In occasione della Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo, il Dipartimento di Psicologia ospiterà un seminario dedicato alla percezione dell’autismo attraverso una prospettiva che valorizza la neurodiversità. L’evento, organizzato dal Comitato d’Indirizzo, dal Servizio di Tutorato e dall’ANGSA, si propone di esplorare il concetto di neurodiversità come parte integrante della diversità umana, analizzando il ruolo delle norme sociali nella costruzione dell’immagine dell’autismo. Il seminario mira a decostruire stereotipi e stigmi legati alla diagnosi, promuovendo una maggiore accettazione delle differenze neurologiche.
L’appuntamento è fissato per il 1° aprile ore 14 presso l’Aula Magna – via Vivaldi (Caserta), con interventi di esperti e professionisti del settore. Per maggiori informazioni e per partecipare, è possibile consultare il programma della giornata (vedi locandina).
La Prof.ssa Ida Sergi, responsabile del Servizio di Tutorato, sottolinea l’importanza di iniziative di questo tipo: "In accordo con il Comitato di Indirizzo, riteniamo fondamentale promuovere eventi che favoriscano una riflessione approfondita sulla neurodiversità. Questo seminario rappresenta un’opportunità per contribuire a un cambiamento nella percezione dell’autismo, soprattutto in ambito accademico e professionale, affinché l’università diventi sempre più un luogo di crescita e inclusione".
Un pensiero condiviso anche dalla Prof.ssa Lucia Ariemma, che evidenzia come la giornata dedicata alla consapevolezza sull’autismo rappresenti un’occasione concreta per superare i pregiudizi: "Il seminario offre l’opportunità di compiere un passo verso una reale comprensione di cosa significhi essere neurodivergenti, al di là di molti luoghi comuni fuorvianti. Gli stereotipi associati all’autismo, infatti, determinano spesso barriere comunicative e relazionali che impediscono la costruzione di processi inclusivi di qualità. Parola chiave dell’iniziativa è consapevolezza: solo attraverso di essa è possibile raggiungere la finalità ultima del processo di inclusione, ossia garantire alle persone con autismo la dignità e la possibilità e di essere cittadini a pieno titolo."
Ad arricchire il dibattito sulla neurodiversità interviene il Prof. Sebastiano Costa, che sottolinea la necessità di adottare una visione ampia e sfaccettata dell’autismo: “Questo seminario ci invita a una riflessione ampia sulla straordinaria diversità dell'esperienza umana. Lo spettro autistico, con la sua vasta gamma di manifestazioni, ci sfida ad abbracciare la ricchezza delle storie individuali e a utilizzare la lente della complessità per comprendere l'umano. Ogni persona segue un cammino individuale, influenzato da una miriade di fattori interconnessi che plasmano il proprio sviluppo. Sono convinto che questo seminario ci darà la possibilità di approfondire l'importanza di sostenere il benessere e l'autodeterminazione di ogni individuo, sensibilizzando la società verso questi temi, per creare un futuro in cui ogni persona sia pienamente valorizzata
In questa prospettiva si colloca anche il contributo del Prof. Massimiliano Conson, che pone l’accento sulla necessità di superare l’idea di una presunta “normalità” neurologica: “Accrescere la consapevolezza della neurodiversità implica allontanarsi dall’idea di “divergenza” da una ipotetica “neuro-normalità”. A ciò possono contribuire le evidenze scientifiche che dimostrano come i molteplici modi in cui le persone percepiscono il mondo corrispondono a differenze individuali nell’organizzazione del cervello.”
Oltre alla dimensione della consapevolezza e dell’inclusione, il seminario intende sottolineare un aspetto cruciale spesso trascurato: la transizione all’età adulta per le persone con ASD. Il Prof. Roberto Marcone spiega come il sistema di supporto, presente nei primi anni di vita, tenda a ridursi drasticamente con il tempo: "Nei primi anni di scuola, i bambini con ASD riescono spesso a costruire una rete sociale tra pari, grazie al supporto di scuola, ASL e centri riabilitativi. Tuttavia, in adolescenza le amicizie cambiano e il rischio di esclusione aumenta, mentre i supporti si riducono. Con la maggiore età, la situazione si aggrava: fuori dal sistema scolastico, le persone con ASD perdono gran parte dell’assistenza e l’unica alternativa restano cooperative e associazioni, che pur svolgendo un ottimo lavoro, accolgono solo persone con neurodiversità, limitando l’inclusione. Se l’inclusione scolastica è migliorata, quella sociale e lavorativa è ancora carente. Servirebbe una figura di case manager, capace di guidare questo passaggio ed evitare che l’ASD diventi sinonimo di isolamento e marginalità."
A sottolineare ulteriormente questa prospettiva, la Dott.ssa Roberta Pennarola, presidentessa dell’Associazione Nazionale Genitori Persone con Autismo (ANGSA), ribadisce la necessità di una presa in carico più strutturata per le persone con ASD nell’età adulta: "Come associazione riteniamo fondamentale sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla necessità di figure professionali altamente formate per lavorare con persone con disturbo dello spettro autistico. Il passaggio all’età adulta non dovrebbe significare una perdita di supporti, ma piuttosto un’evoluzione dell’accompagnamento verso l’inclusione sociale e lavorativa. È indispensabile colmare il vuoto di assistenza che si crea non solo con la fine del percorso scolastico, ma soprattutto con il compimento della maggiore età".