Guerra in Ucraina e benessere psicologico, ecco i risultati della ricerca della Vanvitelli

La guerra in Ucraina ha determinato un crollo del benessere psicologico della popolazione di molte nazioni europee e non. Un gruppo di ricerca internazionale, di cui fanno parte tre membri del Dipartimento di Psicologia della Vanvitelli, Augusto Gnisci, Ida Sergi e Francesca Mottola, ha indagato gli effetti della guerra in Ucraina sul benessere psicologico delle persone non direttamente coinvolte nella guerra stessa.

I risultati della ricerca sono stati appena pubblicati sulla rivista Nature Communications. Il team internazionale è capeggiato da Julian Scharbert della University of Münster, Germania.
Lo studio si basa su circa 45.000 questionari che hanno coinvolto 1.300 partecipanti provenienti da 17 nazioni europee. Condotta tra la fine del 2021 e l'estate del 2022, la ricerca ha consentito di monitorare l'andamento degli stati d’animo che gli intervistati hanno vissuto giorno per giorno durante le settimane precedenti e successive allo scoppio della guerra.

I risultati mostrano che l'esplosione del conflitto tra Russia e Ucraina, avvenuto quasi due anni fa, ha generato un improvviso declino del benessere psicologico e della salute mentale nei cittadini di tutta l’Europa e di tutto il mondo. Si è stimato che l’ansia registrata in seguito all’invasione dell’Ucraina è stata superiore a quella registrata dopo il lockdown dovuto al Covid nel 2020 ed ha colpito in particolare i cittadini europei.


Per il recupero dei livelli di benessere iniziali sono stati necessari due mesi. Le capacità di recupero non sono state influenzate dal genere, dall’età e dall’orientamento politico delle persone quanto da alcune caratteristiche di personalità che hanno giocato un ruolo cruciale, specie nei cittadini italiani. La caratteristica di personalità che ha permesso un rapido recupero è stata la cosiddetta stabilità, che nasce da una combinazione di tratti legati alla coscienziosità, alla emotività e alla amabilità delle persone. Perciò, mentre le persone dotate di queste caratteristiche, dopo lo shock della guerra, erano in grado di migliorare gradualmente la propria salute mentale, gli individui poco stabili mostravano un recupero lento e difficoltoso.

Infine, si è osservato un peggioramento del benessere mentale nei giorni in cui il tema della guerra aveva una forte presenza sui social media. Da un lato, alti livelli di ansia portavano i cittadini a fare più post legati alla guerra, dall’altro, l’essere esposti a contenuti legati alla guerra sui social media portava, a sua volta, ad una maggiore ansia. Anche in questo caso, l’impatto negativo delle notizie e delle immagini sulla psiche era maggiore per coloro che erano particolarmente vulnerabili allo stress.

Links:

https://doi.org/10.1038/s41467-024-44693-6
Original publication in “Nature Communications”

https://www.uni-muenster.de/PsyIFP/AEBack/
Research project Prof. Mitja Back from the Institute of Psychology at the University of Münster