzarla correttamente. Esistono preparazioni di adrenalina "pronto-impiego" a forma di penna che, premute sulla cute in vicinanza della puntura, inoculano automaticamente l'adrenalina e sono particolarmente utili per interventi rapidi ed efficaci.
Vanno periodicamente rinnovate alla scadenza e portate sempre con sé. Successivamente sarà opportuno somministrare anche antistaminici e cortisone per via endovenosa o intramuscolare.
4) E’ possibile prevenire reazioni allergiche da insetti?
L'immunoterapia desensibilizzante consiste nella inoculazione sottocutanea di dosi crescenti del veleno cui il bambino è sensibilizzato, partendo da dosi estremamente basse. Ovviamente si tratta di una procedura non priva di rischi che va condotta in un centro allergologico altamente specializzato, in grado di condurre la vaccinazione in completa sicurezza. Il vaccino va proseguito per 3-5 anni e l'effetto si mantiene solitamente per molti anni dopo la sospensione della cura. In condizioni particolari può essere effettuato rapidamente in pochi giorni, ma questo metodo va esclusivamente utilizzato in ospedale, con il bambino ricoverato.

Nel bambino l'immunoterapia contro il veleno di un imenottero va iniziata in caso di reazioni anafilattiche gravi, ad alto rischio (figlio di agricoltori, apicoltori, bambini che abitano in campagna, etc). Nell'adolescente va iniziata anche in caso di reazioni allergiche di medio-alta intensità anche se non è a rischio la sopravvivenza del paziente.

 

Allergie alimentari
Per allergia alimentare si intende una risposta anomala del sistema immunitario, scatenata dal contatto con un cibo che comunemente viene assunto senza problemi dalla maggioranza degli individui.
1) Quali sono gli alimenti più allergizzanti?
Potenzialmente qualunque alimento è in grado di indurre allergia, infatti sono stati riportati più di 170 alimenti come causa di reazioni allergiche ma solo una minoranza di questi è responsabile della maggior parte delle reazioni.
Se il bambino nasce con una forte predisposizione familiare allergica, le proteine contenute negli alimenti più frequentemente assunti dalla mamma che allatta o dal bambino con le pappe (come per es. il latte di mucca, le uova, il pesce, il pomodoro, il grano, etc.) possono sensibilizzare il bambino e provocare reazioni allergiche. Le proteine del latte vaccino sono le prime da tenere sotto controllo in quanto le formule artificiali che sostituiscono il latte materno sono a base di latte di mucca. In seguito, numerosi altri alimenti possono causare allergia; i più frequenti sono:
- l'uovo;- il grano;- la soia;- con la crescita anche il pesce (merluzzo, trota, sogliola);
- alcuni tipi di frutta a guscio e legumi (noce brasiliana, mandorle, nocciole, arachidi).
L'80% dei bambini non sviluppa allergia a più di due alimenti contemporaneamente.
2) Come accorgersi subito di una reazione allergica?
Nella maggior parte dei casi le reazioni sono immediate e sono quelle più temibili in quanto compaiono da pochi minuti a due ore circa dal pasto che contiene le proteine allergizzanti.
Le manifestazioni di allergia alimentare possono essere a carico dell'apparato digerente:
- vomito, - dolori addominali, - scariche diarroiche,
che compaiono dopo l'assunzione di un alimento (come latte di mucca o uovo) e fanno sorgere il sospetto di allergia alimentare.
L'orticaria (e l'angioedema), a differenza di quanto comunemente si pensa, è causata da allergia ai cibi in meno del 5% dei casi. Talvolta, ma si tratta di eventualità ben poco frequenti, la rinite e l'asma bronchiale possono essere causate da allergia alimentare.
Il sintomo più temibile è lo shock anafilattico, reazione generalizzata causata dal contatto con l'alimento a cui il bambino è allergico. Fortunatamente il pallore e la riduzione della pressione sono preceduti da manifestazioni cutanee come orticaria/angioedema, rinite, asma bronchiale, spasmo laringeo. Se non si interviene prontamente con un adeguato trattamento salvavita, il collasso cardio-circolatorio può aggravarsi e talvolta condurre al decesso.
3) Come intervenire?
Quando la diagnosi è certa, la terapia dell'allergia alimentare consiste semplicemente nell'esclusione, dalla dieta, dell'alimento che causa l'allergia. Se la dieta terapeutica deve essere protratta per un lungo periodo è opportuno integrarla con i nutrimenti che vengono a mancare come calcio, ferro o altri a giudizio del medico curante

Allergie estive
A volte si tende a credere che le allergie ai pollini si manifestino soprattutto in primavera. In realtà, il processo di impollinazione delle piante, che porta alla diffusione nell’aria dei pollini allergenici, avviene anche in estate e continua fino all’autunno.
I sintomi principali delle reazioni allergiche al polline, sono di tipo respiratorio, come naso chiuso o che cola e starnuti frequenti, oppure gonfiore, lacrimazione o bruciore agli occhi, tosse, prurito alla gola e al palato. In alcuni casi, si possono anche avere grosse difficoltà a respirare e deglutire.
1) Cosa portare in viaggio nel caso di attacchi allergici?
Chi ha già manifestato reazioni avverse dopo l’assunzione di alimenti cui si è allergici o a seguito della puntura di un insetto, ha ovviamente ricevuto i consigli più opportuni per l’assunzione dei medicinali: conviene portare con sé i farmaci di cui si potrebbe aver bisogno (antistaminici, cortisonici, antiasmatici, adrenalina ecc.), prescritti dal medico curante, e che si è imparato ad assumere. Ogni indicazione terapeutica deve essere personalizzata tenendo conto dei possibili rischi. Anche perché la guardia medica turistica non conoscendo la storia clinica dell’assistito potrebbe avere alcune difficoltà nella prescrizione delle terapie più opportune.

 

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American Society of Hematology Selects Maddalena Casale to Receive the Global Research Award

Naples,  September, 2019 – The University of Campania “Luigi Vanvitelli” is pleased to announce that Maddalena Casale has been selected by the American Society of Hematology (ASH) to receive the 2019 ASH Global Research Award. 

Maddalena Casale is one of nine talented early-career investigators selected for this honor.
The ASH Global Research Award was designed to support future international scientific leaders, increase hematology capacity, and nurture global collaboration. The award is intended to support hematologists between completion of training and the establishment of their independent careers.
The nine researchers selected represent eight countries: Brazil, China, Croatia, Czech Republic, Ghana, Italy, Japan, and Uganda.  

Maddalena Casale is a pediatrician who has been working as a researcher since November 2016 within the Division of Pediatric Hematology and Oncology at the Department of Woman, Child and General and Specialized Surgery of University of Campania “Luigi Vanvitelli”, under the supervision of Prof. Silverio Perrotta. At the same institution, she got her PhD in 2014 focused on advancements in the management of hemoglobinopathies and she made the first steps towards the development of a national network of asplenia in Italy. Maddalena Casale will receive research support for her project with the aim to perform a prospective multicenter nationwide analysis on mortality, morbidity, vaccine coverage and response in a large cohort of asplenic patients followed in the Italian Network of Asplenia.
“I am honored to receive this award from ASH, the leading scientific society in the field of hematology and I feel the responsibility to do my best with my research”, said Maddalena Casale, the researcher selected for the Global Research Award. “Support from academic and scientific institutions and independent resources are vital elements for a researcher. I really thank the ASH and the University Vanvitelli for this great opportunity”.
“We are proud of the talented recipients of this year’s Global Research Award and look forward to supporting them as they continue to pursue hematology training opportunities,” said 2019 ASH President Roy Silverstein, MD, of the Medical College of Wisconsin in Milwaukee. “Supporting the careers of future leaders from all over the world is a clear priority for ASH.”

 

The University of Campania “Luigi Vanvitelli”, formerly Second University of Naples, with its 16 departments located in 5 territorial areas between Naples and Caserta, promotes a vocational training offer integrated with the territory, supports quality research, and promotes the creation of business initiatives from research groups, in a constant perspective of internationalization and cultural exchange with other universities.
The University was established in 1991 and began its activity on November 1st 1992. Currently there are nearly 28 thousand students and 16 Departments located in 5 territorial areas:
Aversa with the School of Polytechnics and of the Basic Sciences with the Departments of Engineering, Architecture and Industrial Design;
Caserta with the Departments of Mathematics and Physics (witch also belongs to the School of Polytechnics and of the Basic Sciences), Psychology, Political Science, Environmental, Biological and Pharmaceutical Sciences and Technologies;
Santa Maria Capua Vetere with the Departments of Law Humanities and Cultural Heritage;
Capua with the Department of Economics;
Naples with the School of Medical Sciences and the Departments of Precision Medicine, General and Specialised Surgery for Women and Children, Experimental Medicine, Multidisciplinary Department of Medicine for Surgery and Orthodontics, Mental, Physical Health and Preventive Medicine, Cardiothoracic and Respiratory Sciences, Medical, Surgical, Neurologic, Metabolic and Aging Sciences.
In these years, the University has significantly dedicated its efforts and resources to maintaining and developing student services to promote their training and their "life" within the University facilities through an intensive orientation policy. A job placement centre provides students with career options assessment as well as continuous support.

The American Society of Hematology (ASH) (www.hematology.org) is the world’s largest professional society of hematologists dedicated to furthering the understanding, diagnosis, treatment, and prevention of disorders affecting the blood. For 60 years, the Society has led the development of hematology as a discipline by promoting research, patient care, education, training, and advocacy in hematology. ASH publishes Blood (www.bloodjournal.org), the most cited peer-reviewed publication in the field, which is available weekly in print and online, as well as the newly launched, online, peer-reviewed open-access journal, Blood Advances (www.bloodadvances.org). 
 

 

L’ aumento delle temperature, l’esposizione al sole e ad altri inevitabili fattori ambientali possono rappresentare dei veri i propri elementi “stressanti” per la nostra cute soprattutto se non trattata nella maniera più adeguata. Cosa fare dunque? Esistono delle regole da seguire per permettere anche alla nostra pelle di trascorrere un’estate rilassante?
Ne abbiamo parlato con Elisabetta Fulgione specialista in Dermatologia e Venereologia presso l’U.O Clinica Dermatologica dell’Università degli Studi “Luigi Vanvitelli” e Consigliere Nazionale SIME (Società Italiana di Medicina Estetica).
“Le alte temperature rappresentano la prima fonte di stress che la nostra pelle deve affrontare nel periodo estivo: il caldo determina un cambiamento nella naturale traspirazione cutanea con un aumento della sudorazione ed in generale una maggiore perdita di acqua dovuta ad una diversa gestione dei meccanismi di termoregolazione. In estate, inoltre, la pelle produce più radicali liberi, perché più fotoesposta rispetto all’inverno ed è, inoltre, sottoposta anche ad un maggior contatto con fattori irritanti ambientali”.
Per questo motivo, nel periodo estivo, bisognerebbe ricordare alcune piccole regole per mantenere in buono stato la nostra pelle e ritrovarci a settembre con una cute pronta ad affrontare una nuova stagione invernale. La prima di queste regole riguarda utilizzo quotidiano della protezione solare.
“In estate - spiega la dott.ssa Fulgione - non dovrebbe mai mancare nella skincare una protezione solare da utilizzare quotidianamente e riapplicare ogni 2-3 ore nel caso di lunghe esposizioni al sole. Solo in questo modo possiamo cercare di ridurre i danni che i raggi UV possono provocare alla nostra pelle accellerando il photoging (invecchiamento) cutaneo ed aumentando la possibilità di comparsa dei tumori”.
La seconda regola riguarda la corretta detersione
Adrebbero evitate docce e bagni prolungati che possano alterare la fisiologica idratazione della pelle - spiega la dermatologa - attraverso lo squilibrio di due meccanismi quello di traspirazione e la normale perdita di acqua cutanea. Queste alterazioni si traducono nell’immediato con un indebolimento del film idrolipidico e successivamente, a cause delle lunghe giornate d’esposizione al sole, con la comparsa di secchezza o xerosi cutanea. Docce brevi, dunque, inferiori a 5 minuti prediligendo una temperatura non superiore a 38 gradi "Soprattutto in caso di lavaggi frequenti - continua la specialista - e utilizzando  detergenti in grado di rimuovere adeguatamente lo sporco esogeno (cioè quello derivato dall’ambiente che ci circonda) e endogeno (cioè detriti cellulari e secrezioni ghiandole sebacee) senza alterare la barriera cutanea. E’ consigliabile scegliere sostanze lipofile che rimuovano lo sporco ( matrice grassa) per affinità: come oli, creme o latte in grado detergere delicatamente senza delipidizzare troppo la cute.”
Se la detersione corretta rappresenta un momento fondamentale per mantenere in buono stato la nostra pelle l’applicazione di un crema idratante è la terza regola fondamentale della corretta beauty routine quotidiana. “Tra i dermocosmetici i più utili per ripristinare le caratteristiche di normalità della cute del corpo stressata dal sole - ricorda la dott.ssa Fulgione - sono quelli contenenti molecole capaci di attirare acqua come, ad esempio, acido ialuronico, urea, allantoina, acido lattico e con azione elasticizzante e nutriente quali la vitamina E e gli oli vegetali. Le formulazioni più adatte al corpo sono le creme e le mousse idratanti mentre per il viso vanno preferite le texture gelificate o fluide più leggere e facilmente applicabili che riescono a dare un’idratazione e una compensazione alla pelle senza appesantire. Gli attivi quali vitamine C ed E, acido ferulico e acido jaluronico sono i più adatti al periodo estivo per la loro azione antiossidante”.
L’ultima regola riguarda la salute dei capelli. “Così come la cute anche i capelli vanno protetti dalle insidie degli agenti atmosferici: il cuoio capelluto, infatti, non dovrebbe esser sottoposto senza protezione al sole soprattutto per evitare la caduta dei capelli stagionale che si verifica classicamente nel periodo autunnale (dopo 2-3 mesi dal danno estivo). Per proteggerlo dal sole e dalla salsedine i migliori alleati sono cappello e protezioni solari studiate per i capelli e realizzate in formulazione di gel, spray o oli che creando sul capello un film protettivo bloccano i raggi UV e l’azione disidratazione della salsedine e del cloro. L’ acconciatura giusta, inoltre, può aiutare a difendere i capelli dal vento e dagli altri agenti atmosferici quali sabbia, salsedine e cloro che possono farli spezzare o rovinarli più facilmente. Via libera, dunque, a capelli morbidamente raccolti in trecce, coda o chignon evitando, tuttavia, eccessiva trazione che può spezzarli e indebolirli nella regione frontale”.

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La Società Americana di Ematologia ha conferito a Maddalena Casale, ricercatrice presso l’Università Vanvitelli, il Global Research Award

Napoli, Settembre 2019 –  L’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” è lieta di annunciare che Maddalena Casale ha ricevuto dalla Società Americana di Ematologia il premio ASH Global Research Award 2019.
Maddalena Casale è uno dei nove talentuosi ricercatori selezionati a ricevere questo importante riconoscimento.
Il Global Research Award della Società Americana di Ematologia è stato concepito con l’obiettivo di supportare i futuri leader scientifici a livello internazionale, incrementare le competenze in campo ematologico e promuovere collaborazioni internazionali. Con tale premio i ricercatori più meritevoli nel campo dell’ematologia vengo supportati al raggiungimento dell’indipendenza e dell’autonomia nelle proprie attività scientifiche.
I nove ricercatori selezionati rappresentano otto paesi nel mondo: Brasile, Cina, Croazia, Repubblica Ceca, Ghana, Italia, Giappone e Uganda.
Maddalena Casale è una pediatra che lavora come ricercatrice dal 2016 presso la Divisione di Ematologia e Oncologia Pediatrica, diretta dal Prof. Silverio Perrotta, nell’ambito del Dipartimento della Donna, del Bambino, di Chirurgia Generale e Specialistica dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”. Presso questa stessa Università nel 2014 ha concluso il suo dottorato di ricerca focalizzato sulla costituzione del primo network di ricerca sull’asplenia in Italia. Maddalena Casale riceverà un finanziamento per portare a termine il suo progetto che ha l’obiettivo di analizzare la mortalità, le complicanze, la copertura vaccinale e la risposta ai vaccini in una coorte nazionale di pazienti affetti da asplenia attraverso uno studio prospettico multicentrico del Network Italiano Asplenia.

“La Società Americana di Ematologia è la tra le maggiori società scientifiche e punto di riferimento fondamentale per ogni ricercatore che lavora in questo campo. Per me è un grande onore ricevere questo premio ma sento anche forte il peso della responsabilità che questo riconoscimento implica - dice Maddalena Casale, la ricercatrice che è stata selezionata per il Global Research Award del 2019 - Il supporto degli organi universitari e scientifici insieme alla disponibilità di risorse indipendenti sono elementi vitali per un ricercatore. Ringrazio la Società Americana di Ematologia e l’Università Vanvitelli per la grande opportunità di crescita che mi stanno offrendo”.
“Siamo fieri dei ricercatori talentuosi che sono stati selezionati per il Global Research Award 2019 e siamo entusiasti di poter fornire il nostro supporto per la loro attività di ricerca in ematologia - dice Roy Silverstein, Medical College Wisconsin, Milwaukee e Presidente della Società Americana di Ematologia 2019 - Supportare la carriera dei futuri leader scientifici nel mondo è una chiara priorità della Società Americana di Ematologia”.

La Società Americana di Ematologia è la più grande società scientifica nel campo dell’ematologia a livello mondiale votata alla promozione della ricerca e al miglioramento della diagnosi, del trattamento e della prevenzione delle malattie ematologiche. Per sessant’anni, la Società ha favorito lo sviluppo dell’Ematologia come disciplina attraverso la promozione della ricerca, della cura del paziente, della formazione e dell’informazione in questo campo. Blood (www.bloodjournal.org), la rivista più prestigiosa nel campo dell’ematologia, è la rivista ufficiale della Società Americana di Ematologia.

 

 

"Esattamente nove anni fa il mio braccio sinistro tremava, 9 anni fa la paura per il mio futuro si insinuava nella mia vita. Già mi vedevo sulla sedia a rotelle, lo sguardo inebetito e la bava alla bocca". A raccontare la sua storia è Marina Agrillo, paziente ammalata di Parkinson, seguita dall'equipe del Centro Parkinson della Vanvitelli insieme al Centro Parkinson del Cardarelli, che lunedì 29 luglio parteciperà alla Swim for Parkinson, la traversata a nuoto dello Stretto di Messina da Capo Peloro a Cannitello, sotto la supervisione dei medici dell'Ateneo.  Scopo dell'iniziativa è sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti di questa malattia così diffusa ma ancora poco conosciuta e di lanciare un messaggio positivo a tutti coloro che vivono la malattia di Parkinson in modo invalidante. 

"La malattia di Parkinson è la seconda più comune malattia neurodegenerativa - spiega Alessandro Tessitore docente di Neurologia, coordinatore del Centro Parkinson alla Vanvitelli e membro del Comitato tecnico scientifico della Fondazione Limpe per il Parkinson ONLUS - ed è la forma più frequente di malattia del movimento". Combattere la malattia anche attraverso lo sport, dunque, nel rispetto dell'approccio terapeutico più corretto.  "Terapia farmacologica, supporto psicologico due dei pilastri alla base dell'approccio terapeutico, a cui si aggiunge un terzo pilastro altrettanto fondamentale: l'attività fisica, che riesce a contenere gli stessi sintomi motori della malattia, determinando un notevole miglioramento della qualità di vita."

Marina rappresenterà l'Associazione Parkinson Parthenope, organizzazione di volontariato napoletana di pazienti molto attiva in Campania. Dopo nove anni, grazie alla sua determinazione ed al supporto medico scientifico del team della Vanvitelli e Cardarelli, attraverserà a nuoto lo stretto di Messina insieme ad altri 7 ammalati di Parkinson. "In quei 3600 metri non nuoterò solo per raggiungere la Calabria, ma lo farò soprattutto per convincermi che, se in tutto quello che faccio, oltre alla mente metto anche il cuore, allora anche il mio corpo risponderà con energia. Nove anni fa pensavo che la mia vita fosse finita. Oggi invece posso dire che non mi sono mai sentita più viva di così e spero di farlo capire a tutti gli ammalati di Parkinson come me".
La manifestazione è organizzata e sostenuta dalla Fondazione LIMPE e da Aquilone ONLUS di Messina.

Si chiama Emoglobina Vanvitelli ed è la nuova variante emoglobinica scoperta in una bambina affetta da anemia emolitica cronica fin dalla nascita. Il gruppo di ricerca del Centro di ematologia e oncologia pediatrica dell’Ateneo Vanvitelli, diretto da Silverio Perrotta, ha individuato e caratterizzato una nuova variante emoglobinica, finora mai descritta, che ha preso il nome dall’Università Vanvitelli nella quale è stata scoperta.

“Diagnosticare una nuova variante dell’emoglobina può essere molto complesso - spiega Silverio Perrotta, direttore del centro di ematologia e oncologia pediatrica dell’Università Vanvitelli - 

 soprattutto se la proteina è altamente instabile, cioè si degrada in tempi molto brevi e non può essere evidenziata ai comuni esami diagnostici, come l’Emoglobina Vanvitelli. Per tale ragione la bambina è rimasta senza diagnosi certa per anni, prima di arrivare al nostro centro. 

Grazie alla scoperta, infatti, per la piccola paziente ora saranno possibili terapie mirate, di sicuro più efficaci e volte a combattere un nemico almeno conosciuto.

L’emoglobina, proteina implicata nel trasporto di ossigeno ai tessuti, è necessaria per la nostra sopravvivenza. Alterazioni della sintesi di questa proteina possono determinare quadri clinici complessi, come alcune anemie congenite gravi proprio come nel caso della bambina. Il lavoro, pubblicato su Clin Biochem, ha visto protagonisti Maddalena Casale, ricercatrice presso il Dipartimento della Donna, del Bambino e di Chirurgia Generale e Specialistica e primo nome del lavoro che appena pubblicato, e Saverio Scianguetta, biologo presso il laboratorio di biologia molecolare della Vanvitelli, che si sono occupati direttamente di questo studio e che hanno proseguito nelle ricerche nonostante le difficoltà esecutive.

“Essendo condizioni rare – spiega ancora Perrotta - le varianti emoglobiniche spesso non sono considerate nella diagnostica differenziale delle anemie emolitiche congenite, soprattutto se sono presenti altri segni clinici confondenti, come la bassa saturazione di ossigeno, che più spesso implica una patologia respiratoria o cardiaca sottostante. Nei pazienti con varianti emoglobiniche, la bassa saturazione d’ossigeno può esser dovuta semplicemente alla presenza dell’emoglobina anomala e non richiede ulteriori approfondimenti. Tuttavia i pazienti vengono sottoposti ad esami diagnostici e strumentali molto invasivi e costosi nel tentativo di approdare alla diagnosi definitiva che spesso viene ritardata o mai raggiunta”.

Gli esperimenti di proteomica, che hanno consentito l’isolamento e la caratterizzazione della nuova emoglobina, sono stati eseguiti dai ricercatori del Ceinge Flora Cozzolino e Vittoria Monaco, sotto la guida di Piero Pucci, coordinatore del laboratorio di proteomica e ordinario di Chimica Biologica dell’Università degli Studi di Napoli Federico II,

«Le emoglobine varianti sono emoglobine strutturalmente anormali originate da cambiamenti genetici in specifici geni che causano alterazioni nella sequenza amminoacidica – spiega Piero Pucci -. Le malattie che colpiscono la sintesi e la funzione dell'emoglobina sono estremamente comuni in tutto il mondo; fino ad oggi sono state scoperte più di 1000 varianti dell'emoglobina umana, principalmente attraverso le loro manifestazioni cliniche. Questo caso ha evidenziato le insidie analitiche e di conseguenza le difficoltà diagnostiche delle varianti emoglobiniche instabili che possono generare sintomatologie confuse e gravi condizioni cliniche».

Il centro di ematologia pediatrica dell’Università Vanvitelli vanta una pluridecennale esperienza nella diagnosi e cura dei pazienti affetti da emoglobinopatie ed è centro di riferimento per la diagnosi e cura delle malattie ematologiche rare nell’ambito della rete istituita a livello europeo (ERN-EuroBloodNet). L’identificazione di una nuova variante emoglobinica che porta il nome dell’Università Vanvitelli dimostra lo sforzo compiuto dai ricercatori di questa istituzione per migliorare le conoscenze scientifiche in questo settore.

Un interruttore per “spegnere il dolore”. Un recentissimo studio getta le basi per lo sviluppo di nuove terapie antidolorifiche - che non siano a base di narcotici - per combattere il dolore cronico di cui soffrono milioni di persone a causa di infortuni e malattie, tra cui lesioni del midollo spinale, diabete, sclerosi multipla e cancro.
I farmacologi, Livio Luongo e Serena Boccella afferenti al gruppo di Ricerca di Sabatino Maione, ordinario di Farmacologia della Università Vanvitelli, in collaborazione con i ricercatori della università di St. Louis (USA) coordinati dalla Prof.ssa Daniela Salvemini, hanno identificato un nuovo protagonista nella fisiopatologia del dolore neuropatico.

Nello studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica PNAS e condotto negli Stati Uniti e presso la Vanvitelli, gli autori hanno dimostrato, sugli animali in questa prima fase, che un particolare recettore cellulare, presente nel nostro organismo, potrebbe essere il colpevole della comparsa del dolore che limita drammaticamente la qualità della vita dei pazienti neuropatici.
"Il dolore neuropatico può essere grave e non sempre risponde al trattamento - dice la coordinatrice Daniela Salvemini dell'Università di Saint Louis - Antidolorifici oppioidi sono ampiamente utilizzati, ma possono causare importanti effetti collaterali e portare i rischi di dipendenza e abuso. C'è un urgente bisogno di opzioni migliori per i pazienti affetti da dolore cronico. "

Ecco perché questo studio mira a trovare altri sistemi per combattere il dolore neuropatico che siano alternativi all’uso dei narcotici.
In termini scientifici, i ricercatori hanno capito che in risposta a una lesione del nervo, il corpo genera una molecola chiamata sfingosina-1-fosfato (S1P) nel corno dorsale del midollo spinale.

“Questa molecola a sua volta – spiega Livio Luongo dell’Università Vanvitelli - può attivare il sottotipo recettoriale 1 (S1PR1) sulla superficie delle cellule di supporto specializzate del sistema nervoso chiamate astrociti. Questo innesca una cascata di eventi che portano a processi neuroinfiammatori e rendono i neuroni coinvolti con la trasmissione del dolore molto “attivi”. Questo sintomo associato al dolore neuropatico rende il paziente incapace di svolgere le comuni mansioni quotidiane. La riduzione di questo sintomo subdolo rende il paziente affetto da dolore neuropatico meno ansioso e meno depresso e più capace di affrontare la propria patologia”.

 Sebbene lo studio è stato eseguito su animali da laboratorio, molecole che agiscono inibendo la stimolazione della proteina recettoriale S1PR1, sono già disponibili in commercio e sono ad oggi impiegate nel trattamento della sclerosi multipla. Di conseguenza, tale scoperta risulta di fondamentale importanza per il possibile futuro impiego di queste sostanze nel dolore cronico di tipo neuropatico.
Questi risultati, dunque, gettano le basi per sviluppare una nuova classe di farmaci che offra benefici antidolorifici senza i rischi e gli effetti collaterali degli oppioidi.
“I risultati di questa ricerca, insomma – conclude Luongo - individuano in questo recettore un buon bersaglio, e dunque scenari possibili per lo sviluppo di nuove terapie, creando una nuova classe di antidolorifici non narcotici."