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di Francesca Rossi
Professore Ordinario del Dipartimento della Donna, del Bambino e di Chirurgia Generale e Specialistica - Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli

E’ vero che i bambini si ammalano meno di covid? La Variante Delta è più preoccupante? Bisogna vaccinare i bambini in età pediatrica? Lo abbiamo chiesto a Francesca Rossi, docente di pediatria generale e specialistica alla Vanvitelli, in un approfondimento dedicato ai più piccini.

di Alessandro Lo Presti
Professore Associato del Dipartimento di Psciologia - Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli

È stato recentemente attivato presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli” un nuovo servizio specialistico denominato “Servizio per la Valorizzazione delle Risorse Umane e il Change Management” rivolto ad aziende, enti pubblici e professionisti.

I cambiamenti che hanno interessato l’economia e la società negli ultimi decenni, e i conseguenti riflessi sul funzionamento delle organizzazioni (sia pubbliche che, soprattutto, private) pongono queste ultime di fronte a sfide sempre più impegnative e mutevoli per mantenere il proprio vantaggio competitivo sia a livello nazionale che, soprattutto, internazionale. Parole quali: assessment center, career development, diversity management, employee engagement, HR audit, in-basket, KSAO, onboarding, organizational development, person-job fit, stress interview, talent assessment ecc. sono solo alcune tra i principali termini tecnici che sono entrati a far parte del lessico organizzativo nel corso degli ultimi anni sulla scorta di progressi e tecniche sviluppati in altri paesi, soprattutto anglosassoni. Spesso tuttavia, in Italia e soprattutto nel Meridione, a un arricchimento lessicale non si è accompagnato un omologo sviluppo delle competenze dei professionisti (interni o esterni) che offrono servizi HR alle aziende e agli enti pubblici, con l’ovvio riflesso di vendere per novità vecchie pratiche e tecniche abbellite mediante l’utilizzo di una terminologia più recente e accattivante e il rischio, nel migliore dei casi, di non sortire alcun effetto benefico.

Sulla scorta di tali considerazioni, Il Servizio per la Valorizzazione delle Risorse Umane e il Change Management del Dipartimento di Psicologia dell’Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli” si propone sul mercato della consulenza HR puntando su sei fattori distintivi:

a) l’innovatività e competenza nei servizi offerti maturate attraverso la partecipazione a congressi nazionali e internazionali (Academy of Management, European Association of Work and Organizational Psychology ecc), la pubblicazione di lavori su riviste accreditate e a elevato impatto (Human Resource Management Journal, Project Management Journal ecc), la collaborazione (anche multidisciplinare) con colleghi stranieri (USA, Finlandia, Paesi Bassi ecc.) e il costante aggiornamento richiesto a chi opera entro le università;

b) il ricorso a metodologie e interventi evidence-based ovvero basati su solidi dati empirici raccolti all’inizio, durante e al termine dell’intervento (anziché mode passeggere o intuizioni da guru che lasciano il tempo che trovano), analizzati mediante appropriate tecniche statistiche in grado di fornire indicazioni circa le aree di miglioramento, e conseguentemente le tecniche più idonee di intervento;

c) la personalizzazione degli interventi sulla base delle peculiarità e unicità dei destinatari, siano questi individui od organizzazioni, tenuto conto che la complessità dei contesti organizzativi (in termini di interdipendenza dei processi, strutture e attori) rende inefficace, se non potenzialmente dannosa, l’applicazione di interventi preconfezionati e standardizzati;

d) il focus sul fattore umano e sul suo benessere lavorativo e organizzativo, attraverso la valorizzazione delle tecniche e le metodologie proprie della Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni, consapevoli della centralità dell’engagement e del coinvolgimento delle risorse umane per il raggiungimento degli obiettivi organizzativi, in armonia (ovvero, secondo un’ottica sistemica) e non in contrapposizione con aspetti tradizionali quali le funzioni aziendali, le strutture di ruoli e responsabilità, il controllo di gestione ecc.

e) il proposito di implementare interventi volti alla crescita, al potenziamento, alla maturazione di individui e organizzazioni, alla luce della considerazione che il ricorso a servizi di consulenza deve rappresentare un momento isolato nella vita di un’organizzazione che per il resto deve essere in grado di operare con successo da sé;

f) infine, la sostenibilità finanziaria dei servizi offerti, coerentemente con i principi di Terza Missione dell’Università che vedono nei rapporti con il territorio e i suoi attori una relazione improntata al beneficio reciproco e non al mero vantaggio economico.

In particolare, vengono offerti i seguenti servizi specialistici ad alto valore aggiunto rivolti all’utenza esterna (sia individui che organizzazioni):

1) Consulenza di carriera a fini formativi e professionali mediante interventi sinergici che prevedono colloqui, bilancio di competenze, nonché l’utilizzo di strumenti psicometrici utili alla valutazione degli interessi e dei valori professionali, delle attitudini, delle capacità e degli stili decisionali, dell’occupabilità, ecc.;

2) Consulenza ad aziende per l’implementazione di procedure di selezione e valutazione del personale (anche del potenziale), mediante l’eventuale sviluppo e l’utilizzo di strumenti psicometrici e prove di gruppo sviluppati ad hoc;

3) consulenza a enti pubblici per l’organizzazione di prove concorsuali;

4) Consulenza ad aziende ed enti pubblici sui processi di change management, con particolare riferimento agli interventi di formazione psicosociale inerenti tematiche quali la leadership, la gestione dei gruppi di lavoro e dei collaboratori, la comunicazione, la gestione dei conflitti, la motivazione dei collaboratori, la gestione dello stress, la prevenzione del mobbing ecc. nonché interventi di valutazione del clima e/o del benessere organizzativo.

Per contatti: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

di Furio Cascetta
Prorettore alla Green Energy e alla Sostenibilità Ambientale - Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli

Il 26 aprile 2021 il Rettore Nicoletti ha siglato un’intesa con i sindaci Alfonso Golia (Aversa), Carlo Marino (Caserta), Luca Branco (Capua) e Antonio Mirra (Santa Maria C.V). E’ uno dei più significativi e strategici accordi stipulati dall’Ateneo, nell’ambito della rinnovata mission che guarda con sempre maggiore attenzione ai temi della green energy e della sostenibilità ambientale. La Vanvitelli si candida ad essere una Università Green, Sostenibile, attenta alla cultura del riuso, del riciclo, della mobilità sostenibile, della gestione consapevole di energia e risorse, del cibo, dell’inclusione e della giustizia sociale. L’Ateno è in sintonia con le sensibilità e gli obiettivi/goals (SDG-Sustainable Development Goals, o OSS-Obiettivi di Sviluppo Sostenibile) dell’Agenda ONU 2030.
L’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” ha deciso di “scendere in campo” e di collaborare con le amministrazioni locali. Le 4 città della Provincia di Caserta presso cui sono ubicate le sedi dei dipartimenti non di area medica ed alcune strutture universitarie insieme all’Ateneo hanno deciso, attraverso la costituzione di una rete territoriale, di collaborare in maniera coordinata e sinergica sui temi di grande attualità (basti pensare al Recovery Fund e al PNRR).
La Vanvitelli creando una rete territoriale, infatti, potrà rappresentare un punto di riferimento (una leadership culturale), per lavorare insieme alle Amministrazioni locali su progetti di comune interesse, favorendo lo sviluppo e la crescita del Territorio. Nasce una rete territoriale promossa dalla Vanvitelli, un sistema integrato di pianificazione su tematiche energetiche, ecologiche e ambientali. Il tutto prediligendo modelli di efficienza e di economia circolare.
L’accordo Quadro di Rete Territoriale dovrà essere un volano di sviluppo, e si avvarrà di una “cabina di regia” condivisa: basti pensare che è stato previsto un Comitato Esecutore, nel quale i Sindaci delle Città universitarie parteciperanno personalmente, al fine di tenere sempre alta l’attenzione e la “sintonia” sui temi di interesse dei territori e dei cittadini.

Il tema generale dell’accordo è la “Rivoluzione verde e la transizione energetica”. In una parola la “Sostenibilità”. Ma quello della sostenibilità è un'ambizione che deve allo stesso tempo portare sviluppo. Il tentativo, quindi, è quello di conciliare la “S” di sostenibilità con la “S” di sviluppo.
Lo spirito è quindi quello di creare un rapporto costante e strutturato di collaborazione tra le molteplici competenze multidisciplinari presenti in Ateneo e le Amministrazioni Municipali, al fine di trovare soluzioni vincenti per lo sviluppo dei territori e per il benessere dei Cittadini. Ovviamente, è auspicabile che dall’Accordo Quadro discendano poi Accordi Attuativi, stipulati dai Comuni con i Dipartimenti di competenza per specifiche tematiche di interesse, per la realizzazione di attività più operative di collaborazione.
Il ruolo dell’Università, oltre a quello consultivo tecnico-scientifico, sarà anche quello di indicare alle amministrazioni pubbliche possibili risorse in termini finanziari e, laddove possibile, anche in termini di innovazione. Soltanto facendo rete tra tutte le città universitarie si potrà fare anche “massa critica” (rappresentatività dei territori e dei cittadini residenti) dal punto di vista delle richieste e dei finanziamenti. Il ruolo dell’Ateneo Vanvitelli è quello di farsi promotore di idee innovative e di fare da catalizzatore per l’attuazione dei progetti con le varie Amministrazioni Comunali, indicando spunti, opportunità di finanziamenti, traiettorie e direzioni di sviluppo.

Un esempio è costituito dal progetto di mobilità sostenibile “V:BiciPlan”. Si tratta di un’idea di Ateneo che è stata declinata con le singole Amministrazioni Comunali (per i territori di propria competenza). Si sta pensando alla realizzazione di un circuito ciclabile che colleghi Aversa, Caserta, Capua e Santa Maria C.V. Si sono studiati percorsi specifici che consentono di mettere in comunicazione tra di loro queste quattro città universitarie. L’Europa sta incoraggiando il trasporto individuale; con il progetto BiciPlan si intende favorire lo spostamento tra le sedi della popolazione studentesca del nostro Ateneo, ma non solo: si pensa infatti di realizzare una infrastruttura di mobilità individuale a servizio dei cittadini e dei turisti. Infatti, l’anello di piste ciclabili è stato progettato in maniera tale da raccordare le sedi universitarie con alcuni dei monumenti e beni artistici e museali più caratteristici del territorio casertano. Inoltre, il percorso ciclabile BiciPlan tenderà a valorizzare anche il patrimonio delle risorse naturalistiche e paesaggistiche. Da un punto di vista dell’innovazione, saranno studiati nuovi materiai ecologici (a basso impatto ambientale e basati sul riciclo e recupero di scarti) da adoperare per le pavimentazioni in alcuni tratti delle ciclabili.

Altri temi in fase di studio sono i progetti inerenti il potenziamento del verde urbano e la riforestazione urbana, di cui tanto si sta parlando. Anche in questo caso, il contributo dell’Università potrà essere quello di accompagnare le Amministrazioni Comunali sia verso l’individuazione delle potenziali risorse finanziarie disponibili (nazionale ed europee) sia nella scelta innovativa di specie vegetali che riqualifichino le città, migliorandone l’ambiente (l’aria e il terreno).

Il patto territoriale è appena nato ma tanto è l’entusiasmo suscitato sui Territori. C’è da impegnarsi, da lavorare. I progetti maturi andranno selezionati e avviati alla fase realizzativa. Il PNRR è una occasione imperdibile per il Sud (e segnatamente per la Regione Campania) per dar vita ad una improcrastinabile ripresa del sistema economico e sociale, per un rilancio e una resilienza dei territori e dei comparti industriali, focalizzando l’attenzione verso la cultura della circolarità, del recupero, dell’efficienza.

 

 

di Nicola Colacurci
Ordinario di Ginecologia ed Ostetricia - Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli

La valutazione che faccio nei confronti della vaccinazione anticovid nelle gravide riflette perfettamente l'atteggiamento della SIGO ( Società Italiana di Ginecologia ed Ostetricia ) di cui da gennaio 2022 mi onorerò di esserne il presidente per il biennio 2022-2023.
Come SIGO, abbiamo avuto, fin dall'inizio della pandemia COVID , un atteggiamento attivo, cercando di informare sia le donne che tutta la ginecologia italiana, sia ospedaliera, universitaria che territoriale, dello stato delle conoscenze sull'infezione COVID e del suo impatto sul percorso riproduttivo, sia nella fase di ricerca della gravidanza, sia durante l'evoluzione della gravidanza ed il parto .

Nei confronti della somministrazione del vaccino abbiamo da sempre avuto un atteggiamento positivo. Abbiamo inizialmente evidenziato che non vi erano studi di registrazione effettuati sulle donne, ma che sulla base della tipologia del vaccino ( a quei tempi vi era solo il vaccino Pfizer), poteva essere considerato sufficientemente sicuro e quindi poteva essere somministrato sia in gravidanza che in allattamento.
L'indicazione alla vaccinazione, a nostro giudizio, non poteva essere generalizzata ma doveva tenere conto dei rischi personali, dell'attività lavorativa della donna ,del BMI, dell'età alfine di effettuare una scelta motivata, caso per caso, sulla base di tutti questi fattori.
Anche nella prima ondata abbiamo sostenuto la tesi che l'evoluzione dei casi covid positivi in gravide non differiva nella gravità da quello della popolazione della stessa età, non gravida.

Attualmente abbiamo ritenuto necessario stilare un nuovo documento sulla base di alcune considerazioni:
-L'età della popolazione covid positiva con complicazioni gravi si abbassa con il trascorrere dei mesi
-i dati epidemiologici internazionali confermano che la gravidanza deve essere considerata da sola un fattore di rischio per lo sviluppo di complicazioni , sia materne che ostetriche, in caso di positività al COVID.
-nel primo trimestre del 2021 il tasso di ospedalizzazione in terapia intensiva o subintensiva di donne gravide covid positive è significativamente aumentato
-è partita una vaccinazione di massa in cui sono state identificate le fasce fragili che sono state invitate ad accedere prioritariamente alla vaccinazione; presso il nostro Ateneo, per esempio la diabetologia, la cardiologia, la medicina interna, la neurologia, l'oncologia medica, le malattie infettive, hanno stilato gli elenchi dei loro pazienti fragili per poterli inserire in una lista di vaccinazione
-le donne gravide, per la peculiare situazione immunitaria , sono classicamente considerate popolazione fragile per l'influenza , per cui da anni vengono inserite nella popolazione che deve essere sottoposta annualmente a vaccinazione antiinfluenzale
-la gravidanza non è stata considerata, per il COVID, a differenza dell'influenza, una condizione di fragilità, ma addirittura all'inizio della campagna vaccinale, una controindicazione.
-Superata l' iniziale reticenza, attualmente la donna gravida che , insieme al suo medico curante, ritenesse consigliabile e prudente accedere alla vaccinazione, non ha nessuna possibilità di farlo se non ha patologie di base così gravi da rientrare nei casi fragili per le patologie concomitanti. Mi spiego meglio: la condizione di gravidanza e le sue possibili complicazioni non sono considerati fattori di rischio aggiuntivi che la identificano come " fragile" . Potrà vaccinarsi solo quando e se apriranno ad una vaccinazione generalizzata, che non terrà conto della sua condizione di gravida

Su tali presupposti abbiamo chiesto, come SIGO, di considerare le donne gravide come categoria fragile per dare loro la possibilità di scegliere se vaccinarsi o no.
Non abbiamo richiesto una vaccinazione generalizzata: abbiamo chiesto di rendere possibile l'autodeterminazione da parte della donna gravida a vaccinarsi o no. Tale scelta deve essere effettuata da ogni singola donna con il proprio medico curante tenendo conto di tutti i fattori implicati.
Come azienda sanitaria siamo inoltre pronti anche a diventare centro vaccinale per tutte le gravide napoletane che ne facessero richiesta, previa certificazione del proprio medico curante.

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Prof. Katherine Esposito, Professore Ordinario di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo - Direttore dell’U.P. di Diabetologia - Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”

 

Il diabete è la patologia cronica caratterizzata da un eccesso di zuccheri nel sangue che dipende da una insufficiente produzione di insulina e/o dall’incapacità dell’organismo di servirsi dell’insulina prodotta.

Riconoscere il diabete all’esordio è piuttosto semplice quando sono presenti i segni e i sintomi prodotti dall’iperglicemia: questo è più comune nel diabete tipo 1, la forma che interessa più frequentemente i bambini e gli adolescenti e che mostra solitamente un esordio acuto. Nel diabete tipo 2, tipico degli adulti che riconoscono una predisposizione genetica alla malattia (ad es. un familiare di primo grado affetto), i sintomi di esordio possono essere sfumati o del tutto assenti, a causa della storia naturale della malattia che procede in modo lento e progressivo.

Quando il diabete dà segni della sua presenza è comune il riscontro di sete eccessiva, necessità frequente di urinare, soprattutto di notte, astenia marcata e perdita di peso, nonostante l’appetito sia aumentato.

Prevenire il diabete tipo 2, la forma di diabete più strettamente legata a stili di vita non salutari, è possibile. Accanto ai fattori di rischio non modificabili, ovvero l’età, la familiarità e l’appartenenza a gruppi etnici particolarmente a rischio (ispanici, asiatici, africani), esistono, numerosi fattori di rischio suscettibili di miglioramento attraverso interventi mirati alle modifiche di abitudini di vita: sovrappeso e obesità, inattività fisica, consumo di diete sbilanciate su zuccheri semplici e grassi saturi, ipertensione arteriosa.

Rappresentano categorie di individui a rischio di sviluppare il diabete tipo 2 anche le donne che hanno contratto il diabete durante la gravidanza (il cosiddetto “diabete gestazionale”) e tutti coloro che presentano le alterazioni glicemiche comprese sotto il termine di “pre-diabete”. Queste ultime includono l’alterata glicemia a digiuno, che identifica la presenza di valori abnormi di glicemia a digiuno (fra 100 e 126 mg/dL), e l’intolleranza ai carboidrati, condizione che si manifesta quando la glicemia misurata due ore dopo un carico orale di glucosio è compresa tra 140 e 199 mg/dL.

Per prevenire l’insorgenza di diabete in chi è a rischio di svilupparlo bastano poche regole da applicare alla vita di tutti i giorni: il controllo del peso, attraverso una dieta bilanciata e la pratica regolare di attività fisica.

La letteratura scientifica fa convergere sulla dieta mediterranea il maggior numero di evidenze disponibili sulla prevenzione del diabete attraverso un regime alimentare salutare. Il modello alimentare mediterraneo è un regime basato prevalentemente sui vegetali, con attenzione alla stagionalità dei prodotti, la loro freschezza, la biodiversità, e soprattutto al largo consumo di olio d’oliva extravergine. Il Piatto Mediterraneo ne costituisce un’efficace rappresentazione per la vita di tutti i giorni. Esso è composto per il 50% da verdura e frutta, mentre poco più di un quarto del piatto (30%) include alimenti a base di cereali, preferibilmente integrali. Il restante 20% del piatto comprende proteine salutari di origine animale (preferire pesce, carni magre) e, meglio, di origine vegetale (legumi e frutta secca), che andrebbero consumate tutti i giorni. Latte e derivati vanno assunti con moderazione.  Infine sempre e solo l’olio extravergine d’oliva, utilizzato preferibilmente a crudo, sarebbe da considerare unica fonte di condimento.

L’ideale complemento per la dieta mediterranea è la pratica regolare di attività fisica: in particolare, il lavoro aerobico di moderata intensità e della durata di almeno 20-30 minuti al giorno o 150 minuti alla settimana e il calo ponderale del 5-10%, riducono di circa il 60% il rischio di sviluppare il diabete.

Infine, misurare ogni anno la glicemia, nelle analisi di laboratorio di routine, consente la precoce identificazione di condizioni di rischio (ad es. alterata glicemia a digiuno) che impongono, per il medico, l’implementazione delle misure comportamentali preventive nei confronti del diabete.

 

Bibliografia

  • Maiorino MI, Bellastella G, Giugliano D, Esposito K. Can diet prevent diabetes?. J Diabetes Complications. 2017;31(1):288-290.
  • Esposito K, Maiorino MI, Petrizzo M, Bellastella G, Giugliano D. The effects of a Mediterranean diet on the need for diabetes drugs and remission of newly diagnosed type 2 diabetes: follow-up of a randomized trial. Diabetes Care. 2014;37(7):1824-1830.
  • Esposito K, Maiorino MI, Ceriello A, Giugliano D. Prevention and control of type 2 diabetes by Mediterranean diet: a systematic review. Diabetes Res Clin Pract. 2010;89(2):97-102.

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intervista a Nicola Coppola, professore ordinario di Malattie infettive del Dipartimento di Salute Mentale e Fisica e Medicina Preventiva dell’Ateneo Vanvitelli

 

Durante le vacanze estive, che sia in Italia o all’estero, molte persone riportano esperienze spiacevoli con sintomi gastrointestinali di vario genere ed intensità, su cui dominano la diarrea, e che possono essere causati da agenti infettivi virali, batterici o protozoari.

 

Perché proprio in estate?

In estate la probabilità di venire a contatto con sostanze contaminate da patogeni, vedi per le condizioni igieniche del luogo visitato, vedi la maggiore difficoltà di conservare il cibo adeguatamente, vedi il maggiore utilizzo di cibi a breve conservazione, comporta l’insorgere di questa sintomatologia. Deve comunque essere chiaro che le diarree infettive non sono solo associate a viaggi in paesi tropicali, ma anche a mete relativamente poco distanti.

In estate aumentano di frequenza anche le tossinfezioni ed intossicazioni alimentari, derivate dall’ingestione di cibi in cui la proliferazione batterica ha permesso l’accumulo di tossine nell’alimento prima dell’ingestione.  Questa condizione risulta favorita dall’aumento delle temperature, dalla frequenza di consumo di cibi più suscettibili alla proliferazione di tali patogeni mal-conservato o mal-lavorato (ad es. creme dolciarie, latte, carne, pesce, ecc…).

 

Quali sono i cibi più a rischio?

Generalmente cibi crudi o poco cotti (vedi molluschi, pesce e carne cruda), cibi a breve scadenza conservati male o comunque oltre la data di conservazione (creme al latte, dolci, pasta fredda, uova, ed altri), acqua contaminata (soprattutto in regioni tropicali).  Necessario risulta inoltre, vista la tendenza a mangiare verdure crude e frutta, di lavarli accuratamente prima del consumo.

 

Quali sono i patogeni interessati?

Descrivere la prevalenza dei vari patogeni è difficile, in quanto la maggior parte dei casi non viene identificato il patogeno, o la patologia si autolimita, ma rispetto ai dati che abbiamo a disposizione circa 2/3 sono batteri, ed in questo gruppo più del 50% sono causate dai vari ceppi di Escherichia Coli; 1/3 sono virus, più frequentemente Rotavirus e Norovirus; in una piccola percentuale dei casi sono coinvolti protozoi come Giardia, Criptosporidium, Entamoeba Histolytica.

Visto il momento in cui viviamo è doveroso ricordare che anche il COVID-19 ha nel suo quadro sintomatologico l’interessamento gastrointestinale e con esso la diarrea.

 

Quali sono i sintomi?

La diarrea non sanguinolenta, nausea, vomito e disturbi gastrointestinali sono i sintomi che generalmente vengono riferiti, ma non è raro trovare solo diarrea o solo vomito. Generalmente appaiono poche ore dopo l’ingestione della tossina, nel caso delle tossi-infezioni alimentari, ma anche uno o più giorni dopo per le diarree infettive. La durata dei sintomi può variare dalle 24-48 ore per le prime, a 3-7 o più giorni, in base al patogeno, per le seconde.

Generalmente i sintomi si autolimitano dopo 2-5 giorni dall’insorgenza, alcune volte invece, risulta necessario l’intervento medico, sia per il tipo di patogeno sia per il quadro sintomatologico.

 

Quando contattare il medico?

L’emissione di sangue attraverso le feci, febbre, dolore addominale intenso, diarree che perdurano per più di 5 giorni, come anche diarree in anziani e bambini sono segni per cui è necessario contattare il medico. Nei casi lievi è sufficiente reintrodurre i liquidi persi bevendo almeno 2 litri di acqua al giorno, evitando l’uso di antidiarroici che, riducendo la peristalsi intestinale, impediscono l’eliminazione delle sostanze nocive presenti nel tratto gastrointestinale, quindi la loro prescrizione è opportuno lasciarla ai medici.

 

Come prevenirle?

Scegliendo bene i cibi che si utilizzano, specie le creme ed il pesce ed i molluschi crudi. Lavare bene la frutta e la verdura. Controllare la data di scadenza dei cibi freschi. In aree geografiche a basso reddito evitare acqua non imbottigliata, compreso il ghiaccio.

a cura di Claudia Pinelli – Ricercatore e Docente di Zoologia - Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali, Biologiche e Farmaceutiche - Università della Campania “L. Vanvitelli”

 

Le meduse sono delle creature decisamente affascinanti e misteriose che suscitano curiosità e alimentano fantasie. Silenziose abitanti dei nostri mari sono tra i pochi grandi animali in mare a non scappare via quando le incontriamo. La frequenza con cui è possibile incontrarle oggi in mare è sicuramente aumentata rispetto a qualche anno fa e questo non è solo “fastidioso”, come commentano i più, ma è chiaramente preoccupante e dovrebbe farci riflettere. E’ segno che qualche grave squilibrio ecosistemico è in atto e noi ne siamo in parte gli artefici. La maggioranza delle persone conosce molto poco di questi animali ed è diffusa la convinzione che essendo “acefali” e caratterizzati da un organizzazione semplice siano “animali inferiori”. La risposta all’interrogativo comune ricorrente: “… ma le meduse hanno un sistema nervoso?”, è si !! Lo hanno e come, solo che è tra i più semplici tra i viventi!!

Ma chi sono le meduse? Le meduse appartengono al phylum degli Cnidari, animali prevalentemente marini dall’aspetto gelatinoso dovuto alla prevalenza di acqua nella loro composizione (circa il 98%). All’interno del phylum, è la classe Scyphozoa ad annoverare molte delle meduse più grandi e più conosciute. Abbondano in habitat marini poco profondi, caratterizzati da acque a temperature calde.

Le meduse si caratterizzano per la forma tipica a campana (ombrella) e una simmetria tetramera. Presentano la bocca al centro del lato concavo comunicante con una cavità gastrovascolare, e i tentacoli che si estendono dal margine dell’ombrella. E’ proprio sui tentacoli che si concentrano batterie di cellule urticanti utilizzate sia per la cattura delle prede (piccoli animali planctonici) che per la difesa. Le meduse si muovono attivamente grazie a contrazioni ritmiche dell’ombrella (nuoto per propulsione a getto) o si lasciano trasportare passivamente dalle correnti (flottazione).

Nel Mar Mediterraneo sono presenti numerose specie di meduse, anche particolarmente urticanti, nessuna delle quali, tuttavia, rappresenta un serio pericolo per l’uomo così come alcune specie tropicali, definite per questo “meduse killer” (la vespa di mare, Chironex fleckeri, una cubomedusa delle coste australiane e del bacino Indo-Pacifico, è mortale per l’uomo).
Tra le specie più comuni presenti nel Mediterraneo si annoverano non solo specie “nostrane” ma anche varie specie “aliene” o “alloctone” (introdotte cioè accidentalmente o deliberatamente in luoghi al di fuori del proprio habitat naturale), tropicali o sub-tropicali, alcune arrivate attraverso il canale di Suez, e oggi molto frequenti. Tra queste le più frequenti, in ordine di pericolosità, sono: Rhopilema nomadica (20-80 cm), molto urticante, proveniente dall’oceano Indiano e Mar Rosso; Physalia physalis (10-15 cm), detta “caravella portoghese”, molto urticante, arrivata dal Canale di Suez. I tentacoli possono raggiungere anche 20 o 30 metri di lunghezza e rilasciano potenti tossine; Carybdea marsupialis (4-5 cm), è l’unica cubomedusa presente nel Mediterraneo, di provenienza atlantica, la cui frequenza è aumenta nell’ultimo decennio. Il suo contatto può provocare serie ustioni; Pelagia noctiluca (5-10 cm), la medusa più comune e diffusa nel mediterraneo, è fortemente urticante ed è il principale spauracchio dei bagnanti. Esibisce una caratteristica bioluminescenza notturna; Aurelia aurita (10-40 cm), o medusa quadrifoglio, è urticante; Chrysaora hysoscella (10-30 cm), abbastanza frequente e urticante; Cassiopea andromeda (20-30 cm), entrata nel Mediterraneo dal canale di Suez, è urticante; Rhizostoma pulmo (20-60 cm), o “polmone di mare”, è la medusa più grande del Mediterraneo (dopo Drymonema, meno comune) ed è scarsamente urticante; Velella velella (5-7 cm), nota anche come barchetta di San Pietro, è un idrozoo coloniale e non è urticante; Cotylorhiza tubercolata (10-30 cm), o medusa Cassiopea, è totalmente innocua per l’uomo. Spesso associata a pesci o crostacei che la adottano come rifugio.

Ormai da qualche anno, durante la stagione estiva, scatta l’allarme per la presenza abbondante di meduse nei nostri mari. L’impressione generale di un aumento delle meduse nell’ultimo decennio è stata però confermata da numerosi comitati scientifici di Istituti di Scienze Marine delle Università Italiane ed Europee. Qualche anno fa un sistema di monitoraggio attivo geo referenziato, il progetto “Occhio alle Meduse”, una ricerca nata dall’Università del Salento e coordinata dal Prof. Ferdinando Boero in collaborazione con il CoNISMa (Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Scienze del Mare), ha permesso di raccogliere segnalazioni della presenza delle meduse su tutto il territorio nazionale (circa 8500 km di costa), testimoniando una vera e propria esplosione di questi organismi a partire dal 2009. I dati confermano un aumento delle meduse di almeno 10 volte negli ultimi 10 anni.

Secondo gli studiosi tra i principali motivi del costante aumento del numero di meduse c’è sicuramente il riscaldamento globale, causato dai cambiamenti climatici, che porta ad un innalzamento della temperatura media delle acque. Questa condizione favorisce la riproduzione delle meduse, che avviene più facilmente e velocemente, ma favorisce anche l’ingresso nel Mediterraneo di diverse nuove specie tropicali (aliene) che, trovando condizioni favorevoli, si diffondono. Il bacino del Mediterraneo più di altre aree del pianeta sta sperimentando un impatto molto severo dei cambiamenti climatici, riscaldandosi più rapidamente rispetto alla media (20% in più). Ormai la tropicalizzazione dei nostri mari non è solo un allarme, ma un trend consolidato che si assocerà, secondo gli studiosi, anche ad un innalzamento del livello delle acque, con conseguenze devastanti sull’ecosistema e sugli abitanti dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

L’aumento termico medio delle acque non è l’unica causa dell’aumento delle meduse. L’intensificazione della pesca è uno dei fattori antropici che sta gravemente impattando e impoverendo l’ecosistema marino, portando a gravi squilibri. Il drastico calo della fauna ittica è un processo lento che associato ad altre minacce antropiche costituisce una preoccupazione di portata mondiale. Il risultato della pesca intensiva non è solo la rarefazione dei potenziali predatori delle meduse (vedi tartarughe marine, tonni, pesci spada), ma anche di quei pesci con cui le meduse competono per il fitoplancton. Quindi, in assenza di competitori, le meduse si accrescono e si riproducono più rapidamente. Ovviamente ad essere incriminati della pesca intensiva non sono i piccoli pescherecci. Il grosso della responsabilità è da attribuirsi alla pesca industriale, che preleva tonnellate di pesci in maniera continua. La preoccupazione degli studiosi è che la continua sottrazione di risorse dall’ambiente naturale porterà ad un mare sempre più popolato da meduse e meno da pesci. E’ evidente poi che in prospettiva, saranno avvantaggiate e destinate ad aumentare tutte quelle specie che si cibano di meduse, così come quelle specie che le sfruttano come protezione per le loro larve.

A favorire l’aumento delle meduse poi, c’è anche la costruzione di dighe e porti turistici, che offrono habitat ideali per lo sviluppo dei polipi da cui esse originano.

Oltre alla pesca, purtroppo, la lista delle minacce antropiche all’ecosistema marino si allunga: vedi inquinamento da scarichi civili e industriali; spazzatura a mare (in particolare la plastica, che si accumula nell’apparato digerente delle specie marine; milioni di tonnellate di plastica navigano in tutti i mari); la presenza di piattaforme petrolifere; il turismo; l’introduzione di specie aliene.
Invertire questa tendenza è certamente difficile, ma non impossibile. Occorrerebbero politiche chiare e incisive, come l’istituzione di un maggior numero di aree protette, ma soprattutto occorrerebbe maturare la consapevolezza che ciascuna specie è importante e merita protezione. Soltanto salvaguardando la biodiversità possiamo sperare di regalare un futuro più prospero al nostro pianeta.

A cura di Giovanni Leone, professore ordinario di Campi Elettromagnetici al Dipartimento di Ingegneria

Mettereste in relazione il consumo di cioccolato nella popolazione mondiale con l’evoluzione della pandemia Covid-19? Ecco, tra questi due elementi c’è la stessa relazione che passa tra il nuovo coronavirus ed il 5G. Facciamo il punto sul tema.


1G, 2G, 3G, 4G, 5G, e in futuro 6G. Di cosa parliamo?

Il 5G non è una nuova tecnologia. La sigla “5G” sta per ‘Quinta Generazione’ e si tratta dell’aggiornamento e miglioramento di sistemi di trasmissione di informazioni che usiamo - a spanne - da un secolo e mezzo. La fisica delle onde elettromagnetiche nasce nel 1865 (grazie a Maxwell, uno scozzese visionario) e, sulla base degli stessi principi fisici di base, le società moderne hanno sviluppato il mondo che ci circonda. Dalle radio di inizio ‘900 alle televisioni di metà del XX secolo, fino ai sistemi di comunicazione mobile attuali (internet compresa). Il grosso vantaggio pratico è che per comunicare fra due o più punti non è necessario stendere una ragnatela di fili (metallici o meno) ma basta innalzare una torretta, installare un ripetitore, trasmettere e ricevere onde radio a frequenze elevate (per gli interessati, fino a qualche decina di GHz).

Che effetti ha questa tecnologia sul corpo umano?

A queste frequenze le onde elettromagnetiche non sono ionizzanti, cioè, come i raggi x, non modificano la (bio)chimica dell’interno del corpo (ossia il DNA delle cellule). Al massimo possono riscaldare gli strati superficiali dei tessuti e, se i tempi e le intensità di esposizioni sono elevatissimi (come nei forni a microonde), provocare distinguibili innalzamenti di temperatura. Ma le innovazioni tecnologiche nei sistemi 5G e la stringente normativa esistente impediscono di raggiungere queste condizioni.

Esiste una tecnologia sicura al 100% per la salute?

Non esiste per definizione una tecnologia sicura in tal senso, ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sulla base della letteratura scientifica disponibile, ritiene che non siano mai stati stabiliti effetti contrari alla salute. E l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, ha catalogato le radiofrequenze nel Gruppo 2B, ovvero come "possibilmente cancerogeni": è il livello più basso di rischio, usato quando ci sono prove limitate,  che contiene, fra le 314 sostanze, anche le onde a bassa frequenza degli elettrodomestici, il Gingko biloba, l’aloe, l’acido caffeico, i sottaceti, … https://monographs.iarc.fr/list-of-classifications.

Ed il Covid-19? Potrebbe esserci una connessione tra i due fenomeni?

Galileo Galilei, il primo motore di tutto lo sviluppo della nostra società basata sul progresso, ci ha insegnato che non basta la creatività per comprendere la natura. È davvero un ingrediente di base, ma dopo aver elaborato una teoria a partire da osservazioni empiriche e correlazioni fra fatti, bisogna sottoporre la teoria alle verifiche di ripetibilità. Quindi occorre che altri esperti (non chiamiamoli professori o ricercatori), innanzitutto, esaminino la proposta, ne valutino la fondatezza sulla base delle conoscenze disponibili fino a questo momento, e, infine, possano ripercorrerne i metodi e ottenere gli stessi risultati.
Solo allora, dopo questo lungo processo (e non una sola frettolosa pubblicazione a pagamento su una rivista che abbia bisogno di far quadrare i suoi conti economici), la teoria può essere accettata fino a prova contraria.

Questo metodo scientifico è l’unico che ci ha consentito di migliorare globalmente le condizioni di vita dell’umanità. Il resto è, nei casi in buona fede, magia o, peggio, disinformazione prezzolata e sensazionalistica.

Così, da non addetto ai lavori, mi azzarderei a studiare una connessione fra l’espansione del Covid-19 e il clima o i flussi commerciali nelle nostre società globalizzate, ma certo non con il consumo di cioccolato. O con il 5G.

di Nicola Coppola, professore ordinario di Malattie infettive del Dipartimento di Salute Mentale e Fisica e Medicina Preventiva dell’Ateneo Vanvitelli

 

Il 24 giugno 2020 saranno passati 4 mesi esatti dall’inizio dell’epidemia da Covid 19 in Italia, con ad oggi un totale di 236.989 casi e 34.345 decessi. La Campania è la nona regione per contagi (4.609), undicesima per decessi (430), settima per tamponi effettuati (240.290) con un numero di nuovi casi negli ultimi 10 giorni, che non hanno mai superato i 5 per singolo giorno. Ciò dimostra, da un lato, che sicuramente la emergenza epidemica è passata, ma, dall’altro, che il virus è ancora presente e quindi possibili recrudescenze non possono essere escluse.

È chiaro che una riduzione dei nuovi casi in Italia e nella nostra regione si è ottenuta con i sacrifici che ogni giorno la popolazione italiana ha praticato negli ultimi mesi con il lock-down. Il miglioramento della situazione epidemiologica ha permesso da inizio maggio una graduale riduzione delle restrizioni, che hanno contenuto la pandemia in Italia. L’ultimo dpcm emanato l’11 giugno 2020 prevede dal 12 giugno, in materia di competizioni sportive, la possibilità di ripresa delle attività sportive competitive a porte chiuse, e dal 25 giugno lo svolgimento degli sport da contatto; dal 15 giugno la riapertura di sale giochi, sale scommesse, sale bingo, attività di centri di benessere, centri termali, culturali e centri sociali, previa autorizzazione regionale; riapertura dei centri estivi per i bambini dai 0-3 anni, spettacoli aperti al pubblico, sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche. Tuttora sospese sono le attività in sale da ballo, discoteche o locali assimilati, sia all’aperto che indoor. Ovviamente restano le restrizioni per coloro con temperatura corporea superiore a 37.5°C e quelle emanate dalle regioni.

Se a tutti sono chiari gli effetti positivi della politica di lock-down che si sono ottenuti in Italia, meno chiaro è se le condizioni climatiche possono ridurre la trasmissione del SARS-CoV-2. Attualmente la scienza dichiara che il virus può sopravvivere sulle superfici plastiche ed acciaio fino a 72h, poco meno di 4 ore su superfici di rame e cartone. E’ chiaro che, nel trasportare questi dati sperimentali nella realtà, ci sono delle variabili che non possono non essere prese in considerazione, sia legate al virus che all’ambiente in cui viene contestualizzato. Uno studio condotto da due scienziati del Dipartimento di Ingegneria Meccanica dell’Istituto di Tecnologia Indiano ha evidenziato, attraverso un modello matematico, che la temperatura è un fattore determinante per la sopravvivenza del virus sulle superfici contaminate: all’aumento delle temperature si riduce la sopravvivenza del virus, dato in linea con gli altri patogeni virali studiati. Ovviamente se il dato mostrato risultasse vero è chiaro che le temperature calde estive potrebbero ridurre la trasmissione del virus da superfici contaminate. Tuttavia, in assenza di dati scientifici ripetibili, è chiaro che l’utilizzo di mascherine e gel alcolici rimane fondamentale per evitare o ridurre recrudescenze presenti o future. Ricordiamo che la trasmissione del virus avviene prevalentemente attraverso le goccioline di saliva che normalmente emettiamo quando parliamo, tossiamo, starnutiamo. L’utilizzo delle mascherine e l’utilizzo del gel idroalcolico sono una barriera ritenuta efficace da utilizzare in comunità, e pertanto anche in assenza di indicazioni di legge, il nostro consiglio è di utilizzarle. Concludendo su questo punto, per evitare che i sacrifici fatti finora siano vanificati, visto che la possibilità di un nuovo outbreak non può essere esclusa, il distanziamento sociale, l’evitare luoghi affollati, l’utilizzo delle mascherine chirurgiche, il lavaggio delle mani con soluzioni idroalcoliche, il rimanere a casa se la temperatura è superiore ai 37,5°C sono le armi che abbiamo anche nel periodo estivo per evitare la diffusione del virus.

Relativamente alla discussione sulla circolazione, oggi, di un virus meno aggressivo, al momento non ci sono articoli scientifici pubblicati che dimostrino ciò. E’ chiaro che generalmente i virus, in particolare quelli a RNA, proprio come il SARS-COV-2, tendono a mutare più rapidamente dei virus a DNA, tendenza data dalla loro struttura genomica e replicativa. Questa caratteristica dà vita a due possibilità: la prima è che il materiale genetico risulta inutilizzabile, così da creare un “binario morto” (evenienza presente nella maggior parte dei casi); la seconda è che la mutazione possa dar vita ad una mutazione genetica, che può essere neutra o vantaggiosa per il virus stesso. Ad oggi però non sono state documentate mutazioni del genoma che possono rendere meno virulento il virus. Il dato, quindi, di infezioni meno gravi che oggi osserviamo può essere legato a vari fattori: avendo meno casi, il sistema sanitario nazionale ha gli strumenti per gestire meglio i pazienti, le conoscenze sulla evoluzione clinica della malattia sono, anche se non del tutto chiarite, comunque maggiori di quelle disponibili qualche mese fa, l’uso del distanziamento sociale, delle mascherine e del lock-down in generale ha permesso infezioni con minore carica virale

L’evoluzione della situazione dipenderà anche da come il virus si adatterà negli animali. Ad oggi alcuni animali sono risultati positivi al virus, anche se non è mai stata documentata l’infezione tramite essi; tuttavia non è possibile escludere che il virus possa adattarsi a qualche specie animale, che quindi potrebbe divenire il serbatoio del virus

Sono, pertanto, speculazioni sulla possibile evoluzione virologica del virus, che però, ripetiamo, sono solo supposizioni e non certezze scientifiche. Gli scenari in cui potremmo ritrovarci nei prossimi mesi/anni sono 4:

  • come successe per la SARS del 2002, la scomparsa progressiva dell’epidemia;
  • come succede per l’influenza stagionale, epidemie stagionali favorite dalle infezioni negli animali
  • come succede per la MERS, la comparsa di casi sporadici
  • in assenza di modifiche sostanziali del virus, la possibilità di piccoli outbreak

Altro discorso è poi cosa succederà con il periodo autunnale ed invernale. Ad oggi non è possibile escludere una riaccensione epidemica favorita dalle temperature basse e dalla riduzione delle misure di distanziamento sociale. Certo, però, è la diffusione negli stessi mesi del virus influenzale, verso cui, quindi, mai come nella prossima stagione sarà importante vaccinarsi

di Italo Francesco Angelillo, Direttore del Dipartimento di Sperimentale, coordinatore delle attività Covid-19 per l'Ateneo Vanvitelli.

Dal Corriere della Sera del 30 marzo 2020

Cosa ci dicono gli ultimi dati sull’epidemia?

«La situazione sta lentamente migliorando, indipendentemente da lievi variazioni quotidiane. La curva sembra attenuarsi, sia quella dei nuovi casi diagnosticati, sia quella dei decessi, che però sono l’esito infausto di infezioni contratte le scorse settimane, prima dei blocchi», legge lo scarno bollettino della Protezione civile Italo Angelillo, presidente della Società italiana di igiene e medicina preventiva, la Siti e coordinatore delle attività Covid-19 per l'Ateneo Vanvitelli.

L’aspetto forse più incoraggiante è la minore pressione sulle terapie intensive?

«È il numero più interessante. Significa che le misure di contenimento stanno funzionando bene ed è ancora meglio che proseguano. In assenza di barriere avremmo avuto una tragedia inimmaginabile, le epidemie non concedono tregua se non si cerca di fermarle in modo deciso. La minore pressione sui centri di rianimazione è l’indicatore della capacità da parte del servizio sanitario di individuare più precocemente il paziente. Un altro dato positivo è che il 58% dei malati sono in isolamento domiciliare perché hanno sintomi lievi dunque non gravano sui dipartimenti di emergenza urgenza e sulle terapie intensive». (...)

Lei coordina l’unità di crisi anti Covid-19 dell’azienda ospedaliera universitaria dell'Università Vanvitelli. Da operatore cosa auspica?

«Mi auguro che le chiusure vengano protratte oltre il 3 aprile, per almeno i successivi quindici giorni. A livello territoriale sarà fondamentale mettere in condizione i dipartimenti di prevenzione impegnati sulla sorveglianza dei pazienti in isolamento di garantire l’assistenza nei tempi giusti. In alcuni contesti può succedere che il tampone per verificare positività o negatività del paziente non ospedalizzato venga fatto con ritardo. Ecco perché molte Regioni sono contrarie alla strategia di uno screening di massa di tutta la popolazione proposto dalle Regioni del Nord. Noi non potremmo permettercelo, in Campania e suppongo in molte altre realtà del Centro-Sud». E in Campania cosa vi aspettate? «Questa settimana sarà decisiva perché si vedrà il risultato degli eventuali contagi legati alla moltitudine di persone fuggite dal nord. Se supereremo questo momento sarà un buon segnale. Finora ci siamo trovati in una fase di relativa tranquillità, non abbiamo avuto grossi focolai. Voglio essere ottimista. Ci siamo ben preparati con reparti ad hoc».

Care studentesse e cari studenti,

il gran giorno della vostra laurea è arrivato, ed è arrivato nel momento storico più complesso che abbiamo mai vissuto. So bene che lo avete immaginato tante volte e di certo non così, con una discussione della tesi attraverso uno schermo, senza festeggiamenti, senza amici intorno. Di questo mi rammarico anche io, ed è proprio questo dispiacere che mi ha spinto oggi a scrivervi un piccolo messaggio per farvi innanzitutto i miei auguri e i miei complimenti personali per questo importantissimo traguardo raggiunto che sarà per voi tutti il punto di partenza per una proficua carriera. In secondo luogo avevo il desiderio di farvi arrivare anche il mio abbraccio virtuale e farvi sapere che, sebbene oggi nella vostra stanza eravate soli, io e tanti docenti come me eravamo idealmente lì con voi tutti. Questa modalità per le sedute di laurea consentirà a tutti voi di poter intraprendere come da vostri progetti ogni strada abbiate scelto rispettando termini ed eventuali scadenze.  I festeggiamenti arriveranno comunque, quando ci sarà la possibilità, e così pure l’inizio delle vostre nuove professioni e dei percorsi di studio post-laurea.

Ancora auguri a tutti
Giuseppe Paolisso

Care studentesse e cari studenti,

come ormai già tutti saprete e come annunciato dal Presidente del Consiglio, le disposizioni che si applicavano solo alla regione Lombardia e ad alcune province vengono oggi estese fino al 3 aprile a tutto il territorio nazionale e dunque anche alla nostra regione.

Per dar seguito a queste nuove disposizioni, con la Governance di Ateneo, il Direttore Generale e il personale tutto dell’Ateneo, stiamo lavorando per assicurare nelle modalità consentite tutto quanto è utile al proseguimento dei vostri studi, cercando di salvaguardare per quanto possibile esami, sedute di laurea, scadenze e quant’altro. Ogni vostra esigenza avrà risposte, nei tempi più rapidi possibili, e niente sarà tralasciato.

Vi invito a seguire costantemente gli aggiornamenti sul portale di Ateneo e sulle vostre caselle di posta elettronica istituzionali, dove vi arriveranno tutte le informazioni necessarie.

Anche i nostri uffici continueranno a lavorare, anche se in modalità agile, perché la nostra Università non si fermi e anzi sia di supporto ai suoi studenti nel modo più funzionale possibile.

Adesso tutti dobbiamo fare la nostra parte e rispettare, con grande responsabilità e senso civico,
le disposizioni governative. Dobbiamo avere pazienza e grande fiducia nelle istituzioni e nella nostra Sanità pubblica che sta mostrando al mondo intero la parte migliore di sé.

Il mio dunque è un invito a vivere questo momento di difficoltà restando a casa a studiare, seguendo con puntualità le lezioni per via telematica, partecipando serenamente alle sedute di esame di profitto e di laurea anche se saranno svolti con diverse modalità, con l’opportunità di avere più tempo a disposizione e una maggiore possibilità di concentrazione.

Vi aspettiamo quanto prima nelle aule.


Un carissimo saluto
Giuseppe Paolisso

 

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Dear students,

as you all already know and as announced by the Prime Minister, the provisions that applied only to the Lombardy region and to some provinces are now extended until April 3 to the whole national territory, therefore also to the Campania region.

To follow up on these new provisions, we are working to guarantee the continuation of your studies, trying to safeguard exams, graduation sessions and deadlines. Every need you should have, will be resolved as quickly as possible, nothing will be left out.

I invite you to follow constantly the updates on the University website and to read your institutional e-mail, where all the necessary information will arrive.

Our offices will also continue to work in remote mode to support students in the most functional way.

Now we all have to do our part and respect, with great responsibility and civic sense, the government provisions. We must have patience and great trust in the institutions and in our public health system, which is showing the best part of itself to the whole world.

My message is an invitation to live this moment of difficulty by staying at home studying, to punctually follow online lessons, and take part in profit exam and graduation sessions even if they will be carried out in different ways, with the opportunity to have more time available and a greater possibility of concentration.

We look forward to seeing you in the classrooms as soon as possible.

 

With warm greetings
Giuseppe Paolisso

Coronavirus, cautela o psicosi? Risponde Andrea Fiorillo, docente di Psichiatria e Presidente della Società Italiana di Psichiatria Sociale

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