La sesta campagna di scavi archeologici all’Acropoli di Cuma a cura del dipartimento di Lettere e Beni Culturali dell’Università Vanvitelli ha portato risultati inaspettati. Un'équipe di 33 studenti del Dipartimento di Lettere e Beni Culturali dell’Università Vanvitelli con a capo il prof. Carlo Rescigno (in foto) hanno portato alla luce le fondamenta dell’antico tempio-chiesa risalenti all’VIII secolo a.C. 
Gli scavi sono stati condotti sul lato meridionale del tempio con l’intento di capire e separare la parte più antica dell’edificio dalle costruzioni successive. La tomba del vescovo Aurelio è stata scoperta sul terrazzamento più alto degli Scavi di Cuma – che rientrano nel Parco Archeologico dei Campi Flegrei – nel settore H, nel cosiddetto Tempio di Giove, che, dopo gli scavi, è risultato essere dedicato invece ad Apollo.
Dal saggio di scavo effettuato sul lato occidentale del tempio, abbiamo rinvenuto un’interessante stratigrafia delle diverse pavimentazioni che nel corso dei secoli si sono sovrapposte - spiega il docente - : da quella romana con le sue preparazioni, ai pavimenti di V e VI secolo d.C. uno sopra l’altro, ancora le trincee di fondazione, per realizzare l’edifico del IV secolo e quelle per la realizzazione dell’edificio di fine VII inizio VI; praticamente in poco meno di ottanta centimetri abbiamo visibile tutta la storia del complesso tempio-chiesa realizzato sull’acropoli. Da questa campagna di scavo, abbiamo avuto dei risultati incredibili per la ricerca storica di Cuma".

 

Universiadi, partecipa come volontario per un'esperienza di integrazione e scambio culturale dal 3 al 15 luglio! Presenta la tua candidatura accedendo al sito https://volunteer.universiade2019napoli.it/
Riceverai l'uniforme ufficiale di Napoli 2019, un rimborso spese, un pasto per ogni turno di lavoro, accesso gratuito ai mezzi di trasporto per il periodo, formazione e certificato di partecipazione ufficiale.Il reclutamento dei volontari è rivolto a tutti gli studenti di cittadinanza italiana o europea o ai possessori di regolare documentazione attestante il soggiorno temporaneo in Italia o Europa. I candidati potranno indicare l’area funzionale di scelta o la provincia preferita per lo svolgimento di attività fra quelle del territorio campano.

Se vuoi saperne di più partecipa mercoledì 5 giugno, alle ore 10.30 all'incontro organizzato dalla Vanvitelli. L'appuntamento è presso l’aula Gaetano Liccardo del Dipartimento di Scienze Politiche "Jean Monnet" di Caserta e sarà volto alla promozione del programma UniVolontà per la prossima XXX Universiade Napoli 2019.  L’evento ha l’obiettivo di promuovere il programma di reclutamento dei volontari che saranno impegnati dal 3 al 14 luglio 2019 per l’Universiade, dando visibilità al link per la candidatura dei volontari. Si porrà l’accento sui requisiti necessari per partecipare come volontari all’Universiade, sui benefits riservati agli studenti dell’Ateneo che prenderanno parte all’Universiade come volontari, alle aree funzionali e ai ruoli e alle mansioni nei quali i volontari saranno coinvolti. 

Saranno presenti il Rettore, Prof. Giuseppe Paolisso, il sindaco di Caserta, avv. Carlo Marino, il commissario Universiade 2019 Dott. Gianluca Basile, il delegato del Rettore per l’Universiade, Prof. Katherine Esposito, il delegato del Rettore per lo Sport, Prof. Marcellino Monda, il presidente CUS Caserta, avv. Vincenzo Corcione.

Il programma del 5 giugno
Le Universiadi

 

È al via la seconda edizione del corso di formazione alla comunicazione della scienza SCIENCE ON STAGE rivolto a tutti gli organizzatori e partner di Futuro Remoto. Sulla scorta di Science on the stage 2018, tanti i temi generali e trasversali a tutti gli incontri.
1) IL CORPO E LO SPAZIO. Comunicatori e destinatari sono, in primo luogo, persone fatte di carne e ossa. Verranno esplorati gli aspetti prossemici della comunicazione e i segreti per renderla più efficace e coinvolgente.
2) HANDS ON! Con le principali “regole” della dimostrazione scientifica interattiva.
3) FARSI UN’IDEA SULLA SCIENZA. La scienza, oggi, non è più fatta solo di formule ed esperimenti. Sempre più essa è anche dibattito pubblico, negoziazione tra soggetti sociali, presa di posizione. Verranno discusse alcune tecniche di comunicazione che invitano i partecipanti a riflettere sul delicato tema del rapporto tra “scienza e società”.

Gli incontri esploreranno le tante declinazioni della comunicazione scientifica oggi, sperimentandone alcune attraverso laboratori interattivi e momenti frontali.

Ecco il dettaglio degli incontri

HANDS ON – MUSEI, LUOGHI DELLA COMUNICAZIONE SCIENTIFICA E LORO EVOLUZIONE
Quali sono e come si configurano i luoghi della comunicazione scientifica oggi? Quali le principali evoluzioni avvenute in questi ultimi decenni? Esploriamo l’universo “hands on” ed in particolare quello degli exhibit interattivi.

9 settembre 2019 | ore 9.30 – 12.30 | Università degli Studi di Napoli “Federico II”, Sede da definire
14 ottobre 2019 | ore 9.30 – 12.30 | Università degli Studi di Salerno, Sede da definire


EVENTI 4.0
Armeggiare, adoperarsi, darsi da fare con attività dinamiche, assolutamente concrete e stimolanti, palestre per aspiranti maker che insegnano a “pensare con le mani”, per avvicinare tutti alle materie STEAM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria, Arte/Design, Matematica) in modo pratico, giocando, fino ad arrivare agli hackathon, come strumenti di Open Innovation per rispondere alle sfide del futuro che istituzioni, mondo della ricerca e imprese devono affrontare. 

16 settembre 2019 | ore 9.30 – 12.30 | Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” Palazzo Du Meslin, via Partenope 10 A
21 ottobre 2019 | ore 9.30 – 12.30 | CNR Area Napoli di Ricerca Napoli 3, Sede da definire


GIOCARE/ DIBATTERE/ DELIBERARE
Strumenti, attività, metodologie per conoscere, discutere e decidere sui temi caldi della scienza dal forte impatto individuale e sociale, per le loro implicazioni etiche, scientifiche ed economiche. Format di comunicazione con un’ottica partecipativa per consolidare uno scenario di confronto, per poter crescere e sviluppare opinioni informate e affrontare discussioni su temi e in contesti complessi.

23 settembre 2019 | ore 9.30 – 12.30 | Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, Sede da definire
30 settembre 2019 | ore 14.00 – 18.00 | CNR Area Napoli di Ricerca di Napoli 1, Via Pietro Castellino 111
28 ottobre 2019 | ore 9.30 – 12.30 | Città della Scienza, Via Coroglio 104, Aula da definire
4 novembre 2019 | ore 9.30 – 12.30 | Università degli Studi di Napoli “Federico II”, Sede da definire


ANIMAZIONE SCIENTIFICA E LABORATORI INTERATTIVI
Animazioni scientifiche e laboratori didattici rappresentano un filone di comunicazione della scienza sempre più utilizzato, efficace e oggetto di nuove sperimentazioni e innovazioni. Come affrontare il pubblico quando si parla di scienza? Come stimolare il suo interesse? Come allestire al meglio il luogo in cui si svolgerà l’attività?

7 ottobre 2019 | ore 9.30 – 12.30 | Università degli Studi di Napoli “Suor Orsola Benincasa”,, Sede da definire
11 novembre 2019 | ore 9.30 – 12.30 | Università degli Studi di Napoli “Luigi Vanvitelli”, Sala degli Affreschi, Complesso di Santa Andrea delle Dame in via de Crecchio 7

Apertura straordinaria del Museo Anatomico nei week end del 18-19 e 25-26 maggio, dedicato per questa edizione 2019 del Maggio dei Monumenti a Gaetano Filangieri, uno dei massimi giuristi e pensatori dell’Illuminismo. Turisti e cittadini potranno visitare uno tra i più antichi e completi musei del genere, scoprendo le sue collezioni anche attraverso l’utilizzo di nuovi sistemi digitali come l’App MUSA, in italiano ed inglese, che illustra la vasta collezione di cere e preparati anatomici offrendo ai visitatori la possibilità di scoprire un patrimonio scientifico, storico e artistico di ineguagliabile valore.
Cinque le fasce orarie per visitare il Musa, dalle 9.30 alle 14.30 con ultimo accesso alle ore 13.30.
Per la visita è obbligatoria la prenotazione al seguente indirizzo http://www.musa.unicampania.it/wp/calendar/ scegliendo la data e la fascia oraria che si preferisce. Il Museo Anatomico dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” si trova in via Luciano Armanni n. 5, nel complesso universitario di Santa Patrizia.
Il museo è visitabile con prenotazione obbligatoria anche nei giorni di apertura ordinaria negli stessi orari.

Per altre informazioni
Ufficio Amministrativo del MUSA
Tel: 081 5667747 - Fax: 081 5667746
e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Locandina

 

Playmaker, classe 1996 e studente in odontoiatria. Questo l’identikit di Bruno Mascolo, lo sportivo italiano originario di Castellammare di Stabia studente della Vanvitelli selezionato tra gli azzurri scelti per le Universiadi per le competizioni di pallacanestro.
Stasera l'apertura delle Universiadi al San Paolo, domani l'esordio della squadra contro il Canada PalaDelMauro di Avellino, a cui seguiranno altre due sfide al Palabarbuto venerdì 5 contro la Norvegia e sabato 6 luglio contro la Germania.


Il nostro atleta
Bruno Mascolo muove i primi passi nella Basket Team Stabia e a quindici anni esordisce in Serie C con la canotta della Nuova Polisportiva Stabia. Esordisce nel 2013-14 l in Serie A2. Nella stagione successiva trova spazio con la prima squadra arrivando a totalizzare cinque presenze nelle due stagioni e contribuendo alla vittoria del campionato nel 2015. Nell'agosto 2015 trova l'accordo con la Auxilium con la quale firma un contratto triennale. Debutta in Serie A il 1 novembre 2015 negli ultimi secondi della partita casalinga contro Cantù. Il 29 aprile viene comunicato il passaggio ad Agrigento con la formula del doppio tesseramento fino alla fine della stagione. Nelle successive stagioni ha giocato a Siena, Napoli e a Jesi.

 

"Comunicare l’Istituzione. L’Università come narrazione”. Questo il titolo del volume che raccoglie la storia del rebranding dell'Ateneo, il passaggio da da Seconda Università degli Studi di Napoli ad Università della Campania Luigi Vanvitelli.

La presentazione del libro avrà luogo il prossimo martedì 7 Maggio alle ore 15.00 presso la Sala conferenze del Rettorato dell'Ateneo, in via Costantinopoli 104.

Ill volume racconta il lungo percorso, durato circa due anni, che ha portato alla ridefinizione dell’Ateneo, iniziato con il cambio di denominazione e con una scelta strategica che si è presentata fin da subito, coraggiosa e opportuna, ma che necessitava di una metodologia rigorosa per la sua attuazione.

Ma questa occasione vuole anche essere un momento di riflessione per discutere sulla funzione pubblica di un Ateneo, sul ruolo sociale che deve poter ricoprire e sulla necessità, sempre più stringente, di farsi anello di congiunzione tra il mondo della formazione e quello del lavoro.

Ne discuteranno insieme al Rettore, Giuseppe Paolisso il Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, l’Art Director di Repubblica, Angelo Rinaldi, l’architetto vincitore del concorso di rebranding dell’Ateneo, Dario Curatolo e Simona Finessi, editor della rivista di architettura e design Platform e, per l’occasione, chairman della tavola rotonda.

invito

ARTE LIBERA – DISEGNI IN CRESCENDO. Sarà inaugurata l'11 luglio, alle ore 17, presso la Biblioteca nel complesso di Viale Ellittico a Caserta, la mostra a cura del Dipartimento di Psicologia e del Dipartimento di Lettere e Beni Culturali dell'Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli". Promossa dal Laboratorio di Neuropsicologia dell'Età Evolutiva del Dipartimento di Psicologia, "ARTE LIBERA" mette in mostra 40 disegni fatti dai bambini nel corso della loro frequentazione del Laboratorio.  L'idea nasce dall’incontro di più sensibilità e competenze – comunicativa, artistica, e divulgativa. Nell’operare quotidiano del Laboratorio si è rilevato come il disegnare, inizialmente non un focus di attenzione, né strumento diagnostico, si sia via via affermato come modalità per stabilire una dimensione comunicativa empatica e facilitativa, e abbia portato in alcuni casi a risultati di interesse artistico. Massimiliano Conson, docente e responsabile del Laboratorio, ha quindi chiesto la collaborazione di Lucia Abbamonte, docente e esperta in comunicazione multimodale, per condividere con la comunità di appartenenza dei ragazzi, ossia con il territorio, e con la comunità accademica, tale dimensione di arricchimento. Si è deciso di avvalersi delle competenze di Luca Palermo, ricercatore del dipartimento di Lettere, molto attivo nell’ambito della terza missione riguardo alla valorizzazione dei beni artistici e culturali, anche nell’ottica di promuovere una didattica alternativa attraverso l’arte contestualizzata nel territorio. Alla nota e apprezzata artista napoletana, Carla Viparelli, già presente con un’opera (da lei donata) nella collezione permanente del Dipartimento di Lettere e Beni Culturali, si affiderà la direzione artistica della mostra.

"In questi anni di attività del Laboratorio di Neuropsicologia dell'Età Evolutiva - spiega Massimiliano Conson - abbiamo incontrato molti bambini e tutti ci hanno regalato un disegno. Un disegno libero, creato al momento e subito attaccato alle pareti. Così, col tempo le nostre pareti si sono riempite di produzioni molto diverse tra loro, ognuna espressione di pensieri, interessi, preferenze e stati emotivi differenti. Tutte insieme, queste piccole opere sono in grado di produrre un effetto potente che colpisce visivamente ed emotivamente l’osservatore. Abbiamo deciso di condividere questa esperienza e, allora, i disegni lasciano per un po’ il Laboratorio per esibirsi in Arte Libera".

La scelta della Biblioteca del Dipartimento come sede espositiva non è casuale: infatti i curatori intendono evidenziare con questa mostra che questi disegni sono un libro aperto su "una modalità originale di espressione.

"La comunicazione contemporanea predilige la multimodalità - dice Lucia Abbamonte, docente di Lingua e Traduzione Inglese - affidando in misura crescente la trasmissione e la formazione dei significati all’immagine. D’interesse collettivo ci è sembrata l’occasione di condividere gli itinerari semantici dei disegni dei ragazzi con la loro comunità di appartenenza, ossia con il territorio, e con la comunità accademica. Attraverso l’allestimento artistico si vuole offrire un’immagine di segno positivo dell’operato del Laboratorio e incoraggiare, nell’ottica della terza missione, un atteggiamento collaborativo nella fruizione degli spazi e delle risorse del nostro Ateneo".

La mostra vuole valorizzare i disegni dei ragazzi del Laboratorio di Neuropsicologia dell'Età Evolutiva, ma anche offrire ai ragazzi un’opportunità di essere protagonisti del loro operato e socialmente apprezzati, rispondere e ottimizzare l’entusiasmo per l’iniziativa mostrato dai ragazzi e dai genitori e creare un’osmosi col territorio di appartenenza dei ragazzi e delle famiglie, nell’ottica della terza missione, promuovendo un atteggiamento collaborativo.

Si tratta dunque di un progetto interdipartimentale che, unendo linee di intervento ben sviluppate nei due Dipartimenti, Lettere e Beni Culturali e Psicologia, ne potenzia la qualità e traccia nuovi itinerari di interazione, puntando alla valorizzazione e condivisione della nostra opera sul territorio (Laboratorio di Neuropsicologia dell'Età Evolutiva) e contatto con il pubblico.

La mostra, aperta fino al 15 settembre, è visitabile i giorni dispari dalle 10 alle 16.

locandina

Design Thinking e Innovazione. Lunedì 6 e martedì 7 maggio il Festival della Crescita rilancia a Napoli i temi di cultura, impresa e design in due contesti di grande valore, per la vita e la crescita della città: il Comune di Napoli, l'Università Vanvitelli e l’Ordine degli Architetti di Napoli, che collaborano alla realizzazione della tappa.

 L'apertura del Festival, presso la Sala della Giunta di Palazzo San Giacomo (in Piazza Municipio), è in programma per il pomeriggio di lunedì 6 maggio: uno spazio dedicato allo scenario generale della cultura e dei progetti in corso, a livello locale e nazionale.

A seguire, l'intera giornata di martedì 7 maggio, presso il Complesso di Sant’Andrea delle Dame, sede della Scuola di Medicina dell’Università Vanvitelli, sarà dedicata particolare attenzione all'ambito impresa-economia-marketing, nella mattina e ad architettura-design-creatività nel pomeriggio. 

A proposito del titolo e tema del Festival della Crescita di Napoli, Futuro + Umano. Design Thinking e Innovazione, il curatore Francesco Morace afferma: «La possibilità di una nuova crescita felice e sostenibile passa attraverso la capacità di elaborare un nuovo pensiero, fondato su una visione rigenerata dello sviluppo economico, nel quale la cultura del progetto che da sempre alimenta il successo dell’Impresa italiana nel mondo, assume una centralità strategica. Imprenditori come design manager, a partire da quell’Adriano Olivetti che possiamo considerare il Deus ex Machina dell’innovazione in Italia. Valori ben al centro della visione che concilia comunità e profitto, cura del territorio e competizione globale».
Il Festival della Crescita è un progetto curato e realizzato da Future Concept Lab con l’obiettivo di creare un circolo virtuoso tra i protagonisti di crescita e sviluppo.

L’edizione 2019 rilancia la sua vocazione di “progetto in crescita”, attraversando di nuovo la penisola con 11 tappe, e portando visioni e progetti nel dialogo pro-attivo tra i diversi attori dell'innovazione. Uno scambio continuo che nel 2019 affronterà temi e pratiche su un nucleo caldo del presente avanzato. Un tema che dà il titolo al nuovo libro di Francesco Morace Futuro + Umano e che è riferimento e omaggio, allo stesso tempo eredità e rigenerazione continua, al pensiero e all’attività di Leonardo da Vinci, a 500 anni dalla sua morte.

Programma

 

Nel mese di maggio 2019 il Dipartimento di Ingegneria ha aderito alla campagna “Plastic Free” del Ministero dell’Ambiente, mirata alla riduzione dei rifiuti polimerici. Sono stati installati da parte della ditta Acquatec tre erogatori di acqua pubblica filtrata, a disposizione dei frequentatori del Dipartimento che possono approvvigionarsi con proprie borracce.

Il 17 giugno 2019 presso l’Aula Magna del Dipartimento di Ingegneria, alla Real Casa dell’Annunziata di Aversa, si è svolto un evento formativo, mirato all’informazione ed al coinvolgimento di studenti, docenti e del personale tecnico amministrativo sulla necessità del controllo dei rifiuti polimerici da imballaggio. La tematica è stata affrontata dal direttore prof. ing. Furio Cascetta, dalla prof. arch. Renata Valente, docente di Progettazione Ambientale, e dai rappresentanti della ditta Acquatec, nelle persone dell’amministratore, ing. Diego De Chiara e del dott. Domenico Imperatore, responsabile dell’area comunicazione e rapporti con gli enti. La discussione ha suscitato interesse e partecipazione da parte di studenti e personale, motivando verso attitudini quotidiane più consapevoli.

Scopo della campagna etica “plastic free” (forse sarebbe meglio ridefinirla “plastic less”) è duplice: da un lato far comprendere come anche con un semplice gesto è possibile ridurre l’uso di contenitori in plastica (le classiche bottigliette) dell’acqua minerale (senza demonizzare il PET) e conseguentemente ridurre l’impatto del loro smaltimento nel ciclo dei rifiuti (raccolta differenziata), dall’altro valorizzare l’acqua pubblica attraverso un semplice trattamento effettuato tramite gli erogatori, al fine di migliorare il sapore dell’acqua potabile distribuita dall’acquedotto locale (gratuita per chi frequenta il Dipartimento). I docenti, gli studenti, il PTA e tutti coloro che frequenteranno il Dipartimento di Ingegneria potranno rifornire le proprie borracce con acqua pubblica, dal buon sapore, refrigerata, sia liscia sia frizzante.

 

Un concerto ed una mostra di abiti-accessori al Dipartimento di Architettura e Design Industriale. Negli spazi dell'Abazia di San Lorenzo ad septimum, sede del Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale, hanno riecheggiato i suoni dei Gong e le vibrazioni delle Campane tibetane dalle mani abili del maestro Gianluca Pistoia (project leader GEOX) e di Daniela Pichovà. 
Il Concerto-mostra a cura di Maria Dolores Morelli e Sabina Martusciello con Ornella Zerlenga, Danila Jacazzi, Alessandra Cirafici, Roberto Liberti, Massimiliano Masullo, introdotto da Luigi Maffei, ha sperimentato l'interessante connubio tra percezione sonora, design e moda.

Gli studenti dei Laboratori di Design per la Moda e Industrial Design del 2 anno dei Corsi di Laurea in Design per la Moda e Design e Comunicazione hanno realizzato per l'evento 70 abiti-accessori trasformabili in cuscini e 120 confortevoli sedute ecologiche a costo 0.

Al concerto, tra le numerose azioni "University children" messe in campo dal Dipartimento, hanno partecipato anche 30 alunni dell'Istituto Comprensivo D'Assisi di Torre del Greco.
La manifestazione svolta all'aperto nell'Orto di San Lorenzo e nelle aule del Dipartimento dove sono stati raccolti sulle lavagne interessanti "messaggi" degli studenti dopo l'esperienza vissuta, si è conclusa con un interessante confronto sulla relazione tra educazione sensoriale e creatività.

Irene Cortellessa, studentessa di Psicologia, 21 anni e il suo primo libro “Come nuvole all’orizzonte” sullo scottante tema dell’anoressia.
E’ in questo romanzo autobiografico che la nostra studentessa di Psicologia, si racconta, partendo dalla sua dolorosa battaglia contro la malattia e soprattutto contro quel malessere interiore che l’ha portata a trovare riparo dietro l’etichetta di “anoressica”. Analizzando le sue emozioni e ripercorrendo il lungo cammino verso la guarigione, Irene vuole dar voce e sostegno a tutte quelle persone che ancora cercano una via di uscita da questa patologia.
-Da dove nasce la volontà di raccontarti e metterti a nudo in questo libro?
Il libro non è nato con l’intento di essere pubblicato. Anzi, era lontanissima da me l’ipotesi che ciò potesse accadere. Anche perché a 21 anni alcune cose pensiamo possano accadere solo nei film, nei sogni, e per me pubblicare un libro in età così precoce era un qualcosa poco compatibile con la realtà. Come è nata allora questa opera? È nata grazie alla fiducia che la mia professoressa di inglese del liceo, la professoressa Gaia Gervino, ha sempre riposto in me. Mi spiego meglio: all’epoca della malattia iniziai a chiudermi sempre di più in me stessa, rifiutando qualsiasi contatto con il mondo esterno, rinunciando alla comunicazione con i miei pari, ma anche con i miei familiari. Diciamo che iniziai a ritirarmi dalla scena sociale, relegando il mio vivere ad un mondo puramente interiore. Pensieri, emozioni, tormenti, paure ed angosce popolavano la mia mente, ma non trovavano alcun riscontro concreto, non trovavano voce. Fu in quel periodo di totale chiusura che presi l’abitudine di scrivere un diario. La scrittura, in quel momento, insieme al disegno, erano l’unico strumento che avevo per portare fuori stati d’animo che altrimenti mi sarebbero morti dentro; quegli stessi stati d’animo che, arginati e confinati in un luogo di difficile accesso per gli altri, erano esplosioni continue in un campo minato che minacciavano continuamente la mia integrità. Nel momento in cui, dopo il mio ricovero presso l’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma, la mia professoressa venne a conoscenza di questo mio diario, cercò di convincermi a pubblicarlo, dicendomi che era inammissibile che lasciassi la mia testimonianza chiusa in un cassetto, ma che avrei dovuto farne assolutamente qualcosa di costruttivo. In un primo momento la mia reazione fu quella di categorico rifiuto.
-Perché, qual era la tua principale paura?
Avevo paura ad espormi tanto, paura di essere giudicata, criticata, condannata. Pubblicare la mia testimonianza significava mettermi completamente a nudo, esporre me e la mia famiglia all’occhio inquisitore di chi giudica e condanna senza sentenza. Ed io, che ho sempre odiato stare sotto i riflettori, che ho sempre temuto il confronto, ero terrorizzata all’idea di rendere nota la mia storia. Eppure la mia professoressa mi fece riflettere su un altro aspetto che riguardava la pubblicazione: la possibilità di essere d’aiuto ad altre persone che si trovano ad affrontare la mia stressa esperienza. Allora, dopo molti tentennamenti e molti turbamenti, decisi di accogliere quella proposta.
-A chi desideri rivolgerti con questo nudo racconto?
Mi illudo tuttora che il mio libro possa essere una testimonianza di speranza per quelle persone che hanno difficoltà a credere nel futuro perché ancora troppo invischiate e perse nei meandri della malattia. Mi piace pensare, in maniera piuttosto fideistica, che la mia storia possa fungere da guida, da supposto, da compagnia per coloro che non hanno risposte circa un domani che le spaventa, che possa dare loro la forza ed il coraggio per iniziare a reagire contro un’ossessione che le manipola e le governa; ma mi piace anche sperare che il mio libro possa dare risposte a quei genitori che non riescono a comprendere il dolore silente che si cela dietro la patologia delle proprie figlie, perché lo so bene io quanto possa far male la chiusura dietro la quale ci si nasconde e che non permette a chi ci sta accanto di capire, di intervenire.
-Come è stato riaffrontare il tuo passato attraverso il queste pagine?
Non è stato semplice riaffrontare il passato, non è stato semplice rivivere, attraverso le mie stesse parole, vissuti che mi appartengono e che, nonostante il tempo trascorso, continuano ad essere tasti dolenti della mia vita. E non nego che diverse volte ho abbandonato il lavoro di revisione, accantonando l’idea del libro; ma ogni volta ho trovato la giusta motivazione nelle persone che mi sono accanto e che non hanno mai smesso di credere in me. Purtroppo quello che posso fare io oggi è solo raccontare la mia storia, sperando che possa essere prova di come le difficoltà, che investo la vita di ogni singolo individuo, debbano essere affrontate, sempre e comunque, con la forza ed il coraggio di chi non si dimette alla sofferenza, ma lotta per riuscire a credere ancora nel domani, nella vita, e nelle possibilità che quest’ultima ha da offrirci.
-Sulla base del tuo vissuto, cos’è l’anoressia?
Beh, l’anoressia è una patologia che troppo spesso viene riconosciuta come la scelta volontaria che una persona compie nel tentativo di conformarsi a canoni di bellezza stereotipati e, in qualche modo, imposti dalla società. No, l’anoressia non è una scelta consapevole, né è la volontà di agire sul proprio corpo, di intervenire sul proprio aspetto estetico. L’anoressia è il sintomo esteriore di un malessere interiore; è il sintomo estetico elaborato dal nostro corpo per gridare agli altri che non stiamo bene, senza il bisogno di troppe spiegazioni.
-E allora da dove è nato questo tuo malessere interiore?
La mia malattia è nata in seguito alla mancata elaborazione di un dolore che ho covato per anni dentro di me, senza esternarlo, senza condividerlo, senza concedergli la possibilità di essere riconosciuto. Un dolore causato dalla separazione dalla mia gemella, Mara. Fino alla terza media abbiamo sempre frequentato le stesse scuole, nella stessa classe, con le stesse amicizie e con le stesse esperienze. E per tutti quegli anni ho lasciato che Mara vivesse anche per me, dimettendomi alle sue scelte, assecondando i suoi voleri, lasciando che le conseguenze delle sue azioni ricadessero anche su di me. In quegli anni sono stata semplicemente la sorella di Mara, lasciando Irene arginata in un mondo puramente illusorio. Arrivate al liceo, mamma e papà ci hanno imposto la separazione e, per quanto da tempo fossimo consapevoli che le nostre strade avrebbero preso direzioni differenti, non accettavo l’idea che ciò potesse accadere veramente: una cosa è sapere di dover essere divise, altro è, invece, vivere quella separazione. Mi sono, così, trovata al liceo a dovermi muovere in un paese nuovo, in una classe nuova, con compagni sconosciuti…e senza mia sorella a fungere da filtro, da maschera, da scudo. Ma la cosa che più mi ha destabilizzata e mi spaventata la sensazione di non avere mezzi, né strumenti, né risorse per saper camminare nel mondo, perché in quegli anni precedenti non avevo costruito nulla di mio, nulla che appartenesse alla mia persona, alla mia esperienza, alla formazione della mia identità. È come se mi fossi trovata a nascere per la prima volta a 14 anni, e se da una parte mi sentivo terribilmente indietro con i tempi rispetto ai miei coetanei, dall’altra dovevo, comunque, cercare di condurre la vita di una quattordicenne perché sicuramente non avrei potuto mettere in stand-by il tempo per recuperare gli anni persi e poi ricominciare da dove mi ero interrotta. Così nel tentativo di colmare lacune, che con il tempo si erano trasformate in voragini, mi sono persa e, abbandonate le speranze, impossibilitata a riconoscermi, a sentirmi, a vivermi, ho lasciato che la mia vita deragliasse senza fare nulla per oppormi a quella forza travolgente che stava distruggendo tutto ciò che appartiene ad una comune adolescente. 
-Questo dolore come si è trasformato in anoressia?
Mi sono aggrappata, in maniera piuttosto ingenua, a quell’etichetta di “anoressica” che le persone iniziavano a cucirmi addosso nel momento in cui iniziavo a perdere peso, per ragioni legate esclusivamente ad una sofferenza che stavo vivendo: lo sappiamo tutti che le condizioni di stress psichico hanno inevitabilmente ripercussioni incontrollate sul nostro corpo. Perché mi sono aggrappata a quell’etichetta?! Perché dal momento in cui Mara aveva rinunciato al rapporto simbiotico, alla relazione fusionale, che fino ad allora mi aveva garantito la stabilità, mi aveva fornito un volto, una connotazione, mi sono trovata completamente sprovvista di identità, e senza alcuna base solida da cui partire per costruirne una solo mia, che non fosse intaccata dal bisogno morboso che avevo di mia sorella. Allora è stato facile per me arginare quel caos che mi investiva, assumendo le sembianze dell’anoressica, che in quel momento, per la prima volta, mi permettevano di riconoscermi, di avere un posto nel mondo…un’identità. È stata una scelta assolutamente inconsapevole ed involontaria, ma soprattutto sbagliatissima perché non poteva essere un’etichetta, perché di questo stiamo parlando, a garantirmi un volto, soprattutto non doveva essere quello il pretesto da cui partire per costruire la mia persona, perché non avrei mai potuto essere anoressica per sempre, dal momento che non è una condizione compatibile con la vita. Prima o poi avrei dovuto scegliere quale direzione dare al mio percorso e non potevo scegliere di essere riconosciuta attraverso una patologia.
-Quando hai capito di dover cambiare direzione?
Ho iniziato a rendermene conto, ma soprattutto ho iniziato a capire di dover compiere una scelta, nel momento in cui un medico specializzato nella cura dei disturbi alimenti, dal quale mamma e papà mi portarono, mi disse in maniera piuttosto diretta come stavano realmente le cose, quanto a rischio fosse la mia vita. Le sue parole, in un certo senso brutali, e che mi arrivarono come un ceffone in pieno volto, sono state:
 “Irene il tuo corpo non riceve cibo sufficiente per svolgere le normali reazioni metaboliche. Ciò nonostante, ha comunque bisogno di quell’energia che tu ti rifiuti di dargli, quindi se la prende non più da fonti esterne, quale il cibo, ma inizia ad attaccare i tuoi organi interni, inizia ad attaccare i muscoli. Ora, sai benissimo che anche il cuore è un muscolo. Essendo anch’esso un muscolo, il tuo corpo sta attaccando anche lui, che si sta facendo sempre più piccolo. Continuando a perdere peso, stai sottoponendo il tuo cuore ad uno sforzo che non è in grado di reggere. Batterà ancora, e ancora, fino a quando non ne sarà più in grado e si fermerà”.
Di fronte a quelle parole non è stato così scontato per me optare per la vita, scegliere di lottare. Anzi, per la prima volta seppi cosa volessi davvero: stavo sottoponendo la mia famiglia a dispiaceri che non ero capace di alleviare, li stavo gettando in una disperazione senza fine, rompendo ogni equilibrio familiare, ogni forma di serenità, e di fronte a tutto il caos che li stava investendo per colpa mia, pensai, in maniera piuttosto vile ed immatura, che se mi fossi tolta di mezzo io, magari avrei tolto di mezzo la fonte primaria di dolore, e loro avrebbero smesso di soffrire a causa mia. Ma quello che non avevo considerato era che il dolore al quale li stavo sottoponendo in quel momento era sicuramente più tollerabile del dolore della perdita.
-E quando hai capito che per uscire dal tunnel dovevi iniziare a lottare?
Quando la mia resa ha iniziato ad essere ormai evidente e distruttiva, e mia sorella mi ha chiesto di restare perché aveva bisogno di me, io non avevo più le forze per reagire, non per farcela da sola. Ma sicuramente le sue parole sono state la molla che ha fatto scattare in me il desiderio di lottare, perché pensavo che una vita senza Mara io non riuscirei ad immaginarla, né potrei accettarla, e allora perché stavo facendo a lei qualcosa che non avrei mai voluto venisse fatto a me?! Così, per la prima volta, arrivata a pesare circa 33kg, non mi opposi più al ricovero e accettai la proposta dei miei genitori di portarmi in ospedale per farmi curare. Eppure c’è voluto un bel po’ di tempo prima che iniziassi concretamente a collaborare per guarire, se non altro avevo iniziato a rendermi conto del problema. Si, perché non è così scontato ed automatico ricominciare a mangiare, ma è un processo piuttosto lungo e travagliato, che richiede tantissimo sforzo e forza di volontà, perché ciò significa andare ad intervenire su ossessioni, schemi rigidi, abitudini consolidati in me per anni, e che sono stati il mio vivere. È un po’ come combattere una dipendenza: non è così semplice rompere quel circolo vizioso che ormai è strutturato in te. Durante le prima settimane in ospedale, quindi, la mia condizione è peggiorata ulteriormente perché continuavo ad essere piuttosto oppositiva, fino a quando una serie di eventi succedutisi in quel luogo che reclamava libertà, non mi hanno fornito la giusta motivazione per iniziare a collaborare.
-Durante la riabilitazione chi o cosa ti ha dato la forza per scegliere il cammino della guarigione?
Non è stata una sola la causa scatenante che mi ha permesso la guarigione, ma diversi fattori: a partire dal senso di colpa nei confronti dei bambini che erano ricoverati con me e che, così piccoli ed ingenui, si trovavano a lottare contro patologie più gravi della mia e dalle quali probabilmente non avrebbero trovato guarigione; c’era il senso di colpa nei confronti della mia famiglia che aveva completamento annullato la propria vita per abbracciare i miei bisogni e le mie necessità, dal momento in cui la mia mamma viveva con me in ospedale; c’era il desiderio opprimente di tornare alla mia vita, alle mie abitudini, alla mia routine; ed, infine, forse l’unica cosa che mi ha permesso di affrontare tutte le difficoltà che la risalita richiedeva, c’era la mia psicoterapeuta che, unica fra tutti, mi ha rassicurata su quella che era la mia più grande paura, il limite più invalidante: dover affrontare le cause sottostanti la malattia, dover lavorare su quel dolore latente che, silente ed indisturbato, mi aveva fatto terra bruciata intorno. Infatti l’anoressia, per tutto quel tempo, non era stata altro che un alibi: nutrendomi delle ossessioni legate ad essa, non riconoscevo le fragilità che la alimentavano, ma una volta tolto il sintomo, la patologia, il focus si sarebbe, inevitabilmente, spostato sul caos dal quale nasceva. La mia dottoressa mi rassicurò sul futuro, promettendomi che, una volta sistemato il mio fisico, e ristabilita una condizione di salute ottimale, avremmo lavorato insieme su quelle che erano le lacune che per anni avevo trascurato, che insieme avremmo costruito la mia persona, e mai mi sarei trovata sola ad affrontare quel percorso di rinascita.
-Perché “Come nuvole all’orizzonte”?
Perché mi rendo conto di come la malattia, così come le sofferenze ed i dolori, le paure e le angosce, altro non sono che come nuvole all’orizzonte: fugaci e passeggere incombenze della vita, la cui oscurità non elide la pienezza della gioia, ma la sovrasta per un tempo troppo breve per poterne cancellare la sontuosità.

Tre vincitori per lo Startup Weekend più alcuni premiati speciali per le idee innovative. Si è conclusa la competizione delle idee innovative di impresa. Un format di Techstars® sviluppato in partnership con Google for Startups®, che quest'anno si è svolta presso il Dipartimento di Economia di Capua. Una maratona creativa (dal venerdì alla domenica) volta alla promozione dell'imprenditorialità, nell’ambito della quale soggetti con diversi background e qualifiche (studenti, neolaureati, dottorandi, ricercatori e professori di una pluralità di Dipartimenti/ambiti disciplinari dell’Ateneo) si uniranno per condividere idee, formare team e sviluppare business idea.

I partecipanti sono stati reclutati nei mesi di febbraio e marzo, durante i bootcamp formativi in tour presso i diversi poli territoriali dell’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli.

Ed ecco i vincitori:

Prima classificata (referente Teresa Cerchiello):
EverIn :
- Percorso di accelerazione di 6 mesi in 012 Factory
- Consulenza ed eventuale incubazione in D-CAMPUS
- 3 corsi Marketers (Funnel Secret, Facebook Advanced, Copymastery)

Seconda classificata (referente Rossella Sagliocco):
FoodMate:
- Percorso di accelerazione CasertAccelera
- 3 Corsi Marketers (Funnel Secret, Facebook Advanced, Copymastery)
- Spazio Coworking-SA

Terza classificata:
Life-o' clock (referente Adriana Gentile):
- Spazio e consulenza Campania NewSteel
- Consulenza Digital Magics
- 3 corsi Marketers (Funnel Secret, Facebook Advanced, Copymastery)

Premio speciale Huulke

STORY IN MOTION (referente Federica Giaccio):
- Premio speciale Huulke - 15K in sviluppo software

Premio speciale Camera di Commercio di Caserta

WeHemp (referente Gaetano Buccino):
- Premio speciale Camera di Commercio di Caserta - Percorso di accelerazione CasertAccelera

Questo l'elenco delle altre idee sviluppate nel corso della manifestazione (non premiate):

1. CamBACK (referente Salvatore Augusto Maisto)
2. Sono qui Mamma (referente Andrea Buonanno)
3. TakeApic (referente Sonia Giaquinto)

 

Startup Weekend è un evento NO PROFIT. Essendo la Vanvitelli Edition una manifestazione dedicata ai soggetti dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, non si richiede ai partecipanti il pagamento di una fee di partecipazione e sono sostenute dall’Ateneo le spese necessarie a supportare al meglio lo svolgimento delle attività di sviluppo delle idee innovative ad opera dei partecipanti.