a cura di Roberto Marcone, docente di Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione alla Vanvitelli
I giorni successivi alla notizia dei primi contagiati di coronavirus in Italia e l’attuale situazione mondiale che ha portato l’OMS a dichiarare lo stato di pandemia e il Governo a prendere misure fortemente restrittive (DPCM del 09/03/20) con, tra l’altro, la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado e le Università (per ciò che riguarda la didattica), nonché tutti i centri di aggregazione sociale (palestre, piscine, pub, locali…) ha rivoluzionato la vita di tutti noi e ha improvvisamente e inderogabilmente obbligato ogni singolo e ogni famiglia a vivere una realtà nuova e inesplorata.
Stare in famiglia in un periodo di quarantena forzata può avere tanti risvolti positivi: come dice una meme che gira in questi giorni: “Sono stato a casa con la mia famiglia, ho scoperto che sono brave persone”.
Ecco quindi, una sorta di decalogo:
- I legami che tengono uniti. Ascoltiamo, parliamo, coccoliamo, giochiamo, costruiamo, cuciniamo, ordiniamo, vediamo un cartone, un film, una serie tv insieme.
- Diciamo la verità. Spiegare in maniera chiara ed efficace la situazione e la causa della stessa. Le modalità dovranno essere calibrate in funzione dell’età, ma ricordatevi che i bambini, anche i più piccoli, capiscono! Non lasciateli coi dubbi, non fategli ricostruire una loro realtà.
- Non fate promesse che non potete mantenere. Non dite ai vostri figli che li porterete sulla Luna quando tutto sarà finito. Dategli futuro, stabilite le cose che si potranno fare, ma non esagerate con promesse “impossibili” da realizzare.
- Organizzate le giornate. Ogni giorno la routine quotidiana non deve mutare troppo rispetto alla “norma”. Ci si lava, ci si veste, si organizzano i tempi, gli spazi e i modi per fare le cose. Forniamo uno spazio-tempo gestibile, sia quello comune, sia quello individuale. Facciamoci aiutare dai nostri figli nel farlo.
- Giocare insieme. Condividete le scelte del da farsi. Supportate e state insieme a vostro figlio durante l’attività. Organizzate insieme a lui lo spazio ludico e l’attività stessa. Organizzate insieme a lui anche i momenti in cui dovrà giocare da solo, assicurandogli comunque una presenza attiva sempre (ascolto e condivisione). Permettete anche loro di “rivoluzionare” una parte della casa (una tenda, uno spazio fatto di cuscini in salotto), tanto non deve venirci a trovare nessuno. Per i più grandi, rinforzate l’utilizzo corretto della tecnologia; fateli giocare in rete con i loro amici. Interessatevi alle loro attività senza però essere eccessivamente invasivi. Evitate comunque che passino troppo tempo in isolamento nella loro camera: programmate la visione di una serie tv insieme, o di un gioco da tavola o, perché no, un videogioco da fare insieme.
- Attività motoria. Provate a organizzare insieme ai vostri figli qualche esercizio ginnico da fare insieme quotidianamente: farà bene a tutti, e non solo nel fisico.
Ma vediamo nel dettaglio
Sono almeno tre le aree fortemente interconnesse cui far attenzione in questa delicata fase: la prima è affettivo/emotiva; la seconda è cognitiva; la terza è legata agli stili parentali. Provo quindi a sintetizzare il tutto in un discorso generale, fatto di punti salienti.
I bambini sotto i tre anni abbisognano fondamentalmente di un clima sereno e accondiscendente, che li faccia sentire sereni e al sicuro nella propria casa. Fino al 36mo mese ai bambini piace la routine, la sicurezza data da una figura che stia con lui a fare delle cose, a leggergli una storia, a colorare e disegnare. Non è necessario inventarsi chissà cosa: lasciatevi guidare dal semplice buon senso genitoriale approfittando della dilatazione del tempo: il vostro bambino non potrà che rasserenarsi e rasserenare anche voi. Se dovesse chiedervi perché non può uscire, siate sinceri, spiegandogli con parole estremamente semplici che in questo momento c’è la possibilità di contrarre una malattia molto molto forte e pericolosa e che quindi, per un po’ ci si dovrà divertire insieme restando a casa.
I bambini e i ragazzi più grandi possono mostrarsi spaesati e impauriti dal cambiamento improvviso delle loro routine e dalla plausibile agitazione che regna nella loro casa: non possono più uscire, andare in piscina, in palestra, a scuola, vedersi coi loro amici, ma saranno impegnati nei compiti scolastici, nelle lezioni a distanza o nelle chat di amici. Condividete con loro tutti questi momenti, chiedendo (senza assillo e insistenza), cosa hanno fatto, come si sono trovati, che strumenti hanno utilizzato. Fatevi raccontare la loro giornata. La tecnologia aiuta molto, i nostri figli sono nati nell’era digitale, sono preparati quanto (anzi più di) noi all’utilizzo di questi mezzi. Mantenete i contatti con le figure a loro più vicine (nonni, parenti, amici) attraverso videochiamate programmate. Supportate la loro necessità di utilizzare più spesso del solito giochi elettronici, ma suggerite loro di farlo in chat con amici, e non in isolamento solitario.
Quindi, ricapitolando.
Ascoltate le vostre emozioni e quelle di vostro figlio, e condividetelo. Parlate, parlate tanto se ce n’è bisogno. La condivisione è rassicurante, confortante e salda quelli che Bruce Springsteen chiama “I legami che tengono uniti” [The Ties that Bind, 1980] o che, in maniera più scientifica, Bowlby chiama legami di attaccamento. La vicinanza affettiva in questi momenti dev’essere chiara, disponibile, immediata. Ciò non vuol dire che vostro figlio dovrà necessariamente rispondere alle vostre domande, né che voi dobbiate tediarlo con le vostre preoccupazioni, anzi, come spesso capita, un abbraccio, un’occhiata, la condivisione di una cosa “terza” aiuta a sciogliere le resistenze e ad aumentare la vicinanza affettiva. Non chiedete costantemente “come va?”, “ti annoi?”, “sei preoccupato?”. Non pretendete risposte, ma chiacchierate, parlate.
Siate chiari. Con linguaggio diverso e con diverse modalità in funzione dell’età, spiegate a vostro figlio cosa sia il Covid-19, con linguaggio semplice e parole chiare. Illustrate la pericolosità del virus e, quindi, la necessità di stare a casa. Siate sinceri, semmai fantasiosi coi più piccoli (inventate una storia con personaggi e luoghi), ma sinceri: non minimizzate, non evadete il discorso. I più piccoli si sentiranno spaesati, non riusciranno a cogliere e comprendere il perché delle limitazioni e dell’agitazione, avranno solo più paura e costruiranno “teorie ingenue” per darsi una risposta. I più grandi potrebbero iniziare a reperire informazioni in maniera incontrollata, esternamente, perdendo contemporaneamente la fiducia o semplicemente la voglia di confrontarsi in famiglia. Non si è mai troppo piccoli per capire! Non commettiamo quest’errore, perché pur di capirci qualcosa i bambini e i ragazzi si autocostruiscono una teoria esplicativa, che può confonderli ancor di più e far perdere autorevolezza alla figura genitoriale.
Giocate, organizzate gli ambienti in maniera tale che la casa possa diventare fonte continua di svago e di gioco. I piccoli potranno impegnarsi in tante attività ludico-educative-ricreative. Non è necessario essere insieme a loro per tutto il tempo, ma è importante iniziare con loro, è importante strutturar loro l’ambiente ludico. Organizzate insieme lo spazio dove disegnare, dove costruire un puzzle, dove giocare con pupazzi e bambole. Parimenti, organizzate insieme alcune attività domestiche (mettere ordine, cucinare, lavare…), creando una routine ludica condivisa. I bambini, se sereni e coinvolti emotivamente, hanno tantissime risorse per poter gestire in autonomia anche per tempi lunghi un gioco: voi siate semplicemente pronti a rispondere alle loro richieste (“mamma! Guarda che ho fatto!”; “papà, mi aiuti con questo pezzo di lego?”). Evitate maratone eccessive di cartoni animati, che pur vanno bene per un tempo continuativo limitato: non per il cartone in sé, che potrebbe essere visto anche 4 ore di fila, ma perché si assopisce la componente di condivisione emotiva di ciò che si sta facendo.
Il momento è certamente difficile, inutile nasconderlo; dobbiamo imparare a vivere e convivere con le nostre paure e con l’incertezza, ma, da genitori, dobbiamo continuamente e costantemente essere punti di riferimento, basi sicure per i nostri figli.
Un ultimo consiglio
In rete, su canali istituzionali (ministero della salute, diverse università, save the children, telefono azzurro, rai, …) si trova molto materiale, sia informativo, sia di suggerimento per le attività da svolgere.
Di seguito qualche link
Telefono azzurro http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=4122
Explora Roma https://www.mdbr.it/guida-galattica-al-corona-virus/
Policlinico di Milano https://www.policlinico.mi.it/uploads/fom/attachments/pagine/pagine_m/78/files/allegati/546/storia_di_un_coronavirus_-_alfabetico_-_secondo_finale.pdf