Il progetto scientifico Biodiversity of epizoic diatom community on marine turtles: a taxonomical, ultrastructural and biogeographical analysis parte circa tre anni fa come un sottoprogetto del mio storico ambito di ricerca sulla biodiversità e sul ruolo ecologico delle microcomunità algali bentoniche (colonizzanti i fondali marini) nell’ambito di ecosistemi marini in differenti aree biogeografiche (Tropicali, Mediterranee e Polari).
Il comparto microalgale bentonico, a differenza di quella planctonico decisamente più studiato, è tuttora sconosciuto dal punto di vista della sua biodiversità in tutti gli ecosistemi marini e il suo ruolo ecologico è ampiamente sottostimato. Le microalghe bentoniche colonizzano qualsiasi tipo di subtrato, organico e inorganico, naturale o artificiale, vegetale e animale. A seconda del tipo di substrato colonizzato si parla di microcomunità epifitiche (su vegetali), epilitiche (su rocce) o epizoiche (su animali). Le ricerche condotte dal sottoscritto in oltre un decennio su tutte le differenti microcomunità bentoniche provenienti da svariate aree biogografiche, hanno sovvertito la comune convinzione che nelle aree costiere la loro abbondanza, in termini di cellule/litro, fosse molto minore di quella dell microalghe planctoniche. Un risultato importante provato dai numerosi articoli publicati e ormai accettato dalla comunità scientifica internazionale.
In tale contesto scientifico si sviluppa il progetto Biodiversity of epizoic diatom community on marine turtles: a taxonomical, ultrastructural and biogeographical analysis che si prefigge di descrivere per la prima volta la biodiversità della comunità microalgale epizoica delle 7 specie di tartarughe marine viventi. Le domande a cui rispondere sono molteplici. Per citarne alcune: esiste una specifica comunita microalgale tipica per tutte le specie di tartarughe marine oppure ciascuna specie ne presenta una tipica? Specie di tartarughe con popolazioni presenti in Atlantico e Pacifico presentano comunità microalgali diverse e quindi condizionate dall’area biogografica oppure simili e quindi specie-specifiche. Tartarughe con attività migratorie possono comportarsi da vettori per la distribuzione delle comunità microalgali?.
Per rispondere a questi interrogativi e a molti altri il progetto prevede un imponente campagna di campionamento da effettuarsi su tutte le 7 specie di tartarughe viventi in differenti aree geografiche. Ciò comporta il coinvolgimento di numerosi partner internazionali sia accademici che governativi dal momento che la raccolta dei dati si effettua durante la fase di deposizione delle uova che si svolge in siti specifici per ciascuna specie, generalmente ricadenti in aree protette o parchi nazionali.
Ciò permette al progetto di contribuire con I programmi di conservazione delle tartarughe marine, tutte, va ricordato, tutelate integralmente in quanto in appendice I cites.
Nei tre anni trascorsi il progetto si è incentrato sulle specie, Eretmochelys imbricata, Chelonia mydas e Lepidochelys olivacea, campionate in differenti aree biogeografiche (aree costiere del Costa Rica, Guatemala, Iran, Oman) con la collaborazioni di numerosi partner stranieri fra cui in particolare la “Escuela de Biología, Universidad de Costa Rica, il Tortuguero National Park e l’area marina protetta di Ostional, Costa Rica, il Dept. of Marine Biology, Shahid Beheshti University Iran.
Nei prossimi anni è previsto l’estensione dello studio alla specie Mediterranea Caretta caretta, alla Lepidochelys kempii e alla tartaruga più grande del mondo la Dermochelis coriacea.
Mario De Stefano, docente di Botanica e biologia marina al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali, Biologiche e Farmaceutiche alla Sun