“I giornalisti devono ridiventare punto di riferimento; la verifica delle notizie è la strada per un’informazione credibile”.
Il Presidente della RAI Monica Maggioni protagonista dell’incontro “Media senza Mediatori. Il Giornalismo nell’epoca dei social”, che si è svolto il 31 gennaio all’Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli” per il ciclo “Oltre le due culture”. Protagonista Monica Maggioni, nota giornalista nonché Presidente Rai. Fulcro del dibattito, la trasformazione del giornalismo con l’avvento dei social.
“I falsi ci sono sempre stati in questo mondo, ciò che è cambiato è la velocità e la possibilità di trasmissione attraverso Internet ed i social - ha esordito la Presidente - Ciò che manca oggi è la responsabilità”, ha proseguito, descrivendo le problematiche in cui oggi versa il giornalismo. Partendo da un’analisi che si è concentra sulle fake-news, attraverso gli esempi della comunicazione vincente di Donald Trump, tutta centrata sul rapporto non mediato e sulla mancanza cronica di verifica della notizia, capace di creare delle verità in casi lontani anche dal verosimile; ma Maggioni utilizza come esempio anche la falsa notizia più importante degli ultimi decenni, quella che è costa una
guerra e migliaia di morti, quella di Powell sulle armi di distruzione di massa irachene. La Presidente Rai ha così analizzato quello che può essere definito il problema principale che oggi riguarda la comunicazione e, di conseguenza, coloro che ne sono protagonisti, ovvero la difficoltà dei giornalisti di essere credibili in un sistema di informazione basato su false notizie. Attraverso un’analisi critica del citizen journalism e dell’informazione orizzontale che trasforma chiunque in giornalista, Monica Maggioni, ridisegna e ridà valore al ruolo e alla professionalità del giornalismo. Fare giornalismo è diverso rispetto a scrivere un post su Facebook perché non è “giornalismo tutto ciò che trasmette informazione, sui social si ha la sensazione di essere un po’ tutti giornalisti.” - sostiene Maggioni - “Vale la pena riflettere su quali tipi competenze servono perché le cose che si raccontano corrispondano alla realtà e non a
qualcosa di verosimile ma non vero. Fare i giornalisti vuol dire verificare le fonti, avere l’onestà intellettuale di porsi il problema di quello che si sta dicendo, se è vero o meno. Non è la stessa cosa postare una cosa che si è sentita dire o fare un pezzo da giornalisti.”
Ebbene, ciò in cui ci si imbatte è un’epoca nella quale vige un sistema disintermediato, dove i social hanno ormai preso il sopravvento, eliminando qualsiasi tipo di contatto tra le persone ed i luoghi, venendo meno, così, gli obblighi etici e professionali di un tempo. Difatti, come osservato dalla Maggioni, studi recenti hanno dimostrato un’impressionante crisi di fiducia nei confronti dei media, soprattutto nei paesi Occidentali. Dai dati negativi riscontrati, si evince un totale rifiuto verso i professionisti considerati sempre più in un’ottica elitaria e di potere. In questo modo, il giornalismo puro e costruito su fonti e verifiche perde il proprio prestigio a favore di una pseudo informazione fatta di notizie mendaci, seppur ben confezionate. Emerge, così, una generale svalutazione delle competenze dei comunicatori.
In uno scenario simile, ha concluso la Maggioni, “Il giornalista deve ridiventare punto di riferimento, deve essere credibile attraverso fonti attendibili e prove, in quanto la verifica delle notizie è la strada per un’informazione credibile”. Dunque, è questo l’invito che la professionista fa ai suoi colleghi, e nello specifico a quanti svolgono il servizio pubblico; in particolare, la Presidente Rai ha annunciato che la Televisione Pubblica darà vita ad un’iniziativa giornalistica denominata “FACT CHECKING”, “verifica dei fatti”, allo scopo di creare un’informazione corretta e conforme alla realtà, in un panorama mediatico vittima della post-verità.
di Lucio Isoldo, Sofia Guasco, Katia Di Lorenzo, Marco Menale, Claudio Mazzone, Emanuele Catone, studenti del Master di I Livello in Giornalismo e Ufficio Stampa dell'Università della Campania Luigi Vanvitelli