Più mangi e meno ricordi. La scoperta dei ricercatori della Vanvitelli

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Lo studio scientifico pubblicato sulla rivista Nature Communications

Più mangio e meno memoria e capacità di apprendimento ho. Questo il dato scientifico che emerge dalla ricerca condotta dal gruppo coordinato da Sabatino Maione, Ordinario di Farmacologia presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale, Sezione di Farmacologia della Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, in collaborazione con il gruppo di ricerca del CNR di Pozzuoli coordinato dai Ricercatori Vincenzo Di Marzo e Luigia Cristino e con il TIGEM che ha identificato una correlazione tra l’obesità e la capacità di memoria e apprendimento. La ricerca è stata pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Communications.

“Nello studio – spiega Maione - si mette in evidenza come l’obesità possa alterare degli importanti circuiti cerebrali in aree del cervello che per la vita intera dell’individuo continuano a generare neuroni, attraverso un meccanismo definito di neurogenesi, come il giro dentato dell’ippocampo”.

Lo studio è stato condotto su topi sottoposti ad una dieta ad alto contenuto di grassi. Dopo 8 settimane i topi hanno raggiunto un peso del 40% superiore rispetto a quelli sottoposti ad un regime alimentare “standard”. I topi obesi, rispetto a quelli normopeso, hanno raggiunto un punteggio più basso nei test di memoria. A livello microscopico, i neuroni nell’ippocampo dei topi obesi perdono la capacità di potenziare lo scambio di informazioni con i neuroni nelle altre aree quando stimolati con impulsi elettrici ad alta frequenza.

“Questo fenomeno – spiega Serena Boccella, tra gli autori principali dello studio - è chiamato plasticità a lungo termine e rappresenta il meccanismo fisiologico che nell’uomo controlla l’apprendimento e il consolidamento dei diversi tipi di memoria. L’impatto sulla memoria è tale che il soggetto obeso inizia a non memorizzare in maniera corretta la sua stessa assunzione di cibo (memoria episodica)”.

Questo spiega in parte il perché dell’adattamento del nostro cervello alle diverse abitudini alimentari e perché quando ingrassiamo continuiamo a mangiare sempre di più.

“Se da un lato abbiamo questo circolo vizioso che si instaura a livello dei circuiti che regolano la fame e la sazietà, c’è poi un impatto generale dell’obesità sulla capacità degli individui di condurre una vita normale in cui memoria e concentrazione svolgono una parte principale della vita quotidiana come l’attività lavorativa - sostiene Maione - Nello studio abbiamo inoltre identificato le molecole endogene coinvolte in questi complessi meccanismi che sottendono questi fenomeni di alterata neurogenesi”.

In particolare, “sono state identificate in questo studio due molecole il neuropeptide orexina e l’endocannabinoide 2-arachidonoilglicerolo, quali responsabili della alterazione della neurogenesi e del normale funzionamento del circuito che regola la memoria episodica” continua Serena Boccella.

Lo studio, molto complesso da un punto di vista tecnico sperimentale, spiega un fenomeno molto semplice ossia che il sovrappeso ostacola la memorizzazione dell’atto stesso di nutrirsi, offuscando la mente sulla quantità di cibo ingerita e alterandone probabilmente anche la percezione. 

Dunque l’obesità incide in maniera importante sull’apprendimento e sulla memoria episodica che è alla base dei ricordi degli avvenimenti della nostra vita. In effetti, l’identificazione dei meccanismi coinvolti in tale processo potrebbe aprire nuove prospettive nel comprendere meglio altre patologie che presentano danni selettivi al sistema di memoria episodica.