Racconto di un anno all’estero tra Parigi e Sarajevo: L’esperienza di Elvira

Una valigia e un biglietto di sola andata, emozione e terrore: salutare gli amici, abbracciare i parenti, lasciare le cose conosciute, le strade della tua città e il tuo porto sicuro per intraprendere un percorso in un altro paese, con una lingua diversa, nient’ altro che te stesso e non per il tempo di un weekend.
 
Il mio interesse per la vita oltreconfine è nato grazie alla passione coinvolgente trasmessami dagli insegnanti universitari, sorretta dallo studio delle lingue e dall’esigenza di praticarle costantemente per poterle perfezionare. 
 
Ho intrapreso la prima esperienza estera frequentando un semestre, a partire da settembre, presso l’Università Paris VIII Saint Vincennes. Rientrata dall’esperienza Erasmus, concludendo tutti i miei esami con successo, Miur-Maeci- Crui in partnership con la nostra Università, hanno selezionato studenti per tirocini presso sedi diplomatiche d'Italia all'estero e sono risultata vincitrice di concorso per la permanenza trimestrale presso l’Ambasciata d’Italia in Sarajevo. In conformità con le mie esperienze e la mia passione per il giornalismo, ho preso da poco parte all’ufficio comunicazione e cultura dell’Ambasciata, collaborando alla cura dei portali media della sede e alla co-organizzazione di eventi culturali.
 
La scelta personale di due sedi così dissimili può apparire bizzarra: l’intento è stato proprio quello di vivere esperienze tra loro eterogenee con il comun denominatore già riscontrato di sentirsi molto presto parte della comunità ospitante e portare con sé un pezzo della città e della cultura locale.
 
Più in particolare l’Erasmus a Parigi si è confermato una ottima opportunità per perfezionare la lingua e, seppure parte della stessa Unione Europea, utile per conoscere approcci curriculari con differenti punti di vista rispetto a quelli nazionali (nell’approccio in particolar modo alle Relazioni Internazionali ed alla storia contemporanea, tematiche di personale interesse).
 
 
Sarajevo è un’inaspettata sorpresa: ritengo particolarmente distorta la concezione della città della maggior parte dei cittadini europei. Comunità satura di storia ancora viva e percepibile, con magico coraggio di rinascita, dall’atmosfera cosmopolita come poche altre città nel mondo, da profili professionali e sociali ammirevoli. Da queste esperienze eterogenee ho appunto imparato, tra le cose, la graziosa peculiarità del ‘diverso’ da sé, l’occorrenza di immergersi oltre la superficialità, valicando pregiudizi, confini mentali e fisici.
 
Tutto è stato reso possibile grazie dall’Università, riferimento costante per le problematiche che caratterizzano la vita fuorisede di una studentessa. Fattore da non sottovalutare è stato il sostegno economico dell’Ateneo che dona l’opportunità agli studenti di poter vivere realmente le città a trecentosessanta gradi. 
 
Il corso di Laurea Magistrale in Relazioni Internazionali e la formazione accademica fornitami dall’Università Vanvitelli ha aperto le mie prospettive presenti e future verso orizzonti esteri permettendomi di ampliare le conoscenze curriculari ma concedendomi allo stesso tempo di vivere esperienze che stravolgono totalmente le percezioni di vita. 
 
Il messaggio che desidero promuovere per chi è intenzionato a vivere esperienze del genere, è quello di lanciarsi, senza timore, in simili avventure nonostante le piccole difficoltà innegabili. Simili esperienze possono formare al meglio cittadini del mondo, schiarire le idee su sogni ed aspirazioni, concedere chances di vita e soprattutto capire chi siamo e chi vogliamo diventare, costruendo l’impalcatura per poterci riuscire!