di Italo Francesco Angelillo, Direttore del Dipartimento di Sperimentale, coordinatore delle attività Covid-19 per l'Ateneo Vanvitelli.
Dal Corriere della Sera del 30 marzo 2020
Cosa ci dicono gli ultimi dati sull’epidemia?
«La situazione sta lentamente migliorando, indipendentemente da lievi variazioni quotidiane. La curva sembra attenuarsi, sia quella dei nuovi casi diagnosticati, sia quella dei decessi, che però sono l’esito infausto di infezioni contratte le scorse settimane, prima dei blocchi», legge lo scarno bollettino della Protezione civile Italo Angelillo, presidente della Società italiana di igiene e medicina preventiva, la Siti e coordinatore delle attività Covid-19 per l'Ateneo Vanvitelli.
L’aspetto forse più incoraggiante è la minore pressione sulle terapie intensive?
«È il numero più interessante. Significa che le misure di contenimento stanno funzionando bene ed è ancora meglio che proseguano. In assenza di barriere avremmo avuto una tragedia inimmaginabile, le epidemie non concedono tregua se non si cerca di fermarle in modo deciso. La minore pressione sui centri di rianimazione è l’indicatore della capacità da parte del servizio sanitario di individuare più precocemente il paziente. Un altro dato positivo è che il 58% dei malati sono in isolamento domiciliare perché hanno sintomi lievi dunque non gravano sui dipartimenti di emergenza urgenza e sulle terapie intensive». (...)
Lei coordina l’unità di crisi anti Covid-19 dell’azienda ospedaliera universitaria dell'Università Vanvitelli. Da operatore cosa auspica?
«Mi auguro che le chiusure vengano protratte oltre il 3 aprile, per almeno i successivi quindici giorni. A livello territoriale sarà fondamentale mettere in condizione i dipartimenti di prevenzione impegnati sulla sorveglianza dei pazienti in isolamento di garantire l’assistenza nei tempi giusti. In alcuni contesti può succedere che il tampone per verificare positività o negatività del paziente non ospedalizzato venga fatto con ritardo. Ecco perché molte Regioni sono contrarie alla strategia di uno screening di massa di tutta la popolazione proposto dalle Regioni del Nord. Noi non potremmo permettercelo, in Campania e suppongo in molte altre realtà del Centro-Sud». E in Campania cosa vi aspettate? «Questa settimana sarà decisiva perché si vedrà il risultato degli eventuali contagi legati alla moltitudine di persone fuggite dal nord. Se supereremo questo momento sarà un buon segnale. Finora ci siamo trovati in una fase di relativa tranquillità, non abbiamo avuto grossi focolai. Voglio essere ottimista. Ci siamo ben preparati con reparti ad hoc».