Leucemia e l’anemia aplastica, linfomi, talassemie. Queste gravi malattie possono essere sconfitte grazie al trapianto del midollo osseo.
Cerchiamo di capirne di più.
A cura di Francesca Rossi, docente di Pediatria Generale e Specialistica presso il Dipartimento della Donna, del Bambino e di Chirurgia generale e specialistica all'Università Vanvitelli
Cos’è il midollo osseo?
Il midollo osseo è l’organo presente all'interno di tutte le nostre ossa che ha il compito di produrre elementi del sangue fondamentali per il funzionamento dell’organismo: per il trasporto dell’ossigeno ai tessuti, per il funzionamento del sistema immunitario e altre importanti funzioni. Come gli altri organi anche il midollo può ammalarsi.
In questi casi, infatti, il midollo osseo, formato da cellule che danno origine a tutte le cellule del sangue, le cellule staminali perde la sua funzionalità, che può essere recuperata solo grazie alla sostituzione delle cellule malate con altre in grado di riprodursi. Il trapianto può avvenire, dopo particolari trattamenti, con cellule sane dello stesso paziente oppure con cellule prese da un donatore.
In cosa consiste il trapianto di midollo?
Con il trapianto di midollo osseo vengono prelevate cellule staminali sane da un donatore e, tramite trasfusione sanguigna, trasferite al ricevente. Queste cellule hanno la meravigliosa capacità di raggiungere attraverso la circolazione sanguigna gli spazi midollari, in cui si insediano e ricostruiscono il midollo osseo.
Da cosa dipende la compatibilità con il donatore?
Ciascuno di noi possiede un patrimonio di geni, ereditati dai genitori, che, come le impronte digitali, ci caratterizza in maniera univoca. Il successo di questo trattamento è strettamente legato a questo fattore, e dipende soprattutto compatibilità tra ammalato e donatore. Quando la compatibilità è elevata, l’organismo riconosce le cellule come “proprie” e quindi ne favorisce la circolazione, permettendo la ricostruzione del midollo. I test svolti per determinare la compatibilità sono chiamati tipizzazione HLA.
Posso diventare donatore?
Sì, a patto che tu abbia queste caratteristiche:
- età compresa tra 18 e 36 anni al momento dell’iscrizione al registro;
- peso corporeo superiore a 50 Kg
- essere in salute, ovvero non essere affetto da malattie croniche e/o patologie infettive, non assumere farmaci in maniera continuativa ad eccezione della pillola anticoncezionale.
La donazione resta anonima in tutte le sue fasi, volontaria e non retribuita.
Ho un fratello o una sorella: ho più probabilità che loro siano i donatori ideali?
La probabilità di ritrovare un patrimonio genetico simile è più elevata nell’ambito della stessa famiglia. Tuttavia, in caso di donazione di midollo, solo il 25-30% dei pazienti che necessita di un trapianto possiede un donatore identico nell’ambito familiare. Per questo motivo sono nati i Registri dei donatori.
Cosa sono i Registri di donatori?
I registri di donatori sono delle vere e proprie banche dati, collegate fra loro in una rete internazionale: con i Registri si moltiplicano in maniera esponenziale le possibilità di trovare donatori compatibili.
Anche in Italia è stato avviato un programma denominato "Donazione di Midollo Osseo" ed esiste, dal 1989, un Registro Nazionale (IBMDR) con sede a Genova presso il Laboratorio di Istocompatibilità dell'E.O."Ospedali Galliera". Esso ha lo scopo di procurare ai pazienti in attesa di trapianto ma privi del donatore ideale un volontario, estraneo alla famiglia, con caratteristiche immunogenetiche tali da consentire la procedura terapeutica con elevate probabilità di successo.
Come posso diventare donatore?
Per diventare donatore basta una firma. Puoi rivolgerti a una delle strutture ospedaliere che partecipano al programma nazionale “Donazione di midollo osseo” per firmare il consenso informato e sottoporti ad un semplice prelievo di sangue, che serve a stabilire le tue caratteristiche genetiche. Solo nel caso in cui venga accertata la possibile compatibilità con un paziente in attesa di trapianto, verresti sottoposto ad ulteriori prelievi di sangue (indagini di secondo e terzo livello), necessari per confermare definitivamente la compatibilità. La vera e propria donazione, infatti, avverrà solo quando si avrà certezza di compatibilità presso il Centro Trapianti più vicino alla tua residenza.
Contatta il centro donatore più vicino, la lista completa dei centri è consultabile qui oppure contatta le Associazioni di settore: www.admo.it e www.adocesfederazione.it
Ricorda: la firma del consenso ha solo un valore morale e fino all’ultimo momento ha il diritto di ritirare il tuo consenso alla donazione. In caso contrario, rimarrai iscritto nel Registro Donatori di Midollo Osseo fino al compimento del 55° anno di età.
Dove finiscono i miei dati genetici?
I tuoi dati genetici vengono registrati su un archivio informatico e trasferiti al registro nazionale e tramite esso al registro internazionale.
Come avviene la donazione di midollo osseo?
Puoi donare con un piccolo intervento o tramite prelievo di sangue. Con la donazione classica, vieni sottoposto ad un intervento in anestesia, durante il quale personale medico specializzato effettua ripetuti prelievi di midollo dalle ossa del bacino. L’intervento è preceduto da un colloquio con un anestesista, che permette allo specialista di valutare clinicamente il donatore ed informarlo sui fattori di rischio anestesiologico. A questo tipo di donazione segue un post-operatorio di qualche giorno, in genere si va dalle 24 alle 48 ore.
Oppure, puoi scegliere di donare con un prelievo sanguigno. Nei cinque giorni che precedono la donazione, dovrai assumere un farmaco utile per la crescita delle cellule staminali. Si tratta di una procedura generalmente molto ben tollerata, che non richiede nessun tipo di ricovero o anestesia.
A quale rischio vado incontro se mi sottopongo alla donazione?
In caso di donazione classica, potresti accusare indolenzimento nelle zone in cui sono state effettuate le punture, o reazioni allergiche. Qualunque sintomo post-operatorio sarà comunque opportunamente monitorato e gestito nel corso della degenza post-operatoria.
In caso di donazione con prelievo di sangue, invece, il farmaco potrebbe generare effetti collaterali connessi all’assunzione, come dolori ossei, cefalee o perdita di appetito, ma i sintomi scompaiono una volta sospeso il trattamento.
Un po’ di dati
Attualmente sono circa 29 milioni sono i donatori iscritti nella rete dei registri internazionali. Ancora troppo pochi. Nonostante il numero comunque importante, solo il 35-40% dei pazienti che attivano la ricerca sui registri, infatti, riesce ad identificare un donatore non consanguineo HLA-identico in un 3 – 4 mesi, tempo medio stimato che intercorre tra l’inizio della ricerca e la realizzazione del trapianto.