La prima sperimentazione dopo lo studio pilota del Centro di Diabetologia Pediatrica della Vanvitelli in collaborazione con l’Università Federico II
Una ricetta di pizza doc napoletana per i bambini diabetici. Dal gemellaggio delle Università Vanvitelli e Federico II, dalla collaborazione col franchising Rossopomodoro e dell’associazione “L’isola che non c’è”, composta da genitori di bambini affetti da diabete mellito di tipo 1, nasce il protocollo sperimentale Pizzatronic. Una sperimentazione che mira a superare la difficoltà di gestione della glicemia dei pazienti diabetici, specialmente in trattamento insulinico, dopo il consumo del pasto pizza.
Non tutte le pizze sono uguali. I pizzaioli si tramandano da anni l’arte della lievitazione lenta alla base di una pizza più gustosa ma soprattutto più digeribile. Quello che è tradizione non è però dimostrato scientificamente. L’esperimento, condotto da Dario Iafusco, docente della Vanvitelli, e dalla sua equipe del Centro Regionale di Diabetologia Pediatrica “G. Stoppoloni”dell’Università Vanvitelli, si svolgerà in due fasi, tra domani, mercoledì 14 marzo e il prossimo mercoledì 21 marzo.
Appuntamento al Centro commerciale Le Porte di Napoli di Afragola dove i bambini saranno accompagnati prima al cinema (un’attività che consentirà loro di arrivare alla cena riposati e con una glicemia bassa) e poi alle 19 alla pizzeria che avrà preparato la pizza a lenta lievitazione (di oltre 24 ore) con la ricetta messa a punto dai diabetologi della Vanvitelli.I bambini saranno monitorati a distanza fino alla mattina successiva attraverso un dispositivo di microinfusione di insulina e di un sensore glicemico che consentirà ai medici di seguire la fase digestiva della pizza.
“La ricetta che abbiamo messo a punto – spiega Iafusco – durante lo studio pilota, è quella di una pizza a lenta lievitazione che può essere tranquillamente mangiata dai bambini diabetici senza che vi siano controindicazioni di alcun tipo. Una pizza che in questo caso sarà preparata dalla pizzeria, ma che le mamme potranno ripetere anche a casa, cuocendola in un normale forno elettrico”.
L’impasto sarà analizzato sia a crudo che a cotto grazie alla partecipazione del Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II, per poter avere un quadro ancora più chiaro e completo della ricetta e del suo impatto sui bambini protagonisti dell’esperimento.
“Mercoledì prossimo si ripeterà tutto nello stesso modo – spiega Angela Zanfardino dell’Università Vanvitelli, responsabile e ideatrice del protocollo – cambierà solo il tipo di pizza. La prossima volta i bambini, sempre nella stessa pizzeria, mangeranno una pizza lievitata solo 8 ore. Attraverso lo stesso sistema di controllo a distanza avremo un monitoraggio in continuo della glicemia, per la loro sicurezza e per aumentare il numero di dati a disposizione degli studiosi”.
Innovazione e tradizione, insomma, per mostrare al modo, con metodo scientifico, il valore della pizza napoletana lentamente lievitata.