Giornata internazionale della disabilità

A partire perlomeno dagli anni Novanta, il tema dell’inclusione è stato riconosciuto come ‘condizione essenziale per realizzare appieno i diritti umani, la pace, la sicurezza e lo sviluppo sostenibile’ (U.N., International Day of Persons with Disability). Significativamente, per l’Organizzazione delle Nazioni Unite, l’impegno verso persone diversamente abili diviene un fondamentale ‘tema di giustizia e un investimento per un futuro comune’.

L’ONU, quindi, registra e rilanciano il tema della collocazione della disabilità in una più ampia prospettiva socio-culturale e, quindi, pedagogica ed educativa. Ciò è essenziale al fine di non schiacciare la nozione e la condizione della disabilità sul deficit, inchiodando, quindi, colui che porta tale deficit ad una condizione di ineluttabilità e non-cambiamento. Se il deficit può essere chiaramente osservato e reso obiettivo, la disabilità, per contro, non è una categoria a-storica e a-contestuale: le rappresentazioni sociali della disabilità, l’universo emotivo e cognitivo che ad essa è correlato, e quindi il nostro agire concreto verso il diversamente abile, sono categorie culturali e, quindi, evolutive.

Oggi, infatti, comprendiamo che saperi e abilità sono, anche, condizioni contestuali. Il ‘so fare’, puro e semplice, come capacità ‘interna’, ‘posseduta’, per così dire, da un soggetto a-contestuale, non esiste; è pura illusione. Esiste il ‘so fare se’, ‘so fare con’, ‘so fare per’, come condizioni eminentemente relazionali. Qui entra in gioco l’educazione, come pensiero e prassi che individua e coltiva possibilità e potenzialità, producendone lo spazio di crescita.

Questo è anche il lavoro che l’Ateneo compie da diversi anni, offrendo servizi personalizzati volti al miglioramento delle qualità di vita universitaria per studentesse e studenti che sperimentano una condizione di limitazione nella partecipazione alle attività accademiche, accogliendoli, orientandoli, e supportandoli, prevenendo e rimuovendo, in tal modo, le cause che possano ostacolare la realizzazione del loro percorso formativo.

Attraverso un colloquio conoscitivo e l’utilizzo dell'ICF (International Classification of Functioning, Disability and Health), vengono analizzate le condizioni che contribuiscono a determinare le difficoltà nella partecipazione alla vita universitaria di studentesse e strudenti diversamente abili. Sulla base degli elementi analizzati – individuali e contestuali - viene stilato un progetto di intervento personalizzato, proponendo attività, ausili e servizi finalizzati a rimuovere o ridimensionare le condizioni ostacolanti e a favorire la predisposizione di ambienti di apprendimento accessibili. Ogni progetto è seguito e monitorato da un Case Manager, individuato tra le operatrici del Centro di Ateneo per l’Inclusione (CID) ed è condiviso con il delegato del Dipartimento cui lo studente afferisce, per essere tarato in coerenza con gli obiettivi formativi del singolo corso di laurea. Per realizzare questo percorso l’Ateneo offre diversi strumenti e servizi:

  • L’affiancamento da parte di tutor alla pari o specializzati per attività di accompagnamento nelle attività legate all’apprendimento (ad esempio: sostegno nella fruizione delle lezioni, aiuto nello studio, reperimento di materiali di studio, quali appunti, libri, bibliografie, ecc.), sostegno allo studio per il superamento di esami o per la stesura della tesi;
  • Ausili informatici e realizzazione di materiale didattico in formato accessibile;
  • Formazione all’utilizzo di software specifici: il personale tecnico istruisce studentesse e studenti, on site e a distanza, affinché sia in grado di utilizzare le tecnologie assistive;
  • Predisposizione di prove d’esame equipollenti, con utilizzo di ausili e tutor lettore e possibilità in situazioni particolari, opportunamente documentate, di date d’esame alternative;
  • Reclutamento (on demand) di figure specializzate di assistenza alla comunicazione (es. interpreti Lingua dei Segni) e di assistenza materiale all’autonomia personale (es. Operatore Socio Sanitario);
  • Affiancamento nella fase di orientamento e di espletamento delle pratiche burocratiche;
  • Promozione della partecipazione degli studenti con disabilità e DSA ai programmi di mobilità internazionali;
  • Fornitura tramite presa in carico temporanea di supporti tecnologici specifici.

L’Ateneo, inoltre, riconosce pienamente l’importanza della dimensione di rete, dialogando e collaborando costantemente con Enti, Associazioni e Soggetti del territorio che si occupano di persone con disabilità e disturbi specifici di apprendimento. Attività in collaborazione e protocolli di intesa sono stati siglati dai diversi Dipartimenti con l’AID (Associazione Italiana Dislessia), con l’Autism Aid Onlus, con l’UICI (Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti). L’Ateneo è in costante contatto con gli enti locali (Regione Campania, Comune di Caserta, Comuni dell’area metropolitana di Napoli, Comuni della provincia di Caserta) per lo sviluppo di iniziative e progetti che favoriscano e amplino la dimensione inclusiva dei processi di educazione e apprendimento.

Comprendere la specificità delle strutture da produrre per ogni singolo caso, capire come, quanto e quando sostenere e come, quando e quanto lasciare andare è la vera difficoltà, che accomuna strutture, agenzie formative, docenti, genitori ed educatori che lavorano con soggetti in condizione di disabilità. Il percorso educativo che si è chiamati a compiere è quindi duplice: da un lato c’è il percorso di scaffolding e accompagnamento che l’educatore compie insieme alla persona diversamente abile; dall’altro lato c’è un percorso parallelo e complementare, forse persino più difficile e complesso, che una società e una cultura devono compiere verso un pieno concetto di inclusione. Ciò perché il deficit è dato, ma la disabilità è ciò che tale deficit provoca nell’incontro con un contesto. La disabilità è, quindi, responsabilità comune, e comune deve essere il compito educativo della comunità.