Nutrizione, dieta e sclerosi multipla, il punto con l'esperto

Negli ultimi anni la dieta sta assumendo un ruolo sempre più centrale nella vita delle persone affette da Sclerosi Multipla. In un recente studio, attraverso le risposte ad una web-survey, si è dimostrato l'incremento dell’interesse nei confronti della dieta in seguito alla diagnosi di Sclerosi Multipla (Kari-na Riemann-Lorenza et al., PLOS 2016).
Questo interesse, però, non è soddisfatto dalle evidenze scientifiche, tutt'ora insufficienti a dare ri-sposte incontrovertibili e definitive sull'importanza della dieta nella etiopatogenesi e nel management della Sclerosi Multipla.
La Sclerosi Multipla è una patologia complessa ed i fattori genetici e immunologici non sono sufficienti a spiegare la sua eziologia. Attualmente è chiara una condizione di multifattorialità ed un ruolo importante, nel suo sviluppo, potrebbero averlo fattori ambientali e/o metabolici, infezioni virali, o ancora, uno stile di vita non corretto e quindi, abitudini dietetiche errate.
Nessuno di queste condizioni può, da sola, spiegare la patologia, ma le seguenti evidenze rendono molto attraente il coinvolgimento della dieta nella patogenesi della malattia, più che le infezioni e/o i fattori ambientali:
•    distribuzione geografica: la Sclerosi Multipla è più frequente nel mondo occidentale dove è diffuso uno stile di vita sedentario ed una dieta ipercalorica (Alonso et al., Neurology 2008).
•    effetti migratori: la migrazione da una zona ad alta incidenza di Sclerosi Multipla ad un'altra con un bassa incidenza, prima dei 15 anni, comporta la modifica del rischio di sviluppare la malattia. Ciò non accade qualora la migrazione si realizzasse dopo i 15 anni. Tale aspetto potrebbe esse-re correlato all'esposizione a fattori nutrizionali piuttosto che infettivi o tossicologici (McLeod et al., J Neurol 2011)
•    vitamina D: bassi livelli di vitamina D si associano ad un maggior rischio di Sclerosi Multipla. (Munger KL et al., JAMA 2006)
•    indice di massa corporea: un alto indice di massa corporea prima dei 20 anni si associa ad un raddoppio del rischio di Sclerosi Multipla (Hedström et al., Mult Scler 2012)
•    la Sclerosi Multipla ha caratteristiche comuni ad altre malattie infiammatorie croniche intestinali: entrambe si associano a bassi livelli di vitamina D (Reich et al., World J Gastroenterol 2014) e ci sono anche evidenze sull’efficacia del glatiramer acetato sia nella Sclerosi multipla che nel Chron (Aharoni et al., Autoimmun Rev 2013).
Un recente studio (Riccio et al., ASN Neuro, 2015) mostra che fattori dietetici e modifiche dello stile di vita potrebbero esacerbare o attenuare i sintomi della Sclerosi Multipla attraverso la modulazione dello stato infiammatorio sistemico. Tale regolazione si realizzerebbe mediante il controllo dell’attività metabolica ed infiammatoria e della composizione della flora batterica intestinale.
Lo stile di vita occidentale, caratterizzato da diete ipercaloriche, ricche di cibi salati e grassi animali, associato a scarso esercizio fisico, incrementa lo stato infiammatorio dell’organismo. Questo si realizzerebbe attraverso:
1. il potenziamento di tutte le vie biosintetiche cellulari
2. l'incremento dei meccanismi mediati dalle molecole pro-infiammatorie
3. la realizzazione di una condizione disbiotica intestinale.
Nello stesso studio viene chiarito quanto un esercizio fisico costante e moderato, e una dieta ipo-calorica basata sull’assunzione di verdura, frutta, legumi e pesce, favoriscano un’attenuazione del-lo stato infiammatorio sistemico ed un riequilibrio della flora batterica intestinale.
Negli ultimi anni, infatti, si sta rivolgendo sempre maggior attenzione al ruolo della flora batterica in-testinale nella patogenesi delle malattie autoimmuni. Se questo ruolo è più facilmente intuibile per le patologie infiammatorie croniche intestinali, lo è meno per quelle che hanno come bersaglio uno o più organi distanti dalla flora batterica commensale.
Nonostante ciò, per quanto riguarda la Sclerosi Multipla, sono diverse le evidenze di una relazione con le condizioni disbiotiche intestinali che, a loro volta, sono strettamente correlate ad errati regimi dietetici.
In particolare, recenti studi (Treiner et al, Front Immunol, 2015), avrebbero individuato un legame tra i linfociti T, impegnati nel controllo della popolazione batterica e dello stato infiammatorio intesti-nale, ed in grado di raggiungere il Sistema Nervoso Centrale, con la Sclerosi Multipla.
Traducendo le evidenze scientifiche in scelte quotidiane, il paziente con Sclerosi Multipla deve preferire una dieta non eccessivamente calorica, abbinata a un moderato esercizio fisico e basata su pesce, verdure, legumi, frutta, piccole porzioni di carboidrati integrali, fibre, olio extra vergine di oliva, acqua, succhi di frutta non zuccherati, soia e tè nero. (Hadgkiss et al., Nutr Journal 2014)
La nutrizione riesce a limitare gli effetti della stanchezza (Totaro et al., Neurol 2015) di cui soffrono molte persone con SM e può aumentare l’efficacia di alcune terapie (Riccio et al., ASN Neuro 2015), ma non può certo agire come un farmaco. Mangiare in maniera appropriata può migliorare lo stato di benessere del paziente e rendere più efficace la terapia.
Infine non bisogna dimenticare che nel decorso della Sclerosi Multipla alcuni sintomi possono influire sulla scelta degli alimenti, come ad esempio i disturbi intestinali o la difficoltà a deglutire. A questi sintomi si può affiancare anche una perdita di appetito spesso legata agli effetti collaterali di alcuni farmaci.
Per questo è necessario considerare sempre individualmente quali siano i fabbisogni energetici che dipendono dall’età, dallo stato della malattia, dall’attività fisica, dal metabolismo e dalle varia-zioni di peso e, sempre, valutare la compatibilità di diete o di integratori con la gestione della Scle-rosi Multipla.

Luigi Lavorgna, PhD Dirigente Medico I Clinica Neurologica AOU Università - Ha collaborato alla stesura dell'articolo il Dott. Gianmarco Abbadessa