“Fornire strumenti per superare questioni professionali legate al genere, dare consapevolezza alle donne in quanto tali e in quanto professioniste del settore, rivolgendoci alle dirigenti del domani ”. Questi gli obiettivi principali dell’Associazione Women for Oncology, spin-off dell’ ESMO (European Society for Medical Oncology), nata ufficialmente nel mese di gennaio, ma di fatto operante già da due anni, grazie al lavoro di alcune oncologhe italiane, fra cui Erika Martinelli, ricercatrice dell’Università Vanvitelli, che ci ha spiegato come si sviluppa il lavoro di questa associazione tutta al femminile.
“Solo il 13% dei primari in oncologia sono donne, i motivi di tale divario sono molteplici: in primis viene persa la consapevolezza di poter raggiungere determinati livelli lavorativi sia per cultura sia problemi legati all’ambito familiare, spesso infatti è difficile per le professioniste donne bilanciare work life balance”. La Women for Oncology offre programmi di coaching che hanno come scopo la risoluzione di tali problematiche e mira alla formazione di un network fra le oncologhe donne per rendere facile il confronto in campo medico-scientifico e professionale in generale.
Come ha lavorato l’associazione in questi anni?
“Abbiamo organizzato vari congressi a numero chiuso che avevano come target donne fra i 35 e i 55 anni provenienti da tutta Italia fornendo competenze su, ad esempio, come comunicare al meglio con il paziente, come organizzare il gruppo di lavoro e programmi di leadership su come gestire al meglio l’ambiente lavorativo”.
Il progetto della Women for Oncology ha portato all’organizzazione di un evento educazionale, di rilevanza nazionale, che si è svolto a Milano…
” Abbiamo organizzato un vero e proprio post-ESMO dove esperti nazionali hanno discusso di dati scientifici rilavati durante il congresso europeo di oncologia ma non ci siamo fermate: l’ultimo evento di cui ci siamo occupate si è svolto a Montecitorio il 26 gennaio scorso incentrato sulla lotta alle fake news in campo oncologico”
Che cosa comporta la divulgazione di una notizia falsa in oncologia?
“Le Fake news nel nostro ambito rappresentano un serio problema sia per il medico che per il paziente. Basti pensare alla miriade d’informazioni assolutamente non filtrate a cui il malato oncologico ha libero accesso sul web, che non solo pregiudicano il rapporto medico-paziente ma purtroppo rappresentano un rischio reale per la salute del malato. Con questo tavolo tecnico di lavoro sulla lotta alle notizie false abbiamo cercato di coinvolgere gli organi politici e di stampa per sensibilizzarli sulla questione.”
Lei ha mai ricevuto richieste particolari da parte di pazienti che avevano letto qualche notizia falsa sul web?
“Certo, molteplici.”
Ad esempio?
“Dei pazienti iniziarono ad assumere veleno di scorpione, seguendo naturalmente notizie prese dal web, poichè credevano che potesse seriamente guarirli. Pensi che questo veleno è reperibile a Cuba e quindi sono partiti e sono arrrivati fin lì per comprarlo. Oppure ad esempio una signora lamentava disturbi che imputava interamente alla terapia a cui era sottoposta quando invece erano derivati dal miscuglio di curcuma con altre erbe officinali che stava assumendo credendo di migliorare la sua condizione.”
La Women for Oncology Italy è formata da nove oncologhe provenienti da tutta la Penisola:
Erika Martinelli – Università della Campania Luigi Vanvitelli, Napoli
Rossana Berardi – Università Politecnica delle Marche, Ancona
Fabiana Letizia Cecere – Istituto Nazionale Tumori Regina Elena, Roma
Rita Chiari – Azienda Ospedaliera di Perugia
Marina Chiara Garassino – Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori, Milano
Valentina Guarneri – Università degli Studi di Padova, IOV IRCCS
Nicla La Verde – ASST Fatebenefratelli Sacco, Milano
Laura Locati – Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori, Milano
Domenica Lorusso – Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori, Milano
Articolo a cura di Margherita Tamburro, studentessa in lettere al Dipartimento di Lettere e Beni Culturali