Al giorno d'oggi è ormai routine tra i giovani l'utilizzo di lettori mp3 per ascoltare musica, podcast ecc. attraverso cuffie ed auricolari di vario tipo. Tali dispositivi sono in grado di erogare suoni fino a 120 dB di intensità, vale a dire livelli di intensità sonora pari a quella di un martello pneumatico o paragonabili a quelli di un aereo in fase di decollo. Ascoltare suoni di intensità > a 100 dB, alla lunga (basterebbe circa un’ora ogni giorno) può determinare problemi all’udito di vario tipo ed entità quali: acufeni, sensazione di pienezza auricolare, perdita temporanea della sensibilità uditiva, fino ad una ipoacusia vera e propria di grado variabile. In base ad una nostra ricerca, si è riscontrato come circa il 70% dei giovani di età compresa tra i 13 ed i 28 anni, è solito ascoltare musica in cuffia ad alto volume, abitudine ancor più dannosa se al posto delle cuffie vengono utilizzati gli auricolari, in grado di escludere il rumore esterno sigillando il canale auricolare con conseguente compressione dei suoni. Un altro dato allarmante è che circa l’80% dei giovani è consapevole dei rischi di questa cattiva abitudine, ma non prende alcuna precauzione per evitare il danno a carico del proprio sistema uditivo. In un alta percentuale di casi, anche i genitori sottovalutano tale problema.
A livelli inferiori agli 80 dB, equivalenti ad esempio al rumore presente in strade trafficate, è abbastanza difficile provocare un danno permanente all’udito, per cui a questa intensità si può ascoltare bene la musica senza grossi problemi per diverse ore la settimana. La media stimata dell’intensità di ascolto in cuffia sembrerebbe essere compresa tra i 75 e gli 85 dB, ma con notevole variabilità inter-individuale. Tali livelli di intensità sonora provocano danni minimi a carico del sistema uditivo, spesso a carattere transitorio; ipotizzando però un utilizzo medio dei lettori audio mp3 per 1 ora al giorno ad un intensità di 89 dB, il limite di sicurezza verrebbe già superato!
I soggetti che ascoltano musica in cuffia per più di un’ora al giorno, ad alto volume, sono ad alto rischio di sviluppare un danno permanente a carico del proprio udito dopo 5 o più anni di esposizione in proporzione all’intensità e alla durata dell’esposizione. L’ipoacusia riscontrata è generalmente di tipo neurosensoriale, bilaterale, di grado lieve-moderato, con coinvolgimento precoce dei toni acuti (4-8 KHz); sebbene possa sembrare stabile nel tempo, l’ipoacusia può progredire coinvolgendo anche i toni più gravi (bassi). Spesso il sintomo d’esordio è rappresentato dall’acufene o tinnitus (mono o bilaterale).
Il danno provocato da suoni molto intensi, si manifesta generalmente a livello cocleare, con coinvolgimento iniziale delle cellule ciliate esterne e, solo tardivamente, delle cellule ciliate interne. Oltre alla cosiddetta eccitotossicità da glutammato, traumi acustici particolarmente violenti possono causare un alterazione della struttura cocleare con lacerazione delle membrane cocleari, alterazione dell’omeostasi cellulare e necrosi. Il danno acustico è anche correlato ad una riduzione del flusso ematico cocleare che, in associazione all’alterato metabolismo cellulare indotto dal trauma acustico, determina un ipossia cocleare.
La prevenzione è possibile: infatti, oltre a preferire le cuffie agli auricolari endoaurali, si può seguire ad esempio la già nota regola del 60-60, ovvero ascoltare la musica al 60 percento del volume massimo consentito dal dispositivo, quindi circa 60 dB, per un massimo di 60 minuti. In seguito a questo grido d’allarme, anche le case produttrici di tali dispositivi hanno adottato misure preventive, come ad esempio l’ideazione di meccanismi di controllo dell’intensità sonora che segnalano in tempo reale il superamento del limite di sicurezza (volume troppo alto!!!). In merito alla prevenzione nelle discoteche è ancora in vigore il DPCM del 16/04/1999 che stabilisce le procedure per la verifica del rispetto dei limiti di rumore in discoteca e nei locali pubblici, che devono essere grossomodo compresi tra i 95 ed i 102 decibel di valore massimo, a seconda della distanza dei diffusori.
Salviamoci le orecchie!!!
a cura di Umberto Barillari, docente di Audiologia al Dipartimento Multidisciplinare di specialita' medico-chirurgiche e odontoiatriche dell'Università della Campania Luigi Vanvitelli