Avvocati, magistrati, accademia tornano a confrontarsi, questa volta, sulla riforma del processo civile che porta il nome dell’allora guardasigilli, Marta Cartabia. E lo fanno a distanza di tre mesi, nell’ambito di un ciclo di incontri (il primo dei quali, sulla riforma del processo penale, svoltosi a Napoli nel dicembre dello scorso anno), promosso di intesa fra gli avvocati del foro di SMCV e Napoli Nord, i magistrati del Distretto di Napoli di Magistratura Indipendente e la comunità accademica dell’Università Vanvitelli.
L'incontro si terrà il prossimo 24 Marzo, alle ore 15.30, nell’aula Franciosi del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Vanvitelli a Santa Maria Capua Vetere.
Gli indirizzi di saluto sono affidati al Rettore dell’Università Vanvitelli,Giangranco Nicoletti, al Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza, Raffaele Picaro, che ospiteranno l’evento culturale, la cui importanza è testimoniata dalla presenza del neo Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Fabio Pinelli.
L’apertura dei lavori vedrà gli interventi del Presidente del Tribunale di Napoli Nord, Pierluigi Picardi, nonché dei Presidenti dei Consigli degli Ordini degli Avvocati del foro di Santa Maria Capua Vetere Napoli, Angela Del Vecchio e di Napoli Nord, Gianluca Lauro eMaria Ilaria Romano, segretario distrettuale di MI.
Le conclusioni del dibattito, che vedrà confrontarsi magistrati di merito e di legittimità moderati da Gianpaolo Califano, professore ordinario del Dipartimento di Giurisprudenza, sono state affidate al Procuratore Generale della Corte di Cassazione, Luigi Salvato, magistrato di lungo corso, apprezzato giurista, assistente di ben tre giudici costituzionali, che proprio presso gli uffici giudiziari di Santa Maria Capua Vetere ha iniziato il proprio percorso professionale.
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Il pacchetto di riforme -com’è noto- è stato generato dagli effetti del lock-down dovuto alla pandemia da COVID-19, che ha colpito anche l’economia italiana. I problemi connessi al basso tasso di crescita dell’Italia si sono accentuati con la pandemia, proprio a causa della lentezza nella realizzazione di alcune riforme strutturali, che hanno caratterizzato, in generale, la pubblica amministrazione e, in particolare, il settore della giustizia.
L’UE ha risposto alla crisi pandemica con il programma “Next generation EU”; un programma di portata ed ambizione inedite, che vede l’Italia come prima beneficiaria dei due principali strumenti del “NGEU”: il dispositivo per la ripresa e resilienza (RRF) ed il pacchetto di assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d’Europa (REACT-EU).
Il solo RRF, che garantisce risorse per 191,5 miliardi di Euro, da impiegare nel periodo 2021/2026, delle quali 68,9 miliardi sono sovvenzioni a fondo perduto, ha richiesto agli Stati membri di presentare un pacchetto di investimenti e riforme. Si tratta del PNRR, che l’Italia ha puntualmente presentato, con la previsione di quattro importanti riforme di contesto: pubblica amministrazione, giustizia, semplificazione della legislazione e promozione della concorrenza.
La riforma della giustizia si prefigge l’obiettivo di affrontare i nodi strutturali del processo civile e di quello penale e di rivedere l’organizzazione degli uffici giudiziari.
Nel testo aggiornato del PNRR, trasmesso dal Governo Draghi al Senato il 26 aprile 2021, viene individuato come principale obiettivo quello di abbattere i tempi della giustizia italiana, posto che la “durata eccessiva dei processi incide sulla percezione della qualità della giustizia stessa e ne offusca indebitamente il valore”, secondo l’antica massima “giustizia ritardata, giustizia denegata”.
I problemi legati al fattore “tempo” sono al centro dell’attenzione nel dibattito interno e sono stati ripetutamente rimarcati nelle competenti sedi europee.
Il fattore tempo al centro, quale Obiettivo fondamentale dei progetti e delle riforme nell’ambito del settore giustizia, è la riduzione del tempo del giudizio, che oggi continua a registrare medie del tutto inadeguate. Tutti gli interventi in materia di giustizia convergono, dunque, al comune scopo di riportare il processo italiano a un modello di efficienza e competitività.
L’efficienza dell’amministrazione della giustizia rappresenta un valore in sé, radicato nella cultura costituzionale europea, che richiede di assicurare “rimedi giurisdizionali effettivi” per la tutela dei diritti, specie dei soggetti più deboli.
Inoltre, il sistema giudiziario sostiene il funzionamento dell’intera economia. L’efficienza del settore giustizia è condizione indispensabile per lo sviluppo economico e per un corretto funzionamento del mercato.
Studi empirici dimostrano che una giustizia rapida e di qualità stimola la concorrenza, poiché accresce la disponibilità e riduce il costo del credito, oltre a promuovere le relazioni contrattuali con imprese ancora prive di una reputazione di affidabilità, tipicamente le più giovani; consente un più rapido e meno costoso reimpiego delle risorse nell’economia, poiché accelera l’uscita dal mercato delle realtà non più produttive e la ristrutturazione di quelle in temporanea difficoltà; incentiva gli investimenti, soprattutto in attività innovative e rischiose e quindi più difficili da tutelare; promuove la scelta di soluzioni organizzative più efficienti.
Si stima che una riduzione della durata dei procedimenti civili del 50% possa accrescere la dimensione media delle imprese manifatturiere italiane di circa il 10%.
Non è un caso che da oltre 5 anni a questa parte, nella relazione annuale del Governatore della Banca d’Italia viene dedicato un apposito spazio ai rapporti tra l’economia e l’efficienza della giustizia, sia civile che penale.