Negli ultimi anni sta notevolmente aumentando l'attenzione per un'”abbronzatura sicura”, grazie alle tante campagne di sensibilizzazione, che hanno messo in evidenza i possibili effetti nocivi dei raggi solari sulla pelle.

Quali sono, dunque, le regole per una corretta esposizione solare ? Ne abbiamo parlato con Elisabetta Fulgione, dermatologa della Università degli Studi della Campania “ Luigi Vanvitelli” e coordinatrice per la Campania della SIME.

E' vero che l’esposizione al sole rappresenta uno dei principali fattori di rischio per i tumori della pelle?
Assolutamente vero - afferma la dermatologa - esposizione al sole e l’ereditarietà sono i fattori di rischio principali per la comparsa dei tumori della cute e la conferma che il sole sia un fattore di rischio lo dimostrano i numeri: l’Australia è stata per un lungo periodo il Paese dove la percentuale di persone colpite da tumori alla pelle era tra le più elevate in assoluto. Dopo un’imponente campagna di sensibilizzazione, i numeri sono crollati. E’ fondamentale, per questo, un corretto stile di vita, un “ educazione” all’esposizione solare.
Agendo sulle cause ambientali, proteggendo la pelle ed esponendoci in maniera corretta al sole - continua la dott.ssa - possiamo prevenire i danni provocati sia dalle radiazioni UVA ed UVB.


Ci fornisce una sorta di ABC della “corretta abbronzatura”?
“Potremmo  considerarlo come un decalogo con delle semplici  norme da seguire per godere solo dei benefici del sole e non subirne i danni. La prima regola è sicuramente rappresentata dall’utilizzo dei filtri solari che dovrebbero essere considerati dei veri e propri “ farmaci” capaci di prevenire i danni al DNA cellulare-  spiega la dott.ssa - Se si pensa che negli Stati Uniti i prodotti solari sono valutati dalla FDA ( stesso ente di controllo dei farmaci) e sono considerati presidi medici si può facilmente dedurne l’importanza. In Europa da alcuni anni è stata sottolineata dagli organi regolatori la necessità di applicare un filtro solare prima di esporsi al sole ed è stato imposto di eliminare dai suddetti prodotti la dicitura “ protezione totale” proprio per evitare che l’utilizzatore potesse erroneamente pensare di esporsi al sole in maniera continua per ore essendo “ schermato “ e protetto da tutti i danni. E’ importante per questo sottolineare che non esistono” filtri totali” e che è sempre necessario esporsi al sole con parsimonia essendo i raggi UV responsabili sia  del photoaging e che dell’invecchiamento cutaneo. Bisognerebbe, inoltre, ricordare- dice la nostra esperta- che , sebbene le carnagioni chiare abbiano maggiore rischio di eritemi ed ustioni, il filtro solare deve essere applicato anche da chi ha un fototipo più scuro e che ,  proprio non risentendo dei disagi immediati dei raggi UV, spesso si espone al sole per tempi molto lunghi pensando, erroneamente, di essere protetto “naturalmente” e di non risentire degli effetti nocivi .

Quali sono, dunque le altre regole da seguire per ridurre i danni e godere dei benefici del sole?
Gli accorgimenti da  ricordare sempre sono:
-    Scegliere il filtro solare in base al proprio fototipo ( carnagione più chiara o più scura ) preferendo quelli con una protezione non inferiore a SPF 20 ( fattore di protezione ) testati sia sugli UVA che sugli UVB (indicato in etichetta)
-    Applicare il filtro solare almeno 30 minuti prima di esporsi al sole e riapplicarlo più volte durante la giornata (ogni 2 ore)
-    Applicare la crema solare anche se il sole è coperto ( il 90% raggi può attraversare le nubi) oppure si è distesi sotto l’ombrellone ( la sabbia riflette il 45% dei raggi UV) .  Non dimenticare il filtro anche se si rimane in mare molto tempo perché Il sole viene riflesso e il 40% dei raggi riesce a penetrare fino a 50 cm di profondità.
-    Ricordare che non conta soltanto la quantità di sole che prendiamo ma anche la sua qualità. Il sole è diverso da luogo a luogo ed infatti più si sale in altitudine e maggiore è l’irraggiamento ( ogni 300 m di altezza l’irraggiamento UV aumenta del 4%) : in montagna, ad esempio, ci sono concentrazioni più alte di raggi ultravioletti dannosi per la pelle.
- Un’abbronzatura sana è un’abbronzatura presa gradualmente dando possibilità alla nostra” difesa naturale”, la melanina, di attivarsi . Vanno evitate per questo le esposizioni solari brevi ed intense e quelle nelle ore più calde della giornata (11-15) che aumentano notevolmente il rischio di eritema, ustioni e di conseguenza danni alla nostra cute.  
- Ricordare che i bambini vanno protetti con filtri specifici non disdegnando , in alcuni casi, di utilizzare anche una maglietta, capellino e occhiali. Numerosi studi hanno messo in correlazione le ustioni solari dei primi 15 anni di vita con maggiore incidenza di melanomi nell’adulto.  
- Fare attenzione all’uso di sostanze (profumi, oli essenziali..)  e farmaci “fotosensibilizzanti” ( pillola anticoncezionale, antibiotici, antistaminici etc)  e peeling che potenziano l’azione dei raggi ultravioletti e possono provocare dermatiti, ustioni o portare alla comparsa di antiestetiche macchie scure.
- Evitare uso delle lampade e dei lettini solari. Recentemente, infatti, l’Organizzazione Mondiale  della Sanità ( World Health Organization –WHO) ha reso noti i risultati di una serie di ricerche che dimostrano come la “ pratica dell’abbronzatura artificiale “ sia correlata ad un aumento del rischio di sviluppare tumori della pelle e melanoma almeno del 20%
- L’assunzione di antiossidanti e vitamine attraverso l’introduzione d’integratori alimentari (luteina, resveratrolo…), che stimolano i processi “ naturali” di difesa del nostro organismo e riducono i fenomeni di micro- infiammazione prodotti dall’esposizione solare, possono essere un  ulteriore supporto per ridurre lo stress della pelle esposta ai raggi UV ma non sostituiscono l’applicazione corretta di un filtro solare.
- Dopo l’esposizione al sole è necessaria una detersione adeguata con l’utilizzo di creme oppure oli detergenti che rispettino la fisiologia della cute  seguita dalla applicazione di creme idratanti e lenitive utili a ripristinare le caratteristiche di normalità della pelle stressata dal sole.

 
Dott.ssa  Elisabetta Fulgione, Specialista in Dermatologia e Venereologia - U.O.C. Clinica Dermatologica Università degli Studi della Campania “ Luigi Vanvitelli” - Coordinatrice Campania SIME ( Società Italiana di Medicina Estetica)

Al giorno d'oggi è ormai routine tra i giovani l'utilizzo di lettori mp3 per ascoltare musica, podcast ecc. attraverso cuffie ed auricolari di vario tipo. Tali dispositivi sono in grado di erogare suoni fino a 120 dB di intensità, vale a dire livelli di intensità sonora pari a quella di un martello pneumatico o paragonabili a quelli di un aereo in fase di decollo. Ascoltare suoni di intensità > a 100 dB, alla lunga (basterebbe circa un’ora ogni giorno) può determinare problemi all’udito di vario tipo ed entità quali: acufeni, sensazione di pienezza auricolare, perdita temporanea della sensibilità uditiva, fino ad una ipoacusia vera e propria di grado variabile. In base ad una nostra ricerca, si è riscontrato come circa il 70% dei giovani di età compresa tra i 13 ed i 28 anni, è solito ascoltare musica in cuffia ad alto volume, abitudine ancor più dannosa se al posto delle cuffie vengono utilizzati gli auricolari, in grado di escludere il rumore esterno sigillando il canale auricolare con conseguente compressione dei suoni. Un altro dato allarmante è che circa l’80% dei giovani è consapevole dei rischi di questa cattiva abitudine, ma non prende alcuna precauzione per evitare il danno a carico del proprio sistema uditivo. In un alta percentuale di casi, anche i genitori sottovalutano tale problema.

 A livelli inferiori agli 80 dB, equivalenti ad esempio al rumore presente in strade trafficate, è abbastanza difficile provocare un danno permanente all’udito, per cui a questa intensità si può ascoltare bene la musica senza grossi problemi per diverse ore la settimana. La media stimata dell’intensità di ascolto in cuffia sembrerebbe essere compresa tra i 75 e gli 85 dB, ma con notevole variabilità inter-individuale. Tali livelli di intensità sonora provocano danni minimi a carico del sistema uditivo, spesso a carattere transitorio; ipotizzando però un utilizzo medio dei lettori audio mp3 per 1 ora al giorno ad un intensità di 89 dB, il limite di sicurezza verrebbe già superato!
I soggetti che ascoltano musica in cuffia per più di un’ora al giorno, ad alto volume, sono ad alto rischio di sviluppare un danno permanente a carico del proprio udito dopo 5 o più anni di esposizione in proporzione all’intensità e alla durata dell’esposizione. L’ipoacusia riscontrata è generalmente di tipo neurosensoriale, bilaterale, di grado lieve-moderato, con coinvolgimento precoce dei toni acuti (4-8 KHz); sebbene possa sembrare stabile nel tempo, l’ipoacusia può progredire coinvolgendo anche i toni più gravi (bassi). Spesso il  sintomo d’esordio è rappresentato dall’acufene o tinnitus (mono o bilaterale).

Il danno provocato da suoni molto intensi, si manifesta generalmente a livello cocleare, con coinvolgimento iniziale delle cellule ciliate esterne e, solo tardivamente, delle cellule ciliate interne. Oltre alla cosiddetta eccitotossicità da glutammato, traumi acustici particolarmente violenti possono causare un alterazione della struttura cocleare con lacerazione delle membrane cocleari, alterazione dell’omeostasi cellulare e necrosi.  Il danno acustico è anche correlato ad una riduzione del flusso ematico cocleare che, in associazione all’alterato metabolismo cellulare indotto dal trauma acustico, determina un ipossia cocleare.

La prevenzione è possibile: infatti, oltre a preferire le cuffie agli auricolari endoaurali, si può seguire ad esempio la già nota regola del 60-60, ovvero ascoltare la musica al 60 percento del volume massimo consentito dal dispositivo, quindi circa 60 dB, per un massimo di 60 minuti. In seguito a questo grido d’allarme, anche le case produttrici di tali dispositivi hanno adottato misure preventive, come ad esempio l’ideazione di meccanismi di controllo dell’intensità sonora che segnalano in tempo reale il superamento del limite di sicurezza (volume troppo alto!!!). In merito alla prevenzione nelle discoteche è ancora in vigore il DPCM del 16/04/1999 che stabilisce le procedure per la verifica del rispetto dei limiti di rumore in discoteca e nei locali pubblici, che devono essere grossomodo compresi tra i 95 ed i 102 decibel di valore massimo, a seconda della distanza dei diffusori.

Salviamoci le orecchie!!!

a cura di Umberto Barillari, docente di Audiologia al Dipartimento Multidisciplinare di specialita' medico-chirurgiche e odontoiatriche dell'Università della Campania Luigi Vanvitelli 

Arte contemporanea, in mostra al Cam i progetti degli studenti

Design per il sociale. In mostra al CAM, museo di arte contemporanea di Casoria, le installazioni degli studenti dell’Università Vanvitelli, Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale. “Design for social inclusion as an art. Tredici Idee di Oggetti e Narrazioni” questo il nome del progetto espositivo frutto del Laboratorio di Industrial Design 1/B della Laurea Triennale in Design e Innovazione. Durante il corso, tenuto dalla docente Maria Antonietta Sbordone, 13 team di studenti si sono cimentati nella ricerca e nella progettazione di oggetti che rappresentassero le diverse tematiche caratterizzanti lo scenario dell’inclusione sociale.
L’approccio sperimentale è frutto della collaborazione tra formazione universitaria ed attori locali che incontrano e rappresentano le istanze sociali nell’adozione di processi progettuali condivisi per concept di prodotti innovativi.  

I 13 progetti verranno esposti al CAM dal 17 luglio dalle 18.00 alle 22.00.

Una video installazione racconterà il processo progettuale attuato nel laboratorio attraverso un dialogo con le opere di arte contemporanea presenti.  Il dialogo tra design e arte favorirà il confronto sui temi dell’inclusione sociale, sull’esperienza realizzata e sulle prospettive future per la realizzazione di proficui scambi culturali e formativi.

L’evento è supportato finanziariamente dai sostenitori del CAM.

Gruppo 1 - titolo progetto: Corpi migranti

Gruppo 1 - titolo progetto: Corpi migranti


La tematica scelta è la Contact Improvisation, un genere di danza che mira all'unione tra persone e al collegamento sia…

Gruppo 2 - titolo progetto: TuttiAccomodati

Gruppo 2 - titolo progetto: TuttiAccomodati


TuttiAccomodati, nome del nostro progetto, vuole proporsi come "risoluzione" dell'Omofobia nei paesi del Sud-Est, sin dall'età dell'infanzia insegnando ai…

Gruppo 3 - titolo progetto: Il suono del silenzio

Gruppo 3 - titolo progetto: Il suono del silenzio


  Tema: la donna invisibile Nomi dei partecipanti: Olga Porpora Maria Francesca Sammito Mariateresa Petrosino Marco Santarsenio Claudia Mosca

Gruppo 4 - titolo progetto: Una nuova veste

Gruppo 4 - titolo progetto: Una nuova veste


Tematica scelta: Il concetto di periferia inteso come un insieme di persone soggette ad una continua esclusione sociale, economica…

Gruppo 5 - titolo progetto: Lo sguardo di dentro

Gruppo 5 - titolo progetto: Lo sguardo di dentro


  "Lo sguardo di dentro" con tematica "diverso da... simile a..." Nomi dei partecipanti: Antonio Scarano Raffaella Mastriani Ersilia Sara Rennella Benito Iavarone  

Gruppo 6 - titolo progetto: Screen networking

Gruppo 6 - titolo progetto: Screen networking


  Il tema trattato è quello dell'inclusione sociale mediante i social network Nomi dei partecipanti: Claudia Luisi Jessica Pellegrino Giulia Vespiano Fabio Zannini  

Gruppo 8 - titolo progetto:  Roccia di cocci

Gruppo 8 - titolo progetto: Roccia di cocci


  Nome: Roccia di cocci Tematica: "Rito Esistenziale" Nome dei partecipanti: Federica Manfredi Raffaella Palma Federica Mollo                                              

Gruppo 9 - titolo progetto: Aquilone di Terra

Gruppo 9 - titolo progetto: Aquilone di Terra


Tematica scelta: I bambini immigrati, "Tutti i bambini della terra hanno gli stessi diritti, non importa qual è il…

Gruppo 10 - titolo progetto:  Intavoliamo!

Gruppo 10 - titolo progetto: Intavoliamo!


Tematica scelta: Etnie, troviamo un punto d'incontro. Nomi dei partecipanti: Licia Maraziti Achille Perrotta Mauro Russo  

 

Gruppo 11 - titolo progetto: Ombrello aperto

Gruppo 11 - titolo progetto: Ombrello aperto


Tematica: inclusione sociale per i senzatetto (il nostro slogan è "the cost of poverty") Nomi dei partecipanti: Marino Francesco Petrillo Maria Puca Emilia Tancovi…

Gruppo 12 - titolo progetto: Derby d'acciaio

Gruppo 12 - titolo progetto: Derby d'acciaio


Tematica: il Derby e la lotta tra il Partizan e la Stella Rossa di Belgrado  Nomi dei partecipanti:  Giovanni Lampitelli Daniela Inquieto Tamara…

 

 

 

Trenta nuovi orfani in 6 mesi. Questo l’ultimo dato del 2017 - che si sommano con gli oltre 1600 stimati dal 2000 ad oggi - di cui si parlerà nel corso della presentazione del libro ‘Orfani Speciali: chi sono, dove sono, con chi sono.’ il 5 luglio alle ore 10.30 in Sala Zuccari, Palazzo Giustiniani con il Presidente del Senato Pietro Grasso, Giuseppe Paolisso Rettore dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, e l’autrice, Anna Costanza Baldry, docente dell’Università Vanvitelli.
Interverranno, tra gli altri, Carla Galatti,  Presidente del Tribunale per i minorenni di Trieste, Ermenegilda Siniscalchi Consigliera, Gianmario Gazzi, Presidente dell’Ordine degli Assistenti Sociali, Lella Palladino, sociologa della rete DiRe e Francesca Puglisi, Presidente della Commissione sul femminicidio del Senato.

Quante vittime innocenti ancora devono subire le conseguenze della violenza letale degli uomini sulle donne? Cosa si sa di loro? Come tutelarli? Questo è il tema dell’incontro – spiega Anna Costanza Baldry – che sarà reso ancora più significativo dalla testimonianza di un bambino, ormai maggiorenne, la cui madre è stata uccisa dal padre più di 10 anni fa. Attraverso la sua voce e quella della sua mamma adottiva ci farà toccare con mano quello che un libro ha solo cercato, con rigore scientifico e con un linguaggio accessibile a chiunque si trovi ad occuparsi di questi problemi, di affrontare un problema ancora troppo nascosto dal silenzio, all’indifferenza e dalla mancanza di tutela per chi è coinvolto”. Concluderà l’evento Titti Carrano Presidente della Rete Nazionale dei Centri antiviolenza.

Martedì 4 luglio sarà discussa in commissione la proposta di legge a tutela degli ‘Orfani Speciali’ (Orfani dei crimini domestici) approvata all’unanimità alla Camera il 1 marzo 2017. “Questa legge ha però tante lacune - commenta la docente -: riconosce solo le situazioni dove i genitori erano sposati o legati da relazione affettiva e stabilmente conviventi, non riconosce un adeguato sostegno di welfare per le Regioni per attuare i servizi di assistenza psicologica, medica, scolastica di cui parla, e quanto individuato come copertura finanziaria per il gratuito patrocinio è del tutto inadeguato. Ma per gli orfani speciali la cui mamma lo Stato non è stato in grado di tutelare, adesso deve sostenerli in maniera efficace ed efficiente”.

Nel corso dell’evento verrà inoltre presentato l’Osservatorio Nazionale sugli Orfani Speciali (ONOS), attivo presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli, il cui scopo è lo studio e il monitoraggio del problema degli orfani speciali per comprendere sempre più e sempre meglio cosa accade loro e cosa necessitano per ridurre ulteriori sofferenze.
“Riusciremo un anno non remoto a raggiungere il traguardo di non dover contare più neanche un nuovo orfano di femminicidio? Stiamo andando nella direzione giusta? Lo scetticismo e il timore sono inevitabili, ma azioni efficaci sono necessarie e possibili – conclude la Baldry.

 

Sei capsule collection sul tema del “viaggiatore/thepassenger”. Sei giacche maschili rivisitate dagli studenti del corso di Men's tailoring, tenuto dal docente Roberto Liberti, della laurea magistrale _curriculum Fashion Eco design, del Dipartimento di Ingegneria Civile Design e Ambiente dell'Università Luigi Vanvitelli e realizzati dal laboratorio artigianale della storica azienda KITON. Una sperimentazione, oramai al secondo anno, che unisce il mondo accademico e quello produttivo del territorio. L'idea nasce da una macro ricerca di tendenza sul tema del PItti Filati 2017 e di Milano Unica 2017 del “viaggiatore”  - ideale cliente KITON - e sei micro tendenze realizzate dagli stessi studenti.

Vieni a trovarci! Siamo alla Boutique Kiton di Milano, in via del Gesù 11.

Domenico Tammaro

Domenico Tammaro


Un uomo travolto dalla dinamicità della metropoli contemporanea, ma allo stesso tempo capace di concedersi il giusto momento di leggerezza.

Manuela Rupe

Manuela Rupe


La collezione "Gen Y" si rivolge a giovani under 30 (definibili da molti con il nome millenials) che con audacia…

Mariapia Satta

Mariapia Satta


Il piacere di un viaggio, il sogno di un incontro in città diverse, la voglia di fare il pieno di…

Michela Carlomagno

Michela Carlomagno


La giacca si ispira al grande classico del cinema, in particolare alla modalità di ripresa 16:9.

Raffaele Scognamiglio

Raffaele Scognamiglio


L'idea nasce osservando gli ambiti in cui opera l'uomo d'affari internazionale contemporaneo, colui che cura tutti i suoi movimenti con…

Claudia Errico

Claudia Errico


La giacca è ispirata allo smoking dell'alta società anni '20.

 

 

 

Dalle aule universitarie alla città. L'Università della Campania Luigi Vanvitelli partecipa a Futuro Remoto 2017 e porta in piazza i 29 progetti di ricerca dal 25 al 28 maggio 2017.

Inquinamento delle acque, per testarle c’è POF

Inquinamento delle acque, per testarle c’è POF


Un sistema su fibre ottiche in plastica (POF) per verificare il grado di inquinamento delle acque.  Questo il progetto del Dipartimento di Ingegneria Industriale e dell'informazione

Architettura e scienza come grande faro a Coroglio

Architettura e scienza come grande faro a Coroglio


Un faro che di giorno catturi la luce e di sera la restituisca ai naviganti. Questo il progetto ideato dal Dipartimento di Architettura e Disegno industriale dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli

GreenFlyOver, il paesaggio del viaggio

GreenFlyOver, il paesaggio del viaggio


Il ponte riunisce presso di sé, nel suo mondo, terra e cieli, i divini e i mortali. Così scrive Martin Heidegger, ed è un po’ questa la filosofia che sta dietro alla rivisitazione della trave Nielsen, il progetto portato avanti dal Dipartimento di Architettura e Disegno industriale

 

 

Visite guidate gratuite a cura degli studenti per riscoprire i tesori perduti della Capua romana. Santa Maria Capua Vetere apre le porte per Maggio in città e rende visitabili siti generalmente chiusi al pubblico. Gli itinerari sono a cura degli studenti del Dipartimento di Lettere e Beni Culturali dell'Università degli Studi della Campania 'Luigi Vanvitelli', attraverso i quali si potranno ripercorrere le vicende che hanno reso Capua protagonista del mondo antico e che l'hanno trasformata nell'altera Roma cantata da Cicerone. Le attività sono patrocinate dal Comune di Santa Maria Capua Vetere, dalla Soprintendenza "Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Caserta e Benevento" e dal Polo Museale della Campania.
I nostri studenti attenderanno i visitatori all'InfoPoint, in Piazza 1 Ottobre Santa Maria Capua Vetere.
 
Elenco dei siti visitabili:

Anfiteatro Campano
 
 

 

Apertura straordinaria del Museo Anatomico nei week end del Maggio dei Monumenti 2017, dedicato al principe della risata Antonio de Curtis, in arte Totò. Situato nei pressi del rione Sanità, lo storico quartiere che diede i natali al principe de Curtis, il Museo Anatomico del MUSA - Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli- celebrerà l’evento con due week end di apertura straordinaria. 

Per il terzo anno consecutivo il Museo Anatomico rientrerà tra gli itinerari culturali del Maggio dei Monumenti.
Turisti e cittadini potranno visitare uno tra i più antichi e completi musei del genere, scoprendo le sue collezioni anche attraverso l’utilizzo di App e video interattivi che mostreranno la vasta collezione di preparati anatomici, e la copiosa raccolta di malformazioni e anomalie, offrendo un patrimonio scientifico di ineguagliabile valore storico, artistico e didattico.
Il Museo Anatomico sarà aperto nei giorni 13-14 e 20-21 maggio, con orario di visita articolato in cinque fasce orarie: dalle 9.30 alle 14.30, (ultimo accesso alle ore 13.30).
Prenotarsi è facile, basta compilare il form all’indirizzo http://musa.orpheogroup.com/it/calendar/
scegliendo la data e la fascia oraria che si preferisce.
Chi perdesse questa opportunità potrà sempre prenotare una visita al Museo nei giorni di apertura ordinaria e con le modalità sopra descritte.
Il Museo Anatomico dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” è situato in via Luciano Armanni n. 5, nel complesso universitario di Santa Patrizia.

Locandina

 

Lo scorso 12 Aprile nel sito archeologico di Pompei è stata inaugurata la mostra “Pompei e i Greci” che rimarrà in esposizione fino al mese di novembre. A raccontarla, con il suo fare come sempre coinvolgente ed appassionante, è il professore Carlo Rescigno, docente dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” nonchè curatore della mostra, insieme a Massimo Osanna, direttore generale della soprintendenza di Pompei

Nella settimana dal 13 al 17 marzo l’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli ha ospitato l’abituale evento di orientamento GO!SUN, la manifestazione che anche quest’anno ha visto la partecipazione attiva di numerosissimi studenti provenienti dalle scuole secondarie di secondo grado della provincia di Napoli e Caserta, come delle altre provincie campane, della Puglia e del sud del Lazio.

Negli ultimi anni l’orientamento alla scelta universitaria è divenuta materia sempre più complessa e fondante il percorso accademico dei futuri studenti universitari. Gli eventi nazionali e regionali, così come gli “open day” proposti dai singoli dipartimenti di tutti gli Atenei italiani, divengono sempre più numerosi e sempre meglio organizzati. In questi anni l’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli ha sempre più rafforzato l’area dell’orientamento in entrata con una partecipazione costante agli eventi nazionali di maggior rilievo e con una sempre maggior presenza anche a eventi fuori Regione. Tra questi, il GO!SUN dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli rappresenta da anni un appuntamento fisso che, diversamente dalle manifestazioni esterne, ospita per una settimana gli studenti intramoenia, accogliendoli nelle proprie aule, nei propri spazi, facendo conoscer loro i propri laboratori, le biblioteche, le mense. Nelle diverse strutture della Università della Campania il futuro studente universitario ha la costante possibilità di incontrare e conoscere i suoi futuri colleghi studenti, scambiare con loro impressioni, conoscere le difficoltà e le possibilità che quegli spazi, quei luoghi possono fornire alla sua crescita accademica.

gosun
Perché orientarsi alla scelta del corso di laurea?
I profondi cambiamenti nella struttura universitaria, l’avvento del 3+2, la scomparsa della Facoltà e contemporaneamente il proliferare di Corsi di Studio differenti e di offerte formative diversificate hanno creato un gap generazionale incolmabile per le nuove generazioni di studenti. L’Università così come l’hanno conosciuta gli insegnanti e i genitori dei ragazzi che si apprestano a scegliere il loro nuovo percorso accademico non esiste più, e difficilmente si può far ricorso alle loro esperienze pregresse per optare una scelta. La pluralità delle offerte e il gap con le generazioni precedenti potrebbero, perciò, disorientare gli studenti. Il web e il mondo social così presente nella generazione attuale di studenti permette una prima e importante visione d’insieme di quelle che sono le possibili alternative, ma è solo il contatto diretto con il personale docente e non docente in aula e ai diversi stand che può realmente indirizzare una scelta. Orientarsi, in quest’ottica, significa riuscire a liberarsi delle fantasie e delle credenze circa un determinato percorso di studi e riorganizzare un pensiero proattivo che incanali il proprio talento, le proprie passioni e le proprie aspettative verso una realtà sempre più vicina, focalizzando le proprie aspirazioni su basi certe. L’incontro con docenti ed esperti promuove e supporta tale processo, permettendo al futuro studente universitario una scelta sempre più consapevole e sempre meno immaginaria. Un esempio di questo percorso potrebbe essere facilmente tratto dalla psicologia. In un epoca neanche troppo remota, chi si iscriveva a psicologia voleva subito interpretare i sogni, aiutare l’amico depresso e diventare un novello Freud. Oggi, vogliono diventare tutti criminologi. Nelle giornate di orientamento si spiega loro che la psicologia è una scienza che prevede la conoscenza di basi neurofisiologiche, di metodi e tecniche psicometriche, dei processi di pensiero superiori; si dice loro che prima di diventare psicoterapeuti o criminologi è necessario essere psicologi e che il percorso è costellato di esami che vanno ben al di là delle loro iniziali fantasie. Solo la conoscenza del percorso di studi che realmente si avrà davanti permetterà una scelta consapevole, riducendo la percentuale di abbandono degli studi. Orientarsi, allora, significa darsi la possibilità di conoscere realmente quelle che sono le proprie aspirazioni, i propri obiettivi e i propri limiti; orientarsi alla scelta del corso di laurea significa avere la ‘facoltà’ di scelta una consapevole.

L’orientamento è solo in entrata?
L’orientamento accompagna tutto il percorso di studi attraverso costanti contatti con gli orientatori, coi docenti tutor, col peer-to-peer attraverso il tutorato alla pari (studenti delle magistrali che seguono studenti della triennale, o studenti di dottorato che seguono gli studenti magistrali). L’orientamento, per i corsi di studio triennali, significa prepararsi nel triennio alla successiva scelta consapevole, ancor più focalizzata, del corso di studi magistrale.

E il placement?
In un immaginario segmento, il placement occupa quella parte finale che avvia il nostro studente verso il mondo del lavoro. L'Ateneo lavora molto sul placement e sulle opportunità da fornire ai propri laureati. Questo perchè orientamento e placement sono facce di una stessa medaglia.  Ma questo è un discorso che andrà affrontato, per il novello studente universitario, alla fine del suo percorso di studi. Troppo spesso, nei colloqui di orientamento, nelle fiere e durante le giornate del GO!SUN, studenti di quarto e quinto anno di scuola secondaria affermano di voler optare una scelta in funzione delle prospettive di lavoro. Certo, alcune professioni sono più remunerative di altre, alcune hanno un mercato del lavoro di più facile approccio rispetto ad altre. Si potrebbe pensare di intraprendere un percorso di ingegneria anziché di lettere perché, probabilmente, è più facile per un ingegnere trovar lavoro rispetto a un laureato in storia. Se, però, si optasse la scelta unicamente in funzione di quest’ultima variabile, sarebbe per lo meno necessario essere certi che il nostro talento, il nostro background scolastico e le nostre reali aspirazioni siano uniformemente convogliate verso tale scelta. Se, viceversa, si hanno competenze e passione verso le materie umanistiche e per tutto il percorso scolastico si hanno mal sopportato le discipline scientifiche sarà facilmente prevedibile che quel percorso di studi ingegneristici intrapreso sarà ricco di frustrazione e delusione. Laddove si riuscisse con fatica a portare a termine questo percorso, ci si potrebbe ritrovare a essere laureati in una disciplina che oramai si odia, dopo troppi anni fuori corso e con un pessimo voto di laurea. Chi assumerebbe mai un ingegnere con tale curriculum accademico alle spalle? Orientamento vuol quindi dire permettere ai nostri singoli futuri studenti di poter scegliere valutando tutte le variabili in gioco, ivi compresa la passione; esatto: la passione. Il bravo professionista, colui che riuscirebbe a vendere se stesso come Totò vendeva la Fontana di Trevi, sarà colui che ha studiato appassionatamente la sua disciplina e che continua a rinnovare la sua passione quotidianamente nel suo lavoro.

Cosa cambia nello status di studente universitario rispetto all’essere studente di scuola superiore?
Lo status di studente, a bene vedere, è qualcosa che ha accompagnato le future “matricole” per tutta la loro vita. Si entra nella scuola dell’infanzia a tre anni, si prosegue nel percorso della scuola dell’obbligo per poi decidere di licenziarsi dalla scuola superiore oramai maggiorenni. In questo lungo e impegnativo percorso, l’unica cosa che non cambia è lo status di studente di scuola (infanzia, primaria, secondaria). Tale status, in Italia, è connotato da alcune invarianti: si fa parte di una classe mediamente di 25 pari grado; i compagni di classe son sempre gli stessi; l’aula è sempre la stessa (sono i docenti a entrare e uscire) e, plausibilmente, il posto (banco) è sempre lo stesso (spesso anche il compagno di banco); si ha un rigido orario d’entrata e di uscita ed è necessario giustificare eventuali assenze o ritardi; gli insegnanti assegnano quotidianamente compiti da svolgere a casa in misura proporzionale al programma svolto quel giorno in classe. All’entrata nello status di studente universitario improvvisamente tutto cambia: non si hanno rigidi orari di entrata e di uscita; non sarà necessario rispondere a un appello e non si ascolterà il proprio cognome ogni giorno; non verranno assegnati compiti a casa ma ci si troverà a dover autonomamente programmare lo studio di un intero programma (spesso corposo) per prepararsi all’esame; nei primi anni ci si può trovare a frequentare aule molto affollate nelle quali un docente che non conosce neanche un nome del suo pubblico parli per ore a un microfono. La “matricola” dovrà ben presto imparare a gestire i tempi del proprio studio, decidere quali corsi seguire, quali esami dare e in quale sequenza. Essere studenti universitari è il più bel percorso di crescita intellettuale e di autonomia personale che un ragazzo possa fare. Orientarsi, allora, significa anche questo: sapere cosa si vuol far da grandi scegliendo consapevolmente il percorso da studente universitario che si vuol intraprendere per diventarlo. L’università va vissuta in tutti i suoi luoghi, mentali e fisici. Ancora una volta, tale libertà può essere un’arma a doppio taglio, ci si può sentir disorientati, appunto. L’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli ha da anni strutturato un percorso di orientamento in itinere attraverso le formule già descritte sopra; in più, ha anche attivo da anni un Servizio di Aiuto Psicologico per gli Studenti (SAPS), presso il proprio Dipartimento di Psicologia. Ogni nostro Dipartimento ha un delegato all’orientamento pronto ad accogliere i nuovi studenti e a confrontarsi con loro circa il percorso più idoneo da seguire. In ultimo, le lezioni universitarie sono pubbliche: tutti possono seguire una lezione. Venite a trovarci, contattateci, venite a seguire una lezione, meglio se del primo anno, così entrerete in un’aula universitaria, toccherete con mano cosa sia un corso universitario e, non ultimo, avrete la possibilità di scambiare qualche idea con delle “matricole”, ciò che sarete voi l’anno prossimo.

a cura di Roberto Marcone, Delegato all’orientamento di Ateneo - Dipartimento di Psicologia, Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli
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Slavina, valanga, frana … tre vocaboli per descrivere due semplici fenomeni naturali molto simili, entrambi strettamente collegati all’azione della forza di gravità, che modellano il paesaggio delle aree montuose della Terra e spesso (come purtroppo successo negli ultimi giorni) possono trasformarsi in vere e proprie catastrofi naturali.

Entrambi sono movimenti di materiale che scivola dall’alto verso il basso lungo pendii inclinati e si va a depositare in accumuli, anche volumetricamente importanti, alla base dei rilievi montuosi e nelle aree depresse circostanti.

Nel caso delle valanghe o delle slavine (i due termini sono, di fatto, sinonimi) il materiale mobilizzato consiste in masse di neve o ghiaccio che si staccano dalla sommità di un versante e precipitano violentemente a valle aumentando progressivamente di dimensioni e volume, trascinando con sé altra neve e detriti, trovati lungo il percorso, e travolgendo tutto ciò che incontrano sul loro cammino.

Le cause del distacco possono essere numerose e diverse: da naturali (dovute a un sovraccarico nevoso, a un aumento della temperatura, a infiltrazioni d’acqua, a vibrazioni acustiche, a forti venti o al passaggio di animali in zone critiche) oppure umane (nel caso di passaggio di sciatori, alpinisti o veicoli in un punto meno stabile del manto nevoso).

Nel caso delle frane, invece, il movimento interessa masse di materiale solido (rocce, terreni o detriti) che, in condizioni di instabilità, vengono trascinate verso il basso per effetto della sola forza di gravità.

Per quanto detto, è evidente che il fenomeno delle valanghe interessa aree montuose soggette a innevamento ed è quindi circoscritto a rilievi montani generalmente di alta quota e a periodi dell’anno che vanno dalla stagione invernale al massimo a quella primaverile. Viceversa, i fenomeni franosi interessano qualsiasi rilievo montuoso in equilibrio instabile (a prescindere dalla quota topografica o dalla latitudine) in qualsiasi periodo dell’anno (anche se tendenzialmente si manifestano prevalentemente in autunno o in primavera). Sono, pertanto, questi ultimi i principali agenti modellanti che agiscono sul paesaggio montano (ma anche collinare) di qualsiasi regione della Terra.

Il territorio italiano è costituito per più di tre quarti da zone collinari (41,6% del territorio) e montuose (35,2%) e soltanto il 23,2% del nostro Paese può essere attribuito ad aree di pianura. Ne consegue che la pericolosità da frana è uno dei più importanti fattori di rischio naturale col quale noi Italiani dobbiamo convivere. Infatti, l’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (Progetto IFFI – realizzato dal Servizio Geologico d’Italia-Dipartimento Difesa del Suolo dell’ISPRA e dalle Regioni e Province Autonome) ha censito 614.799 frane per un’area di circa 23.000 km2, pari al 7,5% del territorio nazionale.

Le diverse tipologie di frana, che vanno dai fenomeni di crollo a quelli per scivolamento fino a quelli per colamento (in Italia tristemente noti per via degli eventi di Sarno), si manifestano al concorrere di cause predisponenti (o strutturali) e scatenanti (od occasionali). Le prime sono connesse a fattori intrinseci di instabilità (geologici, morfologici, idrogeologici), quali forma e dimensione dei corpi geologici, tipi litologici, stato di fratturazione, presenza e orientazione di superfici di discontinuità, alterazione delle rocce, grado di permeabilità, pendenza dei versanti, che risultano caratteristici di un versante e rimangono invariati nel corso del tempo. Le altre agiscono su un pendio intrinsecamente “indebolito” determinando l’alterazione degli equilibri naturali e sono così definite perché innescano il movimento franoso (intense precipitazioni, attività sismica, azione delle acque superficiali e profonde, e non ultima l’attività antropica).

I movimenti franosi, quindi, si verificano in una determinata area per effetto della concomitanza di diversi fattori sfavorevoli alla stabilità di un versante. Tenendo conto che la maggior parte delle frane si sviluppa in tempi troppo brevi per poter intervenire mentre il fenomeno è in corso, appare evidente che, in una corretta analisi previsionale del “rischio frana”, la determinazione e il controllo di tali fattori aiuta a mitigare il danno all’uomo generato dal ripetersi di tali eventi.

Analizzando quanto accaduto in centro Italia nelle ultime settimane, il ritorno dell’inverno associato a condizioni meteorologiche estreme ha messo sotto i riflettori, come avviene oramai da anni, la vulnerabilità del territorio e l’accadimento di catastrofi naturali.

Le temperature polari registrate e le abbondanti nevicate hanno messo in ginocchio le regioni dell’Italia centrale, quelle purtroppo già violentemente colpite dagli ultimi eventi sismici del 24 Agosto e del 26 Ottobre 2016.

Il peggio però doveva ancora arrivare. Peggio inteso come discussioni, senza fine, soprattutto grazie alla cassa di risonanza dei media, su chi siano i responsabili per le 29 vittime dell’albergo Rigopiano: la Protezione Civile? L’autorità, intesa soprattutto come prefettura, che non ha compreso quanto stesse avvenendo? I proprietari dell’albergo insieme a coloro che hanno concesso i permessi e probabilmente non hanno realmente controllato il sito? Gli esperti che non hanno fatto con coscienza una relazione tecnica prima della costruzione dell’albergo?

Analizzando il poco che si sa, ed è veramente poco, la protezione civile e la prefettura non hanno alcuna responsabilità. L’informativa (l’allarme dato via mail/fax e poi via telefono) sulla situazione dell’albergo, era solo e soltanto legata all’impossibilità dei clienti di lasciare l’albergo. Le strade erano coperte da diversi metri di neve ed impraticabili. E’ ovvio che la priorità dovesse andare a tutti quei casolari isolati da giorni e senza più viveri o gasolio per riscaldarsi. Non si poteva dare la priorità all’albergo solo perché isolato, avendo a disposizione viveri e gasolio. La slavina non era e non è mai stata presa in esame, né da chi stava in albergo, né da quelli che avrebbero dovuto rendere agibile la strada ed evacuare i clienti dell’albergo.

Solo e soltanto su questo si deve discutere per quanto riguarda i soccorsi.

Al contrario è piuttosto banale, anche per un non esperto, capire che l’albergo era costruito in una posizione sicuramente bellissima ma certamente infelice, posto ai piedi di un canalone, evidenziando “de facto” il vero target di una qualunque possibile frana e/o valanga. E’ anche singolare, ma anche tipicamente Italiano, che solo dopo la slavina si venga a sapere che l’albergo era costruito su detriti di possibili frane avvenute in tempi storici. Altrettanto “casualmente” si registra su www.cronachemaceratesi.it che forse, la presenza di alberi molto giovani lungo il canalone potrebbero essere evidenza di “recenti” slavine … ma anche di frane aggiungiamo noi.

E’ necessario comunque fare un altro distinguo. La slavina non ha niente a che vedere con le frane avvenute in precedenza. Infatti, la slavina parte da grandi volumi di neve fresca non stabilizzata caduta in maniera anomala, non mobilizza il substrato, ma solo quanto trova sul suo percorso, quindi in superficie, prima di arrivare a valle. E’ possibile dunque determinare che un’area può essere soggetta a frane, è molto più complesso farlo per una slavina, nel caso non si abbiano dati storici. Per l’albergo non se ne avevano, e dunque il primo evento è stato anche l’ultimo e l’albergo non esiste oramai più. I due disastri non sono collegabili se non in maniera puramente casuale.

Sembra invece doveroso, ringraziare la protezione civile (ci è invidiata nel mondo per le sue capacità) e le autorità che non hanno smesso di prodigarsi per la popolazione allo stremo. Non solo in questa occasione, SEMPRE. Al contrario sarebbe da paese civile porre rimedio ai tanti abusi edilizi che costellano il nostro territorio, da sud a nord, e mettere mano una volta per tutte alla messa in sicurezza di quelle aree soggette frequentemente a disastri naturali.

Questo darebbe finalmente al paese uno status diverso, non dovremmo piangere sempre vittime innocenti, faremmo meno dietrologia e si potrebbero creare, tanto per cambiare, nuovi posti di lavoro per giovani laureati.

Un cambiamento epocale che ci aspettiamo da tempo ma che continua colpevolmente a tardare.

 

Approfondimento di Maurizio SIRNA e Dario TEDESCO - Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali Biologiche e Farmaceutiche

 

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