Uno dei temi di accordo tra il governo Di Maio - Salvini è la flat tax. Eppure Cottarelli, l’esperto economista chiamato da Sergio Mattarella a presiedere il governo, ha dichiarato "Guadagno 10mila euro al mese e risparmierei tanto di tasse. Ma non sarei contento". La domanda, dunque, è lecita: flat tax sì, o flat tax no? E cosa cambia per il cittadino?
Approfondiamo il tema con Clelia Buccico, docente di Diritto Tributario al Dipartimento di Economia.
Il sistema tributario in Italia oggi
Redditi e aliquote, qual è la tassazione attualmente in vigore
Le aliquote Irpef e scaglioni per l’anno 2017 e 2018 sono le stesse in vigore negli anni 2015 e 2016, non vi sono state infatti variazioni dovute alla Legge di Bilancio 2018. Nel dettaglio:
per i redditi annui fino a 15.000 euro l’aliquota è del 23%;
per i redditi annui da 15.001 euro fino a 28.000euro l’aliquota è del 27%;
per i redditi annui da 28.001 fino a 55.000 euro l’aliquota è del 38%,
per i redditi annui da 55.001 fino a 75.000 euro l’aliquota è del 41%
oltre 75.001 euro l’aliquota è del 43%
Cos’è la flat tax
La flat tax è stata ideata per la prima volta nel 1956 dall'economista statunitense Milton Friedman, e, nel suo significato originario, era una tassa piatta basata su un’unica aliquota fissa, in un sistema fiscale non progressivo. Il sistema fiscale della flat tax si basa su un meccanismo non progressivo a cui si applica una sola aliquota, al netto delle detrazioni o deduzioni.
E in Italia? Cosa cambierebbe con la flat tax Di Maio - Salvini
L’attuale flat tax proposta in Italia presenta, però, delle differenze con quella originaria, prevedendo non un’unica aliquota, ma due: la prima aliquota del 15% scatterebbe dagli 8.000 euro lordi (ma si parla anche di abbassarla a 7.000 euro); la seconda aliquota del 20% graverebbe sui redditi superiori agli 80.000 euro annui.
Novità per le famiglie
A seconda della composizione del nucleo familiare, inoltre, sono previsti ulteriori sgravi fiscali:
- per i redditi fino ai 35.000 euro è prevista una deduzione fissa di 3.000 euro per ogni familiare a carico;
- per i redditi tra i 35.000 e i 50.000 euro è prevista una deduzione di 3.000 euro solo in relazione ai familiari a carico sprovvisti di reddito;
- nessuna deduzione ammessa, invece, al di sopra dei 50.000 euro.
Per quale redditi è utile
Facciamo un esempio utilizzando i parametri individuati dall’ultima proposta di riforma.
- no tax area per redditi sino a 8.000 euro annui
- aliquota del 15% sui redditi dagli 8.000 euro annui
- aliquota del 20% sui redditi superiori agli 80.000 euro annui
- i redditi fino ai 35.000 euro godono di una deduzione fissa di 3.000 euro per ogni familiare a carico
- i redditi tra i 35.000 e i 50.000 euro hanno una deduzione di 3.000 euro solo in relazione ai familiari a carico sprovvisti di reddito
- nessuna deduzione ammessa, invece, al di sopra dei 50.000 euro.
Single che ha 30.000 euro di reddito. Immaginando che non abbia diritto ad alcuna detrazione per spese varie riconosciute, oggi pagherebbe 5.880 euro di Irpef. Con la flat tax, si ritroverebbe a pagare 2.850 con la “no tax area” a 8.000 euro, 3.000 euro se scendesse a 7.000 euro. Il risparmio d’imposta sarebbe, quindi, di circa 3.000 euro all’anno, 250 euro al mese. Il beneficio chiaramente si rafforza con l’aumento dei redditi.
Single che dichiara 100.000 euro. Oggi pagherebbe di Irpef 34.330 euro, con la flat tax dovrebbe versare non oltre 15.000 euro, anche se resta da verificare se la “no tax area” continuerebbe ad essere applicata anche per i redditi medio-alti. Il risparmio ammonterebbe a oltre la metà, pari a più di 19.000 euro.
Flat tax: perché sì, perché no
Si perché:
con la flat tax si riduce la pressione fiscale sia per le famiglie che per le imprese, si semplifica il sistema delle detrazioni, si contrasta l’evasione fiscale, perché, essendo le tasse più contenute, ci sarebbe un maggiore incentivo a corrisponderle.
No perché:
l’introduzione di una tassa piatta comporta in primis minori entrate per lo Stato, ma anche il rischio di avvantaggiare i più ricchi - anche se, per inciso, le minori entrate dello Stato effettivamente ci saranno, ma in parte saranno coperte dall’aumento dei consumi, dovuti ai soldi in più rimasti nelle tasche dei contribuenti, cioè dalle entrate dell’Iva-.
Incostituzionalità della tassa piatta
L’introduzione di questa tassa darebbe vita ad un sistema fiscale non progressivo: verrebbe dunque violato in particolare il principio di progressività sancito dall’articolo 53 della Costituzione, che recita “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività". Ma nessuna riforma potrebbe prescindere dall'articolo 53: esso va rispettato attraverso meccanismi di deduzione riservati ai redditi bassi, che riducano il carico impositivo (al di sotto del livello generale “piatto”) per i soli contribuenti meno abbienti e una no tax area che salvaguardi i redditi più bassi. La Costituzione italiana prescrive che il sistema tributario sia improntato a “criteri di progressività”, senza con ciò imporre né aliquote graduate, né un livello minimo di progressione: la progressività per deduzioni, magari entro un certo livello massimo di reddito, è dunque una delle forme costituzionalmente ammissibili. Così come è ammissibile esentare un reddito minimo (su base personale o familiare) o concedere deduzioni mirate, che tengano conto delle condizioni sociali ed economiche del contribuente e del suo nucleo familiare.
Se si tiene fermo l’obiettivo di dare più risorse a chi ha meno e per tale via, sviluppo alla persona e democrazia allo Stato, si deve vedere una certa efficacia nell’elasticità delle opzioni, magari in una loro ponderata miscela. In breve: in questo momento storico, data la condizione di difficoltà della maggior parte delle persone, forse non deve importare tanto che “il ricco” rischia di diventare “più ricco”, ma non si deve rinunciare a vedere che chi ha meno migliori subito e profondamente la propria situazione economica.
Ci sono aspetto rivoluzionari nella flat tax?
A guardarlo bene, quello italiano, è un modello di imposizione già “appiattito”, ma in conseguenza di scelte disordinate, non organiche, incoerenti e, a volte, poco condivisibili. E’ giunto il momento di un ripensamento complessivo del nostro modello di imposizione dei redditi personali che superi quello attuale, compiendo scelte ormai non più rinviabili, incentrate sulla semplificazione e sulla riduzione della insostenibile pressione fiscale. Oggi anche in ragione della enormità del carico fiscale, i redditi sono sempre di meno e sempre più esigui: si tratterebbe di una vera e propria rivoluzione copernicana che, come tale, va realizzata con la necessaria attenzione e gradualità, passando, cioè per una fase di progressivo allineamento al nuovo modello pena la difficoltà di individuare, in modo esplorativo, la giusta misura dell’asticella.
Ma molti redditi personali sono già oggi tassati in modo piatto
Il caso emblematico è quello dei redditi di natura finanziaria. Ma non mancano altri esempi, che vanno dai redditi di terreni e taluni fabbricati ai lavoratori autonomi in regime dei minimi, alle imprese individuali e società di persone in regime IRI e via discorrendo.
Proposte per il futuro
In questa fase, necessariamente breve, si potrebbe dare una prima concreta attuazione a un’imposizione incentrata su una aliquota piatta. Almeno in una prima fase, l’aliquota piatta potrebbe essere confinata al solo reddito incrementale, ovvero all’aumento di reddito complessivo rispetto al periodo precedente. In questo modo, sarebbe possibile, da un lato, stimolare l’emersione di redditi mediante il riconoscimento di un’aliquota (piatta) inferiore a quella marginale e, dall’altro, avere il tempo giusto per il necessario sfoltimento delle misure di tax expenditures, per cui è ipotizzabile una forte resistenza politica, visti gli interessi coinvolti.
L’attuazione per step consentirebbe, poi, una migliore mappatura del gettito. L’iniziale monitoraggio del sistema in fase di provvisoria applicazione consentirebbe l’acquisizione di ogni informazione utile per la concreta attuazione nei dettagli del meccanismo flat tax, evitando spinte in avanti che potrebbero tradursi in un indesiderato inasprimento della pressione fiscale ovvero, in senso diametralmente opposto, in un vuoto di coperture altrettanto insopportabile.