Il futuro dopo la laurea, alla Vanvitelli le studentesse di economia si raccontano.
Sogni, speranze, aspettative, lavoro, famiglia. Alla Vanvitelli le laureate in economia si raccontano, offrendo testimonianze concrete delle proprie esperienze lavorative a qualche anno dalla laurea.
L’iniziativa nasce con l’obiettivo diampliare il dibattito sulla condizione delle donne lavoratrici, nell’ambito delle attività connesse con le celebrazioni della festa della donna organizzate dall’Università Vanvitelli.
Ascoltiamo le storie delle nostre laureate!
Marica Quaranta
Perché hai scelto di studiare da noi al dipartimento di economia e come la tua carriera ha beneficiato delle nozioni e delle esperienze acquisite durante il ciclo di studi?
Ricordo il primo giorno che ho visitato l’università. La cosa che mi ha colpita fu la sua essenzialità, tranquillità e la sua struttura che mi ricordava un piccolo paesino. Era un ateneo molto familiare, molto coinciso, a misura di studente e km 0 con l’insegnante. Infatti, il rapporto studente-insegnante va oltre quello di una sterile lezione unilaterale.
Carriera mi sembra una parola un po’ intensa. Preferisco esperienza lavorativa. La mia prima esperienza è iniziata banalmente, inviando un curriculum e da lì si sono susseguite una serie di esperienze brevi poiché nessuna sembrava soddisfare appieno la mia anima. La mia irrequietezza interiore nel mondo del lavoro può essere spiegata come un modo per il mio cuore che mi suggeriva di impegnarmi nell’attività di famiglia con mio padre.
L’università non insegna solo dei concetti ma anche il rigore, la disciplina, la determinazione, il fissarsi degli obiettivi e raggiungerli. Devi avere la giusta predisposizione, devi porti come una spugna e non come uno spettatore.
In passato la donna era quella che si doveva dedicare alla casa e alla prole, mentre l’uomo era quello che doveva portare la pagnotta: c’era una divisione dei ruoli ben precisa. Questa divisione al giorno d’oggi non esiste più, soprattutto per la donna che in nome dell’uguaglianza dei sessi ha voluto emanciparsi. Oltre che donna e madre anche lavoratrice al di fuori delle mura domestiche, perché anche il lavoro all’interno della casa è lavoro. Tutto ciò ha comportato una rimodulazione della divisione del tempo: è come la storia della coperta corta, la tiri da un lato e ti scopri dall’altro. D’altro canto, penso che i due ruoli non possano sovrapporsi mai del tutto: l’uomo e la donna per natura hanno propensioni e attitudini diversi. Se si rompe una ruota è l’uomo che va ad aggiustarla e se si stacca un bottone è la donna che lo cuce. Il papà è quello che farà volare in aria i suoi figli, mentre la mamma è quella che si accorgerà quando il figlio avrà una temperatura più alta. È una questione di natura. Secondo me, non esiste una visione giusta in assoluto. Esiste una visione giusta per ognuno di noi. Che cosa significa essere una donna impegnata nel lavoro e cosa più semplicemente significa essere donna. Significa fare delle rinunce, sulla base dei propri desideri e della propria visione di vita delle proprie possibilità. In questa storia abbiamo voluto prenderci la torta intera. Ma il nostro stomaco non riesce a digerirla tutta, per cui dobbiamo lasciare qualche fetta. Essere donna nel lavoro significa che a qualcosa dobbiamo rinunciare se non esce nella qualità esce sicuramente nella quantità.
È inevitabile. Ogni relazione richiede rinunce. La relazione con il tuo compagno, la relazione con il tuo lavoro, con i tuoi figli, con il tuo cane. Questo è un discorso univoco che vale sia per le donne che per gli uomini. È una questione matematica di divisione del tempo. Ognuno si fa la sua scala delle priorità. La mia priorità fondamentalmente non è mai stata fare una grande carriera lavorativa: non mi sono mai vista dietro una scrivania a rilasciare interviste sul mio successo, piuttosto mi immaginavo a una tavolata di domenica con la mia famiglia o me introno all’albero di Natale a scartare i regali con i miei figli. Dipende dalle proprie priorità, è estremamente soggettivo.
Inizialmente appena laureato cerchi di inserirti subito nel mondo del lavoro. Sei anche spinto dal tuo desiderio di concretizzare qualcosa che fino ad allora era solo un’idea. In quel momento lasci da parte qualche altro tuo desiderio. Dato che io mi sono sbrigata presto ad avere dei figli, il problema è stato capire come gestire il resto delle cose. In questo contesto attuale, la difficoltà primaria che io ho nel conciliare questi due mondi è proprio la gestione dei figli. Una cosa è metterli al mondo, una cosa è crescerli, una cosa è crescerli cercando di trasmettergli quante più informazioni possibili e renderli bambini oggi e adulti domani. Quindi tu ti senti veramente la responsabilità del futuro addosso, nelle cose che scegli di fare e in quelle che scegli di non fare. Ti senti un po’ in un limbo e ti devi vedere cosa prevale.
Il successo di ogni donna si dovrebbe misurare in che percentuale di soddisfazione si ha della propria vita: quanto di ciò che avremmo voluto realizzare siamo riusciti a concretizzare. Di successo è sia una donna sia manager, sia una donna che desiderava dedicarsi alla famiglia, sia una donna che vuole una famiglia e vuole anche prendersi cura di stessa, riuscendo a trovare un equilibrio che per quanto complicato dà le sue soddisfazioni. Donna consapevole di non poter dare il 100% in lavoro e famiglia ma consapevole anche che se dà il 50% in uno e il 50% nell’altro, comunque starà dando il 100%. Di successo è la donna che ha il coraggio di essere felice.
Maria Livia Delle Femmine
Ho deciso di studiare al Dipartimento di Economia della Vanvitelli poiché avevo amici e colleghi che già studiavano in questa facoltà e da sempre si sono trovati bene. In secondo luogo, per coerenza con quello che era il mio ideale di percorso di studi, avendo fatto la Ragioneria in qualche modo volevo continuare la mia esperienza nelle materie socioeconomiche. Ovviamente ho scelto la Vanvitelli per una questione di sviluppo di questa università perché si è sempre di più evoluta. Risulta molto essere al fianco degli studenti, andando ad offrire servizi che ritengo essere molto innovativi. Le nozioni le ho ritrovate molto applicate in ambito lavorativo, soprattutto le teorie fondamentali alla base dell’economia, mi ritrovo quasi ogni giorno ad applicarle in ambito lavorativo, sotto questo punto di vista posso dire che sono molto importanti.
Subito dopo la conclusione del percorso universitario ho iniziato a mettermi in contatto con delle aziende, tra cui quella con cui attualmente lavoro. Subito dopo i colloqui mi hanno assunto con contratto di stage che inizialmente doveva durare sei mesi e al quinto mese mi hanno offerto un contratto a tempo indeterminato. Mi sto trovando molto bene e sto proseguendo.
Ad oggi la donna nella società contemporanea va ad assumere un ruolo di riscatto; sin dall’inizio la donna aveva il ruolo di accudire i figli, la casa, quelli erano gli obiettivi principali di una donna. Ad oggi la donna ha un ruolo più importante sia nella società che in ambito lavorativo, molte aziende stanno ricercando figure femminili, non solo in nome di una parità di genere ma anche perché le donne hanno capacità e competenze alla pari di quelle di un uomo. Una donna è perfettamente in grado di crescere in ambito professionale ma anche accudire la famiglia, avere una vita sociale.
No, gli obiettivi a breve termine li ho sicuramente raggiunti. Nell’immediato post-laurea avere un lavoro, stabilità era uno di quegli obiettivi e l’ho raggiunto. Sotto questo punto di vista posso dirmi soddisfatta e non ho incontrato difficoltà. Per quanto riguarda obiettivi a lungo termine, al momento non ci sono ostacoli. Sotto questo punto di vista, credo che l’università mi abbia aiutato parecchio.
Non c’è un elemento fondamentale per essere di successo. Dal mio punto di vista i fattori che non devono mancare né nella donna né nell’uomo sono sicuramente la caparbietà, ti prefiggi un obiettivo e cerchi in tutti i modi di raggiungerlo, il senso di responsabilità, una certa autonomia che devi avere nel momento in cui fai determinate cose ma anche avere sempre voglia di imparare, di crescere, di essere al passo con gli sviluppi della società.
Maria Sagliocco
Dopo la scelta del corso di studi da voler seguire, ho visitato la facoltà di Economia della Vanvitelli a Capua. Ho sentito la facoltà di Capua a misura d’uomo, molto coccolata. Le esperienze che ho acquisito nel ciclo di studi mi hanno permesso di assimilare un buon metodo di apprendimento e un buon modo di approcciare i problemi e le nuove situazioni, analizzando la situazione, fissandomi un obiettivo e cercando di tendere a quest’ultimo nel miglior modo possibile e nel più breve tempo possibile
È stato molto breve il passaggio dall’ Università al mondo lavorativo: mi sono laureata a Luglio 2013 e dopo una breve pausa, mi sono iscritta al Job Meeting organizzato dalla Facoltà di Ingegneria della Federico II a Napoli, inviando il mio CV e ho ottenuto due colloqui con grandi aziende: alla Iveco a Torino e presso Trenitalia. Nel frattempo, due aziende di Caserta hanno visionato il mio CV da AlmaLaurea, strumento estremamente utile. Ho quindi iniziato presso Trenitalia nella Sezione Acquisti con uno stage, dove lavoro tutt’ora con un contratto a tempo indeterminato.
La donna oggi è la donna. Non deve più essere necessariamente associata alla figura di un uomo. Vive per se stessa, agisce per se stessa, per le proprie idee e per i propri desideri che possono essere o meno legati ad un uomo. Ovviamente non vanno tralasciate tutte le eccezioni che oggi ci sono nelle famiglie e nei luoghi poco sviluppati sotto il profilo culturale ed è lì che dobbiamo agire maggiormente. Siamo fortunate perché traiamo i frutti delle lotte passate e delle donne del passato e abbiamo oggi raggiunto uno status sociale più agevole rispetto a quello del passato. Dobbiamo però lavorare affinché ogni donna abbia gli strumenti per decidere autonomamente della propria vita e del proprio futuro. Per quanto mi riguarda essere una donna impegnata nel lavoro è stata una scelta naturale dopo il percorso di studi universitario. Una scelta già quella dell’Università non per tutte che io ho potuto e voluto fare grazia alla famiglia. Nonostante la mentalità di vecchio stampo, i miei genitori non mi hanno mai imposto la loro visione di vita, lasciandomi libera di decidere della mia vita. Oggi essere impegnata nel lavoro significa autonomia e indipendenza, dal punto di vista decisionale che economico, cose che vanno di pari passo ed essere impegnata 24h. Riesco a conciliare lavoro e famiglia, grazie alla mia famiglia che mi aiuta con la piccola Giovanna. Sicuramente questa è una rinuncia che dobbiamo fare io e mio marito a causa dell’impegno del nostro lavoro.
Fortunatamente non ho rinunciato a cose importanti. Ovviamente la vita lavorativa condiziona la vita personale e viceversa. Le difficoltà sono principalmente dovute a pregiudizi nel mondo del lavoro che ancora ci sono sebbene in modo più affievolito rispetto al passato. Pregiudizi dovuti a difficoltà pratiche e concrete. Una donna in gravidanza o che la cerca, è meglio non dirlo perché non si è ritenuti meritevoli di una promozione perché l’azienda non vuole investire su una persona che mancherà a lavoro per alcuni mesi. È una difficoltà pratica e concreta. Mesi fondamentali per il neonato e per la mamma, in cui il lavoro rimane in stand-by, per cui l’azienda non ti ritiene meritevole di promozione. Importante è cercare un equilibrio tra lavoro e famiglia.
Segreti particolari non ci sono. Ci sono però caratteristiche da assimilare e portare avanti. Intanto, è necessario avere l’obiettivo di essere indipendente dal punto di vista decisionale, non farsi condizionare da nessuno. Per affermarsi dal punto di vista lavorativo è utile esprimere sempre le proprie idee, nel rispetto degli altri e tendere sempre di più agli obiettivi propri e personali che devono camminare di pari passo con quelli lavorativi. La donna deve essere per me completa, sia dal punto di vista lavorativo che personale, deve cercare l’equilibrio tra le due cose. Una volta trovato, la donna può sentirsi realizzata e in carriera, anche se non raggiunge picchi.
Francesca Cavalieri
Altri familiari avevano già frequentato la Facoltà, molti dei miei compagni liceo hanno preferito cercare altrove quello che era già disponibile sul nostro territorio. Frequentare un ateneo vicino casa mi ha permesso di rimanere in famiglia e di non lasciare la mia realtà. È importante avere vicino in un periodo così intenso come quello universitario dei punti di riferimento
La mia carriera è iniziata un po’ per caso. È iniziata con un lavoro di interprete durante una riunione, unendo un po’ la mia passione per la lingua inglese a quella per l’amministrazione. Ho iniziato quindi a lavorare per un’azienda che si occupa di distribuzione di pannelli fotovoltaici e materiale termo-idraulico, una bella realtà con cui fare la prima esperienza lavorativa, durante la specializzazione. Ho poi deciso di darmi una possibilità diversa, avvicinandomi alla libera professione. Era una di quelle cose che ammetto di aver detto di non voler mai fare e invece a breve mi abilito come commercialista. Già min occupo di consulenza del lavoro che è quello su cui poi vorrei focalizzarmi.
I segreti sono tanti ma non li ho scoperti tutti. Sicuramente ci vuole tanta tenacia, pazienza e la forza di guardare oltre. Molto spesso veniamo paragonati a colleghi che senza togliere nulla alla loro esperienza e professionalità, vengono privilegiati semplicemente perché appartenenti al genere maschile, quando in realtà anche noi donne sappiamo farci valere e sappiamo interpretare situazioni in maniera più approfondita, con sfumature diverse che altri non possono comprendere.
Una società gestita dalle donne è la migliore possibile. Certo, ci vuole l’aiuto di tutti il mondo ha bisogno dell’esperienza di chiunque per andare avanti e migliorarsi ma la donna ha una marcia in più perché riesce a destreggiarsi tra tantissime situazioni diverse e a farlo sempre piena di energia. La giornata lavorativa della donna non finisce in ufficio quando si timbra il cartellino anzi a casa ricomincia.
Francesca Schiavone
Dopo gli studi classici non avevo le idee chiare: ho cominciato nel Dipartimento di Economia su consiglio di mio fratello che mi suggerì di frequentare la prima lezione di Economia Aziendale per vedere se mi appassionava e fu così. Economia è in grado di farti capire come tutto ciò che ti circonda funziona, a prescindere da ciò che farai in futuro, riuscendo a farti stare in società con più consapevolezza.
Sono un’insegnante di Economia Aziendali delle Superiori e ho cominciato con poche ore in un Istituto e proprio il rapporto con i ragazzi e il trasmettere la passione per la materia che amavo a degli adolescenti, mi ha convinta a continuare su questa strada. Sono quasi dieci anni che lo faccio.
La donna è sempre stata il fulcro della società, sia della vita privata che esterna al focolare domestico. Adesso ne ha più consapevolezza: consapevolezza del proprio corpo, del proprio intelletto, delle proprie capacità, delle proprie potenzialità. Sta all’interno della società con più consapevolezza ed è in grado di conciliare le due cose in maniera abbastanza da eroina, riuscendoci.
Mantenere l’empatia. Soltanto rimanendo focalizzate sui propri valori, senza scendere a compromessi e considerando sempre le persone che si hanno di fronte, senza scavalcare e voler fare per forza un’arrampicata a tutti costi.
Anna Provenzi
La scelta di Economia è stata detta dall’importanza che il Corso di Studio riveste per una donna che vuole conoscere e approfondire le dinamiche economiche che contribuiscono sempre di più all’affermazione della sua autonomia. Per me che ho scelto di fare l’insegnante di Economia Aziendale, sono stata beneficiata da questo studio
Ho partecipato al PARS presso la facoltà di Economia subito dopo la Laurea. Rientravo nei tre anni che si dovevano avere per un punteggio parificato. Si tratta di un percorso abilitante speciale. Una volta concluso, si rientra in una graduatoria per l’insegnamento statale e da qui sono partite le prime chiamate.
La donna che si realizza nel lavoro attraverso gli studi è un’opportunità per la società. Purtroppo, troppo poco considerata. Il lavoro di una donna è una garanzia di equilibrio, competenza e crescita della società, al di là di quello che è il ruolo di moglie, di compagna e di madre. Una società che riconoscesse questa dimensione femminile del lavoro e la tutelasse sarebbe più giusta e più progredita.
Le difficoltà fanno parte della vita e sono delle prove da superare. Come una donna sicuramente qualcuna in più. Una volta però posti questi obiettivi, ci ragioni e vai avanti. Fanno parte del percorso della vita.
Restare sempre se stessa, consapevole dei suoi diritti e dei suoi doveri, disponibile a sostenere tutto ciò che contribuisca al miglioramento del contesto in cui si vive.
Maria Petrillo
I motivi che mi hanno spinto a scegliere il Dipartimento di Economia presso l'Università di Capua sono stati due: il primo è stato che al termine del mio percorso di studi del liceo ho cercato di raccogliere un po’ esperienze di amici e conoscenti che già andavano all'università in quel periodo. Ricordo che di tutti gli amici che avevo il nome del Dipartimento di Economia di Capua usciva sempre fuori e ne parlavano sempre in maniera positiva: sia dal punto di vista del piano formativo, il quale era di una certa importanza e di una certa coerenza ma anche dal punto di vista della professionalità degli accademici e quindi dei professori che insegnavano a Capua. Nella mia testa un po’ balenava l’idea di studiare presso questa Università. Il secondo motivo (è stato per me decisivo) è che io ho attraversato questa fase di confusione comune a tutti gli studenti che terminano il percorso delle scuole superiori. Ciò che io richiedevo all’Università, era un Università che avesse quadri, dei sistemi informativi abbastanza variegati: non volevo indirizzi specifici ma volevo conoscermi, volevo capire quali fossero le mie predisposizioni. Sapevo che avevo questa passione per l’Economia ma in che ambito? In che modo? La mia conoscenza era estremamente vaga; per cui nel momento mi sono approcciata a Capua ho visto un ampio spettro di discipline dal punto di vista economico, aziendale, matematico-statistiche, giuridico. Per questo motivo mi sono sentita tutelata in questa scelta ed è il motivo per cui poi ho deciso di continuare anche con la specialistica, per l’ottima esperienza che io in primis ho vissuto con la triennale. sicuramente studiare presso l’Università di Capua mi ha aiutato ad aumentare le mie skills e le mie competenze sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. Questo mi ha tanto aiutato nel mio percorso di studi successivo con il master che poi ho conseguito in UK; anche lavorativamente parlando, mi ha fornito tutto il background necessario per iniziare la mia carriera.
Dopo l’Università (mi sembra tanto tanto tempo fa), la triennale e la specialistica,ho conseguito un Master all’University of York in UK ed era un master in Economic and Public Policy. Una volta fatto questo master ho appreso effettivamente quello che era il mio amore per la ricerca e ho deciso di perseguire un PhD in Economics presso la University of Sheffield che è stato interamente finanziato dal Center for Vocational Education, un centro di ricerca basato sulla collaborazione di diversi enti come la London School of Economics, la London Economics, il Center for Economic performance, la University of Sheffield etc. Una volta iniziato il mio PhD, ho anche lavorato come assistente di ricerca per enti sia accademici che non accademici. Ho avuto la possibilità di insegnare come lecturer alla Hallam University, University of Sheffield moduli di Microeconomia, Microeconometria, Econometria ed Econometria applicata. Da un anno a questa parte, lavoro come ricercatrice associata, Researcher Felllow, per il Center for Care che è un centro di ricerca nato dalla collaborazione di importanti università in UK, come la Sheffield University, Birmingham, Oxford, ONS ed altri centri eccelsi per la ricerca. Sono abbastanza fortunata di lavorare con esperti del campo.
Tocchi un punto dolente per me. Non l’ho accennato prima , ma tutto il mio ambito di ricerca è sul gender gap. Mi occupo di gender gap, di tutte le politiche che sono state attuate e che dovrebbero essere attuate per ridurre questa disparità di genere, per cui quando sono stata invitata mi sono detta che non potevo non partecipare perché mi tocca profondamento come argomento. Nonostante lo status della donna nella società e nella famiglia oggi sia in costante trasformazione ed evoluzione dovuta anche alla trasformazione che la nostra società sta affrontando a livello globale, penso che ancora oggi la donna si trovi a combattere con quella che è la stereotipizzazione di genere, la quale vede la donna ancora come colei che deve occuparsi della famiglia, responsabile della cura dei figli e l’uomo come breadwinner, come colui che deve farsi capo delle responsabilità economiche del sostentamento della famiglia. Ed è questa forse la più challenge che come donne nella nostra società ci troviamo ad affrontare, cioè quella di combattere un po’ contro questa società moralista che ci vede come del tutto delegate alla cura della famiglia e che vede in maniera quasi ostile che una donna possa avere delle ambizioni, dei sogni oltre la sfera personale quindi riguardante la sfera lavorativa. Quello che io penso sia la più grande challenge come donna, è quella di far capire ancora una volta alla società e alle istituzioni politiche nel 2023 (ed è ancora molto triste dirlo) che l’unica differenza di genere è quella biologica ed è la maternità. In questo senso politiche che sono volte a sanare questo gap, sono essenziali anche per guadagnare quell’indipendenza per cui tanto abbiamo lottato anche nel passato. Fronteggiare la società, fronteggiare il moralismo sociale e fronteggiare questa concezione maschilista di questa società basata sul patriarcato.
Dal punto di vista lavorativo sono stata molto fortunata ma è stata anche una mia scelta: ho accantonato la mia sfera personale per dedicarmi solo a quella lavorativa. Per parlarti quindi di sogni nel cassetto non realizzati, sicuramente ci sta quello di creare una mia famiglia che adesso è ancora un po’ lontano come sogno a causa dei miei orari lavorativi, a causa del fatto che sono ancora “costretta” a viaggiare per diversi eventi per il mondo. La vedo come una possibilità un po’ remota al momento: questo è uno dei sacrifici per una donna che ha determinati ambizioni o sogni nel cassetto. Inoltre, per quanto riguarda me un altro sacrificio, dato che vivo in UK da 7 anni, è stato quello di stare lontano dalla mia famiglia, non veder crescere i miei familiari, non poter essere da supporto nel moneto del bisogno quindi sicuramente questa è stata una rinuncia dal punto di vista personale. Dal punto di vista lavorativo sono soddisfatta però ci sono state tante tante rinunce dovute anche a quello che abbiamo detto prima, al fatto che la donna deve barcamenarsi tra questi due ambiti, quello personale e quello lavorativo e al momento realizzarli entrambi è una grande challenge.
Vorrei sapere anche io come diventare una donna di successo. Se si hanno degli obiettivi, volere è potere. Quindi caparbietà, impegno, determinazione, voglia di fare, di rischiare, perché si rischia tanto, di farsi male e di voler costantemente migliorarsi. Questo penso sia il segreto: essere costantemente in sfida con te stessa e i tuoi limiti. Io penso che sia questo che mi ha costantemente motivato, il fatto di essere caparbia e di volermi migliorare, magari riuscendoci nel mio tempo, nelle mie modalità ma posso dire di esserci riuscita, di aver realizzato quello che mi ero predisposta e solo per caparbietà. Io ho sempre creduto che è meglio tentare che avere rimpianti e rimorsi. Se ti ci metti di impegno e hai voglia di fare, donna, uomo che sia ci riesci.
Emilia Di Rienzo
La scelta di studiare Economia l’ho maturata negli anni della Scuola Secondaria, perché facendo un Istituto Tecnico come la Ragioneria, avevo già strizzato l’occhio a queste tematiche e quindi volevo approfondirle in un contesto più austero. Dici magari Economia, che fai? Cosa non puoi fare! Le branche sono davvero tante veramente poi puoi trovare soddisfazione. Dalla contabilità al marketing, alla finanza, etc. Si scherza dicendo “Fai Economia, vuoi fare il commercialista?” Può anche essere ma non è solo quello. Altre facoltà sono molto più specifiche, noi studiamo Economia e abbiamo la libertà di poter scegliere cosa fare da “grandi”.
Ho iniziato congiuntamente alla fine dell’Università del percorso magistrale con un Master, conosciuto tramite le giornate di Orientamento che consiglio a tutti di fare. Una volta conclusa l’Università, non è che mi laureo e mi chiedo e adesso che faccio, se ci si può anticipare si possono fare dei piccoli programmi che poi possono cambiare, variare. Ci si inizia ad affacciare alla finestra del mondo del lavoro o comunque al di fuori dell’Università perché poi a quel punto, ci si trova anche un po’ smarriti. Cosa faccio? Cosa non faccio? Faccio i colloqui non vanno bene. Vedere cosa fare dopo il fatidico giorno. Io ho fatto il Master in Bilancio e poi alla conclusione di questo Master, ho avuto la possibilità di fare diversi colloqui ed è stato un connubio ideale. Il percorso fatto all’Università, come hai già detto sono sempre stata molto attiva nelle varie attività, l’esperienza fatta nell’ambito del sociale e il Master che ti dà le dritte giuste, quelle chicche per approcciarti ai colloqui e a quello che è il mondo del lavoro. Tramite questa realtà quindi ho fatto colloqui ed ho iniziato al Sud. Ci tengo a precisare al Sud perché non è così semplice entrare in grandi contesti qui, non è solamente la preparazione alla fine quella che vale. Ci sono proprio delle barriere all’entrata e scavalcarle non è molto semplice: ci vuole quella chicca in più che può essere un Master, che può essere un percorso di Specializzazione. Non perché l’Università non basti ma perché l’Università arriva fino a un certo punto. Poi dopo, il Placement è importante. È fondamentale cogliere queste occasioni. Ti fai questa riserva di valore che è la conoscenza che ti fai tramite i manuali, i libri, le lezioni, i progetti etc. Però poi tutta questa roba deve trovare il canale per uscire, perché altrimenti hai studiato per te. Lo sai però poi come esce questa roba? Come può essere utilizzata in termini pratici? Ci vuole la chicca.
Essere una donna e una persona impegnata nel lavoro è faticoso. Non ci sta niente da fare. Soprattutto all’inizio, prima dei quaranta è faticoso. È il momento di dimostrare, di dare e quindi dando tutto nel lavoro ti rimane poi poco da dare nel contesto sociale, familiare. Sono fortunata perché nonostante io lavori nel settore metalmeccanico, un ambiente maschile, io non ho mai notato questa differenza tra i miei colleghi, nei miei superiori. C’è un’equa distribuzione, ci sono sia maschi che femmine. Non ho mai notato questa differenza nel lavoro: tu sei maschio, puoi valere di più, sei più bravo, tu sei femmina quelle hai detto non vale niente. Io questa differenza al momento non l’ho mai notata. Ai colloqui non mi hanno mai fatto domande “scomode”. Un passo avanti credo si sia fatto in questi termini. Però se ti devo dire che domani mattina metto in mezzo di sposarmi, tra un anno di fare un figlio, non lo faccio non perché l’azienda me lo proibisce ma perché io sto nel momento in cui mi perdo un anno di esperienze e di formazione. Quando ritorno, se io potevo dare il 100% all’interno dell’azienda, quindi a casa fare il minimo, dedicarmi e stare fino alle nove in azienda, nel momento in cui ritorno non lo posso fare ma non perché non ho nessuno a casa, nessuno che mi può aiutare. Mi possono aiutare ma proprio l’istinto di genitore che dice che voglio stare pure con i figli. Questa cosa da donna ma pure da genitore. Poi ci si lamenta, ho letto qualche articolo che diceva che nel 2022 si è toccato il picco più basso di nascite ma perché è proprio difficile, è proprio complicato. Noi iniziamo purtroppo a lavorare troppo tardi, non so se è corretto o no, mi ritrovo a 28 anni che comunque non sono arrivata ma sono nel pieno della corsa. Se poi mi fermo, per carità posso riprendere poi la corsa, ma non posso riprenderla alla stessa velocità con cui andavo prima. Possiamo fare tutta la retorica del mondo non è possibile perché hai altre priorità. Dare all’interno del contesto lavorativo e poi non dimenticare di prendersi anche qualcosa per sé, perché poi ti ritrovi stanca, demotivata e poi che cosa ho fatto? Ho solamente dato. Quindi ricordarsi anche di prendere: prendere le esperienze e tutto quello che c’è. La penso così. Non mi immagino tra un anno a fare famiglia e fermarmi. Dopo i trenta si vedrà.
Non ti puoi più concedere all’azienda. È giusto o sbagliato? Questo non sono io a deciderlo. Magari era giusto se in questa corsa c’ero già a 24 anni. A 28-29 ero in una buona posizione allora ok. Però se vogliamo terminare gli studi universitari, fare un percorso di formazione approfondito, i tempi sono quelli. Forse un po’ troppo lunga la trafila, magari avere un approccio molto più pratico già nel percorso formativo, già durante l’Università in modo tale da affacciarsi sul mondo del lavoro un po’ più pratici. Penso che nel domani le figure Junior che ci sono ora non serviranno più perché saranno sostituite dall’intelligenza artificiale. Andiamo in un altro argomento che è quello della formazione più pratica durante il periodo universitario. Anche questo potrebbe essere una risoluzione al fatto che trovi una persona di 28-29 anni già si ritrovi nel proprio contesto di lavoro in una posizione solida, solida in termini di crescita. Ripeto, i diritti li abbiamo, sono riconosciuti e sono poche le aziende che non riconoscono questi diritti. Ripeto io lavoro in una grande azienda, al Sud e non ho mai trovato ostacoli su queste cose e se domani mi sposo mi danno i miei giorni come nel caso della maternità. Non è che poi non mi vogliono perché ho fatto queste cose. Però ci sono queste difficoltà è oggettivo
No. Non ancora. Sono stata grazie all’Università lungimirante in questa cosa, proprio per non fermarmi. Mi sono già premunita. Mi sono poi ritrovata nel pieno della pandemia a fare tutto questo, finire l’università e fare congiuntamente il Master. Per il momento non ho messo da parte i miei obiettivi. Sono ancora determinata. Poi se uno si ferma ogni tanto è pure giusto, però per il momento sono ancora in corsa.
Il mio consiglio ad uno/a studente è quello di non mollare mai. L’anno è fatto di 365 giorni e ci stanno 300 giorni che vanno male e gli altri 65 che devono sistemare tutto il resto. Durante lo studio e durante il percorso formativo che è difficile e vediamo che ci sono persone che compiono gesti estremi e vediamo proprio perché è difficile, sei sotto stress, lavori con la mente e la mente è particolare, non è come riposare le gambe. È un lavoro molto difficile da fare ma non bisogna mai fermarsi, bisogna essere perseveranti: fissarsi un obiettivo e non prendere proprio in considerazione il mancato raggiungimento di quell’obiettivo che però deve essere personale. Non esiste un obiettivo generico: quello è il mio obiettivo. Poi può essere il mio arrivo, il mio successo. Il successo, per me è quello. Io sono di successo se arrivo lì ma quello è secondo me; magari per un altro quello è l’inizio. La perseveranza: per me farcela è l’unica cosa che conta per raggiungere il mio obiettivo, non quello prefissato o altro. I momenti di crisi ci stanno: come diceva Einstein: “La crisi può essere un’opportunità”. È proprio nella crisi che si trova la forza di fare meglio: a volte è proprio una benedizione per i Paesi, per le persone, proprio perché puoi capire tante cose e farle meglio. Non abbattersi e continuare con perseveranza e raggiungere i proprio obiettivi a livello professionale, della carriera, della famiglia. Tutto quello che si desidera. È sempre così, mi sveglia la mattina con quell’obiettivo da raggiungere, ho quella porta da aprire mi dico. Adesso ci sta questa cosa, poi tra cinque mesi un’altra, poi un’altra ancora. Bisogna però prefissarsi un obiettivo che si può raggiungere, sempre perché Einstein diceva: “Non si può giudicare la capacità di un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi su un albero.”. Non lo puoi fare. Fissarsi un proprio obiettivo che si può raggiungere e vai, vai. Perseveranza sempre, la tenacia è fondamentale. Tutto si può fare: se hai un obiettivo, un desiderio avrai sicuramente le capacità per trovare i mezzi per farlo. Se poi ci vogliamo nascondere, trovare alibi: per non esiste correre e guardare l’altro. Per me corri, corri per te. “L’altro è arrivato”: ma fai quello che vuoi. Alla fine i conti li devi fare con te stesso: quando ci sono i momenti di crisi, la crisi la risolvi con te stesso e non con l’altro. Ognuno fa il suo percorso per se stesso: mai farlo per gli altri, per il pubblico. Ho parlato poco del genere uomo-donna perché non lo sento, non lo riconosco più di tanto: per me siamo persone e ho avuto la fortuna di non vivere questa disparità, nei contesti politico-sociali, all’Università. Non mi sono mai sentita superiore o inferiore in quanto donna: sono fortunata? È giusto che sia così, non si tratta di fortuna. Dico alle persone che hanno avuto questa brutta esperienza di lottare e farsi valere ma non facendo qualcosa in più rispetto agli uomini. Io faccio la stessa cosa e tu mi devi valutare per la stessa cosa, allo stesso modo e con lo stesso metro di giudizio di un uomo, perché siamo persone. Il resto è superato ormai. L’unica differenza è la genetica: la donna partorisce e l’uomo no. I momenti no durante il mese ce li hanno anche gli uomini: è una bugia, è uno stereotipo da abbattere.