In nome di donna. Perché le donne smettano di essere l'Altro. Flashmob virtuale della Vanvitelli

L’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” in occasione del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, nonostante la pandemia da Covid 19 che ha prodotto un’emergenza sanitaria e l’impossibilità delle donne a recarsi nei centri antiviolenza, quest’anno decide di scendere in campo con un flashmob virtuale e con un evento dal titolo “In nome di donna. Perchè le donne smettano di essere l'Altro".

- -Il flashmob è stato realizzato grazie alla partecipazione degli studenti dell’Ateneo che, in questo momento così delicato per tutti ma soprattutto per le donne e bambini vittime di violenza, hanno fatto sentire ancora di più la loro vicinanza e la loro consapevolezza di dover essere parte attiva al #la battaglia contro la violenza sulle donne inizia da noi#. La campagna di comunicazione si è potuta realizzare grazie alla sensibilità di numerosi studenti di tutti i Dipartimenti che hanno inviato una o più foto con un foglio o un cartello per rendere visibile il loro messaggio di denuncia e per testimoniare la scelta di prendere distanze dai comportamenti violenti agiti sulle donne. il flashmob può essere seguito sui canali social (Facebook e Instagram) di Ateneo.
- L' evento “In nome di donna. Perchè le donne smettano di essere l'Altro" - organizzato dal Dipartimento di Giurisprudenza e coordinato dalle professoresse Andreana Esposito e Carmen Di Carluccio - si svolgerà il giorno 25 novembre da remoto, su piattaforma Microsoft Teams, dalle ore 15 alle ore 18 e vedrà la partecipazione di docenti dell'Ateneo, di rappresentanti di Forze dell'ordine e di esponenti di realtà associative del territorio impegnate attivamente, con i loro programmi, a combattere questa piaga sociale.
“L’iniziativa offre l’occasione – sottolinea Carmen Di Carluccio, docente di diritto del lavoro e di diritto della sicurezza e della prevenzione sul lavoro – per riflettere sulla complessità della condizione femminile nel mondo del lavoro, dove continuano a registrarsi molteplici forme di discriminazione. In questo tempo in cui la fragilità economica e la precarietà del lavoro hanno inevitabilmente elevato il livello del bisogno e abbassato quello dei diritti, proviamo a raccontare una storia di ribellione, di reazione all’abuso di potere. In nome del diritto al lavoro e in difesa della dignità umana”.
“La violenza contro le donne è oggi una delle violazioni dei diritti umani più invasiva e diffusa e, in molti casi, la più nascosta – sostiene Andreana Esposito - Gli omicidi sono solo la punta di un iceberg, fatto da lividi e ferite spesso celate dietro bugie dette per paura, terrore o vergogna. La punta di un iceberg fatto di umiliazioni, deprivazioni, linguaggio e ironia sessista. Forme non visibili ma non per questo meno dolorose di violenza. Ed è per questo che continua a essere necessario parlare, illustrare, discutere e, in definitiva, operare, forse sconvenientemente, assumendo una visuale, non oggettiva ma reale, provando a rappresentare le cose come stanno: ebbene, esiste ancora una realtà in cui gli uomini sono soggetti e le donne oggetti, ci sono fatti a mostrare che il genere decide in tutte le società umane, sulla base del sesso, subordinazione delle une e dominio degli altri”.
“La giornata rappresenta un'altra tappa di un percorso educativo ambizioso, che impegna ormai da diversi anni l’Ateneo, grazie anche al supporto delle Istituzioni del territorio, in continue attività e riflessioni - afferma la prof. Marianna Pignata, delegata alle pari opportunità - Ci sono parole e condotte che possono aiutare le donne a liberarsi da una gabbia e denunciare violenze e sopraffazioni ma ci sono anche comportamenti che possono provocare danni gravissimi. C’è una responsabilità collettiva di fronte al problema culturale sotteso al fenomeno. Ed è su questo fronte che l’Ateneo gioca un ruolo centrale sul piano culturale e della formazione specifica dei futuri operatori, insieme a tutta la comunità studentesca soprattutto sul piano della sensibilizzazione alla cultura della non violenza”.

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