E’ una brillante carriera universitaria quella di Marco Carrano, che si laurea alla Vanvitelli in ingegneria aerospaziale nel 2009 ed inizia fin da subito a lavorare. Oggi Marco è istruttore per Astronauti presso l’Agenzia spaziale europea. Conosciamo insieme il nostro laureato eccellente!
1. In cosa consiste il tuo lavoro?
Sono un Flight Controller certificato e mi occupo, per conto di ESA, del controllo di alcuni esperimenti che si trovano attualmente a bordo della ISS, la Stazione Spaziale Internazionale.
La ISS è al momento il solo distaccamento umano nello spazio, in orbita costante a circa 400 Km dalla superficie terrestre, con cui si svolge ricerca in assenza di peso, meglio definita come microgravità. Per svolgere tale ricerca a bordo della ISS è necessario avere esperimenti. “Controllare” un esperimento vuol dire, ad esempio, inviare comandi che lo facciano accendere, che lo facciano funzionare in modo automatico, nonché ricevere dall’esperimento stesso dei dati di telemetria (sia circa lo stato generale che dati di rilevanza scientifica).
Tali esperimenti vengono sviluppati da aziende, industrie, istituti e agenzie nazionali di tutto il mondo. Essi vengono poi lanciati a bordo della ISS periodicamente. Una volta a bordo, gli esperimenti devono essere “controllati” dai team operazionali sulla Terra, al fine da garantire il loro funzionamento e al fine di ottenere validi risultati scientifici. Il controllo degli esperimenti è effettuato sia direttamente dagli astronauti a bordo della ISS, ma anche dagli esperti che, dai vari centri, istituti e aziende promoventi l’esperimento stesso, sono interessati ai risultati finali. Tali persone, nell’ambito del programma ISS, sono dette genericamente Flight Controllers. Io sono uno di questi.
2. Piccolo approfondimento. Sei anche un istruttore ESA e Nasa per l’addestramento di astronauti sulle operazioni. In che cosa consiste il tuo lavoro?
La ISS è fornita di un braccio robotico, lungo circa 17 metri, sviluppato dall’Agenzia Spaziale Canadese, che serve a raggiungere determinate strutture esterne della Stazione, ai fini di manutenzione esterna, installazione di parti esterni (anche esperimenti) e supporto agli astronauti durante le Extra Vehicular Activities (EVA), in Italiano Attività Extra-Veicolari (al di fuori della ISS). Tale braccio robotico viene controllato e comandato dagli astronauti attraverso delle Workstations che si trovano all’interno della ISS stessa. Per cui gli astronauti devono essere addestrati su come comandare il braccio robotico. In tale ambito, io ricopro il ruolo di istruttore per le attività del braccio robotico, per gli astronauti dell’Agenzia Spaziale Europea. Per ottenere tale funzione sono stato certificato dalla stessa ESA ma anche dalla NASA, presso il Johnson Space Center di Houston. Nello specifico il mio lavoro di istruttore consiste nel fornire un certo numero di lezioni pratiche e teoriche, con utilizzo di un simulatore del braccio robotico.
3. Parliamo adesso di formazione. Perché hai scelto l’Università Vanvitelli per il tuo percorso di studi? C’è un ricordo di un professore che ti sei portato dietro nella tua scalata al successo?
Ho scelto l’Università Vanvitelli per motivi pratici: vicinanza rispetto casa e per la possibilità di essere seguito dai Prof. in modo quasi individuale. Tra i docenti ricordo con piacere il Prof. Del Core, del corso di Meccanica del Volo. È grazie a lui e ai suoi insegnamenti se oggi sono in grado di spiegare ai miei figli in termini semplici come vola un aereo e cosa accade alle ali al decollo e atterraggio! Credo che la sua bravura sia stata quella di capire le esigenze di noi studenti e di esporci sempre al giusto mix di teoria e pratica.
In generale, le esperienze che ricordo con più piacere sono in genere quelle pratiche, legate ad esercitazioni, visualizzazione di parti meccaniche, hardware e quant’altro si possa “toccare con mano”.
Durante la visita presso l’Aeroclub di Capua il Prof. Del Core ci mostrò in modo pratico le caratteristiche di un velivolo e tutto ciò che ci aveva spiegato precedentemente a lezione. Quella esperienza è servita a fissare nella mente i concetti teorici precedentemente trasferiti. L’esperienza che mi preme sempre passare alle giovani leve è quella di provare ad avere un buon mix di teoria e pratica. Quindi suggerisco sempre di toccare con mano ciò che si studia, di creare attività pratiche che possano rafforzare il processo di apprendimento. In parole povere, per fare un esempio, se si sta studiando il motore di una macchina, non basta farlo su carta ma bisognerebbe andare a farsi un giro da un meccanico e passare del tempo a capire come il motore funziona veramente!
4. Come l’università ti ha stimolato nello sviluppo dei tuoi studi?
L’università ha senz’altro costituito un ruolo fondamentale nella mia formazione di base e specialistica. Credo che ciò che mi abbia sempre spinto e motivato nel conseguire le mie ricerche sia stato il fatto che i contenuti forniti dal piano di studi fossero frutto di un buon bilanciamento di “input/output”, ossia che derivassero non solo direttamente come input dal docente durante le lezioni ma anche, a valle di uno stimolo e curiosità nell’argomento, come output da me stesso. In altre parole, ho sempre visto il mio piano formativo come diligentemente studiato per stimolare la mia mente e le mie domande, evitando di fornire allo studente la cosiddetta “pappa pronta”. Questo ha senz’altro contribuito a sviluppare il mio senso critico e una certa dose di autonomia.
5. Se dovessi definire la Vanvitelli in una sola parola, quale useresti e perché?
Efficace! Perché mi ha consentito di conseguire gli studi in modo molto “snello” e pratico. Mi ha in particolare colpito il fatto che il corso di Ingegneria Aerospaziale avesse, almeno al mio tempo, non moltissimi iscritti. Questo ha consentito, in particolare dal terzo anno in poi, che i Professori ci conoscessero quasi di persona e potessero seguirci individualmente, andando così a raggiungere un efficace ed efficiente comunicazione e trasferimento della materia.
6. Cosa consiglieresti agli studenti oggi per avere una storia di successo?
Consiglio innanzitutto di studiare e non accontentarsi della prima informazione ricevuta, chiedersi sempre il perché delle cose, andare a cercare informazioni addizionali (anche se non strettamente necessarie), interrogarsi sempre in maniera critica, andare a fondo nelle tematiche. Consiglio anche di lanciarsi nelle sfide che la vita presenta e di non aver paura di oltrepassare la famosa “comfort zone”. Ho avuto modo di capire che molto spesso i neolaureati, freschi di studi universitari, sono in realtà ancora un po’ immaturi per il mondo del lavoro e nascondono dietro questo aspetto un certo timore di assumersi responsabilità professionali….è capitato anche a me stesso! Beh, l’unico modo per superare tale scoglio e quindi crescere professionalmente è quello di uscire dalla comfort zone, ossia quella condizione in cui ci si sente sicuri, confortati e in cui non si prendono rischi. La strada del successo è piena di rischi. Vanno semplicemente affrontati. Si commetteranno errori ma….lo sanno tutti che sbagliando si impara! Un detto semplicissimo che le nostre mamme continuavano a ripeterci da piccoli ma mai più giusto! È solo attraverso il feedback e gli errori che si impara, ed è in questo modo che si cresce, nella vita e professionalmente.
7. E a quelli che vogliono intraprendere il tuo percorso?
Consiglio di indirizzare il proprio percorso formativo in modo appropriato, andando a scegliere un piano di studi che sia confacente alle proprie volontà. Un curriculum studi spaziale, piuttosto che aeronautico o strutturale potrebbe, ad esempio aiutare se si vuole intraprendere una carriera nel volo umano spaziale. Consiglio vivamente di selezionare anche l’esperienza di stage in modo adeguato, così da favorire le proprie intenzioni future. Consiglio inoltre di puntare a fare un’esperienza lavorativa, anche se solo in qualità di stagista, fuori Italia. La padronanza della lingua inglese è infatti un requisito fondamentale nell’ambito del volo umano spaziale, vista l’enorme mole di cooperazione internazionale che caratterizza la maggior parte dei suoi programmi (incluso quello della ISS).
Ti è piaciuta la storia di Marco? Scopri le altre storie di successo dei laureati alla Vanvitelli